Job Creep: ecco la nuova tendenza che sconvolge il mondo del lavoro

Una vecchia tendenza torna nel mondo del lavoro: stiamo parlando del job creep! Ma cosa comporta? Ci sono dei rischi? Scoprilo qui.

Un fenomeno caratteristico del mondo del lavoro che sembrava ormai essere scomparso, è tornato in auge ancora più di prima: stiamo parlando del job creep. 

Si tratta di un fenomeno che aveva caratterizzato il mondo del lavoro nel corso degli anni 2000 e che poi sembrava essere scomparso nel corso della crisi del 2008. 

Ebbene, di recente i media inglesi hanno parlato del suo ritorno, ma questo non è un fenomeno isolato al solo Regno Unito.

Infatti, con l’avvento dello smart-working e del lavoro ibrido, il job creep è tornato più in voga che mai. 

Di questa tematica ne ha parlato anche l’Unione Europea che si è detta visibilmente preoccupata dai possibili esiti che avrebbe potuto avere lo smart-working. 

Ebbene, se da una parte ci sono dei vantaggi notevoli come inferiori costi, minore inquinamento e un maggiore bilanciamento tra vita privata e vita professionale, c’è anche il risvolto della medaglia. 

Infatti, parliamo di job creep (o meglio, work creep) proprio in questo frangente. 

Ma cosa significa questo termine? Quali sono gli effetti di questa tendenza negativa nel mondo del lavoro? Andiamo a scoprirli insieme in questo articolo.

Tendenze nuove e tendenze che ritornano: cos’è il job creep?

Come abbiamo affermato, negli ultimi anni il mondo del lavoro sta cambiando in continuazione. Ad esempio, il lockdown legato alla pandemia da Covid-19 ci ha lasciati tutti rinchiusi nelle nostre case a lavorare da remoto. Ebbene, questo fenomeno ha sancito il boom dello smart-working (anche se in molti pensano che questo sia nato con la pandemia). 

Successivamente, per bilanciare al meglio la vita da ufficio e la vita privata le aziende hanno optato per il lavoro ibrido, che prevede alcuni giorni alla scrivania e alcuni giorni da remoto. 

Leggi anche: Il futuro del lavoro è ibrido? I risultati del Work Trend Index

Ebbene, tutto questo ha portato ad un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, ma non per tutti. Infatti, ci sono alcune persone che non hanno saputo rallentare i loro ritmi e sono state, a tutti gli effetti, colpite dal job creep. 

Tale termine fa riferimento a coloro che si assumono, in modo volontario, un numero sempre maggiori di responsabilità, anche se queste non corrispondono necessariamente a promozioni o aumenti in busta paga. 

Ma per quale motivo? Una possibilità che possa spiegare il ritorno a questa tendenza che, ricordiamo, sembrava essere sparita nel 2008, è la pandemia. Infatti, con il Covid-19 abbiamo messo mano su una serie di strumenti e software che potevano organizzare il lavoro in modo alternativo e, di conseguenza, i tempi di lavoro si sono dilatati. 

Insomma, app di messaggistica che ti consentono di inviare aggiornamenti su un progetto a qualsiasi ora del giorno, videochiamate (che secondo i dati della piattaforma Teams sono aumentate del 153%).

Ebbene, in questi modi la disponibilità del dipendente (o del collaboratore o consulente) diventa costante. 

In poche parole, possiamo affermare che, lavorando da casa, non abbiamo più un rigido orario da seguire. 

La pausa pranzo viene spesso passata davanti al pc e se alle 18 un lavoratore non ha terminato le sue mansioni, può andare avanti anche per ore e ore. 

I risolvi psicologici del job creep: attenzione a non caderci

Come abbiamo capito, questa tendenza denominata “job creep” non promette nulla di buono. I confini tra lavoro e vita privata, specie quando si lavora da remoto, sono sempre più sottili. 

Ebbene, tale fenomeno continua ad agire perché fa leva su alcuni valori psicologici, come la volontà di riconoscimento o il voler sempre soddisfare le aspettative dei manager. 

Tuttavia, non dobbiamo pensare solo ai dipendenti come coloro che sono colpiti dal job creep. Infatti, ci sono anche molti manager che, una volta che si trovano in ferie le vivono male, perché continuano a pensare alle loro responsabilità sul lavoro. 

Dunque, il job creep è “contagioso”. O meglio, non è contagioso nel senso letterale del termine, ma coloro che sono particolarmente interessati ad un’azienda si renderanno sempre più disponibili a fare di più, lavorando anche il weekend o la sera. 

Tuttavia, per poter lavorare bene un dipendente deve trovarsi in uno stato di equilibrio. Insomma, sobbarcare una persona di lavoro non è mai la soluzione migliore. 

Per quale motivo? Beh, è molto semplice da capire: tutto questo job creep si traduce in un aumento dei livelli di stress che possono portare il lavoratore ad un altro fenomeno, ben più difficile da superare: il burnout. 

Anche se siamo diventati ormai virtuali, abbiamo tutti il diritto alla nostra vita privata e quindi a renderci “non disponibili” quando ne abbiamo bisogno. Ricordiamolo sempre. 

Francesca Ciani
Francesca Ciani
Copywriter, classe 1998. Appassionata di marketing, digital e pubblicità fin da bambina, dopo un percorso di ragioneria, ho ottenuto una laurea in Comunicazione, Media e Pubblicità presso l’Università IULM di Milano e, successivamente, ho conseguito un master in Marketing Management. Troppo creativa per essere ragioniera, troppo analitica per essere un’artista: sono diventata social media manager e seo copywriter. Parlo tanto, scrivo ancora di più e ho sempre miliardi di idee.
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