Cuneo fiscale, busta paga più alta con Draghi o Meloni? Come cambia lo stipendio netto

Tra i due Governi Draghi e Meloni chi ha garantito col taglio al cuneo fiscale una busta paga più alta? Ecco come cambia lo stipendio netto.

Negli ultimi due anni i Governi Draghi e Meloni hanno cercato di ridurre il cuneo fiscale sulle buste paga degli italiani, anche se non ancora in maniera soddisfacente secondo il segretario della CGIL, Maurizio Landini.

Al momento gli italiani potranno beneficiare di un taglio complessivo del 3%, ovvero di qualche centinaio di euro in più all’anno sulla busta paga e sulle pensioni.

Non tantissimo, se si considera che la CGIL richiedeva almeno una riduzione del 5% minimo per stimolare i consumi e ridurre l’impatto dell’inflazione sulle famiglie.

Purtroppo non è facile tagliare il cuneo fiscale senza impoverire le entrate dello Stato, anche se tra il 2019 e il 2021 c’è stato un aumento di 20 miliardi (da 471 miliardi del 2019 a 496 miliardi nel 2021).

Per gli italiani al momento questo è lo stipendio medio che gli spetterà dal prossimo anno.

Cuneo fiscale, busta paga più alta con Draghi o Meloni? Come cambia lo stipendio netto

Con un taglio complessivo del 3% sul cuneo fiscale, stando alle stime del Sole 24Ore, si prospetta un risparmio massimo di 493,85 euro per i redditi intorno a 25.000 euro annui, ovvero a malapena il 2% in più.

È un aumento nemmeno troppo sensibile, costatando che le famiglie italiane hanno dovuto spendere 230 euro in più solo per la spesa alimentare, per non parlare di bollette e benzina.

Inoltre questo taglio nell’ultimo anno non è cresciuto enormemente. Il primo taglio è avvenuto con la Manovra di Bilancio 2022, che ha garantito uno sgravio contributivo dello 0,8% per i contributi previdenziali, più un altro taglio dell’1,2% per il secondo semestre 2022.

Prima della fine della legislatura il Governo Draghi aveva portato a casa un taglio del 2%, a cui si aggiunge l’1% proposto dalla Manovra di Bilancio 2023.

Quanto aumenta lo stipendio con il taglio del cuneo fiscale

Sempre il Sole 24Ore ha stimato tutti gli aumenti in busta paga con questo taglio complessivo del cuneo fiscale.

Partendo dalla fascia più bassa, per chi guadagna 10.000 euro annui, l’aumento sarà di 231 euro. Mentre se si guadagna 12.500 euro, l’aumento sarà di 288,75 euro annui.

E così anche per chi guadagna 15.000 euro (+346,50 euro), 17.500 euro (+345,69 euro), fino ad arrivare a 20.000 euro (+395,08 euro).

Il miglior risparmio possibile è appunto per chi è intorno a 25.000 euro, con il già citato aumento di 493,85 euro annui.

Per tutte le fasce successive il guadagno sarà inferiore, perché la Manovra di Bilancio 2023 ha limitato il taglio del cuneo al 3% solo ai redditi inferiori a 25.000 euro.

Per avere un risparmio eguale si dovrà avere una busta paga annua superiore a 35.000 euro.

Come si può facilmente intuire, a beneficiare del taglio saranno i redditi più alti, dato che la manovra segue un andamento proporzionale al reddito: più alto è il tuo guadagno, più alto è il tuo risparmio.

Leggi anche: Il taglio del cuneo fiscale è meglio dei bonus? Per Landini non ci sono dubbi

Come funziona il taglio del cuneo fiscale, e quanto costa allo Stato

La difficoltà nel tagliare il cuneo fiscale è dovuta in particolar modo alla composizione del cuneo stesso, che racchiude in sé tutte le imposte dirette, indirette e anche i contributi previdenziali.

Il suo impatto è del 46,5% sulla busta paga lorda, ma con percentuali diverse nel caso di lavoratori autonomi o liberi professionisti.

Tagliare il cuneo significherebbe ridurre le entrate di quella specifica imposta, e di conseguenza ridurre il supporto economico per determinati settori pubblici.

Ad esempio, una riduzione del gettito IRPEF ricadrebbe sui fondi per la Sanità, l’Istruzione, la Difesa e la Previdenza. Così come una minore entrata dei contributi INPS porterebbe in deficit i bilanci previdenziali, con conseguenze nefaste.

Ogni volta che viene proposto un taglio del cuneo il Governo in carica deve trovare a sua volta le risorse per colmare questo deficit.

Già nel 2020 si tentò una riduzione del cuneo fiscale per gli esclusi dal bonus Renzi, e l’allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri stimò una copertura di almeno 3 miliardi di euro per finanziarlo, e 5 miliardi per rifinanziarlo nel 2021.

Nel caso del taglio del cuneo fiscale tra il 2022 e il 2023, si stima una copertura di almeno 4 miliardi di euro.

Sono soldi che lo Stato ha al momento, grazie ai vari tagli su bonus e supporti assistenziali (es. Reddito di Cittadinanza). Ma nel caso nefasto in cui dovessero mancare i soldi e non potesse fare debito, lo Stato potrebbe aumentare altre imposte come misura d’emergenza.

In poche parole, nel caso peggiore, quel che si risparmierebbe col taglio andrebbe in altre tasse.

Leggi anche: Il taglio del cuneo fiscale aiuta davvero i redditi bassi? Percentuali e stipendi nel 2023

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