Sanzioni salatissime per i “furbetti del reddito di cittadinanza”: cosa rischiano

Nel 2023 chi ne ha diritto potrà ancora percepire il reddito di cittadinanza, ma i furbetti devono stare attenti perché rischiano grosso.

Nonostante sia un provvedimento in scadenza a fine anno, anche nel 2023 molte famiglie percepiranno il reddito di cittadinanza.

Di fianco a chi ne ha davvero bisogno, però, ci sono anche dei furbetti che provano a ingannare l’INPS con delle dichiarazioni sul reddito mendaci, volte a ottenere il beneficio anche se non si hanno i requisiti.

Partendo dalle pene meno severe, come la revoca e la decadenza del beneficio, vediamo cosa rischia chi, pur di ottenere RdC, dichiara il falso sui redditi prodotti, ma attenzione: in alcuni casi si potrebbe rischiare anche il carcere.

Furbetti del reddito di cittadinanza: cosa rischiano

Le sanzioni per i furbetti del reddito di cittadinanza vengono graduate in base all’importanza della violazione commessa.

Partendo dalle sanzioni più leggere, abbiamo innanzitutto la revoca e la decadenza dal beneficio.

La revoca del Reddito di Cittadinanza, avviene quando:

  • Si omette di comunicare una variazione del Reddito prodotto da qualunque componente del nucleo familiare beneficiario;

  • In sede di dichiarazione dei redditi percepiti, si dichiarano somme inferiori per ottenere il beneficio.

In seguito alla revoca, avvenuta per queste cause, si dovranno restituire gli importi già accreditati e spesi sulla carta del reddito di cittadinanza.

La decadenza dal Reddito di cittadinanza

Per quanto riguarda la decadenza dal beneficio, invece, questa non comporta la ripetizione delle somme percepite, avviene quando:

  • In famiglia, uno dei componenti svolge attività lavorativa dipendente, ovvero una co. co. co. anche in nero, e non la dichiara;

  • Le dichiarazioni sul reddito prodotto in costanza di beneficio, risultano inferiori rispetto a quanto effettivamente percepito.

Qualora invece si dichiari il falso sul proprio ISEE, riducendo l’importo del proprio reddito per ottenere l’erogazione del RdC, oltre alla decadenza bisognerà restituire l’importo percepito.

Furbetti del reddito: le sanzioni più gravi

Se chi percepisce il Reddito di cittadinanza viene assunto, o inizia a lavorare in qualsiasi modo senza comunicare l’inizio dell’attività lavorativa, può anche essere arrestato.

In particolare, chi non si reca al CAF per effettuare la dichiarazione sul reddito prodotto, rischia da due a sei anni di carcere.

La comunicazione dell’inizio dell’attività lavorativa deve avvenire:

  • Entro 15 giorni: variazione patrimoniale tale da comportare la decadenza del beneficio;

  • Entro 30 giorni: se il beneficiario inizia una propria attività di lavoratore autonomo, oppure viene assunto.

La violazione di queste disposizioni può comportare anche ulteriori conseguenze, riassumibili come segue:

  • Restituzione degli importi accreditati sulla carta e poi spesi e revoca del sussidio;

  • Contestazione della truffa aggravata ex art. 640 bis c.p.

Inoltre, chi viene condannato per i reati appena descritti, non potrà richiedere nuovamente il beneficio per dieci anni.

Quest’ultima norma, tuttavia, ha un’efficacia circoscritta all’anno in corso, dal momento che a partire dal 2024 il reddito di cittadinanza non potrà più essere richiesto.

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: quanto è costato alle casse statali nel 2022?

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