Fatturazione elettronica: come segnare la tassa di soggiorno

La fatturazione elettronica è obbligatoria per chi ha Partita Iva, e viene utilizzata anche dal turismo. Ecco come si inserisce la tassa di soggiorno.

L’obbligo di fatturazione elettronica prevede ormai da diverso tempo che chi lavora in autonomia con una Partita Iva, e chi ha una attività, deve emettere fatture elettroniche per i pagamenti dei propri clienti. Questo significa che le transazioni vengono tracciate e rese trasparenti alle amministrazioni, in particolare al fisco, attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali.

L’emissione delle fatture in formato elettronico è ormai obbligatoria per quasi tutti i lavoratori autonomi e gli imprenditori, ad esclusione di alcuni lavoratori con regime forfettario, che possono procedere ancora senza. Al momento la fatturazione elettronica viene utilizzata in diversi ambiti e settori lavorativi, anche nel turismo. Come riporta Agendadigitale.eu, recentemente la fattura elettronica è diventata obbligatoria:

“L’obbligo a fare fatturazione elettronica è partito per tutti (esclusi gli esentati) il primo gennaio 2019. L’eventuale fattura cartacea non ha più alcun valore e chi non si adegua alle nuove disposizioni va incontro a sanzioni.”

Queste disposizioni valgono, come anticipato, anche per il turismo, per cui ad adeguarsi al nuovo sistema sono anche hotel, alberghi, strutture ricettive di diverso genere, B&B, e strutture similari. Per il momento solamente chi lavora in regime forfettario, con una soglia di guadagno annuo inferiore a 25.000 euro, è esonerato da tale obbligo, oltre ai casi di esenzione previsti per il settore medico e sanitario.

Per chi lavora nel turismo, potrebbe essere fonte di dubbio la compilazione corretta delle fatture elettroniche, specialmente nel caso in cui va aggiunta la tassa di soggiorno, una imposta che in molti Comuni italiani è obbligatoria. Vediamo nell’articolo di cosa si tratta, e come è possibile aggiungerla e pagarla tramite fatturazione elettronica.

Cos’è la tassa di soggiorno

La tassa di soggiorno è una vera e propria imposta che va pagata al Comune in cui si trova la struttura ricettiva specifica. Questo vuol dire che i proprietari di hotel, alberghi e strutture similari devono provvedere al pagamento di questa tassa al Comune in cui si trovano ogni anno.

La somma che viene così corrisposta è a carico del cliente finale, ovvero è il turista, o il viaggiatore che sta pernottando in un hotel o una struttura similare, a dover versare questa quota. La tassa di soggiorno corrisponde a qualche euro al giorno per il pernottamento, e i clienti devono pagarla alle strutture ricettive in cui si trovano.

Questa imposta tuttavia, va ricordato, non si applica sempre, ovvero non è prevista in tutta Italia, ma solamente nelle regioni e nei Comuni dove il turismo ha una prevalenza importante nell’economia della zona. Questo significa che questa imposta la si può trovare per esempio in importanti città turistiche come Venezia, Firenze, Roma, ma che molto spesso nei paesi più piccoli, o dove il turismo non è centrale, non è prevista.

Come turista infatti, potresti trovarti nella situazione di dover provvedere a pagare qualche euro in più ogni giorno per poter pernottare presso una struttura, oppure potresti non imbatterti in questa tassa. Tutto dipende dalle decisioni dei singoli Comuni. Tuttavia dove è prevista, è un obbligo per le strutture richiederne il pagamento ai propri clienti, e versare poi tutta la cifra dovuta al Comune entro alcune scadenze.

La tassa di soggiorno consente ai Comuni di raccogliere una somma di denaro da destinare a nuove iniziative per il mondo del turismo, per la specifica zona in cui sono presenti strutture ricettive. Questo vuol dire che queste somme andranno reinvestite sempre per lo stesso settore. La tassa di soggiorno vedrà la sua scadenza nel 2022, che riguarda il versamento al Comune, il 30 giugno 2022, in tempi piuttosto vicini.

Cos’è la fatturazione elettronica

Quando si parla di fatturazione elettronica, possono esserci ancora dei dubbi sul suo funzionamento, nonostante l’obbligo per molti lavoratori sia partito nel 2019. La fatturazione elettronica permette una semplicità maggiore nell’emissione delle fatture, e una gestione uniforme delle transazioni.

Inoltre questa soluzione è stata introdotta per monitorare maggiormente gli obblighi fiscali, ovvero per introdurre una maggiore trasparenza su tutti i pagamenti. Per poter emettere una fattura in formato elettronico, i soggetti obbligati, inclusi gli operatori del turismo, devono disporre di un software apposito per la compilazione e l’invio delle fatture.

Prima di tutto quindi, l’esercente deve dotarsi di un programma informatico in grado di emettere le fatture online, ed è possibile utilizzarne diversi, pagando una piccola cifra annuale. Si tratta per esempio di Aruba, Fattura24, Fatture in Cloud, oppure del software gratuito messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Ogni professionista autonomo, o imprenditore con Partita Iva può emettere le fatture compilando una apposita schermata online, con tutte le informazioni che riguardano il motivo del pagamento, i soggetti coinvolti e le specifiche che riguardano gli importi e la data di emissione.

Tuttavia tramite fatturazione elettronica è anche possibile segnare alcune importanti tasse direttamente sulla fattura online, come ad esempio le imposte di bollo, ma anche la tassa di soggiorno.

Fatturazione elettronica e tassa di soggiorno

Alcuni dubbi possono nascere nel momento in cui l’esercente, ovvero il proprietario dell’attività turistica che emette la fattura, deve inserire la tassa di soggiorno all’interno della fattura elettronica. Dato che si tratta in molti Comuni di una tassa obbligatoria, è necessario inserirla tra le voci della fattura, e chiederne il pagamento al cliente, per ogni notte in cui pernotta presso la struttura.

Anche questa somma quindi va inserita e comunicata appositamente ai clienti, tramite fatturazione elettronica. Tuttavia questo va fatto ricordandosi il codice relativo alle operazioni escluse dall’IVA. Per semplicità, per compilare questo documento online va indicato il codice N1, “escluso IVA”, e non bisogna confondere tale dicitura con “operazioni fuori campo IVA”.

In questo modo è possibile addebitare la tassa di soggiorno ai clienti per poi pagarla successivamente al Comune versando la quota spettante. La fattura elettronica va poi inviata al cliente tramite il sistema di interscambio, SdI, trasmettendo il file XML.

La fattura a questo punto può essere facilmente inviata sia al cliente che all’Agenzia delle Entrate, tramite il software apposito che automatizza le operazioni. Oltre ad essere un obbligo di legge, questo adempimento consente anche di rendere l’operazione tracciabile, e avere tutti i documenti che attestano l’effettiva applicazione dell’imposta da parte dell’attività che opera nel turismo.

Quando si paga la tassa di soggiorno

Con la fatturazione elettronica è possibile quindi segnalare la presenza della tassa di soggiorno. Tuttavia i compiti del gestore dell’attività turistica non finiscono qui. L’esercente dovrà infatti anche provvedere, in un unico momento, a pagare al Comune l’importo che corrisponde a tutte le somme della tassa di soggiorno raccolte durante l’anno.

Per poter pagare questa imposta correttamente, si deve fare riferimento all’anno precedente. Questo vuol dire che nel 2022 vanno versate le somme che riguardano questa imposta cumulata dal clienti nel 2021. Anche in questo caso si tratta di un obbligo di legge, per cui il mancato versamento può comportare l’applicazione di sanzioni non indifferenti.

Per il 2022 la scadenza per il pagamento di queste cifre è fissata al 30 giugno 2022, per cui è ancora possibile versare correttamente gli importi. A dover provvedere al versamento sono i gestori di queste attività, che devono quindi dichiarare ogni anno tutte le somme percepite l’anno precedente per questa imposta.

Il pagamento può avvenire tramite bollettini postali, tramite modello F24 o con le modalità specifiche indicate dal Comune di riferimento. Il mancato versamento di queste cifre può comportare una sanzione per i gestori di hotel, alberghi e B&B, pari al 100% o anche al 200% dell’importo non versato.

Per questo motivo è opportuno non dimenticarsi di questo versamento, e informarsi opportunamente sulle scadenze, le modalità di pagamento e su quando è prevista l’applicazione di questa tassa.

Fatturazione elettronica e tassa di soggiorno: quando non è necessaria

In alcuni casi non è necessario inserire nella fattura elettronica la dicitura che riguarda la tassa di soggiorno. Questo perchè, come visto prima, non sempre la tassa viene applicata. In base alle decisioni dei singoli Comuni italiani, questa imposta può anche non essere presente, e non essere dovuta.

In questo caso il gestore dell’hotel non deve richiedere ai clienti il pagamento di qualche euro aggiuntivo al giorno, e di conseguenza la fatturazione elettronica non prevede l’inserimento di questa informazione. Molte delle più grandi città italiane, conosciute proprio per la presenza di mete turistiche ambite, non prevedono la tassa di soggiorno. In alcuni casi invece, è applicata anche nei Comuni più piccoli.

Escludendo le zone in cui non è presente, va ricordato che in molti casi non si applica la tassa in situazioni specifiche, o in base ad alcune caratteristiche dei clienti che soggiornano nelle strutture. In base alle disposizioni specifiche, può non essere presente questa imposta nel caso di:

  • Turisti portatori di handicap e i loro accompagnatori;
  • Turisti che partecipano a gite scolastiche o affini;
  • Accompagnatori dei turisti, come guide e autisti;
  • Turisti degli ostelli della gioventù, dove previsto;
  • Soggetti che viaggiano per specifiche terapie riabilitative;
  • Forze dell’Ordine;
  • Genitori che accompagnano figli minorenni con problemi di salute.

Questi sono solo alcuni esempi di casi di esenzione dal pagamento della tassa, per cui ogni gestore di strutture del turismo deve informarsi preventivamente al proprio Comune per conoscere i casi di esonero. Infine, quando viene emessa una fattura elettronica, vanno ricordati tutti i casi di esenzione, per non rischiare di applicarla erroneamente e inviarla errata all’Agenzia delle Entrate.

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