Giornalisti Rai contro Meloni: “La Rai trasformata nel megafono del governo”

I giornalisti della Rai non ci stanno più e sbottano contro il Governo Meloni incolpandoli di sfruttare la tv pubblica per propri tornaconti.

La Rai, da anni considerata il baluardo dell’informazione indipendente, si trova ora nel vortice di una tempesta politica. Sotto il costante assedio del Governo, che cerca di imporre la propria agenda editoriale, nonché conduttori e giornalisti, la rete nazionale è in tumulto. L’allontanamento di Amadeus, simbolo di una libertà e autonomia ormai perdute dopo la partenza di Fabio Fazio lo scorso anno, è solo il più recente segno di questa crescente pressione.

Giornalisti Rai contro il Governo Meloni

L’organizzazione sindacale Usigrai, che rappresenta i giornalisti della Rai, ha deciso di alzare la voce di fronte a una recente delibera della Commissione parlamentare di vigilanza, promossa dal Governo in vista delle elezioni europee. Questa delibera, portata avanti da Francesco Filini (Fdi), Giorgio Maria Bergesio (Lega) e Maurizio Lupi (Noi Moderati), prevede l’introduzione di nuove direttive nei programmi di approfondimento giornalistico, miranti a garantire “una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”. Tuttavia, dietro questa retorica di trasparenza, si nasconde un ulteriore strumento per amplificare la voce dell’attuale maggioranza politica, che ha già esteso il proprio controllo su RaiNews24 e trasformato il Tg1 in un vero e proprio organo di partito.

Il comunicato Usigrai

Il comunicato dell’Usigrai non si è fatto attendere, esprimendo un duro giudizio su questa manovra politica che minaccia la par condicio e la libertà di informazione.

La maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono. Lo ha fatto attraverso la Commissione di Vigilanza che ha approvato una norma che consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk show senza vincoli di tempo e senza contraddittorio. Non solo, Rainews24 potrà trasmettere integralmente i comizi politici, senza alcuna mediazione giornalistica, preceduti solamente da una sigla. Questa non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti che fanno domande (anche scomode), verificano quanto viene detto, fanno notare incongruenze. Per questo gentili telespettatori vi informiamo che siamo pronti a mobilitarci per garantire a voi un’informazione indipendente, equilibrata e plurale

Un grave strappo: non c’è stata nessuna volontà da parte della maggioranza di trovare una mediazione possibile“, hanno sottolineato i parlamentari Pd in Vigilanza. “C’è stata invece la volontà di far esondare il governo durante la campagna elettorale eliminando il motivo stesso per cui esiste la par condicio. Cioè si vuole comprimere la voce dell’opposizione

La maggioranza se n’è infischiata dei nostri appelli – hanno aggiunto gli esponenti M5S in commissione – e ha votato l’emendamento Filini, che stravolge la delibera azzoppando i presidi della par condicio. Quando vogliono approvare qualcosa che gli interessa procedono come schiacciasassi rifiutando ogni tipo di mediazione“.

La sinistra fa disinformazione – ha replicato Maurizio Lupi di Noi Moderati -. Ai singoli ministri mai era stato contestato il diritto di informare sulla loro attività, anche nel corso della campagna elettorale”.

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