Gorbaciov vuole fermare Putin: 3 motivi per cui ci riuscirà!

Gorbaciov con la sua intervista ha dato voce agli intellettuali dissidenti, alla libertà di stampa e al popolo russo vessato, che non voleva la guerra.

Gorbaciov ormai ha 91 anni. La sua salute è peggio che precaria. Questo però non gli ha impedito di dire la sua, intervistato dal premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov:

Bisogna scongiurare la minaccia nucleare: Putin va fermato!

E non è la prima volta che accade. Già dieci anni fa, dopo vent’anni dalle sue dimissioni e in ocasione delle prime proteste verso Putin, Gorbaciov si era già espresso con severità verso il nuovo leader, in occasione delle proteste a Mosca in cui si chiedeva che l’esito delle legislative promosse da Putin venisse annullato, per presunti brogli.

In quell’epoca, forte del fatto di aver traghettato il Paese fuori da una situazione ben più complessa, Gorbaciov aveva letteralmente consigliato a Putin di farsi da parte. Tre mandati, due come presidente e uno come premier sono più che sufficienti, aveva asserito.

Dunque, la disapprovazione di Gorbaciov verso Putin è già storia recente e non scaturisce certo dall’invasione verso l’Ucraina.

Gorbaciov era contrario al conflitto di interessi, alla formazione di circoli di potere, di clan di oligarchi. Almeno, questo diceva 10 anni fa nei suoi interventi presso la televisione russa.

Gli oligarchi potrebbero ribaltare Putin, perchè sta perdendo il loro consenso.

Quindi, secondo quanto riportato da fanpage.it, gli stessi uomini ricchissimi che hanno composto la cricca di Putin fino a poco tempo fa, potrebbero ritorcersi contro il loro leader.

Il padre della Perestroika (che letteralmente significa “ricostruzione”), anche lui vincitore del premio Nobel, si dimise frettolosamente poichè non era gran che amato dal suo popolo e fu prontamente sostituito da Boris Eltsin.

Eppure quel nobel lo ottenne per aver rifiutato di schiacciare e soffocare con le armi i Paesi coinvolti nel Patto di Varsavia durante i lori cambi di regime, nonchè per aver accompagnato a conclusione l’esperienza comunista dell’ex Unione Sovietica.

Da allora però si mise all’opposizione e continuò a farsi portavoce di quei valori di democrazia e trasparenza che introdusse nella società sovietica.

La Russi è in effetti un paese che ha attraversato forti metamorfosi, e dopo la rimozione della statua di Lenin ha dimostrato negli anni di volersi affrancare dal “culto della personalità” che invece il leader Putin ha ricominciato a promuovere in seguito con gran forza, fino ad arrivare al tragico epilogo dei giorni nostri.

Sette anni fa invece, dopo venticinque anni dal crollo del muro di Berlino, Gorbaciov si ritrova in una sorta di alleanza ideologica con Putin: il protagonista della Guerra Fredda si è ritrovato a bacchettare gli Stati Uniti. Per conto suo, a quel punto, Putin aveva ragione a difendere gli interessi della Russia.

Gorbaciov, anche di fronte al cancelliere tedesco Angela Merkel, durante le celebrazioni berlinesi per il ventincinquesimo anniversario dell’abbattimento del Muro, accusò gli amaricani di fomentare la crisi ucraina, per i propri interessi.

Questo dimostra che Gorbaciov molte cose le aveva capite con grande anticipo.

Oggi cosa può fare quest’uomo anziano, stanco, di fronte agli accadimenti drammatici cui tutti stiamo assistendo con sguardo attonito?

Indubbiamente, la sua voce ha ancora un peso.

Gorbaciov può ancora influenzare l’opinione pubblica

La reputazione di Putin non è inattaccabile, non ha un’adesione compatta presso i cittadini russi.

Così come viene riportato su tg24.sky.it sulla scorta del dialogo avvenuto con il Nobel Muratov, che per incontrarlo si è presentato al suo capezzale, visto che Gorbaciov ora è ricoverato. Le sue parole poi sono state oggetto di una discussione presso il Parlamento UE.

Sempre secondo il Nobel Muratov:

Il bombardamento nucleare è una minaccia tangibile

Affermazione riportata da repubblica.it

Insomma, Muratov così come lo stesso Gorbaciov, all’unisono, pensano che la tentazione tanto paventata di attaccare con ordigni nucleari potrebbe diventare una drammatica realtà.

Gorbaciov ha una storia troppo potente, troppo presa in considerazione dai suoi ex cittadini, nonostante il fatto che sia in fin di vita e che abbia abbandonato la leadership da diverso tempo. 

La speranza è che il popolo russo lo ascolti e si ricordi di come lui in precedenza aveva promosso quegli ideali liberali di democrazia che sono così agli antipodi rispetto alla gestione successiva putiniana e che in qualche modo possano far sentire la propria voce.

La faccenda è intricata perchè ogni tentativo di controbattere o contraddire Putin fino ad ora si è risolto nel veleno, o nel sangue.

Ricordiamo un caso che fu di costume, ma anche di grande attualità: quello del collettivo femminista Pussy Riot, che con le loro provocazioni artistiche e mediante la musica punk avevano tentato di sovvertire l’ordine, di ripristinare i diritti degli omossessuali, mandando in crisi Putin con i loro sberleffi.

Ebbene, dobbiamo ricordare anche la fine che fecero queste ragazze: arrestate, e costrette a lavorare nei Gulag.

Nadia Tolokonnikova, una di queste giovani dissidenti, ricorda giornate composte da 17 ore di lavori forzati e violenze, si parla di pestaggio a sangue se non di peggio, con buona pace della libertà di espressione, e di opinione, che nella russia di Putin non c’è mai stata.

Gorbaciov può rimediare alla censura della stampa?

Gli esisti dei sondaggi sono chiarissimi: la stragrande maggioranza dei russi non voleva in alcun modo la guerra.

Per questo motivo si pensa che una rivoluzione popolare, al dato attuale, sia impossibile: questi sono gli effetti della dittatura. Chi dice troppo, muore. Non ci sono vie di mezzo.

Le manifestazioni contro la guerra, a Mosca, ci sono state: gli arresti non si contano. si parla di duemila persone finite il carcere ma esiste il timore che queste siano molte di più.

Fa anche sorridere che le disposizioni per prevenire il Covid, qui da noi in italia abbiano fatto urlare diverse persone alla “dittatura sanitaria”. Purtroppo, chi dice questo non ha mai assaggiato gli effetti di una dittatura vera, imposta, la violenza che trasuda un modo di vivere non scelto ma subito.

Per quanto riguarda la libertà di stampa in Russia pare che Putin abbia già preso dei provvedimenti, ancora più estremi dei precedenti, riducendo le maglie della censura ad un muro invalicabile per il quale i media indipendenti non esisteranno più.

Potranno parlare solo i media e le televisioni di stato, debitamente rimbeccate dal loro leader.

Per questo motivo la voce di Gorbaciov e l’intervista di Muratov sono così importanti: sono un tentativo di resistenza, di raggirare il regime, di dare voce a un parere dissidente.

Una voce autorevole peraltro, che è quella di due premi Nobel.

Due voci autorevoli che chiedono di fermare questa follia: il problema è come, ma l’importante è che qualcuno, dall’alto, abbia la forza di dirlo, perchè ogni tentativo di protesta dal basso rischia di essere soffocato con violenza inaudita.

Come Gorbaciov ha aiutato la stampa, intervenendo

Forse non sarà utile o sarà un tentativo fallimentare, ma non importa: l’importante è portarlo avanti.

Un manipolo di intellettuali si è schierato contro il Cremlino, con il proprio brusio dissonante. Una fioca speranza di dare contro al regime, vero, ma se fossimo tutti taciturni saremmo tutti complici.

Il sostegno che Gorbaciov ha dato alla libertà di stampa risiede proprio nell’aver accettato di parlare con Muratov: direttore di Novaya Gazeta, che fu la testata per cui ha lavorato anche la più agguerrita dissidente di Putin, Anna Politkovskaya, uccisa nel 2006, anch’ella  premio Nobel per la Pace.

Sappiamo che Gorbaciov non è stato un santo, non vogliamo quindi santificarlo ma riconoscere i suoi meriti di oppositore alla censura, da sempre: già nel 1985 egli sostenne la necessità di una riforma anche culturale della Russia.

Le sue riforme, all’inizio, si focalizzarono sui temi dell’accellerazione e del controllo di stato, ma si tradussero rapidamente in liberalizzazione, apertura e trasparenza. Ne trasse giovamento anche il cinema, finalmente libero da censure, come spiegato, per chi volesse approfondire, nel sito perestroika.it

E fu così che il cinema sovietico entrò di diritto a far parte del patrimonio culturale dell’umanità.

Sostenere Muratov è sostenere anche le sue scelte impavide: la sua testata è uscita sia in lingua russa, che ucraina, per dare sostegno e forza al paese colpito. Di questi tempi non è poco.

Ha pubblicato un editoriale che definire eversivo è poco: “dichiaro lo stato di lutto, la Russia ha invaso l’Ucraina per volontà di Putin, nessuno lo sta bloccando, noi siamo atterriti, pervasi dalla mortificazione e dalla vergogna.”

Come se ciò non bastasse Muratov ha alzato anche la spada contro lo stesso Putin, reputandolo un leader pericoloso, inadeguato, controproducente. La disinvoltura con cui sfoggia il pulsante della morte nucleare è la stessa disinvoltura con cui si espone un’automobile di lusso.

Siamo d’accordo sul fatto che tutto ciò è blasfemo, immorale, figlio di quella stessa oligarchia, che, ci auguriamo, come promesso tenderà almeno in parte a voltargli le spalle.

Ricordiamo anche che lo stesso Muratov, in occasione della consegna del suo premio nobel, finì nel mirino di Putin che gli rivolse parole taglienti: “Non creda che adesso, con il nobel, Muratov possa cambiare lo status quo.”.

Noi invece vogliamo, e speriamo, che egli possa farlo. Anche con il sostegno di Gorbaciov e di tutti gli intellettuali che si sono stretti intorno a lui in una rivendicazione piena di orgoglio e libertà.

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