Stipendi PA: dal 2022 arrivano gli aumenti! Tutte le cifre

Con l'accordo raggiunto tra le rappresentanze sindacali e l’Aran, dal 2022 arrivano gli aumenti degli stipendi per i dipendenti della PA. Ecco le cifre.

Alla fine si è giunti all’accordo tra le rappresentanze sindacali e l’Aran (l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni): dal 2022 arrivano gli aumenti per gli stipendi dei dipendenti della PA.

L’accordo raggiunto prevede al momento l’aumento per i dipendenti pubblici inseriti nel comparto Funzioni Centrali. Ovvero, come si legge sul sito della Cisl Funzione Pubblica, per tutti quei lavoratori e lavoratrici che fanno parte

«degli organi dello Stato e dei Ministeri; delle Agenzie che svolgono attività e funzioni tecnico-operative; degli Enti Pubblici non Economici e delle casse privatizzate

Ciò prelude, come di consueto, a una stagione di rinnovi contrattuali che coinvolgerà tutti i lavoratori della Pubblica Amministrazione. Vale a dire i dipendenti della scuola, degli enti locali e della sanità. Come del resto annunciato dallo stesso ministro, Renato Brunetta, nella Conferenza stampa di presentazione “Ri-formare la PA” (minuto 28′ 50″).

L’aumento medio previsto per gli stipendi della PA, a quanto si apprende dalla bozza approvata, dovrebbe attestarsi sui una media di 105 euro per tredici mensilità

Come si legge sul sito del Ministero della Pubblica Amministrazione, la preintesa siglata con i sindacati riguarderà 225.000 dipendenti pubblici.

«Questo traguardo, operativo e simbolico, dà concreta attuazione alla milestone del Pnrr sulla riforma del lavoro pubblico e mette al centro il capitale umano che muove la macchina amministrativa del Paese, e che è stato fondamentale nella gestione della pandemia.»

Nell’articolo spiegheremo nel dettaglio quali sono i contenuti dell’accordo siglato, e quali sono, in concreto gli aumenti previsti per gli stipendi della PA.

Aumenti Stipendi PA: l’accordo siglato tra Aran e le associazioni sindacali

L’ultima riunione, che ha sancito il raggiungimento dell’accordo, si è svolta in modalità videoconferenza il 21 dicembre 2021. Ad essa erano presenti il presidente di Aran, Antonio Naddeo, e i rappresentanti di Cisl, Cigl, Uil, Confsal, Cgs, Usb e Confintesa. Tutti, tranne la Usb, hanno dato parere positivo e hanno deciso di firmare il documento di preintesa.

Il contratto in oggetto si applicherà:

  • a tutto il personale che intrattiene un rapporto di lavoro con la PA, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, inserito nelle amministrazioni indicate dall’articolo 3 del CCNQ del 3 agosto 2021; a titolo di esempio si può citare il personale non dirigente di ministeri, Avvocatura generale dello Stato, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, delle agenzie fiscali (ad esempio l’Agenzia delle Entrate o l’Agenzia delle Dogane) e degli enti pubblici non economici (quale è l’INPS);
  • ai lavoratori dipendenti di nazionalità italiana, che intrattengono un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con il Ministero degli Affari Esteri, e che svolgono attività presso sedi diplomatiche e consolari, nonché negli Istituti italiani di cultura all’estero;
  • agli ufficiali giudiziari.

Aumenti degli Stipendi PA: il trattamento economico

Il titolo VII della bozza di contratto, stipulato tra Aran e associazioni sindacali, disciplina le modalità di calcolo e di erogazione del trattamento economico previsto per i dipendenti della PA. In particolare, viene definita la struttura della retribuzione per funzionari, assistenti e operatori, la quale si compone di:

  • stipendio (che consiste in stipendio tabellare e differenziale stipendiale);
  • retribuzione di anzianità;
  • compensi per prestazioni straordinarie;
  • retribuzione prevista per particolari performance e obiettivi raggiunti, sia a livello individuale che di organizzazione;
  • altri compensi previsti dal CCNL di riferimento;
  • compensi specifici derivanti da particolari disposizioni legislative.

Il titolo VII, inoltre, definisce anche la struttura della retribuzione per la cosiddetta “area EP”, ossia per i lavori a Elevata Professionalità. Si tratta di quei lavoratori i quali svolgono attività a elevato contenuto specialistico, oppure coordinano processi complessi e di estrema importanza, assicurando al contempo la qualità dei servizi e l’ottimizzazione delle risorse. La retribuzione, per questa particolare categoria di dipendenti della PA, è così strutturata:

  • stipendio tabellare;
  • retribuzione di anzianità;
  • retribuzione relativa alla particolare posizione del lavoratore;
  • retribuzione relativa all’entità dei risultati raggiunti;
  • retribuzione intesa quale incentivo alla mobilità territoriale;
  • compensi specifici derivanti da particolari disposizioni legislative.

Stipendi PA: a quanto ammontano gli aumenti?

Ma veniamo al dunque. Qual è l’entità degli aumenti previsti per gli stipendi della PA a seguito del nuovo accordo?

Rispondere in modo sintetico non è semplice, poiché la bozza di contratto prevede delle specifiche tabelle che stabiliscono in modo preciso e puntuale l’entità degli aumenti previsti per ognuna delle categorie di dipendenti della PA e in relazione alla posizione ricoperta all’interno dell’organizzazione.

Ciò che si può affermare, in linea generale, facendo riferimento alla Tabella 1, “Misura annua lorda e numero massimo dei differenziali stipendiali”, è che l’aumento loro degli stipendi della PA corrisponderà a

  • 2250 euro per i funzionari, i quali potranno accedere a 5 scatti di anzianità;
  • 1250 euro per gli assistenti, i quali anch’essi potranno accedere a 5 scatti di anzianità;
  • 800 euro per gli operatori, i quali potranno accedere soltanto a 2 scatti di anzianità.

Prendendo in considerazione diverse aree, gli aumenti previsti possono essere così riassunti:

  • ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici: da un minimo di 63 euro lordi mensili per lavoratori di livello F1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro) a un massimo di 117 euro lordi mensili per gli ispettori generali (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 34 mila euro);
  • Cnel: da un minimo di 63 euro lordi mensili per lavoratori di livello A1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro) a un massimo di 106 euro lordi mensili per lavoratori di livello C5 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro);
  • Enac, Ansfisa, Ansv: da un minimo di 62,30 euro lordi mensili per lavoratori di livello A1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 19 mila euro) a un massimo di 151,80 euro lordi mensili per lavoratori di livello PII 4 Super (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 40 mila euro);
  • Agid: da un minimo di 63 euro lordi mensili per lavoratori di livello F1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro) a un massimo di 194,46 euro lordi mensili per lavoratori di livello F9 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 44 mila euro).

Stipendi PA: non solo aumenti, ma anche il diritto allo smart working

Uno degli elementi di maggiore rilevanza dell’accordo siglato tra Aran e associazioni sindacali per gli aumenti agli stipendi dei dipendenti della PA riguarda l’introduzione di una serie di novità che riguardano il lavoro a distanza. In particolare, nella bozza di contratto è previsto uno specifico capitolo dedicato al cosiddetto lavoro agile (smart working) e uno dedicato al lavoro da remoto.

Nella fattispecie, viene definito lavoro agile quella modalità di organizzazione delle attività tale da consentire una programmazione che non preveda vincoli di orario o di presenza presso il posto di lavoro. Come si legge all’articolo 36 della bozza di contratto:

«La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno dei locali dell’amministrazione e in parte all’esterno di questi, senza una postazione fissa e predefinita, entro i limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale.»

Naturalmente, questa possibilità viene prevista soltanto per coloro la cui attività sia compatibile con questa modalità di lavoro. Vengono infatti esplicitamente escluse tutte quelle attività che prevedono la turnazione o quelle per le quali è necessario disporre di strumentazione non remotizzabile.

Uno degli elementi più significativi, tesi a garantire non solo il miglioramento dei servizi garantiti dalla PA e dell’organizzazione delle sue attività, ma anche «l’equilibrio tra tempi di vita e di lavoro» è il cosiddetto diritto alla disconnessione. Con ciò si intende il diritto, per il lavoratore, di non essere connesso alla rete e di non essere contattabile nella fascia oraria che va dalle 22 alle 6, e durante il periodo di riposo corrispondente ad almeno 11 ore tra una giornata lavorativa e l’altra.

Stipendi PA: il lavoro da remoto (o telelavoro)

Come detto, l’accordo raggiunto prevede però anche la possibilità, per i dipendenti della PA di cui si è detto, di esercitare la propria professione da remoto. Questa modalità, anche definita “telelavoro”, differisce dallo smartworking per la presenza di un vincolo di orario, durante il quale il lavoratore esercita la propria attività in un luogo diverso dall’ufficio preposto, al quale il dipendente è assegnato.

In questa modalità di lavoro, dunque, il dipendente della PA è soggetto ai medesimi obblighi e ai medesimi diritti previsti per l’esercizio della propria attività presso la sede dell’ufficio al quale è assegnato. Vale a dire che, oltre al rispetto dell’orario di lavoro, sono previsti riposi, permesse e le pause all’interno della giornata lavorativa.

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