Meloni punta sul gas italiano: dove potrebbero partire le nuove trivelle

Potrebbe arrivare presto un nuovo decreto per sbloccare nuove trivelle in Italia. Ecco le possibili aree.

Uno dei principali punti programmatici di Giorgia Meloni per affrontare il tema energetico è stato fin da subito quello di rilanciare la produzione di gas estratto dai giacimenti italiani. Sia in campagna elettorale che nel suo primo discorso in parlamento l’attuale Presidente del Consiglio ha affermato come un periodo di così forte crisi possa rappresentare un’occasione per tornare a sfruttare le risorse nazionali. Ecco dunque che, in linea con il piano già predisposto dall’ex Ministro della Transizione Ecologica, e attuale consigliere del governo, Roberto Cingolani inizia a delinearsi la strategia dell’attuale esecutivo: riduzione dei consumi e maggiori estrazioni di gas nazionale. 

Ecco dove potrebbero partire nuove estrazioni.

Meloni punta sul gas italiano: dove partiranno le nuove trivelle

Potrebbe arrivare presto un nuovo decreto apposito per aumentare la produzione di gas nazionale. Già nel Consiglio dei Ministri verranno infatti discusse le modifiche da apportare al cosiddetto PiTESAI (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee). L’obiettivo che l’esecutivo sembra intenzionato a porsi potrebbe essere quello di raddoppiare la quantità di gas estratto in Italia nell’arco di tre anni, allargando la possibilità di trivellazioni anche ad altre aree al momento escluse dalle attività di ricerca. 

Al momento in Italia le trivelle secondo Assorisorse, l’associazione di Confindustria delle imprese estrattive, sarebbero circa una novantina sparse in quindici regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. 

Le risorse sono distribuite in maniera predominante al Sud. Dei 66,245 miliardi di metri cubi complessivi addirittura 60,6 si troverebbero nel mezzogiorno, con il restante suddiviso tra un 4,8 al Nord e uno 0,78 al centro. 

Le aree in cui le estrazioni potrebbero subire una forte accellerata potrebbero essere quelle del Canale di Sicilia (dai giacimenti di Argo e Cassiopea) e dell’Adriatico, in particolare nella zona di Ravenna e al largo delle Marche.

Escluso il bacino di Venezia

L’area che resterà intatta, nonostante l’altissimo potenziale estrattivo, sarà sicuramente la parte più settentrionale dell’Adriatico. Nell’area, che coincide con il bacino di Venezia, le trivellazioni sono vietate per il rischio di danneggiare il fondo marino. Nonostante alcune stime indichino come la produzione annua in quelle zone possa addirittura arrivare a superare il miliardo di metri cubi.

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