Scaglioni e aliquote IRPEF 2022: le novità per quest’anno

La Legge di Bilancio ha introdotto novità per quanto riguarda scaglioni e aliquote IRPEF, che si rinnovano per l’anno 2022. Scopri i dettagli nell'articolo!

L’IRPEF – ovvero l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche – ha subito un rinnovamento radicale in merito a scaglioni ed aliquote a partire dal 1 Gennaio 2022. Le novità sono state definite a seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio 2022, approvata definitivamente alla Camera a fine dicembre.

Tra sostenitori ed oppositori, le riforme per la riduzione della pressione fiscale sono già entrate in vigore, andando – secondo il Governo – ad alleggerire il carico fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati, ma anche sui lavoratori autonomi.

Il numero di aliquote passa da cinque a quattro, e conseguentemente, anche gli scaglioni hanno subito significative modifiche.

Tutte le modifiche sono disponibili sul testo della Legge di Bilancio 2022, ma in questo articolo semplificheremo il razionale dietro al nuovo calcolo e parleremo delle novità in maniera più semplice e concisa.

IRPEF 2022: cosa cambierà?

L’aliquota IRPEF rimarrà al 23% per quanto riguarda i contribuenti che presenteranno un reddito fino ai 15.000€, ma a partire dal secondo scaglione – ovvero redditi fino ai 28.000€ – verrà abbassata dal 27 al 25%.

Per i redditi superiori ai 28.000€ fino ai 50.000 l’aliquota si abbasserà al 35%, diversamente per i redditi superiori, per il quale sarà del 43%.

Le modifiche alle aliquote utili per il calcolo sono state introdotte anche grazie all’utilizzo degli 8 miliardi di euro previsti dalla Legge di Bilancio in materia di alleviamento della pressione fiscale.

Si riservano solo 1,2 miliardi di euro che andranno invece a tagliare l’IRAP per lavoratori autonomi e ditte individuali.  

IRPEF 2022: novità sulle aliquote

Sebbene confermate le aliquote imposte sui redditi – che vanno dal 23% al 43% – a partire da Gennaio 2022 il numero degli scaglioni viene ridotto a quattro.

Rimane comunque la regola definita dalla no tax area, ovvero l’esenzione al pagamento dell’IRPEF da parte di coloro che percepiscono meno di 8174 euro all’anno.

La riduzione del numero degli scaglioni è un passo avanti verso l’obiettivo della riforma fiscale, che lo abbasserebbe addirittura a tre, in dettaglio:

  • Imposta del 23% sui redditi fino a 25.000 euro
  • Imposta del 33% fino ai 55.000 euro
  • Imposta del 43% per redditi oltre i 55.000 euro

Cancellato inoltre il bonus dei 100€ in busta paga per i redditi superiori ai 15.000 euro, salvo per eccezioni definite dalle clausole di salvaguardia per i redditi fino ai 28.000.

Sarà infatti possibile per questa fascia di reddito continuare a percepire il bonus se la somma di tutte le detrazioni superi l’imposta lorda. Non si potranno comunque superare i 1.200 euro in questo caso.

In questo interessante video di Redazione The Wam è possibile approfondire tutti gli aspetti della riforma fiscale: 

IRPEF 2022: come si calcola

Da molto tempo è attesa una riforma fiscale che tenga in considerazione la struttura dell’IRPEF e le sue incongruenze, che hanno causato non poche polemiche negli scorsi anni.

Il dibattito al centro è sulla componente progressiva dell’imposta: troppo spesso si assiste infatti a scatti eccessivi di aliquote tra una fascia di reddito ed un’altra, e per questo motivo sono attese ulteriori novità entro il 2023.

Per calcolare l’ammontare del reddito, bisogna prima di tutto tenere in considerazione tutte le entrate:

  • Redditi da lavoro (autonomo o dipendente). Questa categoria comprende tutti i tipi di reddito da lavoro.
  • Redditi d’impresa. Questi tipi di reddito provengono dai guadagni di un’impresa commerciale o società. Le aliquote sono significativamente meno gravose per coloro che rientrano nel regime dei minimi.
  • Redditi da capitale. Questi tipi di reddito provengono dagli investimenti di capitale, come ad esempio depositi, azioni o polizze assicurative. L’aliquota è del 27% per le somme detenute in banca, l’11% per la previdenza ed il 12,5% per il resto.  
  • Redditi fondiari. Questi tipi di reddito provengono da rendite su terreni e fabbricati appartenenti alla persona e registrati al catasto.
  • Redditi diversi dai sopracitati, che comprendono tutte le categorie escluse dalle precedenti.

Al calcolo complessivo di tutti gli elementi sopracitati vanno sottratti gli oneri deducibili, come ad esempio eventuali alimenti, una parte degli importi sostenuti per eventuali adozioni internazionali e donazioni.

La somma finale rappresenta quindi il reddito imponibile, che andrà moltiplicato per l’aliquota IRPEF di competenza, a cui si dovranno a loro volta sottrarre eventuali detrazioni per tipo di reddito, per carichi familiari, spese mediche o d’istruzione, trasporto, interessi sul mutuo della prima casa o assicurazioni sulla vita.

IRPEF: quando si paga?

Il contributo IRPEF va versato – a seconda dell’importo – in una o due rate annuali e un saldo. In pratica, ogni anno viene saldato l’anno precedente e versato un acconto per l’anno in corso:

  • Se la cifra è minore di 257,52 euro, è possibile effettuare un versamento in unica soluzione entro il 30 Novembre di ogni anno
  • Se la cifra supera i 257,52 euro, sarà invece spezzata in due rate, con il 40% da pagarsi entro il 30 giugno ed il resto entro il 30 Novembre.

Per chi rientra invece in regime forfettario o coloro che applicano gli ISA, sarà invece necessario versare due rate uguali che corrispondono al 50% dell’importo totale nelle stesse date.

Il versamento dell’imposta IRPEF è fatto tramite il modello F24 – definito unificato perché comprende tutte le somme dovute ai vari enti di contribuzione, e quindi ha la possibilità di compensare alcuni importi con eventuali crediti.

IRPEF: la polemica

Non si sono fatte attendere le polemiche sulla riforma dell’IRPEF, secondo le quali gli scaglioni andrebbero a favorire i redditi medio-alti – intorno ai 40.000 euro – lasciando scoperta la maggioranza dei lavoratori con redditi inferiori.

La riforma da 7 miliardi di euro andrà – secondo coloro che l’hanno criticata – ad avvantaggiare solo una parte dei lavoratori, stimata in 28 milioni su un totale di 43 milioni di contribuenti, mettendone in condizione di svantaggio circa 400.000.

Inoltre, sempre secondo l’analisi, il taglio una tantum dei contributi sui redditi da lavoro dipendente non avvantaggerà di molto la fascia di reddito tra i 28.000 ed i 30.000 euro, il cui risparmio complessivo sarà di circa 7 euro al mese.

Questo, rispetto ai redditi più alti, che grazie alla riforma andranno a risparmiarne invece quasi 1000 al mese su un reddito di 40.000 euro.

IRPEF: la lotta alla pressione fiscale

Gli 8 miliardi stanziati dalla Legge di Bilancio avranno l’obbiettivo di abbattere la pressione fiscale che grava non solo su imprese, dipendenti e pensionati, ma anche sui lavoratori autonomi.

È infatti risaputo che il settore del lavoro autonomo e professionale sta andando incontro ad una profondissima crisi. Solo nel periodo di pandemia, oltre 302.000 partite IVA hanno gettato la spugna, come evidenziato dal presidente di Confprofessioni Gaetano Stella.

“Si invoca l’equità orizzontale per garantire che a redditi uguali corrispondano debiti di imposta equivalenti”

A parità di reddito infatti – se prendiamo d’esempio la fascia dei 55.000 euro – il lavoratore dipendente è significativamente avvantaggiato rispetto al lavoratore autonomo.

Per questo motivo, la riforma dell’IRPEF non sarà l’unica ad essere implementata quest’anno: si uniranno anche l’aumento delle detrazioni, il potenziamento della no tax area e la riduzione dei contributi.

Questo tipo di manovre sono volte ad agevolare tutte le categorie di lavoratori in merito al carico fiscale, nonché i pensionati.

Tuttavia, sono già arrivate le prime delusioni per i lavoratori autonomi, che vengono spesso esclusi dagli interventi in materia fiscale, rivolti maggiormente ai lavoratori dipendenti. Ma il governo promette che le riduzioni arriveranno e si sentiranno.

I lavoratori autonomi più avvantaggiati saranno quelli nella fascia di reddito tra i 35.000 ed i 65.000 euro, che si stima risparmieranno:

  • 225 euro annui in fascia 35.000 fino a 40.000 euro
  • 692 euro annui in fascia 60.000 fino ai 65.000

Il che può non sembrare molto, ma può fare un po’ di differenza durante la stagione delle tasse.

Esclusi quindi i lavoratori autonomi nella fascia dai 20.000 ai 25.000 euro che, al netto dei conti, andranno a risparmiare solo 52 euro all’anno.

Questo dimostra che c’è ancora molta strada da fare per arrivare ad un’equità – o comunque ad un livello comparabile – di tassazione del lavoro autonomo rispetto a quello dipendente. 

IRPEF: l’Italia in ripresa nel 2022

Tutte le riforme adottate in materia di Legge di Bilancio sono complementari al PNRR – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che punta a ricostruire l’Italia dopo due anni di pandemia.

Comprensivo di tutta una serie di riforme a livello fiscale ma non solo, il PNRR è un fondo da 750 miliardi di euro che saranno investiti in radicali riforme per la ripresa del paese.

Dalla riforma della Pubblica Amministrazione a quella sulla Giustizia, le azioni nell’ambito del PNRR puntano a rendere l’Italia un paese di nuovo competitivo e moderno.

La previsione è di una crescita del 4,7% nel 2022, secondo un documento presentato dal Governo Italiano alla Commissione Europea.

Il documento prende anche in considerazione il rischio che una crescita troppo zelante può portare, ovvero l’inflazione, anche se la visione ottimistica è che il Recovery Plan potrà compensare.

Confrontando il disavanzo tendenziale previsto e il disavanzo pianificato, quest’ultimo è superiore di circa 23 miliardi di euro (o 1,3% del PIL). È interessante notare che il governo prevede che l’orientamento fiscale rimarrà espansivo fino a quando il PIL non raggiungerà il livello previsto prima dello scoppio della pandemia di Covid-19.

Poiché ciò non dovrebbe accadere fino al 2024, un’altra spinta fiscale è prevista nel 2023, quando le regole di bilancio europee (in qualsiasi forma) dovrebbero essere nuovamente applicate.

Il ritorno del rapporto debito/PIL su un trend decrescente si baserà quindi nel breve periodo su una maggiore crescita del PIL, derivante dall’effetto combinato degli investimenti e delle riforme previste dal Recovery Fund dell’UE e nel medio/lungo periodo anche su un’adeguata eccedenze primarie.

Francesca Di Feo
Francesca Di Feo
Copywriter SEO e Social Media Manager per piccole e medie imprese, classe 1994. Ho studiato Scienze Politiche e Sociali presso l'Istituto Federico Albert. Grazie al mio ruolo di Project Manager e Writer nell’ambito del programma Erasmus + ho sviluppato un forte interesse sui temi della Transizione Ecologica e Digitale. Appassionata da sempre di scrittura e tecnologia, ho continuato a formarmi autonomamente su come farne un lavoro attraverso il Marketing Digitale. Attualmente sono redattrice per Trend Online e Social Media Manager per due piccole aziende, e sto lavorando per costruire Valade D’Lans, Travel Blog sulle Valli di Lanzo, gioiello montano piemontese.
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