Scontrini e ricevute: ecco per quanto tempo conservarli

La vita è fatta di scontrini e ricevute da conservare gelosamente. Sì, ma fino a quando? Cosa è necessario continuare a tenere e per quanto tempo?

La vita è fatta di scontrini e ricevute da conservare gelosamente. Sì, ma fino a quando? Cosa è necessario continuare a tenere e per quanto tempo? Cosa, invece, è possibile far finire direttamente nel bidone dell’immondizia? Domande che diventano importanti e fondamentali, perché le ricevute e gli scontrini che si accumulano nei cassetti sono molti e possono diventare un vero e proprio problema: è difficile trovare a loro un posto, archiviarli e gestirli nel modo corretto.

Le ricevute e gli scontrini, poi, rischiano di diventare molti, anzi troppi. Lo sanno bene le coppie che si sono appena sposate: nell’arco di pochi mesi hanno accumulato un’infinità di documenti, che non è sufficiente nemmeno un raccoglitore per riuscire a contenerli tutti. Ma se il periodo della preparazione al matrimonio – inteso come organizzazione del pranzo di nozze, acquisto regali e così via – dura qualche mese, cosa succedete per tutti gli scontrini e le ricevute che accumuliamo nel corso di una vita. A tenere tutto rischiamo di dover uscire noi di casa, per lasciare spazio a loro. Sono, senza dubbio, un’infinità le ricevute che dobbiamo gestire ogni mese, basti pensare a quelle dell’assicurazione, del bollo auto, ma anche gli scontrini che devono essere allegati alla dichiarazione dei redditi. Ma non solo: abbiamo il Modello 730 o il Modello Unico, la documentazione relativa alla casa, l’estratto conto bancario e le fatture per le visite mediche. Un vero e proprio mondo fatto di documenti e fogli da custodire. Ma scopriamo insieme cosa è necessario fare e come comportarsi correttamente per non incorrere in alcun tipo di problema.

Scontrini e ricevute: cosa conservare

In questa sede eviteremo di soffermarci a parlare sulle bollette di casa, delle quali ci siamo già occupati in questo articolo: Bollette: ecco dopo quanto tempo si possono buttare. Quello di cui ci occuperemo in questa sede sono le ricevute che abbiamo in casa. Ma soprattutto ci occuperemo di quelli che sono stati battezzati gli scontrini parlanti, ossia quei particolari documenti che devono essere allegati alla dichiarazione dei redditi, nel caso in cui si abbia diritto a beneficiare di una qualsiasi detrazione fiscale. L’esempio più conosciuto da tutti è quello relativo agli scontrini della farmacia. Da tenere in considerazione ci sono poi anche gli scontrini, che servono come garanzia nel momento in cui si acquista un qualsiasi bene, e che devono essere conservati nel caso in cui un particolare bene si rompa e debba essere sostituito o riparato.

Nel caso in cui lo scontrino dia diritto ad un beneficio fiscale deve essere tenuto per almeno cinque anni. Nel caso in cui invece lo stesso sia legato ad un prodotto per cui è prevista una garanzia, dovranno essere conservati per almeno 26 mesi, ma questo termine potrebbe essere prolungato, nel caso in cui il produttore offra una garanzia di maggiore durata.

Partiamo dal capitolo più importante, ossia dagli scontrini che devono essere allegati alla dichiarazione dei redditi. Sono documenti molti importanti, perché ci permettono di ottenere delle detrazioni o delle deduzioni fiscali. Per i contribuenti vige il cosiddetto principio di cassa: in estrema sintesi si riesce ad ottenere il beneficio fiscale nel momento stesso in cui la spesa è stata effettivamente sostenuta. Questo significa che il contribuente dovrà custodire scontrini, fatture e ricevute e presentarle direttamente all’Agenzia delle Entrate per dimostrare di avere diritto al beneficio fiscale.

L’insieme di tutta questa documentazione dovrà essere custodita, insieme alla dichiarazione dei redditi, per almeno cinque anni. Questo significa che per le spese effettuate nel corso del 2022, dovranno essere allegate nella dichiarazione dei redditi che presenteremo il prossimo anno, quindi nel 2023. La documentazione dovrà essere conservata almeno fino al 31 dicembre 2028. E via discorrendo, di anno in anno.

Ricevute da conservare: le multe

In questo caso ci si augura che il raccoglitore, che le debba contenere, sia il più sottile possibile. Purtroppo a molti è capitato di ricevere una multa, fosse anche per divieto di sosta. I termini di prescrizioni per pagare le sanzioni ricevute per una qualsiasi violazione del Codice della Strada sono cinque anni: l’infrazione deve essere stata accertata dagli organi preposti per elevare le multe, come ad esempio la Polizia o i Carabinieri.

Scende a due anni il periodo di prescrizione, nel caso in ad elevare la multa sia stato il Comune, attraverso la Polizia Municipale (i vecchi Vigili Urbani). Il termine della prescrizione parte da quando la multa è stata iscritta a ruolo, ossia da quando l’ente locale ha chiesto all’agente della riscossione di dare il via alla procedura per recuperare la sanzione non pagata. Nel frattempo la multa è come se fosse in un limbo, ossia non decorre alcun termine. Questo periodo di limbo si va ad aggiungere ai due anni di prescrizione, che partono dal momento in cui è stata iscritta a ruolo.

Casa: tutti gli scontrini e le ricevute da conservare

Tralasciando l’infinito universo delle bollette, quando si parla di scontrini e ricevute per la casa si apre un mondo senza confini. Ma proviamo a vedere quali sono le ricevute da conservare e per quanto tempo è necessario tenerle:

  • spese condominiali: 5 anni;
  • canoni di affitto: 5 anni;
  • Tari, Imu e Tasi: 5 anni, o meglio fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui si deve pagare o presentare la dichiarazione;
  • rate del mutuo: 5 anni dalla scadenza della singola rata. In questo caso si suggerisce di conservare tutte le ricevute fino a quando non si è saldato completamente il mutuo;
  • atti di compravendita della casa: per sempre.

Un discorso a parte deve essere effettuare per le ricevute relative ai vari pagamenti per i lavori di ristrutturazione. In questo caso bisogna stare attenti al tipo di agevolazione fiscale di cui si è beneficiato. Nel caso in cui la spesa dovesse essere recuperata nella dichiarazione dei redditi nell’arco di 10 anni, sarà necessario conservare le ricevute per tutto questo periodo. Se si tratta di opere che danno la possibilità diritto ad ottenere il superbonus 110%, si dovranno conservare per cinque anni. A questi termini si dovranno aggiungere i cinque anni di prescrizione, che sono previsti per la dichiarazione dei redditi. L’Agenzia delle Entrate potrà chiedere un controllo anche sull’ultima dichiarazione per la quale è stata richiesta la detrazione.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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