Contratto di comodato d’uso gratuito: ecco quando va registrato all’Agenzia delle entrate

Il contratto di comodato d'uso gratuito è una formula utilizzata soprattutto tra familiari e amici stretti. Quando va registrato?

Il comodato d’uso gratuito è una tipologia contrattuale molto diffusa. L’immobile viene concesso a titolo gratuito, senza dover pagare il canone, ma con il solo impegno di pagare le utenze.

Anche per la stipula di questi tipi di contratti, ci sono alcuni adempimenti burocratici, oltre che fiscali da effettuare.

Il contratto di comodato deve essere registrato all’Agenzia delle entrate? Ci sono imposte da pagare? Come funziona e quanto dura? Nel testo, forniremo tutte le risposte a queste domande.

Cos’è e come funziona il contratto di comodato

Molto diffuso in ambito familiare, tra parenti e amici stretti, il contratto di comodato, essendo a titolo gratuito, si distingue dai contratti a titolo oneroso, come l’affitto e la locazione.

Il contratto viene stipulato tra due parti: il comodante e il comodatario. Il comodante consegna al comodatario un immobile, affinché se ne serva per un determinato periodo di tempo, con l’obbligo di restituirlo.

Abbiamo detto che viene utilizzato, il più delle volte, in ambito familiare. Si pensi ai genitori che abbiano un immobile inutilizzato e lo concedano in comodato d’uso gratuito ad un figlio. Anche se viene più ampliamente utilizzato per gli immobili, il comodato d’uso gratuito si può utilizzare anche per terreni oppure per macchinari e così via.

Può anche avvenire tra amici stretti, quando il comodante decide di dare in prestito un immobile o un altro bene per un determinato periodo di tempo ad una persona fidata senza chiedergli nulla in cambio.

Generalmente, le parti firmano un documento scritto, nel quale vengono riepilogate le condizioni del comodato. Si tratta di un modo per il comodante per mettersi al riparo da qualsiasi problema. Anche se siamo in presenza di contratti stipulati tra persone fidate è sempre preferibile avere qualche tutela.

A differenza di altri contratti, quello di comodato non richiede necessariamente la forma scritta. Può essere tranquillamente stipulato verbalmente, anche se in questo caso la prova dell’esistenza dell’accordo diventa più complessa. In linea di massima, viene stipulato verbalmente solo tra genitori e figli.

La regola più importante riguarda la scadenza. Anche se le parti sono libere di prevederla o meno, l’articolo 1809 del Codice Civile stabilisce quanto segue:

“Il comodatario è obbligato a restituire la cosa alla scadenza del termine convenuto o, in mancanza di termine, quando se ne è servito in conformità del contratto”.

Pertanto, è opportuno stabilire il termine di durata del contratto sin dalla stipula.

Quando deve essere registrato all’Agenzia delle entrate

Abbiamo detto che il contratto di comodato può essere redatto in forma scritta, ma può anche essere stipulato verbalmente.

Se viene redatto in forma scritta, allora è soggetto a registrazione all’Agenzia delle entrate. Se, invece, viene stipulato oralmente, allora deve essere registrato solo se il contenuto è riportato in un altro atto.

Quando deve essere registrato? Le scadenze cambiano in base a come viene stipulato:

  • Se in forma scritta, deve essere registrato entro 20 giorni dall’atto;

  • Se in forma orale, la registrazione segue i termini previsti per l’atto in cui viene enunciato.

Come si registra e quali sono i costi

La registrazione può essere effettuata telematicamente oppure presso un qualunque ufficio territoriale dell’Agenzia delle entrate, utilizzando il modello RAP. Parliamo della registrazione telematica.

A partire dal 2023, il contratto può essere registrato online seguendo pochi e semplici passaggi. Si deve accedere nella propria area personale, previa autenticazione con un’identità digitale (Spid, Cie o Cns), e compilare il Modello RAP (il modello di Registrazione di atto privato).

Nel modello devono essere inserite le seguenti informazioni:

  • Tipologia del contratto stipulato;

  • Dati anagrafici e codici fiscali di entrambe le parti;

  • Estremi identificativi dell’immobile in oggetto;

  • Copia dell’atto da registrare;

  • Eventuali documenti allegati all’atto.

Quali sono i costi da affrontare? La registrazione dei contratti di comodato d’uso gratuito comporta alcuni costi. Si devono pagare l’imposta di registro in misura fissa, pari a 200 euro. Inoltre, se il contratto viene stipulato in forma scritta si deve pagare anche l’imposta di bollo del valore di 16 euro ogni quattro facciate (ogni 100 righe).

Quali sono le agevolazioni previste? Come si legge sul sito dell’Agenzia delle entrate:

“La legge di stabilità 2016 (articolo 1, comma 10, della legge 208/2015) prevede che la base imponibile ai fini IMU/TASI possa essere ridotta del 50% per le unità immobiliari (ad eccezione di quelle classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9) concesse in comodato dal soggetto passivo ai parenti in linea retta, entro il primo grado, che le utilizzano come abitazione principale. Per usufruire di tale agevolazione è necessario registrare il contratto di comodato”.

Leggi anche: Contratto di comodato d’uso: ecco quali sono tutte le regole e gli obblighi del 2023

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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