Prestazione occasionale: 3 novità pericolose da sapere!

Avrete sicuramente già sentito parlare della prestazione occasionale, ma siete sicuri di sapere tutto?

La prestazione occasionale è cara a molti. Tanti sono i professionisti che scelgono di svolgere delle piccole collaborazioni e di emettere, a fine servizio, una prestazione occasionale.

Molto spesso non vale la pena aprire una Partita Iva per un mese di lavoro, per cui, lo Stato da la possibilità sia al professionista ma anche alla azienda coinvolta di lavorare comunque regolarmente. Anziché emettere una fattura tradizionale, il professionista in questione, a lavoro terminato, emetterà una fattura da prestazione occasionale.

Comodissima, certo, tuttavia però ci sono delle novità a riguardo ed è il caso di informarsi approfonditamente prima di commettere errori che poi, sono alquanto ostici da risolvere.

Vediamo dunque assieme quali sono queste novità e come gestirle al meglio.

Che cos’è la prestazione occasionale?

Lo abbiamo già anticipato, tuttavia, prima di addentrarci nel vivo del discorso, spendiamo due parole sul che cos’è la prestazione occasionale.

La prestazione occasionale è uno strumento messo a disposizione dallo Stato che permette di rilasciare delle “ricevute” ai propri clienti dopo aver fornito loro un servizio lavorativo su commissione.

Il tutto, senza avere l’obbligo di possedere una Partita Iva.

Negli anni però purtroppo, questo strumento è stato completamente abusato. Spesso si ha continuato ad utilizzare tale servizio quando oramai non era più possibile farlo, non si avevano cioè, più tali diritti. A volte per voler eludere un contratto da dipendente ed in altri casi, per eludere una eventuale apertura di Partita Iva.

Ecco perché lo Stato ha iniziato a fare pressione a fine 2021, in proiezione del 2022: è stato infatti dichiarato che, lo scopo, è proprio quello di cominciare a limitarne l’utilizzo.

Proprio per bloccare tutti quei lavoratori che ne fanno un uso improprio e disonesto.

Sono stati dunque aggiunti nuovi obblighi e sarà bene conoscerli tutti, uno ad uno.

Prestazione occasionale: come si emette la fattura?

Terminato il rapporto di collaborazione, dovrete emettere fattura. Ma come fare?

In realtà compilare una fattura quando si sta lavorando attraverso la prestazione occasionale è molto semplice. E’ pressapoco uguale ad una fattura classica solo che, ovviamente, non sarà presente alcuna Partita Iva, ma al suo posto dovrete riportare il vostro codice fiscale.

Ovviamente anche i vostri dati personali, quali: nome cognome e residerenza. E poi, i dati relativi alla mansione portata a termine: data inizio, data fine e descrizione di quello che avete fatto. Nonché i dati dell’azienda che vi ha commissionato il lavoro.

Ricordatevi inoltre che dovrete seguire sempre con un numero progressivo ogni volta che ne compilerete una.

Se avete bisogno di compilare la vostra prima fattura, potete cercare un modulo su Google e semplicemente editarla con i vostri dati.

La fattura può essere emessa o verso titolari di Partita Iva (aziende, società o persone fisiche) oppure la potete emettere verso soggetti privati. In realtà, nonostante non capiti molto spesso nella maggior parte dei casi, esiste anche una terza possibilità, ovvero emettere fattura in modalità prestazione occasionale verso soggetti esteri.

Cambia qualcosa in base al destinatario? In verità, si!

Nel primo caso, ovvero svolgendo una prestazione occasionale verso un titolare di Partita Iva avete la ritenuta d’acconto. Cosa significa? Significa che, il 20% del vostro compenso viene trattenuto dal committente stesso e, quest’ultimo, a nome vostro, lo verserà allo Stato tramite un F24. Si tratta sostanzialmente di un anticipo sulla vostra tassazione.

Ipotizziamo che una azienda vi scelga per la realizzazione di un contenuto social e l’importo pattuito è pari a 100 euro. In questo caso emetterete una fattura di prestazione occasionale verso l’azienda e quest’ultima riporterà: un importo pari a 100 euro, meno 20 euro relativi alla ritenuta d’acconto (20%) per cui, il vostro incasso netto sarà pari ad 80 euro. Se invece il vostro tariffario è 100 euro inteso però come incasso netto, lo dovrete specificare subito.

In caso invece di una fattura verso un soggetto privato o azienda estera, compilerete la fattura senza però aggiungere la ritenuta d’acconto. Intascherete dunque il 100% dei vostri incassi.

L’anno successivo poi, tra gennaio e marzo, l’azienda per la quale avete emesso fattura, vi dovrà inviare il CU, ovvero, la Certificazione Unica. Vi servirà per la successiva Dichiarazione dei Redditi.

Prestazione occasionale, prima novità pericolosa: comucazione

Il Decreto Legislativo del 2021, attuato nei primissimi giorni del 2022, ha introdotto un nuovo obbligo per tutti coloro che sono dei lavoratori autonomi occasionali. Ovvero, il committente ha la necessità di effettuare una comunicazione ufficiale all’Ispettorato Nazionale del Lavoro il quale appunto comunica, seppur breve, l’inizio di tale rapporto lavorivo.

Prima invece, tutto ciò non era affatto necessario. Era sufficiente un normale contratto tra le parti dove si riportavano i dati principali: sia quelli personali di entrambi e sia quelli legati alla mansione stessa.

Quindi, quest’anno sarà tutto diverso. Il committente, ancor prima di iniziare il rapporto di lavoro con il professionista scelto, dovrà comunicare tramite una PEC, all’ufficio territoriale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’inizio della collaborazione. Se il datore di lavoro è sprovvisto di una PEC aziendale, può avvalersi anche dell’invio di una mail “normale oppure, ancora più veloce, di un sms.

Ponete attenzione anche per quanto riguarda l’ufficio territoriale. La mail, o più in generale la comunicazione, non dovrà essere inoltrata all’ufficio dove ha sede l’azienda, bensì all’ufficio del Comune dove si andrà a svolgere la suddetta mansione.

Facciamo un esempio pratico. Se voi siete soggetti a regime forfettario e la vostra azienda ha sede a Roma, ma voi avete bisogno di effettuare una prestazione lavorativa a Venezia, la comunicazione dovrà essere inoltrata all’ufficio territoriale appunto, di quest’ultima città. Dovrete quindi comunicare:

  • i vostri dati aziendali e di colui che commissiona il lavoro,
  • i dati personali del prestatore (professionista),
  • il luogo coinvolto per tale collaborazione lavorativa,
  • la data di inizio della prestazione,
  • l’arco temporale entro il quale tutto dovrà svilupparsi (quindi compreso l’ultimo giorno utile),
  • una breve descrizione dell’attività lavorativa che il professionista dovrà svolgere,
  • il compenso pattuito,

Questa nuova regola vale per tutti quei rapporti lavorativi occasionali che vanno dal 21 dicembre 2021 in poi.

E se questa comunicazione non viene inoltrata, cosa succede? Avviene una sanzione! La cifra di quest’ultima parte da un minimo di 500 euro fino ad un massimo di 2.500 euro. Ovviamente, questa sanzione si deve intendere per ogni singola comunicazione mancata. Non si tratta di una multa “generale” intesa per l’intero anno lavorativo.

Per cui, questa novità che noi abbiamo definito “pericolosamerita la corretta attenzione. Purtroppo sono ancora tante le persone che ne sono all’oscuro ed ignari di tale cambiamento.

Tenete presente che il prestatore occasionale non deve far nulla, non preoccupatevi di questo. Sarà tutto a carico di colui o colei che vi commissiona il lavoro.

Il corretto utilizzo della prestazione occasionale

Una prestazione occasionale deve essere utilizzata nel modo corretto. E questo, dovrebbe essere un dato di fatto. In realtà però, nella pratica, succede – molto spesso – l’esatto contrario. Negli anni abbiamo assistito a situazioni sbagliate, ovvero a prestazioni occasionali utilizzate in maniera spropositata.

Ovvero, collaborazioni occasionali che sono andate avanti per mesi, se non addirittura per anni. E questo è un uso improprio della prestazione occasionale.

Quest’ultima ha difatti dei limiti ben precisi da rispettare. Se si seguono correttamente le regole che lo Stato ha imposto può essere tranquillamente usata. In tutti gli altri casi, no.

Il primo limite lo dice la dicitura stessa “occasionale“. E tradotto significa: può essere svolta una tantum per ogni singolo committente, quindi una sola volta l’anno, per un massimo di trenta giorni consecutivi.

Se vi capita di lavorare più volte all’anno con lo stesso committente nel seguente modo: tre giorni a gennaio, tre giorni a febbraio e tre giorni ad aprile, non potrete più utilizzare la prestazione occasionale. Nonostante, anche accumulandoli, non risultano trenta giorni totali. Non si può. Oltre alla quantità dei giorni da rispettare (30), non è consentito emettere una prestazione occasionale più di una volta, nel corso dell’anno, a favore della stessa azienda.

Se si utilizza la prestazione occasionale non si possono manifestare rapporti di lavoro continuativi.

In questo caso, sarà necessario regolarizzare tale rapporto. O mediante un contratto di assunzione da dipendente o mediante l’apertura di una Partita Iva.

Prestazione occasionale, seconda novità pericolosa: non è per sempre

Qualche tempo fa si vociferava che si stava pensando di alzare la soglia annua massima, poi, addirittura si pensò di diminuirla. Ad ogni modo, è stato confermato che, la prestazione occasionale, non può superare i 5.000 euro annui lordi.

Non è considerabile del tutto una novità, potremmo definirla piuttosto una riconferma. Tuttavia, bisogna prestare molta attenzione a questo limite e tenere sempre sott’occhio il rendiconto di tutte le fatture ed il loro ammontare.

Prestazione occasionale, terza novità pericolosa: niente pubblicità

Lo sappiamo, a coloro che iniziano la propria strada lavorativa come professionista, l’apertura di una Partita Iva spaventa non poco. E probabilmente, all’inizio, per farsi conoscere un pochino, la prestazione occasionale potrebbe aiutare parecchio.

Di contro però, se da un lato siete avvantaggiati a livello di tassazione, di contro non potete far pubblicità al vostro lavoro, alla vostra professionalità. Non potete possedere un sito internet, non potete avere una pagina Facebook, non potete stampare dei bigliettini da visita. Insomma, non si può pubblicizzare in alcun modo la propria attività.

Magari molti di voi erano a conoscenza di ciò, ma vi assicuriamo che moltissime persone non sono ancora a conoscenza di questo obbligo. Per cui, anche questa la possiamo considerare una novità per parecchi di voi.

Se invece il vostro intento è quello di farvi conoscere per trovare nuovi clienti, nuove collaborazioni e nuove opportunità di lavoro – pubblicizzandovi tramite i social o il web – allora dovrete per forza aprire una Partita Iva. In questo caso, il regime contabile forfettario è ottimo!

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