Allerta pignoramento nuove regole! Ecco come salvare dai debiti figli, moglie e parenti 

Quando diventa inefficace il pignoramento? Come tutelare i figli dal pignoramento? Quando a rischiare il pignoramento è il coniuge superstite e i parenti?

Salvare figli, moglie e parenti dal pignoramento è cosa semplice, se vengono rispettate diverse regole. Prima di capire come tutelare i familiari da un provvedimento esecutivo, occorre tenere presente che il 22 giugno sono state introdotte nuove norme sul pignoramento presso terzi.

In particolare, i recenti aggiornamenti sono racchiusi in due direttive, la prima riguarda l’aspetto territoriale, se il debitore è la P.A., l’altro aspetto riguarda una nuova forma di obbligo nel pignoramento presso terzi.

Il nuovo adempimento prevede la notifica dell’atto regolarmente iscritto a ruolo con tutti i dati riconducibili agli estremi del procedimento. L’omessa notifica dell’avviso o l’assenza del fascicolo redatto dal cancelliere per la procedura d’espropriazione produce l’inefficacia dell’atto di pignoramento.

Una breve parentesi necessaria per meglio comprendere come salvare i figli, moglie e parenti dai debiti? Quando e come si può evitare il pignoramento mobiliare e immobiliare? In una società normale per i debiti dei genitori non dovrebbero rispondere i figli, invece spesso ci si chiede come tutelarsi dai debiti non contratti personalmente. Insomma, quando il macigno arriva dai genitori che per motivi diversi hanno contratto debiti per cifre insostenibili, si risponde con i propri beni?

La normativa è limpida i debiti dei genitori nullatenenti o pensionati rientrano nel patrimonio familiare. Per cui, spesso nell’accettare l’eredità si accettano: attività e passività.

Ciò che va detto però, è che i creditori per il soddisfacimento del credito non possono vantare un diritto sui figli, se i genitori sono ancora viventi. 

Allerta pignoramento nuove regole! Ecco come salvare dai debiti figli, moglie e parenti  

Il vero problema, è che i debiti rientrano nel patrimonio familiare, per cui accettando l’eredità i figli non ricevono solo i beni mobili e immobili, ma diventano pienamente responsabili dei debiti contratti dai genitori.

Però, nello stesso tempo i figli non sono obbligati a sanare tutti debiti dei genitori, ma solo della quota associata alla parte di eredità ricevuta. 

I creditori non possono vantare un diritto sui figli, se non viene accettata l’eredità?

I figli dispongono di un periodo temporale di 10 giorni per accettare l’eredità, mentre l’inventario può essere eseguito in un lasso di tempo di 3 mesi. Dopo, si dispone di altri 40 giorni per decidere se accettare o meno l’eredità. In assenza di conferma o meno si diventa eredi a tutti gli effetti di legge. 

Comunque, il passaggio che porta all’accettazione dell’eredità può emergere anche dalla condotta dei figli, come ad esempio, se i figli utilizzano o trasferiscono un bene del genitore. 

Se, viene posta la rinuncia all’eredità, quindi si rifiuta il patrimonio del genitore, non scatta l’obbligo verso i creditori. È, importante, sottolineare che anche l’Agenzia delle Entrate o la Riscossione non possono promuovere procedimenti esecutivi nei confronti dei figli che rifiutano l’eredità. 

Secondo quanto sancito nell’articolo 490 del codice civile, i figli per tutelarsi dai debiti possono richiedere il beneficio d’inventario prima di fornire il proprio consenso. In questo modo, si risponde degli obblighi verso i creditori solo utilizzando il patrimonio del genitore. Una formula che tutela il proprio patrimonio dai creditori. 

I creditori possono rivalersi sui figli, se è presente una fideiussione, una firma come garante e, ancora, in regime di convivenza con i propri genitori. In questi casi, è possibile che nei confronti dei figli scatti una procedura di pignoramento, se non viene dimostrato con atti, documenti o fatture che i beni rientrano nella proprietà dei figli.

Infine, se il genitore in vita risulta nullatenente secondo le disposizioni dell’articolo 2740 del codice civile, i figli non devono affrontare grattacapi, in quanto il debitore risponde dei crediti assunti presenti e futuri. 

Quando a rischiare il pignoramento è il coniuge superstite? 

La comunione del matrimonio (se non diversamente previsto), prevede l’obbligo di sanare i debiti nella misura del 50%. 

Discorso diverso se l’obbligazione è stata assunta per fini personali, in questo caso i creditori possono vantare un diritto sul coniuge superstite solo in “via sussidiaria”

Secondo quanto si legge nell’articolo 189 del codice civile, i creditori possono vantare un diritto anche se il credito risulta sorto prima della data del matrimonio. In questo caso, in via sussidiaria possono richiedere la al coniuge superstite il soddisfacimento del credito relativamente alla propria quota. 

Il creditore potrà adire le vie giudiziarie prima sui tutti i beni del debitore, come ad esempio, conti correnti, beni mobili e così via e poi agire sui beni della comunione.

Infatti, egli potrà presentare un procedimento esecutivo sui beni del coniuge superstite, ovvero quelli che fanno parte della comunione legale, se agli atti i beni del debitore risultano carenti o insufficienti per l’estinzione dell’obbligazione.

È possibile proporre opposizione all’esecuzione di pignoramento, se viene posta una procedura esecutiva su un bene oggetto della comunione legale, senza considerare od omettendo gli altri beni riconducibili alla sola proprietà del debitore. 

Secondo quanto sancito dagli articoli 615 e 619 del codice di procedura civile, questo è il solo sistema di opposizione all’esecuzione che possiede il coniuge superstite non obbligato.  Impugnare l’espropriazione dei beni che rientrano nella comunione legale è possibile nei casi previsti dalla normativa vigente, a confermarlo anche l’ordinanza n. 22210/2021 promossa dalla Corte di Cassazione. 

Come tutelare i parenti dal pignoramento?

Nell’ipotesi in cui il debitore risiede stabilmente presso parenti e non risulta proprietario dell’abitazione, anzi agli atti la proprietà dell’immobile è dei parenti, non si salvano dalla procedura esecutiva. In quanto, non viene valutata l’ineseguibilità della procedura di pignoramento. 

Secondo quanto si legge testualmente nell’articolo 513 del codice di procedura civile:

 “L’ufficiale giudiziario, munito del titolo esecutivo e del precetto, può ricercare le cose da pignorare nella casa del debitore e negli altri luoghi a lui appartenenti”.

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