Tasse da pagare su casa in affitto, comodato d’uso o usufrutto: regole e differenze

Come regolarsi per le tasse da pagare su casa in affitto e quali sono le differenze sostanziali nei confronti di comodato gratuito e usufrutto?

Casa in affitto oppure concessa in usufrutto o comodato d’uso differiscono non solo nei contratti che disciplinano la gestione dell’immobile bensì anche per ciò che concerne il pagamento di vari tributi come l’Imu ad esempio oppure la Tari.

Come regolarsi per le tasse da pagare su casa in affitto e quali sono le differenze sostanziali nei confronti di comodato gratuito e usufrutto?

A seguire, nel corso di questo articolo, analizziamo le differenze tra regole e tasse da versare, quando si vive in affitto oppure si è in usufrutto o l’abitazione è concessa in comodato d’uso.

Ecco a seguire i dettagli riguardanti le diverse tipologie di contratto abitativo e i doveri che ne derivano, a livello fiscale.

Tasse da pagare su casa in affitto, comodato d’uso oppure usufrutto: le differenze nei contratti

Iniziamo con una panoramica su quelle che sono le differenze tra le tipologie di contratto a uso abitativo, qui appena elencate, per poi giungere a presentare l’elenco delle varie regole da osservare e tasse da pagare su casa in affitto o in altra situazione in cui ci si trova.

Come è noto, il contratto di affitto prevede il pagamento di un canone di locazione. Questo significa che l’immobile in cui si va ad abitare è di proprietà di un’altra persona, che lo mette a disposizione di terzi, in cambio di una somma da ricevere mensilmente (chiamato appunto “affitto”).

Usufrutto sta a indicare invece il godimento di una casa (o un appartamento) da parte di una persona che vive lì senza pagare alcun canone di locazione al legittimo proprietario (che si definisce “nudo” proprietario). È il caso tipico di un anziano genitore che intesta la casa a un figlio, diventando quindi usufruttuario dell’immobile fino al suo decesso.

Il comodato d’uso invece è un contratto che prevede l’utilizzo di un immobile, a titolo gratuito, con l’obbligo di restituirlo alla data segnata in contratto. Ad esempio, può essere il caso di un figlio che va a vivere nella seconda casa dei genitori insieme alla nuova compagna. Non risulta essere proprietario dell’immobile ma neppure paga un affitto, quindi si stabilisce un periodo di comodato d’uso gratuito, che però ha già una data di scadenza prefissata.

Chiarite le differenze da un punto di vista legale, vediamo ora quali sono quelle risultanti a livello fiscale, quindi per quanto concerne il pagamento delle tasse.

Tasse da pagare casa in affitto, comodato d’uso e usufrutto: le diverse regole vigenti

Iniziamo dalla manutenzione dell’immobile. Per quanto riguarda ad esempio la casa in comodato d’uso e quella in usufrutto, non sussistono differenze, così come per l’abitazione data in affitto.

Infatti, per quanto concerne le spese di manutenzione ordinaria, allora competono a chi effettivamente abita nella casa mentre per gli interventi di tipo straordinario la competenza è del proprietario di casa.

Per quanto riguarda invece la stipula del contratto, ci sono alcune differenze. La locazione di un immobile, così come la sua concessione in usufrutto, è sempre da regolamentare tramite contratto stipulato in forma scritta.

Invece, per quanto riguarda il contratto di comodato d’uso gratuito, a uso abitativo, questo può essere redatto sia in forma scritta oppure stipulato solo verbalmente. L’Agenzia delle Entrate non prevede infatti l’obbligo di registrazione per questa tipologia di contratto.

In linea di massima, possiamo affermare che mentre la locazione e il comodato d’uso permettono di esercitare un diritto personale d’uso, l’usufrutto invece permette di acquisire un diritto reale sul bene immobile.

Le diverse tasse da pagare su casa in affitto, comodato d’uso e usufrutto

Giungiamo invece al paragrafo dedicato alle diverse tasse da pagare, a seconda che ci si trovi in affitto, in comodato d’uso oppure in usufrutto presso un immobile.

A chi spetta ad esempio il pagamento di Tari e Imu?

Partiamo dall’imposta municipale unica che rappresenta una tassa sul possesso e quindi è il proprietario dell’immobile che è tenuto a pagarla, nel caso di affitto oppure comodato gratuito.

A proposito di quest’ultimo, se il contratto sussiste tra genitori e figli, allora è possibile usufruire di uno sconto IMU del 50% sul pagamento della tassa. In tal caso però, il contratto di comodato deve necessariamente redigersi in forma scritta, presso l’Agenzia delle Entrate.

Ci sono altre condizioni da rispettare, al fine di poter usufruire dello sconto sull’Imu, vale a dire il genitore che concede tale possibilità al figlio deve risultare proprietario al massimo di due abitazioni e nell’ambito dello stesso comune.

Infine, per ottenere lo sconto, l’immobile in oggetto non deve essere classificato come di pregio o di lusso.

Per ciò che concerne invece la Tari, gli unici tenuti a pagare la tassa sono gli abitanti della casa.

La Tari infatti rappresenta la tassa sui rifiuti, da pagare a livello comunale, ed è dovuta da chi in effetti “produce” quei rifiuti quindi da chi vive nell’abitazione.

Da tale punto di vista dunque non sussistono differenze sulle tasse da pagare su casa in affitto o per chi è in comodato gratuito e chi invece ha stipulato un contratto di usufrutto con il legittimo proprietario di casa.

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Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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