Conto corrente dei figli minorenni: ecco perché sono controllati dal fisco

È possibile aprire un conto corrente per un figlio minorenne? Quali regole si devono applicare a questo particolare rapporto bancario?

È possibile aprire un conto corrente per un figlio minorenne? Quali regole si devono applicare a questo particolare rapporto bancario? Partiamo con qualche certezza: risulta improbabile che un figlio minorenne chieda ai genitori di investire le somme di denaro ricevute dai nonni o dagli altri parenti. È ancor più difficile che chieda loro di aprigli un conto corrente. È più facile che a quella età un ragazzo chieda un videogioco o lo smartphone di ultima generazione.

Fatte queste doverose premesse, può capitare che i genitori si ritrovino nella possibilità di depositare in banca delle somme a nome del proprio figlio. Decidendo, inoltre, di investire queste somme e aprendo un conto corrente intestato al minore. Quali sono le regole che devono essere necessariamente rispettare? Ma soprattutto un conto corrente intestato ad un minorenne può essere sottoposto al controllo dell’Agenzia delle Entrate?

Conto corrente per i minorenni: quali sono le regole da seguire

La maggior parte degli istituti di credito prevede un conto corrente per i minorenni. Questi, di norma, sono suddivisi in base alla fascia d’età dei soggetti coinvolti:

  • tra i 0 ed i 12 anni;
  • tra 13 anni ed i 17 anni.

Quando ci si riferisce ad un prodotto destinato alla fascia d’età fino a 12 anni, sarebbe più corretto parlare di libretti di risparmio. In questo caso siamo davanti ad un rapporto bancario che non permette di svolgere gli incassi ed i pagamenti, che tipicamente contraddistinguano un conto corrente vero e proprio. Sono generalmente libretti senza spese di apertura o di gestione, che hanno un tasso di interesse annuale lordo che piò oscillare tra l’1% ed il 3%, in base alla media dei depositi che vi sono stati effettuati.

Nel caso in cui i genitori avessero intenzione di orientarsi su questa scelta, dovranno effettuare una preventiva analisi dei costi e dei benefici. Se le cifre che vi sono depositate fossero basse, il limite di questo prodotto è costituito proprio dal suo costo. Tra questi ci possono essere un’eventuale imposta di bollo o le spese per le comunicazioni.

Se il figlio minorenne ha un’età compresa tra i 12 ed i 17 anni, è possibile parlare di un vero e proprio conto corrente. I costi di apertura, generalmente, sono ridotti e permettono di effettuare gli incassi ed i pagamenti. È dotato di una carta prepagata ed è possibile accedere ai finanziamenti per l’acquisto di determinati prodotti come lo scooter. Il conto corrente intestato ad un minore, sicuramente, ha dei vantaggi molto precisi:

  • è intestato al figlio, questo permette di avere la certezza che il denaro sia effettivamente investito per lui;
  • nel momento in cui diventerà più grande, il figlio avrà imparato a risparmiare e a gestire il denaro in maniera autonoma.

Come molti nostri lettori avranno compreso, su questo tipo di conto corrente il minore ha solo una possibilità di operare in maniera virtuale. La vera e propria disponibilità rimarrà in mano ai genitori o a chi ne ha la patria potestà. Ma ci sono dei limiti che è opportuno conoscere.

Conto corrente: la rappresentanza dei figli

L’articolo 320 del Codice Civile prevede che i genitori rappresentino i figli. Ne devono anche amministrare i beni in modo congiunto. Per gli atti di ordinaria amministrazione, ciascun genitore può procedere ad amministrare il patrimonio del figlio in maniera disgiunta. Si tratta di operazioni che hanno lo scopo di conservare l’integrità e lo stato del patrimonio del minore. E sono comprese tutte quelle operazioni che servono per ricavare un’utilità dai beni, senza che per questo ne venga diminuito il valore.

Vi sono degli atti, però, che i genitori o quanti esercitino la patria potestà non possono assumere iniziative di natura patrimoniale, se non fanno un’apposita istanza al Giudice tutelare competente. Si tratta dei cosiddetti atti di straordinaria amministrazione. Tra queste operazioni rientrano:

  • riscuotere buoni fruttiferi intestati al minore;
  • incassare somme in caso di decesso del genitore lavoratore (ad esempio la liquidazione);
  • incassare una polizza di assicurazione intestata al minore;
  • riscuotere somme per conto del minore a causa di un sinistro;
  • accettare una donazione fatta al minore;
  • acquistare o vendere bene immobile in nome e per conto del minore;
  • prelevare dall’istituto di credito somme intestate al minore.

L’apertura di conto corrente intestato ad un figlio minorenne è un’operazione ordinaria. Questa potrà essere fatta senza richiedere l’autorizzazione del tribunale.

Conto corrente e fisco

Come un qualsiasi conto corrente, anche quello intestato ad un minorenne finisce nell’Anagrafe dei conti correnti bancari. Quindi sarà necessario tenere le pezze giustificative dei versamenti: se sono delle donazioni dei genitori o dei nonni. E soprattutto se i versamenti derivano da un qualsivoglia lavoro che il figlio minorenne ha compiuto.

Se il conto corrente è stato aperto all’estero, bisogna prestare una particolare attenzione: i soggetti che detengono la residenza fiscale in Italia sono obbligati al rispetto del monitoraggio fiscale degli investimenti all’estero, compilando il quadro RW del modello redditi PF. In questo caso i genitori devono prestare la massima attenzione, perché in caso di detenzione di investimenti finanziari esteri sarà necessario tenere conto di due aspetti:

  • l’intensificarsi dei controlli effettuati anche grazie allo scambio automatico di informazioni fiscali (CRS). Su questo punto richiamiamo le cosiddette lettere di compliance, attraverso le quali l’Amministrazione finanziaria notifica eventuali omissioni o irregolarità nel comportamento dichiarativo tenuto dal contribuente;
  • il regime sanzionatorio vigente che può portare a sanzioni che vanno dal 3% al 15% del valore delle attività non dichiarate, fino ad importi dal 6% al 30% se la detenzione avviene in Paesi considerati black list.
Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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