Ex Bonus Renzi 100 euro, ecco chi lo deve restituire e perché

Ex Bonus Renzi 100 euro, i dipendenti pubblici con redditi superiori a 15mila euro saranno tenuti a restituire due mesi.

Alcuni cittadini che hanno percepito il Bonu Renzi da 100 euro, conosciuto anche con il nome di Bonus Irpef, saranno costretti a restituire gli importi ricevuti. In questo breve articolo andremo a spiegare nel dettaglio qual è il motivo e chi sarà tenuto a rendere il trattamento integrativo.

Ex Bonus Renzi, chi lo deve restituire

L’ex Bonus Renzi, o bonus 100 euro, dovrà essere riconsegnato da tutti quei dipendenti pubblici che, nel corso dell’anno 2022, hanno percepito un reddito compreso fra i 15 e i 28 mila euro. Attenzione, però, perché la restituzione non riguarderà il sostegno ricevuto nel corso del 2022, ma solamente quello relativo alle mensilità di gennaio e di febbraio.

Questo perché nel mese di gennaio 2022 sono cambiati i meccanismi di erogazione di questo sostegno, conosciuto appunto con il nome di Bonus Renzi, proprio perché fu introdotto con la Legge di Stabilità, sotto il Governo Renzi, anche se con un valore inferiore, pari a 80 euro, che poi fu incrementato di 20 euro nel 2020 in piena pandemia e successivamente attraverso la Legge di Bilancio 2021.

Quali modifiche sono state attuate nel 2022? Con la riforma fiscale attuata con il precedente esecutivo Draghi, infatti, il Bonus Renzi, che veniva erogato a tutti i lavoratori e disoccupati con redditi entro i 28 mila euro, il limite reddituale per percepire il bonus in questione è stato abbassato di 13mila euro, fino ad arrivare a 15mila euro.

In poche parole, la restituzione riguarderà tutti coloro che hanno percepito ugualmente il sussidio di 100 euro nei mesi di gennaio e febbraio, in quanto NoiPa – sistema che si occupa della gestione degli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione – si è adeguata alle nuove norme unicamente da marzo, continuando a versare l’Ex Bonus Renzi anche ai non aventi diritto.

La buona notizia è che la somma da restituire non è elevata, ma sarà di massimo 200 euro, che verranno trattenuti in busta paga proprio da NoiPa. Andiamo a scoprire insieme come.

Bonus Renzi da restituire, ecco come

A seguito del conguaglio di fine anno è probabile che ai dipendenti con redditi tra i 15 mila e i 28 mila euro risulti un debito di 200 euro. Abbiamo chiarito poc’anzi il perché, ovvero, le due mensilità indebitamente corrisposte a costoro da NoiPa anche a seguito della riforma fiscale 2022 del Governo Draghi.

I debiti, che non saranno superiori a 200 euro, saranno direttamente trattenuti dal sistema di pagamento della Pubblica Amministrazione; in che modo? Le trattenute saranno pari a 25 euro al mese, per otto mensilità consecutive.

Insomma, già con lo stipendio di febbraio verranno riscossi 25 euro e il recupero crediti terminerà con il mese di settembre.

In breve

L’ex Bonus Renzi, corrisposto a lavoratori dipendenti e percettori di indennità di disoccupazione quali la Naspi, la Dis-Coll e la Disoccupazione Agricola, oggi spetta solamente a coloro che hanno redditi entro i 15 mila euro e viene corrisposto entro il limite massimo di 100 euro, così come è stato stabilito dal decreto n. 3/2020.

Le modalità di erogazione di questo sostegno sono due: la prima è la più semplice, ma più rischiosa e viene effettuata mediante un accredito nella busta paga del lavoratore, mentre la seconda avviene in sede di dichiarazione dei redditi.

Perché diciamo che l’erogazione in busta paga è il metodo più rischioso? La risposta è molto semplice: se il lavoratore alla fine dell’anno dovesse aver percepito redditi superiori al massimo di 15mila euro, sarà tenuto alla restituzione del Bonus Renzi.

Ed è proprio questo che è accaduto nell’anno corrente a molti dipendenti pubblici, che sono stati chiamati alla restituzione del trattamento integrativo di 100 euro solamente perché, come abbiamo già detto, le novità della riforma fiscale dello scorso 2022 sono state applicate con un paio di mesi di ritardo.

Sgravio del 2% e aumenti in busta paga

Concludiamo il nostro articolo con una cattiva notizia: nella retribuzione relativa alla mensilità di febbraio non sarà applicato lo sgravio contributivo pari al 2% o al 3%.

Ricordiamo che il 2% è riservato a tutti coloro che hanno una busta paga che non superi i 2.692 euro lordi al mese, mentre il 3% a coloro che percepiscono entro i 1.923 euro al mese (sempre lordi).

Per lo sgravio contributivo in busta paga NoiPa, nonostante questo sia stato approvato in Legge di Bilancio 2023, ci vuole ancora un po’ di pazienza. Ma non è tutto, occorrerà attendere anche per l’aumento del 1.5% per i dipendenti pubblici, che è una specie di “anticipo” per quello che sarà il rinnovo dei contratti 2022-2024.

Attenzione, però, perché gli aumenti hanno decorrenza da gennaio 2023, dunque, quel che non è stato erogato entro le tempistiche verrà accreditato una volta che la situazione sarà stata sbloccata, come arretrato.

 Leggi anche: Bonus 2.000 euro per chi ha partita IVA e imprese: il nuovo regalo dalla Regione

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