Diritti Lgbt e teoria gender, perché l’Ue ha condannato Italia, Ungheria e Polonia

La retorica anti Lgbtq non si ferma e l'UE condanna anche l'Italia insieme ad altre Nazioni. Ecco cosa è successo.

È ancora scontro senza sosta tra l’Unione Europea (UE) e l’Italia sui temi relativi ai diritti Lgbtq. Questa volta da Strasburgo si condanna la nostra Nazione in quanto non farebbe abbastanza per fermare la retorica anti Lgbtq. Ma qual è la posizione dell’Italia? Ecco cosa sta accadendo in Parlamento.

L’Italia è finita nuovamente nel mirino dell’UE: ecco perché l’Europa ci condanna

Il governo Meloni non sta raccogliendo ampi consensi a Strasburgo in materia di diritti Lgbtq. A distanza di un mese, dopo lo stop al riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, il Parlamento Europeo torna all’attacco con una nuova condanna.

Verdi e The Left sono estremamente preoccupati per la situazione in alcune Nazioni europee, soprattutto per quanto riguarda i diritti delle persone Lgbtq. In un documento presentato dai due gruppi parlamentari menzionati si legge:

“Il Parlamento esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, antigender e anti-Lgbtqia a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’UE”.

Il documento prosegue:

“(Il Parlamento) ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone Lgbtqia sono un’ideologia anziché esseri umani“.

E infine c’è la condanna:

“(Il Parlamento)condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’UE, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia.”

I partiti italiani che hanno votato l’emendamento

A Strasburgo si ritiene che l’Italia non stia facendo abbastanza per tutelare e tendere una mano alle persone Lgbtq. Ma davvero in Italia la situazione è così grave? Sotto alcuni aspetti sì, a partire dal mancato riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali alla mancanza di una legge che tuteli tale categoria di persone.

L’emendamento del Parlamento Europeo è stato ampiamente condiviso e votato dagli esponenti del Movimento 5 Stelle (M5S), del Partito Democratico (PD) e dei Verdi. La votazione finale si è conclusa con 282 voti a favore, 235 contrari e 10 astenuti e dunque l’emendamento è passato.

L’Europa è preoccupata per una legge eccessivamente discriminatoria in Uganda

Questo emendamento è stato inserito nella relazione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità. Tra gli altri temi sul tavolo delle discussioni c’è anche la condanna di una legge estrema che è passata in Uganda. Tale norma prevedela pena di morte, l’ergastolo o 20 anni di reclusione per i reati di omosessualità e la loro promozione. Si tratta di una legge che è assolutamente in contrasto con la Costituzione ugandese. Il problema non riguarda solo la Nazione menzionata, ma tanti altri Stati africani che potrebbero seguire il modello dell’Uganda e continuare a discriminare persone appartenenti alla comunità Lgbtq.

Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Felice Emmanuele Paolo de Chiara
Redattore, classe 1994. Sono nato a Napoli ma ho vissuto un po’ in Toscana dove mi sono laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Siena e un po’ a Milano dove mi sono specializzato in Cooperazione Internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sono appassionato di politica, attualità, sport (grande tifoso del Napoli), cinema e libri. Nel tempo libero mi dedico alla scrittura di racconti e quando ho tempo viaggio.
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