Criptovalute, regolamentazione Italia: nasce Anagrafe crypto

Dopo tanto tempo cominciamo davvero a osservare i primi passi del governo italiano verso l'innovazione, con delle norme per l'universo delle criptovalute.

Sembrava impossibile, ma l’Italia c’è riuscita: finalmente le criptovalute stanno cominciando ad avere un quadro specifico di norme che entreranno in vigore prestissimo.

Questo segna un’era importante in cui le valute digitali smettono di essere meri asset speculativi e si affermano come una realtà che tutte le istituzioni devono accettare.

Ricordo che, effettivamente, le prime norme sono state annunciate a febbraio 2022 e, se ve lo siete perso, potete leggere il decreto sulla Gazzetta Ufficiale.

Ma per coloro che vogliono rispolverare la memoria con facilità, eccovi un estratto de IlFattoQuotidiano:

“Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 17 febbraio 2022 è entrato in vigore il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che istituisce il registro degli operatori in valute virtuali presso l’OAM, Organismo degli Agenti e dei Mediatori creditizi.”

Tuttavia, nonostante la notizia di diversi mesi fa, solo adesso è stato fatto un ulteriore passo avanti con cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha dato 60 giorni di tempo a tutti gli operatori in ambito criptovalute per iscriversi al registro nazionale adibito allo scopo.

Nel caso in cui exchange o broker, insieme a tutte le altre società impegnate con le monete virtuali, non fossero iscritte sarebbero da ritenersi illegali!

Tra l’altro non possiamo fare a meno di notare che la corsa al registro è stata da subito condivisa da molti che non potevano rischiare di rimanere fuori.

Anche la Repubblica sottolineava che, oltre a coloro già iscritti, altre si stanno affannando per mettersi in regola:

“L’Organismo agenti e mediatori, incaricato di tenere l’anagrafe, ha fatto sapere che ci sono altri 28 operatori che hanno fatto richiesta di iscrizione.”

Questo permette di comprendere quanto la regolamentazione sia stata attesa in Italia e come gli operatori del mercato non si facciano affatto intimidire dall’introduzione di nuove norme, anzi.

L’interesse è tutto nel preservare il mercato delle criptovalute e di farlo legittimare per non vedere sfumate le opportunità che esso continua a presentare.

Ormai ci siamo, l’Anagrafe per criptovalute è ufficialmente attiva e si può visionare nel dettaglio sul comunicato dell’OAM.

Ricordiamo a tutti che, come sottolineato dal sito Edotto.com, che riporta le parole dell’Organismo Agenti e Mediatori citato, il conto alla rovescia è già partito dalla data del decreto diffuso:

L’Organismo Agenti e Mediatori, con comunicato stampa dell’11 maggio pubblicato sul proprio sito web, ricorda che da lunedì prossimo (16 maggio 2022) sarà attivo il Registro per gli operatori in valuta virtuale.

Addentriamoci ora all’interno di quello che dovrebbe essere il primo passo verso una corposa regolamentazione crypto tanto attesa dagli investitori!

Anagrafe per le criptovalute: cosa significa?

Certo, ad alcuni potrà non piacere, ma le norme in merito all’universo degli asset digitali erano fondamentali per la loro legittimazione.

Il decreto era già stata presentato a gennaio 2022 dal MEF e pubblicato a febbraio, ma ha avuto effettivamente inizio da questo 16 maggio 2022.

L’ordinanza prevede che tutti gli operatori (già attivi) siano iscritti entro 60 giorni da quest’ultima data mentre coloro che vogliono farlo dopo questa data dovranno comunicare di voler operare in Italia e consegnare la documentazione prevista attendendo dall’OAM il permesso per operare.

Come leggiamo su Fiscomania, il registro ha un chiaro scopo e c’è un motivo se viene definito Anagrafe:

“Come dice il nome, l’anagrafe criptovalute intende essere una lista aggiornata di tutti gli operatori che si interessano di criptovalute, individuando i dati anagrafici e demografici di ci si occupa di moneta virtuale, ma non solo.”

Esso, oltre a contenere le informazioni sulle società operanti e i dati anagrafici degli utenti, conterrà soprattutto tutte le operazioni monetarie svolte, notificando una volta ogni tre mesi tutte le transazioni eseguite.

Ricordiamo infatti che le criptovalute sono sempre più sotto l’occhio vigile di Antimafia e Antiriciclaggio.

Quali società di criptovalute sono già iscritte?

Potrebbe stupire sapere quante realtà grandi e piccole si stanno affannando per rientrare nel quadro normativo italiano.

Oggi sono già 14 le società crypto iscritte al registro decretato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, supportato dall’OAM e altre 28 stanno accorrendo per mettersi in regola.

La maggior parte di loro è italiana, ma, sorpresa, tra le straniere figurano due delle realtà più famose operanti nel settore delle valute digitali: Binance e Bitpanda!

Il CEO della prima non ha potuto che apprezzare l’iniziativa italiana che consentirà alla sua piattaforma di espandersi mettendo radici sempre più profonde in Italia. Wall Street Italia si è fatto portavoce di questo entusiasmo appena pochi giorni fa:

“Nella sua dichiarazione, il fondatore e CEO di Binance Changpeng Zhao ha ringraziato il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano e l’OAM per i loro sforzi nel “definire e controllare i requisiti necessari per operare in Italia in piena trasparenza”.”

Non saremo uno dei Paesi tecnologicamente più avanzati al mondo e non ci siamo gettati con le braccia aperte verso l’innovazione rappresentata dalle criptovalute, ma, come si dice, meglio tardi che mai!

Critiche al registro OAM: per iscriversi all’Anagrafe delle criptovalute prevista una tassa una tantum!

Ovviamente non abbiamo fatto in tempo a leggere il decreto che le prime controversie sono saltate fuori.

Il malcontento tra alcuni utenti per l’utilizzo dei propri dati personali, tra cui quelli finanziari, a completa disposizione del MEF e per il Fisco non sarà troppo una sorpresa, complice il forte e già annunciato impegno nella lotta al riciclaggio di denaro.

Tuttavia ciò che più inorridisce gli operatori del mercato crypto è che bisognerà pagare una tassa una tantum per essere regolarmente registrati e concedere al sistema di avviarsi ed essere gestito. Si parla di 500 euro per i soggetti singoli e 8.300 euro per soggetti giuridici, affatto poco!

E, come giustamente fa notare Wired, questo ostacola l’innovazione che non si capisce bene se essere promossa o meno:

“Per alcuni autorevoli commentatori, obiettivamente il contributo fissato pare abnorme e non rispondente ad alcuna logica, se non punitiva dell’intero settore, dato che per alcune start up potrebbe costituire una importante barriera all’ingresso.”

Come se non bastasse, non sarà più concesso alle aziende straniere di operare come realtà oltre confine perché dovranno dotarsi di uffici con organizzazione stabilita in Italia.

Le critiche degli utenti sembrano così non proprio infondate e non possono fare a meno di evidenziare alcune decisioni prive di senso.

Tra le nuove norme, anche il Fisco esige la dichiarazione delle criptovalute

A questo punto sembrerebbe tutto già arduo, ma anche gli enti tributari mirano a stressare il settore crypto che sembra incontrare sempre più ostacoli.

Le novità in materia fiscale, infatti, stanno per arrivare e il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, riguardante le criptovalute, è stato diffuso il 23 maggio 2022 e la sua applicazione partirà in data 1 gennaio 2023.

Nella fattispecie si comunica anche che tutte le informazioni relative ai rapporti finanziari generati da criptovalute, asset finanziari, o innovativi e metalli preziosi dovranno essere comunicati su base mensile.

Anche su ItaliaOggi possiamo leggerlo in modo altrettanto chiaro, senza eventuali difficoltà di comprensione:

“Il provvedimento introduce l’obbligo per gli operatori finanziari di qualificare con codici identificativi specifici i rapporti tenuti in multivaluta, in metalli preziosi, in valuta virtuale, tramite asset Finanziari e altre modalità.”

Fisco rigido? Forse un pò, ma la logica della trasparenza si rende necessaria per gli enti preposti in modo tale da potere tracciare ogni rapporto finanziario, qualsiasi siano le valute in questione. 

Criptovalute sì, ma con un’enorme lente d’ingrandimento che mira ad arginare ogni minimo accenno di non conformità alla legge.

Tracciabilità assoluta per Bitcoin e criptovalute

Le comunicazioni in ambito finanziario hanno subito variazioni ed è importante restare aggiornati in proposito, ma i cambiamenti mirano a creare un quadro più chiaro nella comunicazione dei rapporti finanziari.

Il Fisco ha addirittura elaborato nuovi codici specifici per alcuni servizi di pagamento, presto disponibili anche sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

I nuovi codici saranno disponibili per tutte le carte di credito, prepagate con IBAN, metalli preziosi, valute digitale e asset finanziari svariati.

Tutto ciò è infatti utile a tracciare quelle che sono le monete virtuali, al pari di ogni altra valuta.

Lo scopo è di sicuro quello di creare un metodo per arginare problemi come l’evasione fiscale che potrebbe diventare sempre più importante con la crescita delle criptovalute e degli asset digitali.

Non solo Italia, anche Germania e Portogallo hanno nuove regole sulle criptovalute

Sarà pure l’inizio, ma ormai è chiaro che il quadro normativo italiano voglia essere col tempo quanto più chiaro possibile e non più alla stregua di vaghe interpretazioni.

Oltre all’Italia, infatti, si prevede un nuovo quadro normativo anche da Portogallo e Germania, con il primo che lascia tutti di stucco.

, perché Criptovaluta.it fa notare come il governo portoghese abbia fatto un dietrofront incredibile, visto che fino a poco tempo fa era l’avamposto perfetto per gli investitori di criptovalute, essendo una sorta di crypto paradiso fiscale:

“Potrebbe essere questa la cronaca di quanto avvenuto ieri, quando il Ministero delle Finanze di Lisbona ha fatto intendere a chiare lettere di essere pronto a valutare la possibilità di tassare in modo decisamente importante i profitti che derivano da Bitcoin e criptovalute.”

Un pò meglio in Germania, dove le nostre crypto potranno essere esentasse se detenute per un anno, accertato da un documento pubblicato il 10 maggio 2022 dal Ministero Federale delle Finanze della Germania.

Insomma, come possiamo leggere chiaramente, le criptovalute stanno ottenendo una vera regolamentazione non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa.

Questo non può che dare prova della loro progressiva legittimazione da parte di Stato e istituzioni pubbliche.

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