Imposta sugli extraprofitti: la soluzione contro i rincari!

Si continua a parlare dell'imposta sugli extraprofitti, ovvero di una tassa aggiuntiva a carico delle imprese produttrici di energia. Ecco come funziona!

La situazione inerente all’aumento dei prezzi delle materie prime in bolletta ha fatto emergere nuove misure e ipotesi, per quanto riguarda i sostegni ai cittadini. In particolare, il governo negli scorsi mesi ha proposto un intervento che oltre a sostenere le famiglie che si trovano maggiormente in stato di bisogno, va a introdurre una nuova imposta sugli extraprofitti per le imprese che producono e vendono energia elettrica.

Il governo infatti ha stabilito che per sostenere economicamente le famiglie e le imprese in difficoltà di fronte ai rincari, è necessario prelevare una certa somma di denaro alle aziende che hanno cumulato profitti aggiuntivi, gli extraprofitti, proprio come conseguenza diretta degli aumenti. La decisione, come riporta Ilsole24ore.com, interessa anche il mondo della finanza e della borsa:

“La caccia ai 40 miliardi di «extraprofitti» già inizia a interessare anche la Borsa, perché tra le aziende chiamate a sostenere l’una tantum decisa dal governo venerdì ci saranno anzitutto numerose quotate.”

Al centro della nuova imposta quindi ci sono grandi aziende produttrici e venditrici di energia elettrica, come Enel, oppure Eni. Inizialmente si è pensato ad una percentuale del 10% di tassazione sugli extraprofitti delle imprese del mondo dell’energia, tuttavia attualmente il dibattito si accende proprio su questa aliquota, per cui alcune parti politiche vorrebbero un aumento considerevole.

In particolare, è arrivato recentemente un emendamento per portare l’aliquota al 50% sugli extraprofitti delle aziende che producono e rivendono energia elettrica. Vediamo in questo articolo quali sono le prospettive di questa nuova ipotesi, a chi verrà applicata e quali sono le attuali proposte sull’entità della nuova tassa.

Caro bollette e imposta sugli extraprofitti

La nuova imposta sugli extraprofitti è programmata come risposta al caro bollette, e in generale all’aumento dei prezzi dell’energia elettrica e delle materie prime come il gas, dell’ultimo periodo. L’imposta sugli extraprofitti è stata ipotizzata come una delle soluzioni per sgravare i cittadini dal pagamento di bollette decisamente troppo alte.

In questo periodo infatti le famiglie italiane si sono trovate in difficoltà nel provvedere al pagamento delle bollette di energia elettrica, gas e acqua, specialmente a seguito della crisi economica che ha colpito il paese con la pandemia. Il caro bollette quindi è la motivazione principale per cui il governo ha proposto l’introduzione di una imposta di questo tipo, che va a gravare sulle grandi aziende che vendono o producono energia.

Secondo le ipotesi in questione, le aziende che operano nel settore dell’energia avrebbero guadagnato profitti aggiuntivi rispetto al normale fatturato proprio a causa dei rincari, ottenendo così una sorta di vantaggio, a discapito dei cittadini.

Secondo le decisioni del governo, per rimediare all’aumento dei prezzi in bolletta, le soluzioni portate avanti dal Decreto Energia dispongono l’individuazione di nuove risorse, come riporta anche il sito ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico:

“Il provvedimento mobilita risorse provenienti dagli extraprofitti delle società energetiche destinandole, in particolare, al finanziamento di interventi a tutela delle imprese nazionali e delle famiglie.”

Secondo il provvedimento quindi, le risorse che saranno destinate ulteriormente a sostenere i cittadini e le imprese a sostenere i prezzi aumentati in bolletta verranno prelevate dalle società energetiche stesse. Le misure in questione sono:

  • Possibilità di rateizzare il pagamento delle bollette;
  • Bonus sociale per le famiglie, con ISEE esteso a 12.000 euro;
  • Credito di imposta per le imprese energivore;
  • Taglio delle accise dei carburanti;
  • Nuove risorse per le imprese in difficoltà.

Si tratta di misure che in parte potrebbero essere stanziate dai fondi prelevati dalla nuova imposta sugli extraprofitti, ovvero alle aziende dell’energia.

Chi pagherà l’imposta sugli extraprofitti?

A dover provvedere al pagamento dell’imposta sugli extraprofitti saranno quindi le aziende che si occupano della produzione e della rivendita di materie prime come l’energia, che in questo periodo hanno ottenuto ricavi aggiuntivi a causa dell’aumento dei prezzi.

In particolare l’imposta viene applicata sui profitti aggiuntivi ricavati dalle imprese, ovvero non al totale del fatturato delle stesse. L’imposta interverrebbe anche per limitare quelle che sono le speculazioni delle grandi aziende di fronte ai rincari che hanno colpito tutti i contribuenti italiani e le imprese.

A parlare delle speculazioni è lo stesso Mario Draghi, in conferenza stampa, proponendo l’introduzione di una imposta specifica per contenere il caro energia. Ma a chi toccherà pagare questa nuova tassa? Quali sono le imprese coinvolte dall’applicazione della nuova aliquota sugli extraprofitti?

Secondo le prime ipotesi in merito, si tratta delle grandi realtà del settore energetico, come ad esempio Enel e Eni, tuttavia non ci sono ancora conferme definitive in merito. Potrebbero essere coinvolte anche altre aziende, anche se in un primo momento vengono escluse quelle minori.

Secondo le prime ipotesi inoltre, verranno escluse dal pagamento di questa tassa anche le aziende che si occupano semplicemente del trasporto della materia prima, come ad esempio Italgas e Terna. Tuttavia le decisioni definitive devono ancora essere prese, e attualmente si sono accesi ampi dibattiti e polemiche non indifferenti sulla misura stessa.

Imposta sugli extraprofitti: la misura straordinaria

La nuova imposta sugli extraprofitti di fatto è una misura straordinaria, presa in considerazione per affrontare un periodo di emergenza e per rispondere alla situazione attuale che coinvolge le materie prime. Oltre all’energia elettrica sono aumentati anche i costi del gas, e di altre materie prime utilizzate quotidianamente.

Tuttavia la nuova tassa viene introdotta anche a seguito dei recenti avvenimenti che hanno coinvolto Ucraina e Russia, insieme ad altre misure di sostegno per i cittadini italiani contro i rincari. L’economia infatti risente ancora dell’inflazione, e non si è del tutto ripresa a seguito della pandemia, a cui si aggiungono anche le recenti dinamiche geopolitiche.

Si può quindi in un certo senso parlare di una misura straordinaria molto simile ad una patrimoniale, che invece di colpire i redditi o i risparmi dei cittadini, va a attingere a nuovi fondi direttamente da alcune aziende. Si tratta di una misura straordinaria che non era ancora stata adottata per questo genere di problematica, che porta a non poche polemiche per l’introduzione stessa dell’imposta.

Di fatto l’extraprofitto viene calcolato sulla base delle operazioni attive e passive confrontando diversi periodi, da cui si possono dedurre gli aumenti di profitto a cavallo degli aumenti di prezzo delle materie prime. Lo stato attualmente vorrebbe prelevare almeno 4 miliardi di euro complessivi con questa misura, per distribuire questi fondi a famiglie e imprese in difficoltà.

Ricordiamo che la nuova tassa andrebbe a colpire non solamente le aziende che producono energia, ma anche:

  • Imprese produttrici e rivenditrici di energia elettrica;
  • Imprese produttrici e rivenditrici di gas;
  • Imprese che producono o rivendono prodotti petroliferi.

Principalmente verranno colpite dalla nuova tassa solamente le aziende più grandi, tuttavia i timori sorgono anche per quelle di dimensioni inferiori. Per il momento sale l’attesa per l’applicazione aggiuntiva di questa tassa.

Tassa sugli extraprofitti: quali sono le aliquote

Ogni imposta introdotta in Italia presuppone delle aliquote, ovvero una percentuale di imposizione fiscale su un determinato reddito, su una somma di denaro o profitto. Attualmente è stata ipotizzata per la tassa sugli extraprofitti una aliquota al 10%, da applicare solamente al profitto aggiuntivo cumulato dalle grandi aziende.

Tuttavia c’è chi non è d’accordo con l’entità di questa aliquota, per cui sorgono nuove polemiche e ipotesi per allargare questa percentuale e farla salire anche fino al 50%. Una percentuale maggiorata potrebbe infatti contribuire a sostenere gli aiuti a cittadini e imprese per i prossimi mesi del 2022, come spiega Ansa.it:

“Lo afferma il leader di Azione Carlo Calenda in conferenza stampa al Senato durante la presentazione dell’emendamento al dl Ucraina bis sulla tassazione degli extraprofitti delle compagnie produttrici di energia al 50%.”

L’obiettivo in questo caso sarebbe quello di ottenere almeno 16 miliardi di euro da destinare alle misure specifiche per il contrasto dell’aumento dei prezzi di energia, gas e carburanti. Si tratta di una proposta che consiste in un nuovo emendamento del Decreto Ucraina, con l’obiettivo aggiuntivo di garantire un taglio delle accise per la benzina di ulteriori cinque mesi. 

Se questa proposta verrà accettata infatti, sarà possibile ottenere fondi sufficienti per garantire nuove risorse per tutte le misure intraprese fino ad ora fino almeno a settembre 2022. Attualmente l’ipotesi è ancora in attesa di una conferma.

Extraprofitti: numeri e dati sull’imposta

Secondo gli attuali calcoli del governo, le imprese che producono o rivendono energia avrebbero guadagnato nell’ultimo periodo almeno 40 miliardi di euro dai profitti extra ricavati come conseguenza dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Con una aliquota al 10% è possibile prelevare attualmente 4 miliardi per le misure erogate a cittadini e imprese in questi mesi.

Tuttavia questa cifra non basterebbe per coprire anche il periodo successivo, per cui viene richiesto un aumento dell’aliquota al 50% per ricavare i 16 miliardi necessari a sostenere ulteriormente i cittadini nei prossimi mesi. La differenza di prelievo di denaro è notevole in base al cambiamento dell’aliquota.

I dibattiti sono accesi e c’è chi sostiene che i 40 miliardi di euro aggiuntivi cumulati dalle grandi aziende sono derivati da un periodo di emergenza, e vengono equiparati ad una vera e propria tassa che le aziende hanno applicato a cittadini e imprese, per molti versi non totalmente corretta.

Dall’altro lato della medaglia, è lecito introdurre e aumentare una tassa a danno di alcune imprese piuttosto che altre? Al momento l’argomento è complesso, e si attendono risposte definitive sulla questione.

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