Il taglio delle tasse sul lavoro è un provvedimento che ha da sempre accomunato gli obiettivi di ogni governo. Il nuovo decreto lavoro dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha riscosso in egual misura consensi e malumori, questi ultimi soprattutto da parte dell’opposizione. Secondo la premier la sua è la riforma più importante degli ultimi 10 anni in materia di riduzione del cuneo fiscale. Ma è davvero così? Ecco un confronto con gli altri governi.
Taglio delle tasse, governi a confronto: da Mario Monti e Matteo Renzi
Partiamo dal governo tecnico guidato dal professore ed ex premier Mario Monti. Criticato da molti, mentre risiedeva a palazzo Chigi il noto economista, oltre ad aver ridotto il cuneo fiscale, aveva ridotto le tasse sul lavoro grazie all’istituzione di un fondo. Allo stesso modo ha operato anche il governo Letta, che ha però ridotto alcuni premi assicurativi e aumentato delle detrazioni Irpef.
Una svolta c’è stata nel 2014, grazie al governo dem guidato da Matteo Renzi, oggi leader di Italia Viva, che aveva introdotto il famoso bonus da 80 euro in busta paga. Una detrazione da 960 euro l’anno per i lavoratori dipendenti fino a 24mila euro di reddito e con un décalage fino a 26mila euro.
Il governo Renzi ha speso in totale 10 miliardi circa.
Il governo Conte e il governo Draghi
Taglio del cuneo fiscale e riduzione delle tasse sul lavoro sono stati obiettivi anche dei due governi Conte e del governo Draghi.
Sulla scia degli 80 euro di Renzi, l’esecutivo guidato dall’ex premier oggi leader del Movimento 5 Stelle, ha aumentato il bonus da 80 a 100 euro. Ciò che è cambiato rispetto al governo Renzi sono i redditi di coloro che hanno percepito tale aiuto. Il governo Conte bis, infatti, prevedeva l’aumento in busta paga con redditi fino a 26.600 euro lordi con una décalage fino a 40mila euro.
Il governo Conte ha speso in totale 5 miliardi di euro.
Poi c’è stata la volta di Mario Draghi, che non solo ha ridotto il cuneo fiscale del 2%, ma ha anche portato le aliquote Irpef da cinque a quattro. Il governo Draghi, inoltre, grazie al decreto Aiuti Bis aveva aggiunto un taglio dello 0,8% del cuneo fiscale.
Il tutto è costato 10 miliardi circa.
Il decreto lavoro del governo Meloni
Messe da parte le polemiche, il decreto lavoro del governo Meloni è stato approvato con ampi consensi da parte della maggioranza. Anche in questo caso si è optato, come nei precedenti governi, per un taglio del cuneo fiscale. La manovra sarà in vigore per 5 mesi circa: da luglio a dicembre, salvo poi essere prorogata.
Si legge su SkyTg24, che il governo Meloni avrebbe rifinanziato il taglio del 2% introdotto da Draghi fino ai 35mila euro e avrebbe incrementato la riduzione al 3% fino a 25mila euro. In totale, il taglio per quest’anno è costato circa 9 miliardi di euro.