Buoni pasto, come avviene la tassazione nel 2022: aliquote ed esenzioni

I buoni pasto cartacei o elettronici sono corrisposti ai lavoratori dipendenti, ma anche gli autonomi possono utilizzarli. Ecco come vengono tassati nel 2022.

I buoni pasto sono solitamente erogati dalle aziende a favore dei propri lavoratori dipendenti, che possono utilizzarli per i pasti presso mense aziendali o durante trasferte. Generalmente vengono corrisposti come benefit ai dipendenti, tuttavia possono anche essere garantiti ai lavoratori autonomi, se questi risultano essere collaboratori attivi con una determinata azienda.

I ticket possono essere di due tipologie: cartacei o elettronici, e possono essere erogati sia da aziende nel settore privato che nel pubblico impiego. Su questi sconti esistono particolari limiti di importo, per i dipendenti, tuttavia come funzionano le tasse in Italia, su questi benefit?

In linea generale si può dire che entro una certa soglia, le aziende non devono provvedere al pagamento di alcuna imposta sull’erogazione, perché questi sostegni economici rientrano tra gli strumenti di welfare aziendale, ovvero tra le agevolazioni che le aziende possono garantire ai lavoratori. Tuttavia negli altri casi è prevista una tassazione sia per i ticket cartacei che per quelli elettronici, vediamo quale.

Buoni pasto come benefit aziendali

Questi ticket rappresentano dei veri e propri benefit aziendali, ovvero delle agevolazioni economiche che l’azienda garantisce ai propri dipendenti o collaboratori. Si tratta di ticket spendibili presso mense aziendali oppure esterne, ma anche utilizzabili durante le trasferte.

Si tratta di uno dei benefit maggiormente scelti dalle aziende, infatti questi sostegni economici fanno parte di quelli che sono definiti come fringe benefit, beni o servizi gratuiti per chi lavora. Oltre ai ticket per i pasti, è anche possibile per le aziende scegliere di garantire ai lavoratori alcuni sconti sui carburanti, per le auto utilizzate per l’azienda, oppure fornire i dipendenti di strumenti di tecnologia come smartphone, tablet o computer.

Le grandi aziende possono anche decidere di garantire un autoveicolo oppure un immobile al proprio lavoratore, come benefit esclusivo per la mansione svolta. Per quanto riguarda la tassazione, i fringe benefit risultano esclusi dalle imposte, ma fino ad un certo limite, come vedremo tra poco.

Fringe benefit e tassazione

I fringe benefit infatti prevedono un’esenzione dalla tassazione entro 258,23 euro di sconti e benefici per il singolo lavoratore. Questo significa che, per rimanere nella fascia esente tasse, il datore di lavoro non deve superare l’importo visto qui per ogni lavoratore dipendente.

Si tratta di un importo complessivo, ovvero di una cifra che racchiude tutti i tipi di benefit aziendali, dai buoni pasto ai ticket di altro tipo. 

Va ricordato che questi sconti non sono cedibili ad altre persone, sono nominali e non cumulabili, e possono essere erogati dall’azienda sia ai lavoratori a tempo pieno che a quelli a tempo parziale.

Sui ticket per i pasti inoltre sono previste particolari soglie, per ogni singolo buono erogabile al lavoratore. Per alcuni buoni acquisto, i lavoratori possono anche fare la spesa gratis, per cui la presenza di questi benefit ogni anno è particolarmente vantaggiosa.

Come sono tassati i buoni pasto in busta paga

Va ricordato che questi ticket, sopra alla soglia consentita come fringe benefit, sono tassabili e devono essere riportate tutte le informazioni in busta paga. Le tasse quindi vengono applicate in busta paga, al pari di come accade con il reddito del lavoratore, che si trova ogni mese a pagare tramite datore di lavoro una certa somma di IRPEF. Lo stesso vale anche per il lavoratore autonomo, anche se provvede da sè al versamento delle imposte.

In busta paga quindi vengono presentate tutte le informazioni che riguardano i ticket per i pasti, che poi possono essere utilizzati dai lavoratori in diverse sedi: bar, ristoranti, punti vendita, mense aziendali, mercati, agriturismi.

Bisogna poi fare una distinzione specifica tra sconti cartacei e elettronici. I secondi sono molto comodi nell’utilizzo, e queste due tipologie di benefit si differenziano non solo per la modalità con cui si possono utilizzare, ma anche per una diversa soglia massima di sostegno economico.

Per l’azienda queste spese sono deducibili per l’IRPEF, IRES o IRAP, mentre l’IVA risulta essere detraibile con un’aliquota fissata al 4%. Queste soglie fanno ovviamente riferimento ai ticket derogati sopra alla soglia prevista come detassata per i fringe benefit.

Differenze tra buoni pasto cartacei ed elettronici

Abbiamo visto che entro una certa soglia, questi ticket sono esenti tasse. Tuttavia, superato questo limite, vengono applicate le imposte sui redditi normalmente previste, come l’IRPEF. Per quanto riguarda la possibilità di erogare questi sconti in modo detassato, ci sono alcune differenze tra buoni cartacei o elettronici:

  • per il formato cartaceo il limite giornaliero è di 4 euro;
  • per il formato elettronico il limite giornaliero è di 8 euro.

Inoltre vi è una terza tipologia di ticket per i pasti, quella garantita ai lavoratori del settore edile, la cui soglia arriva giornalmente a 5,29 euro. I ticket sono particolarmente vantaggiosi se erogati nella modalità elettronica, e secondo le recenti disposizioni sono possibili anche per chi sta lavorando in smart working.

In alcuni casi infatti è possibile per le aziende garantire questo benefit anche ai lavoratori da remoto, secondo le ultime disposizioni in materia di smart working, mentre in passato questo non era consentito.

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