Perché il reddito di Cittadinanza ha fallito in Italia (mentre in Europa sta funzionando)

Sembra assurdo, ma in Italia il Reddito di Cittadinanza non ha funzionato, mentre in Europa sta avendo successo. Ma forse una spiegazione c'è

Ormai si parla del Reddito di Cittadinanza come di un vero e proprio flop, di una misura che ha fallito in Italia su tutti i fronti.

Il Governo ripone molta fiducia nelle prossime due misure, l’Assegno per l’Inclusione Sociale e il Supporto alla Formazione e al Lavoro, nella speranza che non si presentino gli stessi errori dell’RDC. In pratica, si guarda alla propria situazione, e meno a quella generale.

Eppure sembrerebbe che in Europa non sia così. Misure simili all’RDC sono presenti anche negli altri paesi dell’Unione Europea (o dell’Area Euro), anche se con i dovuti limiti.

Probabilmente è per questi motivi che in Europa queste formule di supporto alla popolazione hanno avuto un buon successo, mentre in Italia meno.

Perché il reddito di Cittadinanza ha fallito in Italia (mentre nel resto d’Europa funziona benissimo)

Se si vuole parlare di fallimento per il Reddito di Cittadinanza, si può ipotizzare che tale flop possa essere dettato da molti fattori, tra cui la mancanza di un piano formativo e di reintroduzione al lavoro, oppure gli importi stessi erogati.

Malgrado tutto, sono indubbie anche le protezioni che l’RDC ha garantito durante la pandemia.

Ma formazione e importi sono due aspetti che negli altri paesi della Zona Euro sono stati ben presi in considerazione, forse più che da noi, quando le rispettive amministrazioni hanno provveduto a introdurre misure simili all’RDC.

E forse per questo motivo che il Reddito di Cittadinanza ha fallito in Italia, ma non in Europa.

Su molti punti i rispettivi Governi europei hanno voluto mettere delle forti restrizioni per l’accesso al loro RDC. Prendiamo ad esempio le misure a supporto per le famiglie indigenti previste in Cipro, Spagna e Lussemburgo.

In Italia l’età d’accesso per richiedere personalmente l’RDC è di 18 anni. In questi paesi bisogna averne 25 per poter fare domanda.

In Italia è obbligatoria la partecipazione a corsi di formazione, o l’accettazione di lavori anche solo socialmente utili, ma il sistema è tarato perché ci sia una decisione o da parte dell’amministrazione centrale o da parte di quella locale.

Negli altri paesi il sistema è regolato in modo che la gestione sia fatta anche solo localmente. Così da permettere in tempi celeri la reintroduzione al lavoro o anche solo alla semplice partecipazione ai lavori socialmente utili.

È il caso dell’Austria e dei Paesi Bassi, dove la gestione dei loro sussidi è subito demandata ai Comuni.

Perché il Reddito di Cittadinanza funziona in Europa

Per comprendere meglio la distanza che separa il nostro Reddito di Cittadinanza da quello in vigore negli altri paesi in Europa, e capire perché altrove funziona e da noi no, è giusto fare qualche esempio.

Partiamo intanto dall’assunto che l’RDC italiano è unico in tutta Europa. Ad oggi non esiste nemmeno una normativa europea sul reddito minimo garantito e le misure prese dagli stati membri sono eterogenee.

Sul piano delle politiche attive, il resto d’Europa si distingue per avere o sistemi unitari, così da raggiungere la maggior parte delle famiglie indigenti (Belgio, Lussemburgo, Slovenia, Svezia, Slovacchia e Spagna), oppure sistemi stratificati, ad accesso sempre condizionato ma con la possibilità da parte delle amministrazioni locali di gestire meglio la situazione (Malta e Irlanda).

Sul piano del lavoro, a parte le ultime modifiche recenti, il nostro RDC è sempre stato “comprensivo” sulla possibilità di mantenere il sussidio nonostante i continui rifiuti di offerte di lavoro.

Ben 10 paesi europei fanno decadere il proprio RDC in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro, solo in Francia si può rifiutare soltanto una offerta.

In paesi come Lussemburgo e Romania, non c’è nemmeno l’attesa tra beneficio erogato e domanda di lavoro: viene subito assegnato un lavoro socialmente utile.

In più occasioni, in Italia, l’incapacità delle amministrazioni locali o l’impossibilità di controllare centralmente la situazione dei beneficiari RDC ha fatto sì che in molti rimanessero in un “limbo” amministrativo: prendevano i soldi ma non venivano chiamati, nemmeno per la formazione.

Inoltre, a livello di importi erogati, l’Italia è tra i primi in quanto a “generosità”: l’importo medio corrisponde al 33% del reddito medio nazionale. Il motivo di questa generosità è dovuto al fatto di voler garantire un assegno che permettesse di essere poco più sopra la soglia di povertà, stimata dall’ISTAT a 780 euro al mese.

Negli altri paesi europei non c’è questa premuta. Si va dai 530 euro in Francia, ai circa 400 euro in Germania, col Regno Unito addirittura sotto i 400 euro. Tra i peggiori a livello d’importi abbiamo Lettonia, Slovacchia e Romania, dove il reddito minimo garantito è pari ad appena l’8% del reddito mediano nazionale.

Il futuro dell’RDC in Europa

Difficile stabilire se il Reddito di Cittadinanza possa avere un proseguo nei prossimi anni, anche se sarebbe disonesto a livello intellettuale parlare di flop per il Reddito di Cittadinanza, proprio su tutti gli aspetti.

Da anni si parlava di introdurre un Reddito Universale per tutti, ma come misura avrebbe richiesto dei costi esorbitanti per qualsiasi Stato, e anche per l’Unione Europea in caso di gestione cooperativa.

Più prosaico sarebbe un sussidio europeo che abbia le stesse regole, come una banca dati nazionale unica dell’assistenza, nonché una collaborazione regolata dei Centri pubblici e privati per la ricerca di personale e del lavoro. E anche corsi di formazione che non servano a pagare formatori altrimenti disoccupati.

Molti teorici hanno parlato del Reddito Universale come di un’evoluzione inevitabile del mondo del lavoro.

Tra AI e automatizzazione, sarà difficile garantire una forza lavoro come oggi, se una macchina ti fa lo stesso risultato (praticamente) gratis. Così facendo, l’umanità si distaccherebbe dal lavoro e potrebbe vivere di rendita, ma servirebbe una quantità infinita di soldi.

E come garantirla? Al momento non si può, se non indebitandosi. E così è stato per l’Italia, infatti fa impressione quanto sia costato l’RDC in 4 anni.

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