Studio inglese: ecco come l’Alzheimer potrebbe essere “trasmissibile”

Un recente studio inglese sull'Alzheimer rivela che in alcuni casi la malattia potrebbe essere trasmissibile. Vediamo in che modo.

Uno studio inglese ha fatto un’importante scoperta sull’Alzheimer, malattia di demenza senile che, se confermata, potrebbe portare a degli sviluppi in tema di prevenzione. Entriamo nel dettaglio della ricerca per capire cosa potrebbe cambiare e quali precauzioni prendere.

Alzheimer: cosa rivela uno studio inglese

La ricerca suggerisce che l’Alzheimer potrebbe essere “trasmissibile” attraverso alcuni trapianti ormonali. Lo studio si basa sull’analisi di otto pazienti che negli anni Ottanta si sono sottoposti a trapianti di ormone della crescita ricavato da ghiandole pituitarie di persone decedute.

Gli studiosi sottolineano che la malattia non è affatto contagiosa: la precisazione è d’obbligo. Lo studio inglese pubblicato sulla rivista Nature Medicine non implica che l’Alzheimer si possa contrarre nella vita quotidiana o stando a contatto con pazienti affetti dalla malattia.

Cosa è emerso dalla ricerca inglese

Cinque di questi pazienti, molti anni dopo, hanno sviluppato demenza durante la mezza età. Secondo gli studiosi, la causa sarebbe da attribuire alle “proteine tossiche” presenti nell’ormone della crescita trapiantato, che avrebbero innescato l’insorgenza dell’Alzheimer decenni prima rispetto all’età tipica.

E’ necessario sottolineare che questa pratica non viene più utilizzata da tempo, proprio per il rischio di trasmissione di malattie come il morbo di Creutzfeldt-Jakob.

Su chi è stata condotta la ricerca

Lo studio apre comunque nuovi sviluppi per la ricerca sull’Alzheimer e suggerisce che la demenza potrebbe svilupparsi nel cervello in modo simile a un “prione”, ossia una proteina alterata in grado di trasmettere patologie.

Nel caso specifico, questa informazione è derivata dalla ricerca condotta su un un gruppo di pazienti senza predisposizioni genetiche all’Alzheimer. I ricercatori ipotizzano che il trapianto abbia trasmesso loro i “semi” delle proteine beta-amiloidi, responsabili dei cluster che danneggiano il cervello.

Tuttavia, si tratta di un evento estremamente raro e circoscritto a una terapia di tipo obsoleto. La direttrice di Alzheimer Research UK, Susan Kohlhaas, rassicura: “Non c’è motivo di allarmarsi. Il rischio di contrarre l’Alzheimer in questo modo è praticamente inesistente.”

Necessitano ulteriori indagini

Lo studio condotto in Inghilterra rappresenta comunque un passo avanti importante nella comprensione dell’Alzheimer e potrebbe aprire la strada a nuove strategie di prevenzione e cura. Molte volte si è sottolineata la differenza tra demenza senile e Alzheimer i cui sintomi possono essere difficili da individuare in via preventiva, in quanto iniziano con piccoli segnali, talvolta impercettibili, destinati a peggiorare sempre di più con il tempo.

Nonostante lo studio è stato condotto su un numero limitato di pazienti, i risultati necessitano di ulteriori conferme. Questo perché non è chiaro se il rischio di trasmissione dell’Alzheimer sia presente anche in altri tipi di trapianti ormonali. Va comunque sottolineato che ad oggi la ricerca ha fatto passi in avanti sulla possibilità di prevedere il rischio di demenza senile grazie a 4 proteine.

Luana La Camera
Luana La Camera
SEO Copywriter, classe 1986.Vivo nella città di Cosenza, in Calabria. Laureata in Scienze Politiche presso l’Università della Calabria, sono appassionata di scrittura. A febbraio 2022 ho pubblicato “La Carta che non si ricicla” con la casa editrice 4 Punte Edizioni. Si tratta di un piccolo manuale dedicato ai principi fondamentali dello Stato italiano. Inoltre sono ideatrice del corso “Diritto costituzionale da zero” presente sulla piattaforma di Udemy. Collaboro con professionisti dell’ambito giuridico nella realizzazione di testi per siti web.
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