La risposta dell’Ucraina all’ultimatum russo: nessuna resa!

Per quanto la resa sia una condizione scomoda e vituperante, le perdite di civili fanno riflettere. I motivi per cui Zelensky non cede.

Mentre la battaglia infuria e i civili, secondo fonti ucraine, vengono deportati in luoghi segreti nei meandri della Federazione Russa in numeri che sarebbe complesso tentare di quantificare, le ultime dichiarazioni di Zelensky sono un grido di battaglia contro la resa: non si accettano ultimatum.

Si va avanti.

Anche di fronte a una sconfitta che ormai sembrerebbe scontata, a meno che nelle prossime ore non avvenga un ribaltamento difficile da prevedere.

Su una cosa si può pensare abbia ragione Zelensky, in primo luogo:

“I crimini di guerra perpetrati dal governo di Putin saranno ricordati in eterno.” 

Come riporta ansa.it

Nulla da eccepire: quei crimini esistono e sono una vergogna per l’umanità intera che assiste inerme.

Bombardamenti arbitrari sui scuole, ospedali e civili, deportazioni, stupri.

La minaccia dell’uso di armi chimiche o nucleari. 

Niente di questa vicenda passerà in sordina e i suoi tumulti continueranno ad echeggiare nelle pagine dei libri di storia.

Eppure c’è chi chiama Zelensky e il popolo ucraino di cui lui è il rappresentante a riflettere sul fatto di arrendersi.

Zelensky è stato eletto nel 2019 eletto con una maggioranza del 73% dei voti.

O per meglio dire dei votanti, perchè attenzione: non tutti vanno a votare e non mi riferisco solo ai separatisti. 

Non abbiamo dunque una vera garanzia che la volontà espressa dal presidente e dalla sua vitrea vicepremier Iryna Vereshchuk sia combaciante con la volontà di un popolo storicamente diviso da profondi baratri culturali.

Così come sappiamo quanto sia impossibile che la volontà di un presidente possa rispecchiare al 100% la volontà di un popolo: la maggioranza assoluta non esiste.

Lo stesso possiamo dire del popolo russo, che avrebbe volentieri evitato una guerra e una profonda recessione economica eppure deve accettarla, perchè il regime dello zar Putin la impone.

Cosa sta facendo esattamente Zelensky? 

Non si capisce se sia lui o il suo popolo che sta marciando verso l’autodistruzione.

Zelensky sta trascinando tutti verso un suicidio sistematico?

La resa è il sacrificio più sadico e spietato poichè è quello macchiato dal disonore, ma è la suprema responsabilità del governo di una nazione.

Continueremo a non sapere cosa vorrebbe ogni singola voce ucraina, ma sapremo sempre cosa vuole colui che governa. 

Le armate russe hanno recentemente sconfitto quelle ucraine del Donesk.

In questo frangente, il Cremlino ha informato la stampa sull’impiego del missile ipersonico Kinzhal, deflagrando un intero deposito di armamenti.

Mariupol è stremata e sta diventando il nodo chiave di una vicenda che non trova la sua conclusione, al momento.

Vedremo in seguito perchè.

Da fonti ucraine arrivano le immagini laceranti dei bombardamenti di Karkhiv, mentre Zaporizhia al momento parrebbe essere in stato di coprifuoco.

Tra sistemi missilistici adibiti alla difesa dei cieli andati in frantumi così come la centrale radio, Odessa è in ginocchio.

Le sorti del popolo ucraino, mai come ora, sembrano tragiche e al limite dell’implosione.

Mentre Zelensky chiede un nuovo vertice con il presidente russo per bloccare le ostilità – ma non per arrendersi – il ministro degli Esteri Lavrov

“Conferma che la Russia è disponibile a negoziare, ma che sarebbero gli States ad opporsi alle loro condizioni, così come si opporrebbero a un’accettazione di quelle stesse condizioni da parte dell’Ucraina.”

riporta lastampa.it

L’ultimatum della Russia

“L’esercito di Kiev deve sgomberare Mariupol!”

Questo è l’ultimato russo.

Il governo ucraino ha immediatamente rigettato l’ultimatum al mittente ribattendo con forza:

“L’esercito di Putin permettano subito l’evacuazione dei civili!” 

così scrive rainews.it da fonti pubblicate sulla testata ucraina Kyiv Independent. 

Sembra una conversazione tra sordi: Mosca aveva appena fatto sapere che il Cremlino avrebbe costituito un corridoio umanitario solo nell’ipotesi in cui Mariupol fosse stata consegnata e Kiev avesse accettato l’invasione con una dichiarazione di resa.

Stando a quanto asserisce l’Institute for the study of war l’esercito di Kiev è attualmente in un momento propizio, perché avrebbero avuto la meglio sui primi attacchi russi.

L’analisi sulla strategia bellica datata 19 marzo, ha decretato che il proposito del Cremlino di ribaltare il governo di Kiev mediante uno sfruttamento abnorme di carri armati è stato fallimentare, cosa che viene poi confermata dalle notizie secondo cui Putin avrebbe depennato alcuni dei suoi generali.

Lo zar infatti avrebbe rimproverato ai suoi strateghi di non essere stati all’altezza di studiare un attacco efficace, ma di aver trascinato le truppe russe un conflitto logorante e dispendioso, che non sta dando i frutti sperati.

Non notate qualcosa che non va?

Notizie discrepanti

Tra la comunicazione di Kiev e quel poco che trapela dai media del Cremlino ci sono discrepanze abissali: chi è in svantaggio?

Mentre la nostra attenzione è costantemente sequestrata dall’orrore che si sta consumando in terra ucraina, un orrore che viaggia rapidamente via cavo sotto forma di immagini di bombardamenti, cadaveri, città devastate, sfugge qualcosa.

Di fronte al fatto oggettivo che l’invasione di un popolo democratico è un abominio da punire e condannare, e che Putin, in quando autocrate e unica voce sovrintendente del suo paese dovrebbe pagare qualcosa di più salato che non siano le sanzioni finanziare dello Swift, si stenta a capire come due narrazioni possano essere così diverse.

Mosca si dice estenuata, l’Ucraina ammette che senza la no-fly zone il suo popolo è spacciato ma tuttavia non molla la presa. 

C’è da capirla: chi vorrebbe entrare a far parte di una dittatura quando può vivere sotto l’ala di una politica liberale e democratica come quella proposta dall’Unione Europea?

Nessuno, ma proprio nessuno al mondo.

C’è chi, per risolvere questo gap, fa un parallelo tra la guerra in atto verso Kiev e la situazione con la Finlandia nel 1939, che vide Mosca trionfare.

Il parallelo con la guerra in Finlandia

All’epoca, l’Ex Unione Sovietica era partita con la beata certezza che l’invasione sul territorio finlandese sarebbe stata una passeggiata di salute, appena un po’ più complessa e dispendiosa di un’esercitazione qualunque.

Invece, con gran stupore, si ritrovarono a fronteggiare una popolazione agguerrita e armata fino ai denti.

Gente che mai avrebbe accettato di arrendersi, anche a costo di andare incontro a un suicidio di massa.

La nostra terra ve la prenderete si, ma solo quando avrete decapitato l’ultima delle nostre teste.

Ora come allora, Ucraina e Finlandia non cedono di un millimetro sulla propria indipendenza.

In un primo momento sembrava che avessero la meglio e che la resistenza stesse inginocchiando le truppe russe, poi, con nuovi armamenti, munizioni e un rafforzamento dell’esercito in marcia verso la capitale finlandese, l’Ex Unione Sovietica riuscì a prevaricare gli autoctoni.

La sproporzione di partenza tra due territori in stato di belligeranza rimane il metro di misura che ci permette di fare una previsione, al netto delle speculazione mediatiche e dei tentativi di propaganda sotta la bandiera di qualunque nazionalità.

La capacità numerica e bellica sono gli unici parametri validi con i quali si può arrivare a prevedere l’esito di un conflitto.

Probabilmente le dichiarazioni di Putin trapelate dal cremlino, sull’inadeguatezza dei suoi consiglieri, sono più dovute a uno stress prolungato dell’oligarca che a un vero e proprio timore di perdere.

Anche perchè, se così non fosse, dovremmo credere a un’esagerazione mediatica della tragedia ucraina e al dato attuale nessuno sembra disposto a farlo.

Ciò che arriva da Kiev è qualcosa di così scioccante, disumano e prorompente che la mente di chi guarda formula un solo pensiero: per favore, basta!

Il pensiero seguente solitamente è qualche frase di acceso biasimo – se non d’insulto – verso l’oligarca, corresponsabile con gli USA di questa guerra oltraggiosa verso ogni concezione dei diritti umani.

Senza una no-fly zone, che Biden ha decisamente negato a Kiev per non scatenare la terza guerra mondiale, salvo poi dare del criminale di guerra a Putin e arrivare quasi a scatenare qualcosa di molto simile con un semplice Tweet, l’Ucraina è spacciata.

Il premier e la vicepremier lo sanno e l’hanno detto chiaramente in mondovisione.

Le armi provenienti dagli altri Paesi ci sono ma non si stanno rivelando sufficienti.

Ricordiamo a tal proposito che solo una settimana fa il cancelliere Scholz aveva negato l’invio di caccia B52 adducendo motivazioni molto simili a quelle fornite da Biden.

La pace tra Russia e Ucraina è possibile?

“Complesso è raggiungere un accordo mentre la guerra infuria col suo carico di morte e distruzione, ma vorremmo vedere dei progressi in tal senso.” 

ha detto il ministro degli Esteri della Turchia Mevlut Cavusoglu, come riportato anche da tg24.sky.it 

Con gran sorpresa di tutti, proprio dal territorio turco arriva un afflato di speranza che la carneficina possa cessare entro un tempo ragionevole.

Il ministro si sta esprimendo con toni cauti ma ottimistici: lui ritiene che i due Paesi siano prossimi a un dialogo e Ankara si è proposta in vece di mediatore.

Come già anticipato prima, la città di Mariupol sarebbe la chiave di un accordo di pace.

Mariupol che gli esperti hanno definito come l’obbiettivo basilare per dare spessore a un’invasione che di fatto non ha prodotto gran che per la Russia, sotto il profilo politico, se non un’ingente, crudele, gratuita, perdita di civili.

L’accordo che il ministro degli Esteri di Mosca Lavrov ha già bollato come antipatico dal punto di vista USA, nel momento in cui, secondo lui, gli States potrebbero mettersi in mezzo per impedire a Kiev di cedere alle condizioni russe.

Si parla dunque di cedere Mariupol alla Russia?

Difficile da credere, visto che l’Ucraina ha già respinto l’ultimatum che prevedeva questa clausola come fondamentale.

Cosa dobbiamo dunque aspettarci?

Per il momento sappiamo solo che il vertice tra Putin e Zelensky potrebbe avvenire in un terreno neutrale (la Turchia, ad esempio?) e che le rispettive volontà coincidono sui primi quattro punti dell’accordo. 

Di quante voci sia composto il negoziato, quali siano le quattro voci in oggetto e gli ambiti su cui si focalizzerà la diplomazia mediatrice turca, sono ancora tutti da scoprire.

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