Zelensky contro Putin: 4 modi in cui l’Ucraina sfida lo zar!

Zelensky è stanco delle parole e vuole passare ai fatti, incontrando di persona Putin e sfidandolo su 4 punti chiave. Scopriteli leggendo l'articolo!

Nonostante l’ottimismo ostentato da Erdogan in merito ai negoziati di pace che si sono svolti in Turchia (che sono durati una giornata sola invece che due, come era stato annunciato inizialmente) tra il leader ucraino e quello russo tira ancora aria di maretta.

I tre punti principali su cui si dovrebbe sviluppare un possibile cessate il fuoco li ho elencati qui, in un mio articolo precedente.

Il nodo più cruciale degli accordi che stentano a prendere forma, risulta essere l’annessione alla Russia delle repubbliche indipendentiste autoproclamate.

Alla fine dei negoziati di Istanbul, come da notizia di poche ore fa, Zelensky ha letteralmente scagliato in faccia un guanto di sfida a Putin con la seguente affermazione:

“Non abbiamo alcuna intenzione di annettere porzioni territoriali alla Russia, la sovranità dell’Ucraina all’interno dei propri confini non si discute.” 

Ha detto il leader ucraino in un’intervista a Fox News, come riportato da iltempo.it

Allo stesso modo, l’Occidente stenta a fidarsi delle promesse di Putin, ritenute mendaci.

Nel corso di questo articolo cercheremo di capire tutti i retroscena e i motivi per cui Putin risulta poco credibile nelle sue esternazioni.

A partire dalle esternazioni dei leader europei, che non lasciano grosso spazio ad equivoci:

“Mentre Biden rifiuta di rettificare o ammorbidire le sue ardite dichiarazioni su Putin, dove lo ha definito un killer, un criminale di guerra e un macellaio, il primo cittadino di Kiev rimarca affermando che in ucraina ormai non esiste più un conteggio dei morti, ma si quantificano a peso.”

leggiamo su lastampa.it

L’affermazione del sindaco di Kiev, in particolare, risulta impressionate alle nostre orecchie.

Altro che i corridoi umanitari, altro che il cessate il fuoco.

Queste parole rievocano fantasmi di un passato comune, che è stato il motivo per cui l’Europa ha fondato l’Alleanza Atlantica: per evitare che certe carneficine indiscriminate si verificassero di nuovo.

Ad oggi sembra di essere scaraventati in un orrido revival della Guerra Fredda. 

Immaginiamo così le fosse comune, gli ospedali bombardati, i missili sparati in modo arbitrario e indiscriminato sui civili, quegli stessi civili che Putin aveva definito “gli scudi umani di Zelensky”.

Non stupisce che nonostante gli sforzi diplomatici la pace tra i due Paesi sia ancora un miraggio lontano.

Zelensky sfida Putin ospitando nel suo Paese i giornalisti dissidenti in fuga dalla Russia, dove rischiamo la vita

Un altro modo con cui Zelensky sta sfidando il regime di Putin è l’ospitalità offerta dall’Ucraina ai giornalisti dissidenti. 

L’esperienza del premio Nobel Muratov che ha recentemente intervistato Gorbaciov, il quale auspica la caduta dello zar, come racconto in questo mio articolo di qualche tempo fa è significativa.

Per non parlare di quella di  Anna Stepanovna Politkovskaja, assassinata come oppositrice di Putin nel 2006, che la dice lunga su quanta libertà di stampa sia concessa in Russia.

In particolare Muratov, direttore di Novaya Gazeta, recentemente chiusa, aveva detto chiaro e tondo che ad esprimere la propria opinione nella Federazione ci si può rimettere le penne. 

“La chiusura di Novaya Gazeta ha suonato il Requiem della libertà di stampa nel regime dello zar.”

scrive nel suo editoriale Cécile Vaissié, Université de Lorraine su lindro.it

E così Zelensky, in questa guerra che si combatte anche sotto il profilo della propaganda, sia social che per mezzo stampa, si pone in antitesi a Putin.

Da un lato l’Ucraina mostra senza pudore i corpi dilaniati dei civili e sponsorizza una comunicazione libera, senza censure, più vicina agli ideali democratici dell’Unione Europea in cui aspira ad entrare

Dall’altro lato la propaganda di stato di Putin, propinata tramite le televisioni nazionali e i media autorizzati e prossimi al Cremlino, che sopprime senza pietà tutte le voci fuori dal coro.

“La cronista indipendente russa Sophia Komienko, che ha abbandonato la Russia per sfuggire alle maglie della censura, ha promosso una petizione, diretta a Ursula von der Leyen, dove chiede ospitalità per tutti i giornalisti indipendenti in fuga dallo zar, e forse anche dalla morte.”

leggiamo sul settimanale oggi.it

Senza alcuna testata che sia disposta a proteggerli, questi professionisti dell’informazione, per quanto sfuggiti al peggio, portano con sè un ingrato bavaglio, che impedisce loro di raccontare ciò che realmente accade nella federazione russa.

Dunque è comprensibile la richiesta di essere appoggiati dalle testate dell’Unione Europea, affinchè possano continuare la propria narrazione, anche in lingua russa, senza correre il rischio di essere uccisi nelle maniere più crudeli.

Si tratta di un segnale doveroso che l’Europa tutta dovrebbe accogliere, perchè anche da questa sensibilizzazione collettiva dipende l’esito del conflitto e la caduta di un regime iniquo e dittatoriale in aperto contrasto con la più basilare concezione dei diritti umani.

Zelensky sfida Putin apertamente e rifiuta di rinunciare alle repubbliche autoproclamate e alla sovranità dell’Ucraina

Le ultime affermazioni di Zelensky, registrate in un video, invitano Putin a un incontro diretto, partendo da un’accusa verso lo zar che a suo dire starebbe ostacolando e ritardando il cessate il fuoco.

Zelensky afferma che i garanti non firmeranno nulla, al cospetto dello zar, se non saranno presenti anche delle forze militari a tutela dell’incolumità di tutti, manifestando così grande scetticismo verso questo accordo che stenta a dare buoni frutti.

Il presidente ucraino manifesta la convinzione che questa guerra potrebbe terminare rapidamente, se solo lo zar e il suo entourage non fossero così recalcitranti.

Zelensky conferma la necessità di trovare un accordo con il presidente della Federazione Russa, ma per fare ciò sarebbe doveroso un faccia a faccia tra i due contendenti.

“Che si alzi da dove si trova e che venga a incontrarmi.” – è stata la sfida di Zelensky.

Il leader ucraino si dice disponibile a confrontarsi con Putin in qualunque parte del mondo, ma non in Ucraina, Russia o Bielorussia (quest’ultimo stato è infatti lo storico vassallo della Federazione).

Zelensky prosegue affermando che se questo dialogo face to face dovesse avvenire, sarebbero sufficienti due firme, anche con il sangue, dice testualmente, purchè ad esso segua il progressivo ritiro delle truppe russe.

Il leader dell’ucraina si dice consapevole dell’impossibilità di liberare completamente il territorio, o costringere la Russia a fare questo, perchè questa ingiunzione sarebbe il modo più rapido per scatenare la Terza Guerra Mondiale.

Nonostante ciò, e dimostrando una certa dose di sangue freddo, Zelensky non si tira indietro e pretende di incontrare Putin personalmente.

Zelensky sfida Putin sul rifiuto di rinunciare alla sovranità dell’Ucraina, inoltre afferma la propria vicinanza con la NATO

Zelensky è sempre più coraggioso e sfrontato nei suoi attacchi a Putin. 

Rimane chiaro però che i suoi interventi sono tutt’altro che provocatori, anzi, ma mirano al raggiungimento di un cessate il fuoco il più presto possibile, onde evitare di sacrificare le altre migliaia di civili che non sono riusciti ad evacuare le zone bombardate.

Il presidente dell’Ucraina garantisce che il suo governo e il suo popolo desiderano in tutti i modi la pace.

Ma non al prezzo di privarsi di territori che tradizionalmente fanno parte dei loro confini, perchè l’integrità territoriale, come ha già ribadito più volte, non è solo una sua fissazione ma rispecchia il volere del popolo ucraino di cui lui sarebbe solo il portavoce e non l’autocrate.

Ribattendo a un quesito postogli, in merito al fatto che lui sia o no disposto a cedere il Donbass come da richiesta del Cremlino, ha spiegato seccamente che il problema è un altro: non l’annessione di quei territori alla Russia, ma quando Mosca la pianterà di bombardare le città con i suoi missili.

Zelensky considera questo punto come cruciale e i quesiti che si susseguono nella sua mente appaiono come profondi, dolorosi.

Come già affermato durante l’ultimatum del Cremlino verso la rinuncia alla città di Mariupol, Zelensky ha di nuovo specificato che nè lui nè il popolo hanno instenzione di cedere.

Che non contempleranno altro epilogo che la riconquista dell’integrità territoriale e non si sogneranno di accettare ricatti, ultimatum, o quello che sia, da parte dei Putin.

In merito alle azioni diplomatiche in corso,  Zelensky ha ribadito che l’Ucraina si aspetta che le garanzie occidentali abbiano un seguito nei fatti.

Che i leader di tutte le nazioni che hanno aderito ai suoi appelli compongano veramente uno scudo protettivo verso il suo popolo, che non deve essere più lasciato solo, specie in un frangente così drammatico dove ci si sta giocando tutto.

In merito alla Nato invece, Zelensky è consapevole che l’adesione è un’illusione che si era somministrato da solo e che l’ingresso nell’Alleanza atlantica per l’Ucraina non accadrà mai.

Incalza su questo punto, affermando che si tratterebbe di uno sbaglio della NATO perchè l’ucraina ha avuto modo di dimostrare la propria forza e potrebbe rappresentare una ricchezza, non un rischio per l’Alleanza.

Zelensky sfida Putin restando vago sull’attacco al deposito di petrolio di Belgorod

A proposito del presunto attacco ucraino sul territorio russo, dove si sarebbero introdotti volando a bassa quota due elicotteri recanti la bandiera ucraina che poi hanno bombardato e incendiato un deposito di petrolio presso Belgorod, le perplessità restano.

Ne avevo già parlato qui, in un mio precedente articolo.

Da un lato c’è chi riconosce una mossa strategica dell’ucraina nel mettere fuori uso tutto quel carburante utile alla belligeranza delle truppe russe.

Dall’altro lato le bandiere ucraine che rivendicano il gesto destano sospetti di un depistaggio da parte del Cremlino, considerando anche che i danni al centro abitato e alla popolazione sono stati pressochè inconsistenti.

Zelensky, alla domanda fattagli su una rivendicazione di quel gesto da parte dell’Ucraina ha risposto piccato: “Rifiuto, in generale, di svelare gli ordini con cui dirigo i miei generali e il mio esercito.”

Il che, dal suo punto di vista, è piuttosto comprensibile.

Il presidente ucraino ha poi aggiunto che quella di Belgorod era una zona tattica per le truppe russe, sia per la vicinanza al confine sia perchè proprio da lì partivano i missili che venivano poi scagliati sulla sua gente.

Insomma, sulla questione Belgorod i dubbi rimangono in piedi.

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