Tassa Globale: niente accordo, ma l’Ocse va avanti!

Sfuma la possibilità della Tassa Globale un aliquota unica 15% da applicare a giganti del web e multinazionali con un fatturato superiore a 750 milioni di euro.

Si conclude con un nulla di fatto la proposta di una Tassa globale al 15% discussa dall’Unione Europea.

L’idea concordata in sede Ocse nel mese di ottobre 2021, e sottoscritta da 136 paesi nel mondo, inclusi tutti i paesi Europei è di fatto sfumata!

Complici i 4 paesi, Svezia , Estonia, Polonia e Malta che si sono messi di traverso facendo fallire l’approvazione della direttiva in corso.

Per far passare la normativa c’era infatti bisogno dell’unanimità, prevista per le questioni di tipo fiscale.

La Tassa Globale consisteva in una aliquota minima, in questo caso del 15%, applicata a qualsiasi gruppo nazionale o internazionale con un fatturato superiore a 750 milioni di euro all’anno.

Sarebbe stata una novità senza precedenti, un passo in avanti verso il completamento del processo di globalizzazione che sta caratterizzando gran parte del mondo.

L’ accordo vicino all’approvazione, ma fallito per il voto contrario di Svezia, Malta Polonia ed Estonia, precedeva anche, leggendo il testo della bozza, un periodo di adattamento alla misura, con un entrata in vigore posticipata al 31 dicembre 2023.

La commissione ha fatto di tutto per cercare l’unanimità e cambiare il parere di voto dei paesi contrari.

Basti pensare che poco più di una settimana fa le nazioni che non favorevoli ad una tassazione unica che prevedesse una sola aliquota, del 15%, erano 8.

Alle 4 che hanno votato conto infatti si erano aggiunte anche Ungheria, Lettonia, Slovacchia e Lussemburgo, stati che in pochi giorni hanno rivisto il proprio consenso, ma ciò non è bastato per far approvare la misura.

Vedremo, come probabile che sia, se si tornerà a parlare di Tassa Globale nella prossima riunione dell’Ecofin prevista per il 5 aprile. 

Tassa Globale: i motivi che hanno indotto i 4 paesi a votare contro

Quattro le nazioni europee che hanno impedito l’approvazione dell’aliquota unica, minima al 15% applicata ai grandi gruppi nazionali ed internazionali con fatturati superiori ai 750 milioni di euro.

Le ragioni del fallimento sono da imputare a 3 grandi fattori, ovvero:

  • le tempistiche di attuazione ritenute troppo immediate con l’entrata in vigore prevista per dicembre 2023;
  • ragioni interne ad i singoli paesi, Estonia, Polonia e Svezia.

Partendo dall’Estonia, la lamentela è tutta sul primo pilastro della misura che prevede una web tax.

In pratica con l’approvazione verrebbe a meno la regola di inclusione del reddito (lir) che da la possibilità ad un paese -madre di sottoporre alla tassazione minima una società residente se questa sta versando meno del 15% in un altro paese.

La Svezia ha manifestato invece altri problemi, se da una parte ha infatti accolto il periodo di decorrenza lungo per quanto riguarda l’entrata in vigore dalla data della possibile approvazione, ha ritenuto comunque l’idea per un approccio fiscale generalizzato e comune a tutta Europa ancora poco matura, questo successivamente ad una consultazione parlamentare.

Il voto contrario della Polonia vede delle ragioni molto simili a quelle manifestate dall’Estonia.

Infine Malta in linea con i motivi resi noti da entrambi le nazioni precedentemente menzionate.

I vantaggi della Tassa Globale secondo l’Unione Europea

I vantaggi provenienti da quella che è stata definita Tassa Globale, secondo quanto espresso dall’Osservatorio Fiscale dell’Unione europea, consisterebbero in un extra gettito fiscale pari a circa 70 miliardi di euro l’anno provenienti da tutti i paesi Ue.

In questo contesto dalla sola Italia arriverebbero , 2,6 miliardi in un anno.

Le proiezioni sopra elencate dovrebbero avere percentuali di tolleranza nei limiti visto che redatte secondo le rendicontazioni dei singoli paesi nell’anno 2017 rispetto al fatturato di imprese con importi superiori a 750 milioni di euro.

Sulla base di tutto ciò nella riunione del 22 dicembre scorso, era stata proprio l’Ocse a proporre l’introduzione di un aliquota comune minima del 15%.

Successivamente a quanto discusso nella riunione di dicembre 2021, l’Ue aveva rivisto il testo allungando i tempi dell’entrata in vigore, successivi ad una eventuale approvazione, a dicembre 2023.

Infine la creazione di una white list di paesi terzi che hanno introdotto l’aliquota e che possono essere considerati equivalenti ai paesi Ue.

sarà compito delle 27 nazioni europee votare a favore, secondo il principio dell’unanimità, l’entrata di questi pesi extra europei nella lista.

Tassa Globale in Sintesi

Le caratteristiche della Tassa Globale che prevede un’aliquota minima del 15%, bocciata per mancanza di unanimità da parte dei 27 paesi appartenenti all’unione europea riassunte nei punti che seguono:

  • applicata alle multinazionali con un fatturato superiore ai 750 milioni di euro;
  • in caso di approvazione l’entrata in vigore decorrerà dal 31 dicembre 2023;
  • i 4 paesi che nella prima votazione hanno impedito l’approvazione della misura e che ne richiedono una revisione sono Estonia, Malta ,Svezia e Polonia;
  • secondo quanto stimato dall’Ocse la Tassa Globale garantirebbe 71,5 miliardi di euro l’anno in più di extra gettito a tutta l’Ue, di cui 2,6 miliardi provenienti dall’Italia. 

Nonostante il primo fallimento nei mesi avvenire sono previsti nuovi tavoli di confronto oltre che ad una nuova votazione.

Tassa Globale: l’Ocse è determinata ad andare aventi, extra profitti fino a 150 miliardi di euro

Nonostante la prima votazione che ha decretato il fallimento della Tassa Globale minima al 15%, l’Ocse è determinata ad andare avanti.

Dei 140 paesi Ocse infatti ben 136 hanno espresso parere positivo sulla minimun tax, al 15% utile soprattutto per tassare adeguatamente i colossi del web, oltre che alle multinazionali con fatturati superiori ai 750 milioni di euro.

In questo modo infatti le società che rientrano in queste categorie possano onorare la propria giusta parte fiscale qualunque siano le giurisdizioni in cui esercitano le loro attività e realizzano benefici”. 

L’intera manovra può essere di fatto definita come una riforma fiscale globale!

L’accordo sulla minimum tax, precisa l’Ocse, non ha come obiettivo di “porre fine alla concorrenza fiscale” ma “di porre dei limiti convenuti multilateralmente. 

“Consentirà ai Paesi di raccogliere extra profitti per una cifra di circa 150 miliardi di euro annuali di introiti supplementari da parte di tutti i paesi aderenti!”.

Perché la necessità di una Tassa Globale?

Ma come è nata la necessità di una Tassa globale?

In pratica l’esigenza nasce dai bilanci delle varie nazioni messi a dura prova dagli ultimi due anni di restrizioni economiche dovute alla pandemia.

In pratica con la Tassa Globale incentivano multinazionali e giganti del web a non spostare le proprie sedi fiscali in luoghi a bassa tassazione.

Nel corso degli anni, infatti, sempre sempre maggiore è stato il reddito proveniente da fonti immateriali (come i brevetti sui farmaci, il software e le royalties sulla proprietà intellettuale) migrato verso giurisdizioni fiscalmente più favorevoli.

In questo modo le grandi imprese hanno evitato di pagare più tasse nei paesi d’origine.

Con l’aliquota minima del 15% prevista dalla Tassa Globale si decreterebbe la fine della “concorrenza fiscale” tra nazioni per attrarre investimenti stranieri.

Dalle stime Ocse una manovra del genere, una vera e propria riforma fiscale, garantirebbe un extra gettito fiscale proveniente dai 136 paesi Ocse di 151 miliardi.

Ecco il motivo per il quale nei prossimi mesi si proverà nuovamente a votare l’approvazione della Tassa Globale con aliquota minima comune al 15%.

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