L’Inghilterra ha tolto la data di scadenza sui cibi. Lo farà anche l’Italia?

L'Inghilterra ha tolto la data di scadenza sui cibi freschi per evitare gli sprechi. Ma qual è la situazione in Italia?

A partire da settembre 2022 la catena di supermarket Waitrose, una delle più diffuse in Regno Unito, eliminerà la data di scadenza dai prodotti freschi. Ma perché questa decisione? Il motivo potrebbe far riflettere una volta per tutte su un modo, forse non del tutto corretto, nel fare la spesa che porta inevitabilmente a un inutile consumo di risorse e cibo.

In Inghilterra i cibi freschi non riporteranno più la data di scadenza, ecco perché

Proprio così, in Inghilterra sui cibi freschi come prodotti ortofrutticoli e insalate in busta non comparirà più la data che ne segnalerebbe il termine di tempo prescritto per la loro consumazione.

Sembrerà assurdo, ma la notizia che circola è vera e ha anche un suo perché molto valido. Stando a quanto spiegato sul programma d’azione per le risorse dei rifiuti (Wrap), servirà infatti per ridurre gli sprechi.

In pochi lo sanno, ma la data di scadenza è solo indicativa e una volta superata il prodotto in questione può essere tranquillamente ingerito anche a distanza di qualche giorno dalla stessa. Prima di Waitrose comunque, anche un altra catena britannica, la Tesco, ha eliminato dai suoi prodotti la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”.

Shelf life e scadenza

A viaggiare spesso insieme alla data di scadenza c’è anche il concetto di “shelf life”, ovvero letteralmente il limite di tempo entro il quale un prodotto può rimanere esposto sugli scaffali di un negozio. 

In un mondo ideale si farebbe affidamento esclusivamente ai limiti entro i quali un alimento può essere consumato senza risultare dannoso per la salute ma di fatto non è così e le statistiche parlano chiaro. 

Se in Inghilterra è stato stimato che in un anno le famiglie buttano una quantità pari a 4,5 milioni di tonnellate di cibo commestibile in Italia si parla di 36 kg all’anno pro capite.

Ma basta recarsi fuori da qualsiasi supermercato o fast food per rendersi conto del problema. Qui infatti i numeri aumentano notevolmente e si arriva a un totale di 29 mila tonnellate di cibo ancora buono che termina il suo ciclo nella spazzatura ogni anno.

Tra la moltitudine di cibo buttato però, solo una minima parte è davvero scaduto, per il resto si parla di prodotti freschi abbruttiti nell’aspetto da diversi fattori come temperature inadeguate, trasporto o metodi di conservazione.

Prodotti che i consumatori sono portati a non scegliere con l’errata convinzione che siano più vicini alla data di scadenza. Diventa quindi fondamentale imparare a capire come funzionano davvero questi famigerati numerini stampati sulle etichette dei nostri alimenti preferiti.

Come funziona data di scadenza

La data di scadenza generalmente è preceduta dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” seguita dalla data che riporta il giorno, il mese e l’anno entro cui il prodotto può essere consumato. Ci sono poi diverse eccezioni che riportano solo il mese e l’anno o solo l’anno.

In altri casi invece la data di scadenza non è obbligatoria. Parliamo di prodotti di pasticceria, zucchero e sale, aceto e vino e da qualche tempo anche frutta e verdura fresche.

Se il suddetto prodotto però mantiene le caratteristiche igienico-sanitarie stabilite dalla UE per meno di tre mesi verrà riportata esclusivamente la data, senza la dicitura che la precede.

Questo perché il “preferibilmente entro” non indica il giorno preciso in cui un alimento non è più commestibile, semmai indica il momento a partire da cui potrebbe iniziare a perdere le sue caratteristiche e indirizzarsi verso il deterioramento.

Cosa succede se mangiamo cibo scaduto

Attenzione però, non si sta dicendo di ignorare totalmente la data di scadenza ma di prestare attenzione alle reali condizioni del prodotto prima di acquistarlo. Questo perché se si mangia un cibo scaduto si può incorrere in rischi anche gravi per la nostra salute.

Si va infatti dalle intossicazioni risolvibili con una lavanda gastrica a qualche flebo, vomito, dissenteria e febbre fino anche al decesso in caso non si riesca a debellare eventuali microorganismi che trovano negli alimenti scaduti l’ambiente perfetto per proliferare.

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Arianna Giago
Arianna Giago
Content editor, classe 1992.Sono nata nella caotica Milano e mi sono diplomata al liceo linguistico. In quel periodo hosviluppato una profonda passione per tutto quello che riguarda la comunicazione, che ho semprevisto come un'arte. Tutto quello che so sul mondo della scrittura web e cartacea l'ho imparato sulcampo. Ho infatti fatto la mia prima esperienza in questo mondo collaborando per un quotidianocartaceo e successivamente mi sono avvicinata al mondo della SEO e della scrittura webcollaborando con diverse realtà.Mi ritengo una persona creativa, a tratti anticonformista, ma che comunque si adatta bene alleregole.Il mio motto? Prendo in prestito un grande classico attribuito a Walt Disney per dire che... se puoisognarlo
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