Decreto Rilancio: protezione della produzione Made In Italy!

Il Decreto Rilancio presenta investimenti, detrazioni e un registro dei marchi a protezione del Made In Italy, ma occorre una sua vera riqualificazione.

I “giorni della merla” quest’anno, cioè gli ultimi di gennaio 2022, sono stati sicuramente più caldi del previsto, o meglio hanno “deciso di cambiare il loro appuntamento consueto”: si sono spostati ai primi di febbraio con sferzate di vento forte e improvviso.

Il risveglio della primvera, dunque, e altrettanto certamente, vedrà un’ancora più netta opposizione tra sole e ombra: il calore dei suoi raggi, che si fa sempre più intenso allo scorrere della giornata, lascia inizialmente il suo posto ancora alla fredda nebbia, alla nuvolosità appena accennata del mattino o al freddo della sera, mentre magari un pettirosso, a sorpresa, “bazzica volentieri” nei meandri del proprio giardino.

Gli sbalzi di un’escursione termica sempre più forte, insieme alla pioggia quasi scomparsa, sembrerebbero riflettere lo stato di tensione sospesa anche economica che si avverte, nel bel mezzo di un allentamento delle misure anti-covid, della spinosa questione della certezza di impiegare le risorse europee il più lontano possibile dal temibile e arcinoto “spreco da lungaggini burocratiche” tipicamente italiano.

Decreto Rilancio: ripresa e resilienza contro il rapporto deficit/PIL

L’economia nazionale si trova in bilico sopra il baratro dell’eccessivo indebitamento e deve pianificare molto attentamente le sue prossime mosse per non ritrovarsi troppo distaccata dal giusto rapporto deficit/PIL anche se la pandemia ancora presente rende tutt’ora imprevedibili gli effetti, che di norma sarebbero più incisivi, di una ricostruzione e ammodernamento strutturale appena concepito.

Dato il lento e cauto miglioramento della situazione sanitaria, l’intento di una particolare spinta propulsiva e funzionale al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ancora agli albori, viene ricercato dal suo fulcro principale: il Decreto Rilancio. Ma prima di addentrarsi nel merito, è premura di questo articolo chiarire il significato di ripresa e resilienza:

la prima è quella di assorbire un urto senza rompersi, la seconda è quella di saper affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà senza spezzarsi, non scordando il proprio valore: ecco che la focalizzazione sulle risorse disponibili torna a fare capolino, richiamando l’attenzione di ognuno.

Questi due termini sottintendono rispettivamente incentivi finalizzati al sostegno e l’importanza del buon utilizzo di tutte le risorse, non solo per superare lo stato di crisi, ma anche nell’ottica di un crescente e continuo sviluppo. In sintesi tutto ciò si traduce in un unico concetto chiave: strategia di investimento.

I fattori di una vera ripresa prima del Decreto Rilancio

Ma la parola su cui ci si deve concentrare, in realtà, è quella di “strategia” partendo da questa domanda: quali sono gli elementi fondanti una vera e duratura ripresa economica? Innanzitutto logistica e coordinamento potenziati attraverso comunicazioni costruttive, il più possibile sintetiche e dirette all’obiettivo finale del lavoro, tra uffici, reparti, settori aziendali, ritrovando un supporto collettivo che vada oltre la propria sfera di competenza individuale:

non tanto per sopravvivere alla concorrenza, ma per scongiurare discrepanze di bilancio, eccessive rimanenze di magazzino e la perfetta corrispondenza tra i database o i registri di documenti cartecei e informatici e la concreta capacità produttiva: in altri termini, il rendiconto di gestione deve coincidere letteralmente con la situazione reale in un dato momento.

Poi un rafforzamento della sicurezza sul lavoro con dispositivi, non solo di protezione, ma anche di prevenzione che siano ergonomici per diminuire non solo il rischio di infortunio, ma soprattutto le probabilità di insorgenza di una malattia professionale. Il reddito procapite, considerando i requisiti patrimoniali non più come limite massimo per avere diritto ai bonus, ma come base per un giusto riadeguamento al costo della vita sempre in aumento.

Dopodichè la detrazione fiscale o credito d’imposta dev’essere “architrave” di bilancio, non solo per garantire la solidità finanziaria, ma anche al fine di attuare uno snellimento degli intermediari necessari per assicurarsi, in generale, una corretta e più immediata trasmissione di dati, informazioni, documenti, prodotti e servizi al cliente finale o al destinatario designato.

Non solo Decreto Rilancio: serve la riconversione 

La stabilizzazione dell’occupazione e la continuità del processo produttivo sono fattori immancabili, ma talmente ardui da compiere in concreto da risultare, purtroppo, sempre più astratti e forzatamente compensati da un obiettivo più avvicinabile; o almeno lo si spera ardentemente: il processo di riconversione o aggiornamento dei sistemi, degli impianti, dei macchinari tramite l’interconnessione dati tecnologicamente più avanzate possibili.

E può aiutare anche un’organizzazione a colpi di promemoria, elenchi scritti di priorità a cui adempiere. Fatte queste premesse, a fronte di una ripresa ancora tutta da costruire e fortemente rallentata a causa delle tensioni estere e della pandemia, il Decreto Rilancio numero 34 del 2020 è stato convertito definitivamente in legge il 16 luglio 2021 con modificazioni introdotte dal Senato.

Gli elementi chiave del Decreto Rilancio 

Lo stesso viene connotato come misura urgente in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia e politiche sociali connesse all’emergenza da COVID-19, per incentivare la difficilissima transizione ecologica e digitale, ancora in corso d’opera.

In esso è incluso il Superbonus o maxidetrazione del 110% per il rifacimento del cappotto termico, la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie efficienti, l’installazione di fotovoltaico, colonnine di ricarica e la messa in sicurezza antisismica ed è ripartito in cinque quote annuali di pari importo, per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021 allo scopo di attuare i suddetti lavori.

Di particolare interesse, inoltre, è l’art. 38 del suddetto, denominato “Rafforzamento del sistema delle start-up innovative”, che elenca tutte le iniziative e nuove misure a sostegno dell’ecosistema startup e PMI innovative in Italia, per favorirne il rilancio post-Covid. Tra le novità, una proroga di 12 mesi del termine di permanenza delle start-up innovative nella sezione speciale del registro delle imprese.

Una detrazione del 50% dell’imposta lorda sulle persone fisiche è prevista per un investimento compreso tra i €100.000 e €300.000 per il rilancio delle suddette al fine di una reale ripresa post-pandemia. Una detrazione che comprende in sè anche l’applicazione del credito d’imposta su due fronti:

il primo come sconto sugli oneri tributari che queste nuove imprese devono versare a fine anno, tenendo presente che nello specifico una start-up innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, il cui oggetto sociale coincide con l’esclusività o la prevalenza di sviluppo, produzione e commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico.

Il secondo ambito d’intervento, invece, riguarerebbe l’adeguamento degli ambienti di lavoro. Tali raggi d’azione costituiscono il fulcro degli articoli 119, 120 e 121 del Decreto Rilancio che ruoterebbero rispettivamente attorno il miglioramento di due classi energetiche, fino a raggiungere quella più alta possibile, per l’edificio interessato da tale opera di ammodernamento; 

poi nella trasformazione delle detrazioni fiscali in sconto sul corrispettivo dovuto e in credito d’imposta cedibile sulla base delle rate residue di detrazione non fruite.

L’Agenzia Delle Entrate in base a criteri selettivi e tenendo anche conto della capacità operativa degli uffici, procede alla verifica documentale della sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta, prevedendone la restituzione nel caso di un suo utilizzo irregolare o in misura maggiore, rispetto allo sconto praticato o al credito ricevuto.

L’operazione di controllo riguarda anche i fornitori che hanno applicato lo sconto e i cessionari, per il pagamento dell’importo e dei relativi interessi. Il terzo strumento di agevolazione, insieme all’efficientamento energetico e alla detrazione fiscale, è il contributo a fondo perduto ancora per le imprese e i liberi professionisti o lavoratori autonomi:

Il parametro di riferimento per usufruirne resterebbe di nuovo il calo di fatturato per due terzi, confrontando come periodo d’imposta il mese di aprile 2019 con il medesimo del 2020, o in alternativa, non dev’essere superiore ai €5.000.000 sempre nel 2019, in compensazione al saldo dell’IRAP, solamente per ricavi non superiori a €250.000.000, nel periodo d’imposta precedente a quello di entrata in vigore del presente decreto-legge.

La protezione del Decreto Rilancio per un nuovo Made In Italy

Incentivi per un totale di €8.000.000.000 sono previsti, dunque, per favorire la produzione entro i confini nazionali, chissa, magari trovando una nuova espressione del Made In Italy di materie prime naturali e non solo di manifattura: la ricerca del gas naturale, non dovrebbe limitarsi a contenere piuttosto significativamente i costi d’importazione e il caro bollette, raddoppiato rispetto all’anno scorso:

ci sarebbero inedite occasioni di sviluppo offerte dai giacimenti del nostro territorio. Ma, mentre il calo di fatturato resta imprescindibile per ogni categoria di lavoratori e imprese, l’ammontare massimo di ricavi, citato appena sopra, non è richiesto alle strutture alberghiere, termali e agrituristiche; le agenzie di viaggio e turismo: 

così non si può dimenticare la necessaria riapertura di bar, ristoranti, cinema e teatri, non solo per la ripresa economica ma anche per tornare alla dimensione perduta dell’incontro sociale troppo a lungo delimitato da uno schermo, riscoprendo l’importanza di ricaricarsi all’aria aperta o la vicinanza di una compagnia, alla stregua dei raggi solari, in contatto diretto con la natura.

L’avanguardia tecnologica ed ecologica non si raggiungono, nonostante l’impegno, solamente impiegando investimenti in ambito pubblico e finanziamenti a soggetti privati, ma ritrovando il nuovo know-how dello stile italiano, fatto di altà qualità di marchi storici di interesse nazionale.

Si deve ritrovare in essi l’unitaria identità italiana capace di annullare le differenze geografiche: una detrazione ulteriore del 50% per le spese di protezione e di realizzazione delle campagne informative in merito, costituisce solo il primo passo, davvero cognegnale, per trarre spunto dalla millenaria genialità ingegneristica o da quell’unicità creativa di design, urbanistica e civile, insita nella storia del nostro territorio, se si desidera un’altrettanto indistruttibile e solida prospettiva di futuro.

L’istituzione di un Registro Speciale e di un Fondo per la tutela dei marchi storici presso il Ministero dello Sviluppo Economico potrebbero completare l’opera di tutela dei brevetti, ma solo a fronte della perfetta corrispondenza con una realmente strategica riqualificazione assolutamente di origine nazionale.

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