Criptovalute ed energia rinnovabile: cosa implica a livello di infrastruttura

Osservando l'evoluzione del mercato cripto salta all'occhio la posizione ambivalente dei governi, delle banche e degli investitori.

Osservando l’evoluzione del mercato cripto salta all’occhio la posizione ambivalente dei governi, delle banche e degli investitori. Se da un lato ci sono preoccupazioni aperte in termini di sicurezza, gestione e controllo dei flussi di denaro virtuale dall’altra si riscopre un’opportunità di cambiamento che non è poi così dannosa per il sistema finanziario tradizionale.

La rapida crescita delle criptovalute sta stravolgendo diversi fronti tra cui quello delle reti elettriche. Il mining in particolare con la sua sete di energia offre in realtà una sfida verso un cambiamento di gestione delle risorse spingendo i nuovi governi a puntare sul rinnovabile.

La crescita del mercato cripto

Seguendo l’evoluzione del concetto di denaro sembra proprio che le criptovalute non facciano una piega. Il boom tecnologico e soprattutto la nascita della tecnologia Blockchain ha aperto un mondo a diversi settori e quello finanziario è solo uno di questi.

Anche considerando il crollo di Bitcoin di qualche mese si stima che dai 120.5 TWh che si consumano attualmente per minare nuovi bitcoin e per scambiarli si arriverà a 706 TWh entro il 2027.

La quantità di energia richiesta determina il flusso: più energia serve per soddisfare le necessità degli utenti che scambiano, investono, creano monete digitali. Non è un segreto che le criptovalute figlie del Proof of Work siano quelle che consumano più energia ma sono anche quelle con un maggior livello di sicurezza.

Questo protocollo non è l’unico utilizzato e presenta come tutti dei pro e dei contra. Già ora si possono vedere le nuove proposte degli informatici: alcuni cercano di rendere più agevole e amico dell’ambiente il Proof of Work altri di proporre nuove soluzioni totalmente diverse come il Proof of Green.

Leggi anche: Ecco perchè l’impatto ambientale delle criptovalute dipende dal loro piano di crescita

Che cosa cè dietro al virtuale

Le criptovalute indipendentemente dal protocollo di consenso che utilizzano si basano su sistemi tecnologici complessi. A volte il motore trainante sono i super computer con una potenza di calcolo e una velocità incredibile altre dei semplici e comuni hardware la cui durata di vita però si riduce del 90%.

Gli strumenti sono cambiati anche nel corso degli anni: agli albori di Bitcoin qualsiasi persona poteva diventare un minatore con il proprio PC e adesso è ancora possibile ma si dovrebbe competere con una struttura come la Core Scientific, 180.000 server e quasi il 10% dell’attuale potenza di calcolo.

La nascita di Bitcoin è avvenuta in un sistema finanziario in crisi, scarso di liquidità e di capacità di controllo dei flussi non registrati. Se spaventava il fatto rivoluzionario della decentralizzazione delle risorse questo non è più un allarmismo tra i potenti e la Core Scientific ne è una prova.

Leggi anche: Di cosa sono fatte le criptovalute?

L’infrastruttura delle criptovalute

Ciò che spaventa adesso è la corsa per il monopolio che in alcuni casi non finisce molto bene (vedi El Salvador, Bielorussia), l’attuazione di politiche solide per regolamentare i flussi e diminuire le frodi e il lavaggio di denaro, e infine mettere in pratica soluzioni più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Per soddisfare le richieste energetiche delle grandi miniere di criptovalute senza impattare l’ambiente e alterare gli ecosistemi è necessario ricorrere a fonti di energia rinnovabile. Ci sono miniere di monete digitali attualmente attive che fanno uso al 100% di energia verde come quella solare, eolica o idroelettrica.

Una di queste si trova in Italia, a Borgo d’Anaunia in provincia di Trento che ha creato una turbina dalla potenza di 3.2 milioni di chilowattora l’anno.

Leggi anche: Bielorussia e criptovalute: un ossimoro poco sostenibile

Sono necessari investimenti sostenibili

Un investitore è incentivato a compiere azioni sostenibili qualora si presentino determinate condizioni come:

  • chiarezza dell’impatto dei suoi investimenti e quindi trasparenza dei processi dall’inizio alla fine della catena;
  • incentivi pubblici per l’attuazione di misure sostenibili sia dal punto di vista sociale, che ambientale ed economico;
  • processi di educazione e formazioni accessibili e gratuiti per i cittadini in termini di nuove tecnologie.

La maggior parte delle volte gli investitori sono spinti dalla ricompensa offerta a discapito delle conseguenze che le loro scelte potrebbero generare. Negli Stati Uniti ci sono esempi di miglioramento delle condizioni delle miniere di monete digitali come quella di Tesla in Texas che si alimenta completamente di energia solare e ottimizza i flussi di energia.

Purtroppo però i costi di questa infrastruttura non sono accessibili a tutti e questo è un punto cruciale perchè è sempre più difficile attenersi alla definizione di criptovaluta come una realtà decentralizzata. I governi stimoleranno lo sviluppo di nuove figure professionali fornendo loro le condizioni ideali per una crescita sostenibile?

Oppure sanno le persone che posseggono più capitale ad avere la priorità di investimenti proficui e “puliti”?

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