Bollo auto, una legge per eliminarlo! Ecco cosa cambierà!

Dal nulla spunta l'ennesima proposta per eliminare il bollo auto. Che questa sia la tassa più odiata degli Italiani, ce ne siamo accorti.

Dal nulla spunta l’ennesima proposta per eliminare il bollo auto. Che questa sia la tassa più odiata degli Italiani, ce ne siamo accorti. Tanto che periodicamente spunta l’ipotesi di cancellarlo completamente, anche se non si riesce mai a capire se sia una trovata elettorale o se dietro ci sia un progetto degno di questo nome.

Il bollo auto è il tributo che ogni singolo automobilista deve pagare sulla propria vettura. No, anzi: è meglio essere più corretti. A pagarlo è il proprietario del mezzo, indipendentemente dal fatto che lo guidi o meno. Che decida di lasciarlo in garage o lo utilizzi ogni santissimo giorno per andare a lavorare. Il bollo auto è l’orpello che deve essere pagato per il semplice fatto che si è proprietari del mezzo. Il costo di questo tributo si aggira, mediamente, tra i 100 ed i 150 euro, ovviamente a seconda del modello e della sua età. Il bollo auto risulta essere particolarmente indigesto non tanto per la cifra che si deve pagare, ma perché lo Stato lo richiede per il semplice fatto che si è proprietari di una vettura.

Bollo auto, quanto costa in totale ogni anno!

Gli enti locali – le regioni e le province autonome – ogni anno riescono ad incassare complessivamente la bellezza di 6,5 milioni di euro proprio grazie al bollo auto. Basta questo numero per far capire come sia realmente difficile pensare a cancellarlo: sarebbe una mera illusione. Sono troppi i soldi che arrivano ogni dodici mesi. A questo punto, nel caso in cui si volesse proprio procedere con l’eliminazione del bollo auto, si dovrebbe pensare ad un’alternativa, grazie alla quale permettere alle amministrazioni locali di far cassa. Un’idea su come fare l’ha avuta Roberto Caon, deputato di Forza Italia, che nel 2018 ha depositato una proposta di legge per abolire il bollo auto, introducendo, contemporaneamente, un altro sistema che permettesse agli enti locali di compensare quanto avessero perso con le minori entrate.

Intervistato da Today.it, Caon spiega molto esplicitamente:

Cerchiamo di togliere un balzello ai proprietari di un’auto, ma anche di barche, camper, moto. Ogni mattina un italiano si sveglia e deve ricordarsi di pagare qualcosa. Cerchiamo un modo di vivere più semplice. In questo modo allarghiamo la base imponibile e leghiamo il pagamento di quella quota all’uso del mezzo. Così si riduce per tutti la spesa, con famiglie che arriveranno a pagare fino al 70% in meno rispetto a quanto oggi pagano di bollo. Per qualcuno, penso al pensionato che non prende mai l’auto e che la tiene ferma parcheggiata in garage, si arriva quasi ad azzerare la spesa.

L’idea, quindi, è quella di trasformare il bollo auto in una delle tante accise che ci sono sul carburante. In questo modo il tributo verrebbe abbassato di molto. Per giungere a questo ragionamento basta fare un rapido calcolo: nel caso in cui in una famiglia siano presenti due auto, il costo del bollo auto sarebbe pari a 450 euro ogni anno. Mettiamo che i due veicoli siano diesel e che facciano sedici chilometri con un litro di gasolio e che nel corso di un mese percorrano complessivamente 1.600 chilometri. Se il bollo auto si trasformasse in un’accisa di 10 centesimi al litro, la famiglia spenderebbe dieci euro in più al mese. Il costo complessivo, quindi, sarebbe pari a 120 euro ogni anno contro i 450 euro attuali di bollo auto.

Il bollo auto diventa un’accisa

Sostanzialmente il bollo auto si trasformerebbe in un’accisa. Che andrebbe a premiare quanti utilizzano poco i propri mezzi, ma che sicuramente andrebbe a penalizzare quanti utilizzano la propria vettura per lavoro. Che con ogni probabilità, si potrebbero anche ritrovare nella situazione di pagare più di prima. È vero anche che i sei miliardi e mezzo di gettito garantiti dal bollo auto, sarebbero, in questo modo, ripartiti solo tra quanti utilizzino realmente la vettura. Secondo Caon, introdurre un’altra accisa sul carburante sarebbe anche in linea con le direttive europee, che prevedono che chi inquina di più deve anche pagare di più.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio della proposta che era stata presentata alla Camera nel 2018. In quel caso veniva proposta un’accisa aggiuntiva pari a 0,16 centesimi al litro di carburante. Considerando che in Italia per gli autotrasporti vengono consumati ogni anno qualcosa 40 milioni di tonnellate di idrocarburi e oltre tre milioni di tonnellate di gas di petrolio, potremmo dire che questa nuova accisa sarebbe un nuovo tributo ambientale in senso stretto. Che, soprattutto, avrebbe una relazione stretta tra causa ed effetto, dato che più si consuma carburante più si danneggia l’ambiente.

Bollo auto, una scelta antievasori

Grazie all’introduzione della sua legge, Caon ritiene che si possano superare tutte le difficoltà nel rincorrere i furbetti del bollo auto, ossia quelli che si dimenticano – volontariamente o meno – di pagarlo. In questo modo nessuno potrà più evaderlo. Secondo l’Istat, nel nostro paese circolano qualcosa come 53 milioni di veicoli, di cui 40 milioni di auto e 7 milioni di motocicli. Numeri in aumento se si considera che, nel 2008, sempre secondo l’Istat, il parco veicoli era composto da 48 milioni di mezzi di cui 36,1 milioni di automobili (il 75%).

Praticamente, come si potrà trasformare un tributo locale in un’accisa sul carburante?

È molto semplice – spiega Caon – Per quanto riguarda la ripartizione regionale, facciamo riferimento al parco auto regionale e ripartiamo le entrate in modo proporzionale sulla base del numero di auto immatricolate nelle singole Regioni. Chi più ne ha, più prende. Lo Stato, piaccia o no, ha un introito dal bollo auto, ma possiamo fare in modo che sia redistribuito sulla popolazione in modo più equo, legandolo a quanti chilometri vengono consumati e non più sul fatto di possedere o meno un veicolo. 

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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