Prestazione occasionale o regime forfettario? Le novità 2022

Nel 2022 è più conveniente lavorare in partita IVA forfettaria o attraverso prestazione occasionale? Una "vecchia" domanda a cui proviamo a rispondere.

Prestazione occasionale o Partita IVA? Una di quelle domande che, soprattutto per chi ha meno dimestichezza con questi concetti, sembra tanto come quella dell’uovo e della gallina. Ovviamente, però, la legge prevede delle regole specifiche per entrambe le tipologie di prestazione lavorativa, con anche delle novità del 2022 che cambiano un po’ le carte in tavola.

Se sei un soggetto che ha intenzione di collaborare con un privato o con un’azienda per offrire una tua competenza, allora ti sarai chiesto o chiesta se conviene di più sfruttare la prestazione occasionale oppure è necessario aprire immediatamente la Partita IVA. Beh, la risposta dipende ovviamente dalla tua situazione e non c’è un giusto o sbagliato… o meglio, c’è secondo la legge.

Infatti, in molti si avvicinano al lavoro da autonomi attraverso la prestazione occasionale, magari in via temporanea per vedere come funzionerebbe la propria attività, per poi aprire Partita IVA non appena si trova una certa stabilità e si verifica che quella modalità lavorativa è sostenibile.

In Italia, però, si abusa in maniera sistematica della prestazione occasionale e non è certo un mistero, neanche per il Governo che si è ritrovato a decidere diverse novità all’interno dell’ultima Legge di Bilancio. Ecco quindi una panoramica delle novità 2022, ma anche della logica dietro il funzionamento della prestazione occasionale, in modo da avere una situazione aggiornata e completa dello stato attuale delle cose.

Se fossi interessato o interessata ad approfondire questa tematica ti suggeriamo il canale YouTube di Giampiero Teresi, esperto di regime forfettario e capace di dare informazioni chiare e precise sul tema. In questo video, parla proprio delle differenze tra regime forfettario in Partita IVA e prestazione occasionale, anche alla luce delle novità del 2022 di cui già abbiamo parlato:

Prestazione occasionale o regime forfettario?

La domanda è vecchia, come abbiamo già detto in precedenza, ma proviamo a fare un po’ di chiarezza provando a rispondere in maniera sensata a questa esigenza e, contemporaneamente, spiegare tutte le novità del 2022 che cambiano le carte in tavola in maniera assolutamente rilevante.

Infatti, il Governo è consapevole delle necessità che ci sono su questo fronte, Mario Draghi in primis, ma naturalmente riformare questi ambiti non è semplice e porta sempre a qualche “scontento”. Alcune tutele servono, ma serve anche un sistema efficace e funzionante che permetta di combattere frodi e abusi.

Come vedremo, non si tratta di un obiettivo semplice, anzi…

In sostanza, la prestazione occasionale è da sempre uno dei maggiori indiziati per quanto riguarda evasione e comunicazioni non conformi. Sul fronte Partita IVA in regime forfettario, invece, abbiamo novità relativamente importanti, ma soprattutto abbiamo la possibilità di capire in che direzione sta andando il Governo.

In breve, proviamo a vedere queste novità ed a capire quando conviene scegliere l’una o l’altra alternativa, sia dal punto di vista economico sia per quanto riguarda la normativa attuale.

Prestazione occasionale: c’è aria di novità

Parliamo subito delle novità sul fronte della prestazione occasionale: cosa cambia per chi vuole usufruirne? Essendo stata utilizzata in maniera assolutamente scellerata in questi anni, con tanti soggetti che ne hanno abusato e l’hanno utilizzata come una forma “normale” di collaborazione lavorativa, il Governo ha deciso di stringere un po’ e di migliorarne il funzionamento.

Dal 2022, infatti, per poter utilizzare la prestazione occasionale è necessario mandare una comunicazione all’ispettorato del lavoro per comunicare appunto questo tipo di collaborazione ed a farlo non è il prestatore occasionale, ma l’azienda che usufruisce del suo lavoro, in genere chiamata committente.

Ciò costringe i soggetti a rispettare le regole previste e restare sotto determinate soglie, in quanto nella comunicazione vi sono, oltre ai dati dei due soggetti (committente e prestatore), anche le informazioni riguardanti durata, compenso e tipologia di prestazione offerta.

La comunicazione va inviata attraverso una mail PEC, una mail normale o addirittura un SMS. L’invio va fatto verso l’ispettorato più vicino al committente (e non al prestatore occasionale!) e certifica che vengano rispettati i criteri imposti.

I criteri riguardano la continuità della prestazione lavorativa, non più di 30 giorni continuativi, ed anche il rispetto del tetto massimo di 5.000 euro per ogni committente in un anno. Inoltre, in un anno va fatta comunicazione solo una volta per committente, non potendo collaborare per due o più volte nello stesso anno solare.

Prestazione occasionale: tra limiti ed abusi

I limiti della prestazione occasionale sono piuttosto stringenti e sono pensati per verificare che la prestazione sia veramente occasionale e non una prestazione continuativa “mascherata”. In tanti casi si utilizza questo escamotage per non fare un contratto da lavoratore dipendente o per non dover versare più tasse.

In questo modo, si va però incontro al rischio di prendere multe ed anche alla problematica dei contributi, ma questo è tutt’altro tema. In ogni caso, ricordiamo anche che la prestazione occasionale, in quanto tale, non può essere pubblicizzata. 

Questo obbligo ci ricorda che un’attività organizzata, continuativa e pubblicizzabile va infatti resa ufficiale attraverso l’apertura della Partita IVA, magari nel regime più conveniente, almeno all’inizio, che è quello forfettario. Ricordiamo anche che chi non rispetta la regola della comunicazione vista nel precedente paragrafo rischia una multa che va dai 500 ai 2.500 euro per ogni comunicazione mancata.

Regime forfettario: quando serve?

Il regime forfettario è dunque la modalità con cui ci si approccia alla Partita IVA e comporta una serie di vincoli. Non solo il versamento di tasse e contributi, ma anche la fatturazione, su cui per altro ci sono delle novità in arrivo in questo 2022.

Al netto di ciò, il regime forfettario è sicuramente ottimo per chi ha appena aperto Partita IVA e vuole un sistema semplice e con pochi obblighi per gestire la propria attività. Infatti, è stato pensato proprio con questo obiettivo ed è sostanzialmente la forma più semplice per esercitare autonomamente la propria attività.

In particolare, il regime forfettario è adatto, così come la partita IVA in generale, quando si esercita un’attività professionale continuativa nel tempo, per definizione inadatta ad essere gestita solo con le ricevute della prestazione occasionale e la ritenuta d’acconto al 20%.

Anzi, in questo modo è possibile anche versare i contributi ai fini previdenziali, per esempio. Nel 2022 ci sono state alcune novità su questo fronte, proviamo a vederle in conclusione a questo articolo.

Regime forfettario: le novità 2022

In effetti il regime forfettario è sì il più semplice, ma come abbiamo già detto degli obblighi ci sono e vanno assolutamente rispettati. Uno di questi è quello relativo al tetto massimo di reddito percepibile in un anno solare: 65.000 euro. Oltre questa cifra, comunque rilevante e non così semplice da raggiungere, si passa gradualmente (in due anni) al regime ordinario.

Per quanto riguarda invece le novità 2022 la più chiacchierata è sicuramente quella legata alla fatturazione elettronica. Essa dovrebbe entrare in vigore anche per i forfettari (per chi è in regime ordinario è già attiva), ma non c’è ancora una data definita e pare che bisognerà aspettare ancora.

Per qualsiasi altra informazione suggeriamo sempre di rivolgersi a professionisti, in modo da non avere problemi e, soprattutto, da rispettare tutti gli obblighi di legge in maniera impeccabile.

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