Storia coinvolgente e carica emotiva, ecco gli ingredienti di questo film su Netflix che vede protagonista Denzel Washington nei panni di un avvocato. Un mix di sfida e forte carica di protesta che si rivela vincente per un film da non perdere.
Su Netflix un legam drama che ti fa mettere tutto in discussione
“Se non puoi cambiare la legge, sfida il sistema”, così recita la locandina di End of Justice – Nessuno è innocente. Un film provocatorio che mette in luce il contrasto tra far valere le proprie idee e i propri diritti e la società.
L’avvocato afroamericano Roman J. Israel, interpretato da Denzel Washington, si batte con grande attivismo per i diritti dei più deboli e degli esclusi, non accettando nessun compromesso e non scendendo a nessun patto. Ma la spietata Los Angeles, con tutte le sue complessità e drammi sociali, non gli permetterà di restare fedele per molto ai suoi principi. Inoltre una serie di eventi lo porteranno a fare a pugni con i suoi ideali.
Inizialmente si presenta come un dramma legale, con elementi che rimandano agli anni ’70, anche se è ambientato ai nostri giorni con tutte le criticità che questi implicano. Ma poi il focus si sposta sul dramma psicologico, offrendo uno spaccato della vita interiore sia dei protagonisti ma anche dei possibili spettatori.
Il film incarna attraverso i suoi protagonisti tutti quelli elementi che hanno caratterizzato la civiltà americana, politicamente, economicamente ma anche eticamente. La chiave di volta è senz’altro la contraddizione, quante volte accettiamo le contraddizioni senza farci caso?
End Of Justice: il cast e il regista, una combinazione vincente
Il cast rende il film un prodotto eccellente con una magistrale interpretazione di Denzel Washington, che gli è valsa la candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista (per altro in un film che non era candidato agli oscar). Al suo fianco un brillante Colin Farrell.
Vediamo anche l’interpretazione di Carmen Ejogo nei panni di Maya Alston e di Lynda Gravatt in Vernita Wells, particolarmente calate nella parte.
Dan Gilroy, il regista, dopo il successo di The Nightcrawler, ritorna sullo schermo con un film dalla prepotente carica emotiva, capace di risvegliare in noi svariate emozioni.
È un film tanto più particolare perché la narrazione è affidata a questo personaggio con cui si istaura un rapporto di amore-odio, non è facile provare empatia in alcuni momenti con lui a causa della sua etica del lavoro e fermezza ideologica, che lo portano anche a momenti di quasi incongruenze.
Una pellicola che porta lo spettatore a mettersi in discussione, percependo un senso di accusa da parte del regista da una lato, mentre dall’altro venendo messe in luce problematiche quotidiane e dilemmi morali che la modernità porta con sé.
Un film dunque, che può essere vissuto con uno spirito critico in grado di alzare alle stelle il tasso di coinvolgimento, da non perdere.
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