Putin taglia le forniture di gas: 6 Paesi che ci guadagnano

Se Putin decidesse di bloccare le forniture di gas quali sono le alternative per l'Europa e l'Italia? Ci sono dei paesi che potrebbero trarne vantaggio?

In questi mesi di crisi che ha raggiunto il culmine con l’invasione russa dell’Ucraina, una delle questioni più accese riguarda la dipendenza dei paesi europei dalle importazioni di gas naturale russo.

La Russia ha ridotto del 25% le proprie forniture di gas verso l’Europa nel corso dell’anno, anche se paradossalmente le forniture russe verso l’Europa sono notevolmente aumentate a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina, situazione facilmente spiegabile visti i prezzi furoi mercato.

Considerando che in media i paesi europei importano quasi il 90% del gas che consumano, e che la Russia fornisce all’Europa circa la metà di tutte le sue importazioni che provengono da paesi non UE, si capisce quanto potere Mosca possa avere su di noi.

Vediamo insieme quali sono i rapporti di dipendenza dei paesi europei nei confronti del gas russo e quali sono i paesi che potrebbero trarre vantaggio da questa situazione dovendo intensifiacare le fortinure di gas per l’Europa intera.

Il conflitto tra Russia e Ucraina continua a pesare sulla congiuntura internazionale e non ultimo sul fronte dell’energia in Europa. Chiunque in questo periodo si sta chiedendo cosa stia succedendo. Cerchiamo di fare chiarezza.

Succede innanzitutto che il prezzo del gas oggi è 4-5 volte più alto del normale. Una delle ragioni, sicuramente la più importante, è che la Russia ha ridotto del 25% le proprie forniture di gas verso l’Europa nel corso dell’anno e, nell’ultimo mese,  questa riduzione è arrivata addirittura un incredibile meno 40%, anche se i flussi russi verso l’Europa sono notevolmente aumentati dall’inizio del conflitto in Ucraina, questo flusso non dovrebbe interrompersi fino a che i prezzi resteranno su questi livelli. 

Insomma la Russia continua a minacciare l’Europa con la sua arma migliore quella energetica quasi certamente per scopi che non sono quelli di mercato, ma quelli politici.

Taglio delle forniture di gas russo: chi ne trae vantaggio?

La vera domanda da porsi è quanto può soffrire l’Europa se la Russia chiude i rubinetti o minaccia di farlo. 

La realtà è che alcuni paesi hanno una fortissima dipendenza dalla Russia se andiamo a vedere le loro importazioni, ma magari hanno qualcos’altro che li salva, perché per esempio producono molto più gas di quello che consumano, è il caso della Romania, oppure perché usano molto poco gas all’interno del loro mix energetico rispetto ad altre fonti è il caso della Finlandia.

E l’Italia? Noi importiamo circa la metà, del nostro gas da Mosca, ne produciamo poco, quindi quasi tutto il gas che usiamo è importato e il gas ha un ruolo fondamentale nel nostro Mix energetico Nazionale.

Un interessante approfondimento su quelli che sono i rischi per l’Italia, che riguardano non solo il gas ma l’intero interscambio con la Russia, si consigliad seguireil video YouTube di GeopopImport/Export Italia-Russia: cosa rischia l’Italia? Lo scambio commerciale non riguarda solo il gas“. 

Fatti tutti i conti l’Italia è il settimo paese europeo maggiormente esposto rispetto alla interruzione delle forniture di gas dalla Russia ed è il primo grande paese europeo per esposizione, siamo più vulnerabili della Germania, che pure importa tanto gas dalla Russia, e molto di più rispetto alla Francia che ha il nucleare o dalla Spagna. 

Quindi, cosa può fare nell’immediato l’Europa ( e l’Italia) per tamponare un’eventuale emergenza energetica e dunque ridurre la dipendenza dalle forniture di Putin?

Tra le varie soluzioni nell’immediato dovremmo acquistare più gas da altri paesi, quindi dall’Olanda e dalla Norvegia dalla Libia dall’Azerbaigian il dall’Algeria. 

Il nostro Paese, come il resto dell’Europa, ha tuttte le intenzioni di aumentare le importazioni di gas naturale rivolgendosi ad altri fornitori, tra cui gli Stati Uniti. Solo in questo modo l’Italia (e anche l’Europa) potranno rendersi indipendeti dalle fornuture di gas russo. 

Il Governo si sta attivando al fine di concretizzare questo aumento delle forniture dai altri gasdotti tra cui TAP dall’Azerbaigian, TransMed dall’Algeria e Tunisia e GreenStream dalla Libia.

L’altra soluzione è quella di intensificare le importazione di GNL ovvero di gas naturale liquefatto in parte dagli Stati uniti, ma chi gioca  un ruolo primario in questa situazione è il Quatar che è il secondo esportatore globale di gas naturale liquefatto.

Negli ultimi anni il Qatar ha avuto il mercato asiatico come riferimento, infatti nel 2020 ha esportato in Asia quasi il 70% di Gnl prodotto.

L’amministrazione Biden starebbe esercitando la propria influenza su Qatar per far arrivare più GNL in Europa.

Le due grosse multinazionali americane, Exxon Mobil e Conoco Philips sono legate alla Qatar energy attraverso degli accordi di joint ventures proprie nella gestione degli impianti di liquefazione che si trovano all’interno del polo petrolchimico di Ras Laffan proprio in Qatar ed è il più grande al mondo.

Putin taglia le forniture di gas: l’arma delle sanzioni economiche 

Intanto le sanzioni economiche sono l’unica arma a cui si è detto disposto a ricorrere l’Occidente, che da mesi ha escluso la difesa militare di Kiev dalle opzioni percorribili. 

Ma le sanzioni hanno una storia travagliata. Funzionano poco, solo se sono forti e imposte all’unisono da molti paesi del mondo, e se chi le subisce non è un nemico determinato a resistere.

Proviamo a fare chiarezza su quanto contino le sanzioni, e inoltre ci chiediamo: quanto potrebbe soffrirne Mosca? E cosa rischia l’Occidente? 

Mentre l’esercito Russia invadeva l’Ucraina ed entrava a Kiev,  Europa e Stati Uniti adottavano nuove sanzioni contro Mosca, sanzioni che Joe Biden, Presidente americano,  e Ursula von der Leyen, Presidente Commissione Europea, hanno definito senza precedenti. 

D’altronde come avrebbero potuto dire il contrario, le sanzioni economiche sono l’unica arma rimasta all’occidente .

A questo punto dovremmo farcela una domanda: le sanzioni funzionano? Purtroppo le sanzioni funzionano poco e soltanto a certe particolari condizioni.

Non siamo noi a dirlo ma alcuni studiosi hanno messo in fila tutta la storia dalla fine della prima guerra mondiale, più di cent’anni fa, fino ai giorni nostri ed hanno scoperto che le sanzioni economiche hanno raggiunto il loro obiettivo solo un 1/3 delle volte in cui sono state imposte. 

Questo tasso di successo scende ulteriormente a 1 volta su 4, quando lo scopo era quello di dissuadere o far cessare azioni militari.

Le cose sono ancora più complicate se il paese sanzionato non è democratico, come la Russia, in quel caso le sanzioni funzionano solo una 1 volta su 10. D’altronde di tutto questo abbiamo diversi esempi nella storia, esempi che restano veri a tutt’oggi.

E quindi non si può fare nulla? Le cose non stanno esattamente così, no tutto è bianco o nero. Innanzitutto le sanzioni hanno un valore non soltanto fattuale ma politico, simbolico. 

La politica è fatta spesso anche di simboli, infatti chi oggi impone sanzioni alla Russia non può chiudere gli occhi e fare finta di nulla di fronte alla più grave violazione della  e Pace della stabilità europea dalla fine della seconda guerra mondiale.

Poi le sanzioni varate dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dal Regno Unito di queste ultime settimane, sono molto più forti rispetto a quelle del passato e sicuramente infliggeranno un forte costo all’economia russa. 

Taglio forniture di gas: le sanzioni non sono globali

Ma un primo problema, è che le sanzioni non sono globali cioè non sono state imposte da tutti. Basti pensare ad altri grandi paesi: Cina India, Brasile, Arabia Saudita tutti questi paesi sono rimasti in silenzio. 

Certo la Russia è molto più esposta dalle sanzioni che arrivano dall’Europa, visto che quasi il 40% dell’interscambio avviene con i 27 paesi europei, ma dal punto di vista politico è simbolico, Putin sa di avere molte spalle su cui poter contare.

Infine, la verità che dobbiamo riconoscere è che neppure nel campo occidentale non siamo poi tutti così uniti perché le sanzioni non hanno un costo solo per chi le riceve, ma anche per chi le impone.

Infatti se la Russia, il paese colpito dalle sanzioni,  sta peggio magari non importerà più tante cose dall’Italia che non è un grande partner commerciale, oppure venderà meno cose che invece servono all’Italia,  ed è il caso del gas naturale russo.

Vediamo più in dettaglio i paesi che soffrono i contraccolpi più forti causati dalle sanzioni verso la Russia.

Per capire perché parliamo di divisioni tra paesi europei basti pensare agli Stati Uniti che sono stati i più forti difensori di sanzioni occidentali verso Mosca, perchè? Il motivo è semplice, hanno davvero ben poco da perdere.

Poi ci sono l’Italia e la Germania, infatti non  è un caso che siano anche tra i paesi più riluttanti più esitanti nell’imporre forti sanzioni contro la Russia. 

Ecco il problema sta anche qui l’unica arma che abbiamo quella delle sanzioni è un’arma spuntata, andrebbe bene se riuscissimo a utilizzarla il più possibile e per lungo tempo per far capire alla Russia che ciò che sta facendo in questi giorni, in queste ore non può essere tollerato, ma soprattutto andrebbe bene se riuscissimo tutti insieme.

Putin sa che ci sono modi per dividere gli alleati in questo momento stanno agendo compatti, ma perché inizino ad emergere le prime divisioni, probabilmente basterà aspettare.

Toccherà ai governi europei a tutti noi, vigilare perché ciò che sta accadendo proprio adesso in Ucraina, non venga presto dimenticato. 

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
781FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate