La riforma pensioni del governo Meloni può saltare: ecco perché

La riforma pensioni del governo Meloni può saltare e i motivi risiedono nei tempi stretti e nella mancanza delle coperture finanziarie necessarie.

La riforma pensioni del governo Meloni può saltare: perché?

Nuovo governo, ma stessa storia. Anche il precedente esecutivo ha trovato non pochi intoppi nell’organizzazione e realizzazione di una riforma pensioni che vada nella direzione di abbandonare sempre più misure provvisorie che, pur mettendo una toppa nel breve periodo, non risolvono il problema in maniera strutturale.

I tempi sono stretti, ma i problemi del nostro Paese sono diversi e molti gli interventi di una certa urgenza che spettano al governo.

Ma i fattori che hanno portato a un blocco dei lavori in questo senso sono diversi. In primis, il ritardo sulla terza riunione tra governo e sindacati, con focus sulle misure di flessibilità per superare la Legge Fornero.

Viene, dunque, da chiedersi quando proseguiranno i lavori e quali sono i segnali che portano a pensare a un blocco totale della riforma, tanto attesa ormai da tempo.

Perché la riforma pensioni del governo Meloni rischia di saltare: l’incontro tra governo e sindacati

Nelle scorse settimane si erano svolti i primi incontri tra governo e sindacati, ma della terza riunione in programma non sono ancora giunte notizie.

Ma si tratta di un incontro cruciale: l’argomento, infatti, sarebbe quello delle prossime misure di flessibilità per il 2024 per permettere a molti italiani di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro e superare la temuta legge Fornero.

Un obiettivo che il governo Meloni è intenzionato a raggiungere entro il termine della legislatura.

Le cose, però, hanno preso tutt’altra piega. La volontà di governo e sindacati di raggiungere un accordo entro il mese di aprile, in occasione della presentazione del Def (documento di economia e finanza) contenente le previsioni di spesa per il prossimo anno, sembra non bastare a trovare la quadra.

Non essendo stato fissato il terzo incontro, la scadenza ad aprile non sembra possa essere rispettata. Il risultato sarebbe uno slittamento alla fine dell’estate, con la nota di aggiornamento del Def entro il 20 settembre.

La riforma pensioni potrebbe saltare per gli impegni del governo su altre misure

La difficoltà di rispettare le date di scadenza in relazione alla riforma pensioni è un tasto dolente che il nostro Paese conosce bene.

E uno dei fattori che spesso ha portato il governo a posticipare appuntamenti così importanti è da ricercare nell’immenso lavoro su altre misure fondamentali per il Paese.

Ne sono esempio diversi altri punti sui quali sono necessari interventi impellenti, come il Superbonus, le conseguenze della guerra in Ucraina o la questione migranti.

Ancora, nell’agenda del governo c’è la necessità di offrire nuove soluzioni in vista dell’abolizione del reddito di cittadinanza nel 2024.

In merito a questo tema, proprio negli ultimi giorni ci sono state importanti novità. Il governo sta, infatti, delineando una nuova misura di contrasto alla povertà. Si tratta della MIA (misura di inclusione attiva) che potrebbe prendere il posto del RdC già a partire da settembre di quest’anno.

Per maggiori informazioni sulla nuova misura in arrivo consigliamo di leggere il nostro approfondimento Reddito di cittadinanza si trasforma in Mia: come funziona e cosa cambia

Riforma pensioni del governo Meloni: il nodo risorse

Ma uno dei fattori più critici rimane il nodo risorse, altro problema col quale si era scontrato anche il governo Draghi nella definizione di una riforma strutturale delle pensioni.

Per soddisfare alcune richieste dei sindacati (per esempio, il pensionamento per tutti con 62 anni di età anagrafica o con 41 anni di contributi) il governo avrebbe bisogno di una copertura finanziaria che non c’è.

Il rischio è che la storia si ripeta ancora una volta: nel 2024 potrebbero essere messe a disposizione solo misure temporanee o riservate a una categoria ristretta di beneficiari.

Insomma, il risultato di questo ritardo si potrebbe tradurre nel tentativo di mettere nuove toppe e rinviare ulteriormente una riforma strutturale.

Riforma pensioni e il capitolo Opzione donna: cosa si sa

Lentezza e confusione anche per il capitolo Opzione donna. Lo scorso gennaio si è tenuto il primo incontro con i sindacati, durante il quale il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, aveva garantito che le eventuali modifiche al trattamento pensionistico sarebbero state poste all’ordine del giorno.

Ma nel secondo incontro, al quale Calderone non era presente, il sottosegretario Durigon non ha saputo fornire ulteriori informazioni in merito.

In ogni caso, per quanto riguarda Opzione donna, si sta pensando di ripristinare i vecchi requisiti, modificati dalla Legge di Bilancio 2023.

La Manovra, infatti, aveva precluso la possibilità di usufruire di Opzione donna a molte lavoratrici, aprendo il beneficio alle lavoratrici con almeno 60 anni di età anagrafica, ridotta di un anno per ogni figlio nel massimo due anni (quindi 59 e 58 anni di età).

Il requisito contributivo, invece, è rimasto invariato (35 anni di contributi).

Inoltre, possono accedere a Opzione donna solo le lavoratrici invalide al 74%, le caregiver e le licenziate e dipendenti di aziende in crisi.  

 

 

 

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
785FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate