Coronavirus: quali attività sono concesse in zona arancione?

Molte Regioni rischiano la zona arancione a causa dell’aumento dei contagi registrato nell’ultimo periodo. Così, sono diverse le attività non consentite.

Il decreto n. 105 del 23 luglio 2021, convertito con modificazioni dalla Legge n. 126 del 16 settembre 2021, ha sancito i parametri di riferimento per intervenire tempestivamente qualora dovessero registrarsi aumenti di contagi riguardanti la patologia infettiva scaturita dal virus Sars-CoV-2.

È un decreto che, per ovvie ragioni, verrà richiamato anche in seguito quando ci si soffermerà in dettaglio sugli ultimi dati riguardanti la malattia da coronavirus nei vari contesti regionali italiani.

In particolare, volendo anticipare sin da adesso uno dei criteri che si possono leggere sul documento ufficiale presente in Gazzetta ufficiale, si parla proprio dell’incidenza settimanale dei contagi che, per la zona arancione, non deve superare una certa soglia:

«”Zona arancione”: le regioni nei cui territori l’incidenza settimanale dei contagi è pari o superiore a 150 casi ogni  100.000 abitanti, salvo che ricorrano le condizioni  indicate  nelle  lettere a), b) e d)».

Purtroppo, è un numero che oggigiorno viene superato in molti contesti italiani. In merito si possono analizzare i dati relativi al contagio nel lasso di tempo che va dal 3 al 9 gennaio 2022.

Affidandosi alla Sintesi nazionale del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità si possono analizzare alcuni dati che risultano decisivi per le scelte assunte nell’ultimo periodo e per quelle che segneranno i prossimi giorni.

A essere specificato è soprattutto la situazione epidemiologica particolarmente preoccupante che riguarda la maggior parte del Paese.

È un aspetto che emerge a chiare lettere sin dai primi contenuti che caratterizzano il Report 87, in cui si legge:

«13 Regioni italiane sono classificate a rischio Alto (o equiparate a rischio Alto) di una epidemia non controllata e non gestibile e 5 Regioni/PA si collocano a rischio Moderato con alta probabilità di progressione a  rischio Alto, nel caso fosse mantenuta l’attuale trasmissibilità».

Per questo motivo, dato il fronteggiare di questa tendenza attraverso nuove limitazioni, occorre comprendere in maniera dettagliata quali sono le attività concesse e quali sono, al contrario, quelle non consentite nelle Regioni italiane che risultano in zona arancione.

Tutte le attività concesse in zona arancione

Sono molte le Regioni italiane che nel prossimo periodo rischiano di finire in zona arancione per il superamento dei criteri stabiliti dal Ministero della Salute.

Sebbene ci sia un rallentamento confortante registrato negli ultimi giorni, l’aumento dei contagi può far sì che nel contesto italiano ci si possa immaginare che molte Regioni si tingano di arancione nelle prossime settimane.

Si vedrà a conclusione di questa analisi come possa incidere enormemente la volontà mostrata da molte figure di cambiare i criteri vigenti, in particolare quelli riguardanti i conteggi delle persone contagiate.

Nel caso specifico, si parla di escludere gli asintomaticidai dati dei ricoveri che, come si vedrà, è uno dei criteri fondamentali che sancisce l’ingresso nelle fasce di colore in cui si applicano limitazioni più serrate.

Di sicuro, se così non dovesse accadere, la zona arancione – e in alcuni casi addirittura la zona rossa – sembra un approdo quasi inevitabile.

Per questo motivo, va da sé che l’interrogativo principale che si pongono praticamente tutti gli italiani riguarda le attività consentite o meno nelle varie classificazioni regionali in zone bianche, gialle, arancioni o rosse.

Intanto occorre chiarire che, anche qualora vigessero determinati divieti in un determinato territorio, le disposizioni nazionali chiariscono come gli eventuali spostamenti non consentiti nella propria Regione possono essere comunque permessi con alcune deroghe.

Infatti, in questi casi si può fare tranquillamente rientro nelle proprie residenze per motivi che rispondono a emergenze legate al lavoro, alla salute o per necessità di varia natura.

È chiaro che, in merito alle attività concesse, a fare la differenza è in molti casi il possesso o meno del Super green pass, come si avrà modo di chiarire in dettaglio tra non molto.

È un tema che ha suscitato una miriade di dibattiti nell’ultimo periodo, soprattutto dopo l’estensione dell’obbligo vaccinale agli over cinquanta e i nuovi obblighi da rispettare a scuola e sul luogo di lavoro.

Infatti, a guardar bene, tra i temi più delicati della nostra attualità, le regole in vigore toccano anche e soprattutto il mondo del lavoro.

In merito, si può analizzare un aspetto specifico discutendo del Greenpass50+, un’applicazione che consente di verificare in modo automatizzato chi risulta essere dotato del pass utile all’accesso nei posti di lavoro.

Per comprendere in dettaglio gli aspetti di questo nuovo servizio che è stato reso disponibile nell’ultimo periodo dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (Inps) è consigliata la visione di uno dei video presenti sul canale YouTube Mr LUL lepaghediale

I parametri da non superare per evitare la zona arancione

I parametri principali da non superare per far sì che una Regione italiana non finisca in zona arancione sono tre. Sono criteri di valutazione stabiliti col decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021 citato già in apertura.

Guardandoli in dettaglio si nota che il primo numero da considerare riguarda l’incidenza settimanale dei contagi. Infatti, per evitare la zona arancione non occorre superare i 150 casi ogni 100.000 abitanti.

A questo parametro si affiancano i posti letto occupati nei reparti ordinari e quelli occupati nelle terapie intensive.

Nello specifico, i primi non devono superare la soglia del 30%, mentre per i secondi la soglia si assesta al 20%.

Sono i tre aspetti che portano alle limitazioni che si sono evidenziate poc’anzi, spinte soprattutto dal diffondersi repentino delle varianti, in particolare Omicron.

Compreso che una volta superati questi parametri, inevitabilmente la propria Regione passa in zona gialla, arancione o rossa, occorre comprendere quali risultano essere le regioni italiane che oggigiorno rischiano maggiormente la zona aranzione.

Non solo: occorre chiedersi quali differenze intercorrono tra chi possiede il Green pass per aver concluso il ciclo vaccinale o per essere guarito dall’infezione e chi, al contrario, ne è sprovvisto.

Quali Regioni italiane rischiano la zona arancione

Il contenimento e la gestione dell’emergenza riguarda l’interno territorio nazionale. Il Ministro della salute Roberto Speranza ha da poco firmato due ordinanze su cui occorre soffermarsi poiché danno la visione complessiva delle difficoltà dell’ultimo periodo.

In base alla normativa vigente, la Campania è stata applicata la zona gialla per l’incidenza dei casi e per il tasso di occupazione dei reparti ordinari e delle terapie intensive. 

Per quanto riguarda la Valle D’Aosta, nell’articolo due della suddetta ordinanza si legge che per quindici giorni è stata applicata la zona arancione.

Sempre il 14 gennaio è stata firmata un’altra ordinanza che coinvolge altre numerose Regioni italiane in cui si rinnova la zona gialla stabilita in precedenza per la durata di quindici giorni.

Va da sè che le ordinanze appena segnalate potrebbero essere prontamente modificate in caso di variazioni che dovessero verificarsi nei prossimi giorni.

Cosa cambia per i vaccinati in zona arancione

Si è parlato in precedenza di determinate deroghe che riguardano i divieti che possono caratterizzare alcune fasce territoriali italiane.

Ulteriori e spesso decisive concessioni coinvolgono le persone che oggigiorno risultano possedere il Green pass.

Di conseguenza, questi aspetti riguardano tutti gli italiani che hanno ricevuto il vaccino contro il Sars-Cov-2, chi è guarito dall’infezione e chi è risultato negativo ai test antigernici e molecolari.

Di sicuro, si nota che, anche qualora dovesse subentrare la zona arancione, il modo d’agire risulterebbe essere sempre a doppio binario.

Da un lato, le persone che non posseggono il Super green pass e che, di conseguenza, non hanno iniziato il ciclo vaccinale; dall’altro lato le persone che hanno completato la vaccinazione o che risultano guarite dall’infezione.

È nei casi in cui non si possegga il Green pass che, nelle zone arancioni, gli spostamenti sia verso i comuni della propria Regione, sia verso quelli di altri contesti territoriali diventano possibili solo in casi di lavoro, salute o necessità.

Inoltre, a essere consentiti rimangono gli spostanti in comuni che presentano un numero di abitanti inferiore ai 5.000, in un raggio di chilometri non superiore ai trenta.

Anche per i negozi, per sport in cui si registra un contatto all’aperto ricorrono differenziazioni notevoli tra chi possiede il Green pass e chi, al contrario, ne è sprovvisto.

Così, si sarà ormai compreso che a a sancire la differenza più marcata tra le attività concesse e quelle invece che non è possibile effettuare è l’essere in possesso del certificato verde.

Quanto dura la zona arancione

È notizia recente la richiesta di numerosi governatori regionali di apportare alcune modifiche rilevanti in merito ai criteri riguardanti il contrasto al diffondersi del coronavirus.

Ad esempio, si è chiesto di rivedere il tampone richiesto ai positivi asintomatici alla fine del periodo di isolamento, al momento stabilito per sette giorni.

Molte riserve sono state spese anche per i criteri che sanciscono la divisione in zone territoriali di colori differenti.

In merito, anche il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha ammesso come si possano rivedere i criteri attuali poiché messi in pratica in un contesto differente rispetto a quello attuale.

Di conseguenza, il discorso in merito risulta sicuramente in divenire ed è probabile che nel prossimo periodo ci saranno cambiamenti anche radicali in merito alle disposizioni attualmente adottate.

È chiaro che il monitoraggio costante e certosino sarà l’elemento principale a cui si dovrà comunque sottostare.

Infatti, per ovvie ragioni, saranno i numeri legati alla pandemia e l’eventuale decrescita dei dati rilevati in merito a far sì che le misure da adottare si potranno alleggerire nel prossimo periodo.

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