Abolizione Irap: i forfettari non ci stanno, ecco perché!

I titolari di Partita IVA in regime forfettario non devono pagare l'Irap: allora perché si stanno opponendo alla scelta di abolirla? Ecco le motivazioni.

L’abolizione dell’Irap non è una novità e riguarda di fatto un numero di contribuenti piuttosto elevato, ma non i forfettari. Questa categoria ha diverse agevolazioni, già da tempo, tra cui proprio il non pagamento dell’Irap. In questo articolo vediamo allora perché i forfettari non hanno preso di buon grado l’abolizione Irap.

Sembra quasi una contraddizione, un paradosso: perché mai i forfettari, già agevolati in tanti modi tra cui proprio con l’Irap, si sono opposti all’abolizione dell’Irap così come è stata proposta dal Governo Draghi in sede di Legge di Bilancio 2022? Lo vediamo subito, ma cominciamo con il dire che il problema non è l’Irap, ma piuttosto la conseguenza della sua abolizione.

L’abolizione, tra l’altro, non riguarda (ancora) tutti, ma solo alcuni soggetti, come vedremo in seguito. Tra questi soggetti ci sono proprio i titolari di Partita IVA che però operano in altri regimi, non in quello forfettario che per definizione è quello agevolato. Tra le agevolazioni, c’è proprio l’esenzione dal pagamento dell’Irap.

Inoltre, siamo in tempo di riforma fiscale ed i forfettari vanno verso una modifica, o forse più d’una, che potrebbe cambiare in maniera decisiva il sistema in cui operano: si parla di fatturazione elettronica ed anche di regime transitorio per chi raggiunge il famoso tetto dei 65.000 euro.

In questo articolo facciamo un punto della situazione sull’abolizione Irap, sulla correlazione con i forfettari, sulle novità in arrivo nella legge delega alla riforma fiscale ed anche su cosa aspettarsi nel prossimo futuro. Per qualsiasi altra informazione, suggeriamo di fare sempre riferimento alle fonti ufficiali, come il portale dell’Agenzia delle Entrate.

Abolizione Irap: chi non paga l’Irap nel 2022?

Inevitabilmente, il primo punto da chiarire è proprio quello relativo al pagamento dell’Irap nel 2022. La Legge di Bilancio ha previsto che diminuisse in maniera sostanziosa la platea dei contribuenti tenuti a pagarla. Vediamo dunque chi non deve più pagarla ed anche perché.

Partiamo dal chi, fornendo le due categorie principali di soggetti che non sono più tenuti a pagarla: 

  • le persone fisiche esercenti attività commerciali titolari di reddito d’impresa di cui all’articolo 55 del Tuir, residenti nel territorio dello Stato;
  • persone fisiche esercenti arti e professioni, di cui all’articolo 53, comma 1, del Tuir, residenti nel territorio dello Stato.

Due categorie importanti, che dimostrano come la volontà sia davvero quella di andare verso un’abolizione totale dell’Irap… ma perché? La domanda è infinitamente più complessa di quanto si possa approfondire in questa sede, ma per chi fosse curioso di scoprire la storia dell’Irap dagli anni ’90 ad oggi, suggeriamo questa lettura molto interessante: “Dall’Irap all’Irap 2.0?“.

In parole semplici, l’Irap ha una sua logica che negli anni non è praticamente mai stata accettata e digerita soprattutto dalle imprese, ma di fatto si tratta di un’imposta sul valore aggiunto prodotto ed è interamente regionale, logica assolutamente sensata e razionale e, soprattutto, non così atipica.

L’opinione pubblica ha sempre ritenuto l’imposta ai limiti dell’illegittimità, ma possiamo dire che non è così. In ogni caso, una sua abolizione sarebbe chiaramente una buona notizia… ma come verrà sosituito il gettito?

Abolizione Irap: come si recupera il gettito fiscale perduto?

Limitarsi a guardare l’evoluzione dell’Irap senza considerare l’intero contesto fiscale in cui si colloca sarebbe sicuramente un errore e darebbe un’impressione parziale della vera situazione. Il quadro attuale ci dice che sono in arrivo numerose novità dal punto di vista del sistema fiscale, proviamo a capirne di più.

La situazione attuale è infatti di stallo rispetto alla direzione in cui si vuole andare: razionalizzazione delle imposte, senza aumentare il cuneo fiscale. Dire se il Governo riuscirà in questa impresa non è certo nostro dovere, ma proviamo ad ipotizzare quanto sta accadendo.

Il cambiamento dell’Irpef ci dice infatti che la direzione per recuperare il gettito perduto dall’Irap in due modi: aumento della base imponibile dell’Ires e/o dell’Irpef, improbabile, o più probabilmente un aumento delle aliquote Ires.

In questo modo, però, l’aumento ricadrebbe ancora una volta sulle imprese, per di più sul solo profitto e l’indiretta conseguenza sarebbe un incentivo all’indebitamento: è questo ciò che vogliono le imprese? Difficile dirlo, ma sicuramente possiamo sbilanciarci nel dire che eliminare l’Irap per affrontare questa conseguenza sarebbe una “vittoria” solo simbolica, perché economicamente sarebbe una vera e propria sconfitta.

Abolizione Irap e forfettari: ecco perché non ci stanno!

Come sempre e come già visto chiaramente nel precedente paragrafo, ogni scelta ha delle conseguenze dirette ed anche delle conseguenze indirette. Infatti, va considerata anche la reazione dei forfettari all’abolizone Irap per i “colleghi” che operano in Partita IVA in altro regime.

Ma i forfettari non pagano l’Irap da sempre, dunque perché ne dovrebbero essere interessati? La conseguenza è indiretta, perché questi soggetti pagano un’imposta sostitutiva che raduna in maniera forfettaria queste tre voci: imposta sui redditi; addizionali regionali e comunali; Irap.

Se viene abolita l’Irap, indirettamente dovrebbe diminuire anche l’imposta sostitutiva che idealmente la considera. Questa sarebbe la richiesta dei titolari di Partita IVA che operano in regime forfettario, ma è difficile pensare che ciò possa accadere.

Abolizione Irap e forfettari: cosa potrebbe succedere?

La domanda è interessante, perché siamo in una fase di cambiamenti per i titolari di Partita IVA in generale ed in particolare proprio per chi opera in regime forfettario, ma purtroppo per questi soggetti la risposta più plausibile è la seguente: nulla. Probabilmente non accadrà nulla su questo fronte.

Troppo difficile immaginare che l’aliquota di tassazione possa ulteriormente diminuire per chi già gode di agevolazioni e di un’imposta sostitutiva al 5 o al 15%. Infatti, nei primi cinque anni di attività l’imposta sostitutiva ammonta al solo 5% per favorire l’iniziativa economica, mentre dal sesto anno in poi sale al 15%.

Se dovessimo sbilanciarci a favore di una possibilità di diminuzione di questa imposta, comunque, sarebbe eventualmente per chi la subisce al 15% e non certo per chi subisce il solo 5%. Una richiesta ragionevole quella dei forfettari, dal punto di vista puramente logico, ma che è decisamente difficile da accogliere per il Governo in questa fase di cambiamenti.

Novità in vista per i forfettari: cosa succede da luglio 2022?

Uscendo dal confine di quanto affrontato in questo articolo, diventa comunque obbligatorio fare menzione delle novità che potrebbero arrivare a breve per i forfettari. Di cosa si tratta esattamente? I fronti sono due, entrambi affrontati nella legge delega alla riforma fiscale in arrivo in aula il 2 maggio prossimo.

Si tratta da un lato della possibilità di introdurre l’obbligo di emissione di fattura elettronica per i forfettari, al momento l’unica categoria che non è ancora ricaduta in questo obbligo. La novità potrebbe essere effettiva anche grazie all’ultima bozza del PNRR che parla della sua introduzione da luglio 2022. In alternativa, la novità potrebbe diventare realtà da gennaio 2023.

L’altro fronte è quello del regime transitorio per i forfettari che superano i 65.000 euro di fatturato e che, quindi, sono costretti al momento a passare al regime ordinario. Il regime transitorio renderebbe più graduale il passaggio, con qualche agevolazione che durerebbe per due anni, prima di passare definitivamente all’ordinario.

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