Attacco al deposito di petrolio: la Russia non convince!

Alla luce dei dati raccolti, sembra improbabile un attacco aereo di Kiev dai cieli russi sul deposito di petrolio in fiamme. La Russia influenza i negoziati.

Otto serbatori di petrolio sono stati dati alle fiamme in Russia, nella località di Belgorod: impressionanti le immagini trasmesse, che rimbalzano tra i media di tutto il mondo.

Un muro di fiamme sembra toccare il cielo, la situazione è piuttosto suggestiva al deposito Rosneft.

Non si è fatta attendere l’accusa del Cremlino verso quello che sarebbe secondo loro un attacco di matrice ucraina, in prossimità del confine settentrionale.

“Il governatore  Vyacheslav Gladkov hadichiarato mediante il suo account Telegram che un raid portato avanti da due elicotteri riconducibili alle forze armate di kiev ha bombardato il sito dove era custodito il greggio, dandolo così alle fiamme.”

leggiamo su adnkronos.com

Per gli analisti, rimane complesso commentare a caldo senza nutrire delle perplessità sulla maternità dell’attacco attribuito a Kiev.

Purtroppo, fa parte del pacchetto guerra anche una cascata di notizie fasulle o poco attendibili che si susseguono con rapidità sconcertante, a fronte di verifiche che avrebbero bisogno di più tempo per essere convalidate.

“Tra le altre cose, c’è chi avrebbe messo in campo la possibilità dell’utilizzo di bandiere ucraine contraffatte per mistificare le vere origini dell’attacco.”

così leggiamo su lastampa.it

Rimane comprensibile quindi la volontà di verificare i fatti e andarci con i piedi di piombo: purtroppo non è raro, durante i conflitti, che una delle parti metta in scena azioni ingannevoli o mendaci allo scopo di influenzare l’opinione pubblica a proprio favore.

Purtroppo, si tratta di comportamenti addebitabili a un’insana propaganda che tende a sollevare molte difficoltà di tipo interpretativo.

“Se la versone del governatore di Belgorod è attendibile, parliamo di due elicotteri che si sono introdotti nel campo aereo russo muovendosi a bassissima quota. Sarebbe il primo attacco da parte di Kiev dalla genesi del conflitto.”

riporta agi.it

In ogni caso, il dato certo è che dall’ucraina la guerra è sconfinata in Russia: ciò è allarmante anche e soprattutto nell’ottica dei possibili negoziati di pace, che con fatica stando procedendo, lentamente e stentatamente.

Attacco al deposito di petrolio in Russia: come ha risposto Mosca e quali sono stati i primi interventi sul campo

In quello che Mosca denuncia come un attacco militare voluto da Kiev, sono entrati immediatamente in campo il ministero russo per le emergenze e centosettanta pompieri a bordo di cinquanta mezzi per estinguere le fiamme alte diversi metri. 

I civili abitanti nelle dimore più prossime al tremendo rogo sono stati celermente evacuati.

Stando a quanto afferma il primo cittadino, Anton Ivanov, nessuno si sarebbe fatto male, data la tempestività dell’intervento.

Altre fonti invece parlano di due persone ferite non gravemente tra i civili.

Il Cremlino insiste sul fatto che sia stata una rappresaglia ucraina a porre nel mirino il deposito di greggio.

Insomma, questo presunto attacco di Kiev non avrebbe portato a conseguenze devastanti, come quelle che stiamo vedendo invece svolgersi in Ucraina per mano della Russia.

Fino ad oggi Kiev ha solamente tentato di difendere i propri confini e le zone invase: nessuno si aspettava una rappresaglia simile, ammesso che sia veramente di matrice ucraina.

Attacco al deposito di petrolio: la versione di Mosca sull’intervento di Kiev è veritiera?

Due bandiere posizionate su degli elicotteri di per se non significano nulla: saranno piuttosto le verifiche fatte sui mezzi aerei in questione a dare qualche risposta più attendibile.

Peraltro, al contrario dell’Ucraina che non gode della no-fly zone, i cieli russi sono pattugliatissimi: stupisce pensare che due elicotteri, per quanto a bassa quotar, siano potuti sfuggire ai potenti radar russi.

L’attacco dell’esercito ucraino sul suolo russo, che sia verificato come tale o meno, sarà comunque tenuto in conto e peserà gravemente sugli accordi di pace, ricominciati oggi 1 aprile tramite delle videoconferenze.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che l’azione di Kiev sul deposito di petrolio non andrà a generare condizioni favorevoli per i negoziati.

Suona un po’ come una scusa.

Il ministero dell’Energia russo nel frattempo si è affrettato ad informare la cittadinanza che il rogo del greggio non cambierà le sorti dei rifornimenti alla regione e sui costi della benzina.

Non sembra per nulla credibile che Kiev si sia imbarcata in un’azione del genere per compromettere i tanto agognati accordi di pace, peraltro creando danni risibili o nulli.

C’è qualcosa che non torna: serpeggia il dubbio che Mosca stia mentendo e che questo attacco sia davvero frutto di una propaganda mirata a gettare cattiva luce su Kiev e rallentare ulteriormente dei negoziati per i quali il Cremlino non sembra nutrire troppo interesse.

Attacco al deposito di petrolio in Russia: il confronto con la situazione attuale in Ucraina.

Come già detto, per quanto riguarda il rogo al deposito di petrolio in territorio russo portato avanti da due elicotteri che volavano a bassa quota non abbiamo notizie molto consistenti al momento: si parla di (forse) due feriti non gravi.

La quantità di vittime in Ucraina invece, avrebbe raggiunto proporzioni da brivido.

“Stando ai dati riferiti dalla Procura di Kiev si sta sfiorando la cifra di quattrocento minori deceduti o gravemente colpiti dalla genesi del conflitto.”

scrive oggi ansa.it

Le recrudescenze non conoscono sosta.

Stando a quanto lasciato trapelare dai servizi segreti britannici, l’esercito ucraino avrebbe respinto le invasioni su Sloboda e Lukashivka localizzate nella zona meridionale a Chernihiv.

Le truppe di Kiev sull’estensione di una delle più rilevanti vie di rifornimento continuando a portare a termine una difesa disperata ma efficace verso i tentativi espansionistici di Mosca.

Si tratta di zone cruciali secondo gli 007 inglesi, perchè colpite duramente da attacchi missilistici da parte della Russia, la quale al contrario di quello che sta facendo, aveva garantito un calo della belligeranza in queste località.

Dall’Ucraina giunge una voce secondo cui più di centomila civili sarebbero ancora tenuti in ostaggio a Mariupol, impossibilitati a lasciare la città che era la mira strategica di Putin, privati di acqua, cibo e medicinali da ormai più di un mese.

Anche oggi è stata emessa da Mosca la notizia di un possibile corridoio umanitario, cui Putin avrebbe accennato anche nel corso della sua telefonata con Draghi di cui ho scritto qui, in un mio precedente articolo.

Ma a dispetto delle notizie rilasciate, questo corridoio sembra un’operazione che stenta ad essere messa in pratica, da promesse illusorie e timore di ritorsioni.

Eppure il corridoio umanitario non è importante solo per l’evacuazione dei civili, ma anche per fornire loro gli aiuti dovuti e di cui al momento sembrerebbero ancora privati.

Stando a quanto racconta un cronista della BBC, solo uno sparuto convoglio della croce Rossa internazionale avrebbe lasciato sinora Zaporizhzhia, dirigendosi nella direzione Mariupol per dare una mano concreta ai civili.

Nonostante la buona intenzione di portare a termine le operazioni entro lo scadere della giornata odierna, le garanzie di incolumità richieste alle truppe russe non sarebbero soddisfacenti, nè considerate affidabili.

Transitare nell’area di Mariupol è infatti estremamente pericoloso per chiunque.

Attacco al deposito di petrolio in Russia: per quale motivo potrebbe avere un ruolo nei negoziati?

Gettare discredito sull’Ucraina è sicuramente, dall’inizio del conflitto, uno degli obiettivi della propaganda russa.

Nonostante l’azione di diversi mediatori, dalla Turchia, a Israele, all’offerta di Draghi di farsi garante di pace, fino all’oligarca Abramovich che ha rischiato di rimetterci le penne in nome della democrazia, questi negoziati stentano a decollare.

Per quale motivo la Russia è così refrattaria a trovare degli accordi?

La tendenza del Cremlino al momento sembrerebbe quella di bombardare molto e negoziare poco, rispondere a sanzioni con altre sanzioni ancora più severe e porre delle condizioni già note.

Putin rimane il protagonista assoluto della crisi che ha scatenato.

Chi è stato invaso, cinque giorni dopo l’invasione delle truppe Russe, l’Ucraina ha comunque avuto il fegato di sedersi al tavolo con i rappresentanti di Mosca: aggressore e aggredito si sono guardati in faccia e hanno parlato a lungo in un luogo segreto della Bielorussia (alleata della Russia).

La dice lunga che già a quell’epoca a fronte della diplomazia ucraina composta da grandi nomi, i russi avevano inviato al colloquio figure di secondo piano.

Anche dopo la stretta internazionale e l’isolamento dell’autocrate, Mosca sembra non voler cedere di molto e attende che le concessioni maggiori arrivino invece da Kiev.

In una telefonata con Macron, Putin aveva dichiarato le proprie condizioni per fermare la guerra.

Attacco al deposito di petrolio in Russia: come Putin scredita l’Ucraina

Quello che interessa allo zar è completare la smilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina, slogan ormai desueto e già abusato nel corso dei suoi interventi pubblici in patria.

Punto focale poi sarebbe stato il mantenimento dell’Ucraina nella sua neutralità, impedendole di fatto di entrare nella NATO.

Putin inoltre vuole il totale riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea, che il Cremlino aveva annesso già 8 anni fa, oltre a impossessarsi di Mariupol e del Donbass.

Una delle balle di putin è stata quella di incolpare Kiev di usare i suoi civili come scudi umani, mentre il suo innocente esercito non era intenzionato a colpirli. Purtroppo le immagini che abbiamo visto provenire dall’Ucraina narrano qualcosa di ben diverso.

Incolpare Kiev di qualcosa che non ha commesso, sembra essere per Mosca un tentativo di tirare tutta la coperta dalla propria parte.

Maggiori consensi, maggiore potere. 

Peccato che pochi ormi ci cascano.

E dopo aver ricordato tutte queste dichiarazioni, in particolare l’ultima riferita ai civili, nonchè le insinuazioni di Putin sulla propaganda dell’Ucraina in combutta col bugiardo Occidente, l’ipotesi di un incendio sul deposito di petrolio voluto non da Kiev ma da Mosca è sempre più plausibile.

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