L’Euro non è stata la nostra salvezza, ma il nostro disastro

Un'indagine condotta dall’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit ha evidenziato che l'euro non ci ha salvati, ma è stato il nostro disastro!

Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più.“, ve la ricordate questa famigerata frase? Fu pronunciata da Romano Prodi prima dell’ingresso dell’Italia nella moneta unica, nell’euro.

Ma è andata davvero così?

Nel 2019 in un’intervista al Sole 24 ore, il professor Tremonti ebbe occasione di parlare dell’euro e di dire la sua, a distanza di vent’anni dalla suo ingresso.

Il professore racconta che parlò per la prima volta dell’euro alla Oxford Union Society, il 18 febbraio 1999. Si stava dibattendo sul fatto se l’euro fosse nel nostro interesse oppure no. In quell’occasione il professor Tremonti avrebbe dovuto dimostrare che alla Gran Bretagna sarebbe convenuto l’euro sulla sterlina. Alla fine la Gran Bretagna votò comunque a favore della sterlina e, secondo il professore, anche oggigiorno la Gran Bretagna prenderebbe la stessa decisione.

Nel 2019 qual’era il punto di vista del professore Tremonti sull’euro? 

Secondo il professore l’euro, nonostante fosse solo una moneta, fu concepito come uno strumento economico che sarebbe servito alla politica. In che senso? Nel senso che si pensava che potesse spingere i paesi a cambiare le loro politiche economiche. 

Il professore ammise anche che il cambio lira/euro con tutta probabilità è stato influenzato in negativo come una specie di pizzino applicato sul biglietto di ingresso.

Ma si potrebbe mai tornare indietro alla Lira? Il professore fu chiaro nella sua intervista: “un conto è uscire da una moneta nazionale per entrare in una moneta sovranazionale. Un conto è fare il contrario. Un paese facendo così perde il suo futuro senza riacquistare il suo passato. Nel frattempo c’è stata la globalizzazione che distruggerebbe tutta l’operazione. 

L’ex premier Prodi, invece dà la colpa al Centrodestra, perché secondo lui quando a inizio 2002 l’euro cominciò a circolare, non vigilò adeguatamente. 

Ma com’è la realtà dell’euro oggi? È stata davvero la nostra salvezza o è stato la nostra distruzione?

L’euro è una moneta completamente atipica. Per la prima volta nella storia, si ha moneta senza governi e governi senza moneta. Da allora sono passati vent’anni e ad oggi ci ritroviamo con i prezzi raddoppiati e le retribuzioni dimezzate.

Un’indagine condotta dall’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit e dal Centro Ricerca e Studi di “Alma Laboris Business School”, ha confrontato i prezzi di un paniere di 100 beni e servizi e ha analizzato le differenza tra i tempi della lira e i tempi moderni, con l’euro. Il risultato della ricerca è a dir poco sconvolgente, ed è riportata da La Stampa. 

I prezzi di alcuni prodotti sono addirittura triplicati; è il caso del cono gelato, che nel 2001 costava 1.500 lire (0,77 euro), mentre oggi costa in media 2,50 euro con un aumento del 224,7%. Pensate per esempio ad una semplice penna, che è passata da 500 lire, ovvero 0,26 centesimi a 0,80 centesimi di euro con un aumento del 207,7%. La pizza margherita ha subito un rincaro del 94% e un semplice tramezzino del 200%. 

Che dire dei trasporti cittadini? A Milano il biglietto del bus cittadino è passato da 1.500 lire, ovvero 0,77 centesimi di euro, a 2 euro, con un aumento di quasi il 160%. 

E mentre i prodotti per l’igiene della persona e della casa hanno subìto un aumento di circa il 50%, sono i prodotti alimentari ad aver avuto la mazzata più grande. I biscotti sono aumentati del 159%, la passata del 148%, le uova del 103%  e così via.

Che dire delle retribuzioni, aumentano alla stessa velocità dei prezzi, con l’euro?

La retribuzione media annua è aumentata in vent’anni solo di circa il 50% secondo questa ricerca. Un aumento insufficiente a coprire gli elevatissimi aumenti dei beni e dei servizi. 

Nonostante questi dati incontrovertibili, secondo Prodi la moneta unica è un vero e proprio pilastro. La valuta è forte, si è sviluppata e anche se non è ancora paragonabile al dollaro, resta un punto di riferimento per l’economia mondiale. 

Afferma Prodi:“la storia ha dimostrato quanto torto avessero le persone, premi Nobel compresi, che sostenevano che l’Euro non avesse alcuna possibilità di sopravvivere”. Mi verrebbe voglia di chiedere al professore: “sì, ok, ma a quale prezzo? Ne è valsa davvero la pena? Per il popolo, per i cittadini?”.

Nel 2018 a Il Giornale Ashoka Mody, economista di fama internazionale, affermò che la moneta unica ha disgregato l’Europa e che la Banca Centrale ha cantato vittoria troppo presto. L’economista ha fatto anche parte del Fondo monetario internazionale, dunque ha le competenze per dire quello che pensa. 

L’economista ha scritto anche un libro dal titolo inequivocabile: “Euro Tragedy: A drama in nine acts”. L’Euro, insomma, sarebbe una tragedia, cui saremmo arrivati mediante nove atti.

Intervistato da La Verità, l’economista Mody ha affermato che, nella realtà, non c’è mai stata una sola valida ragione per realizzare una moneta unica.

Una delle ragioni per cui l’Euro non ha funzionato è la diversità di politiche economiche che ogni paese porta avanti

Una moneta unica non funziona quando ci sono stati diversi che si muovono in direzioni diverse e decidono cose diverse, hanno normative diverse, un’economia diversa l’una dall’altra. L’euro, insomma, è servito a far emergere forze e debolezze già esistenti dei paesi che l’hanno introdotto.

E non solo! La moneta unica ha reso ancora più profonde anche le divisioni politiche tra i paesi, perché è praticamente impossibile che tutti i paesi procedano alla stessa andatura. Ma la “tragedia” dell’euro, secondo l’economista, è destinata a non avere fine, continuerà a dividere le nazioni europee. 

Ma i politici hanno deciso di continuare su questa strada nonostante tutte le evidenze e a pagarne le conseguenza sarebbero stati soprattutto i paesi del mediterraneo come l’Italia. I leader italiani dell’epoca si convinsero che l’euro avrebbe obbligato la classe dirigente a realizzare migliori politiche economiche. Ma così invece non è stato.

Anzi è l’economia che si è trascinata dietro la politica, la conseguenza è che nell’Eurozona non c’è un tenore di vita omogeneo.

L’Euro e il disastro della Grecia

Ce lo ha dimostrato la Grecia che, nonostante i suoi errori, ha pagato un prezzo davvero troppo elevato in termini umani ed economici. Dopo i finti successi iniziali, è arrivata l’oscurità dell’euro, le manovre di austerità, la rigidità della normativa. Adesso qualcuno ammette che quelle non furono politiche adeguate a tutti i paesi, ma in tutti questi anni, però, molti paesi hanno incorporato tali normative addirittura nella propria costituzione come l’Italia e hanno perso anni preziosi di crescita

Ritornare alla lira, sarebbe davvero impossibile, perché si inizierebbe a guadagnare in lire, ma si ripagherebbero i debiti in euro e molti fallirebbero, essendo impossibilitati a ripagare quei debiti. Se uscisse anche la Germania dall’euro, allora sarebbe diverso, altrimenti si rivelerebbe solo un disastro.

Non è solo una moneta unica che unisce un continente. Affinché un’unione monetaria funzioni è necessario condividere almeno parte della sovranità fiscale ed economica. 

Si sarebbe dovuto creare un governo europeo fiscali, con poteri fiscali, ma la Francia all’epoca si oppose fermamente e così si scelse la via dell’austerità, del Patto di Stabilità e di crescita. Questo significava che l’Europa avrebbe avuto il potere di fissare i limiti e i confini di ogni stato per esercitare la loro sovranità. 

Il potere della Germania prima dell’Euro

Prima dell’euro, ogni volta che la potente Bundesbank tedesca cambiava i tassi di interesse, le altre banche centrali  degli altri paesi seguivano la stessa linea. L’unico paese sovrano e potente dal punto di vista monetario era la Germania. La Germania entrando nell’euro, voleva dimostrare di diventare “europea” ed impedire una sua egemonia, ovvero l’egemonia che aveva avuto sino a quel momento.

Anche uno studio di Bloomberg ci mostra, senza alcuna pietà, uno scenario devastante per il nostro paese in questi vent’anni di euro.

Basti pensare che tra il 1985 e il 2001 il Pil italiano è cresciuto del 44%, mentre dal 2002 al 2017, il Pil italiano è cresciuto di uno striminzito 2%. Per non parlare dell’export passato dal 136% tra il 1985 e il 2001, a un modesto aumento del 40,9%  dal 2002 al 2017. 

Da questa breve disamina, si comprende chiaramente che per i cittadini e le famiglie, l’euro non è stata la salvezza e il successo che ci erano stati promessi.

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