Economia, tutti i rischi dell’inflazione

L'economia nel 2022 oscillerà tra i rischio e sviluppo. Notevole peso avrà il galoppare dell'inflazione e la penuria di materie prime.

Come cambierà l’economia nel corso del 2022, in che direzione andrà l’anno appena cominciato? Domande a cui proveremo a dare risposta. 

Il 2020, come prevedibile, non è stato un buon anno, il divampare della pandemia ha sortito pesantemente i suoi effetti. Il 2021 è stato definito quello del rimbalzo. Nel corso del 2022 rischio e sviluppo andranno a braccetto in una sorta di convivenza forzata. 

Ecco allora come l’economia mondiale si affaccia al 2022. 

La ripresa economica mondiale non perde il passo. Malgrado ciò le controindicazioni non mancano. Innazitutto vi è la variante Omicron e il suo impatto sul rilancio, poi il dilatarsi delle apprensioni inflazionistiche. Non solo, peso hanno il fervente contesto geopolitico e il comprimersi dell’iter processuale degli approvvigionamenti. Nota, i prezzi delle materi eprime sono già volati alle stelle. 

Le banche centrali, piuttosto in difficoltà causa vampata delle spese legate al consumo, hanno incominciato a indietreggiare con i sussidi predisposti per battagliare le conseguenze della crisi pandemica.

Pietro Michelangeli, in un video caricato sul suo canale Youtube, ci spiega come affrontare l’arrivo dell’inflazione.

Economia, rallenta lo sviluppo 

Stando ai dati del Fondo monetario internazionale, registrato il +5,9% dell’anno appena trascorso, il Pil globale sommerà una percentuale prossima al 4,9% nel 2022. Sebbene alle spalle di questi calcoli ci siano evidenti differenze al variare delle diverse aree geografiche ed economiche prese in considerazione.

Nei contesti progrediti dell’economia la previsione vuole che le attività tornino ai ritmi registrati pre pandemia già entro i primi sei mesi del nuovo anno. Un autentico rilancio non comprenderà le economie emergenti e in via di sviluppo, almeno sino al 2024. 

In questa prospettiva il nostro Paese si difende bene. Rifacendosi agli ultimi calcoli a opera di Banca d’Italia, il Pil andrà spedito al 6,2% per il 2022 per poi decelerare un po’ nel successivo attestandosi al +4%. Uno scatto che potrebbe garantire all’economia italiana di riacquistare gli standard registrati prima del divampare dei fuochi pandemici.

Il tutto nel corso del primo semestre del 2022.

Economia, il passo spedito dell’inflazione

Il pesante restringimento nell’iter processuale delle forniture causato dalla crisi sanitaria ha fomentato l’inflazione. I costi per le spese legate alle materie prime sono volati alle stelle.

Nel giro di soli 365 giorni il prezzo dell’oro nero ha toccato quota 40%, quello del carbone è raddoppiato e quello del gas è aumentato di sei volte.

Uno scenario alquanto rovente. Inizialmente considerato di passaggio, sembrerebbe oggi a un passo dal reiterarsi anche durante questo 2022.

La stima del costo della vita accrescerà del 2,8% nel corso dell’anno appena cominciato, per poi attestarsi all’1,5% nel 2023: parola della Banca d’Italia e delle sue previsioni sul futuro del nostro Paese.

Economia, l’inflazione e il ruolo giocato dalle banche centrali

L’avanzamento dell’inflazione ha invogliato le banche centrali a cominciare o velocizzare la ciclicità del ripiegamento dei loro propositi di acquisto. La Federal Reserve ha aumentato la rapidità del tapering da 15 a 30 miliardi di dollari mensili, con l’intento di dare conclusione al procedimento per il prossimo mese di marzo.

Una decisione che va ad agevolare l’apertura di un percorso di crescita dei tassi d’interesse prevista per maggio, per un complessivo di tre variazioni verso a rialzo attese per la conclusione del 2022.

La Bce bandisce ottimismi e allarmismi, scegliendo la linea della moderazione. Il programma di acquisti predisposto in occasione della pandemia terminerà il prossimo marzo. D’altro canto ha esteso le maglie dell’App, il programma tradizionale, eludendo “con ogni probabilità” un dilatarsi del costo del denaro per tutto il 2022.

Viceversa, già in attività la Boe. I tassi di riferimento saranno alzati dello 0,25%

Economia, l’avvento del “super dollaro”

Il tapering della Fed e la decelerazione dello sviluppo globale dovrebbero incoraggiare il dollaro nel corso di quest’anno.

Facciamo il punto. I dati sono frutto di una relazione di Ubs. Il quadro generale è quello di strategie monetarie tra loro discordanti. Da un lato, le monete dei cosiddetti “falchi” (sterlina britannica, dollaro statunitense e corona norvegese) dovrebbero apprezzarsi, dall’altro, le cosiddette “colombe” (franco svizzero, euro e yen giapponese) seguirebbero il percorso inverso. 

Economia, la questione del debito

La crisi pandemica ha ampliato i passivi. I debiti in questioni non sono solo aziendali o legati ai singoli. Quelli più pesanti riguardano gli Stati, che hanno dovuto agire con forza per evitare il disfacimento dell’economia mondiale. 

Nel tremendo 2020  il debito mondiale ha segnato cifre esorbitanti. Si è giunti a 226.000 miliardi di dollari, roba da seconda guerra mondiale. Risultati (negativi) da guinness, uno sbalzo dal 28% al 256% del Pil.

Il debito pubblico conta, per poco, più di metà della crescita, la cui relazione con il il Pil si è mosso sino a un sommo storico pari al 99%. Il debito privato non è da meno, sfiorando anch’esso nuove soglie. Gli ampliamenti del debito sono stati piuttosto importanti nelle economie progredite, dove la relazione con il Pil è schizzata fino al 124% dal 70% registrato nel 2007.

La connessione tra debito privato e Pil è d’altro canto sbalzata. Nello stesso arco temporale si è passati dal 164 al 178%. Era da metà degli anni Sessanta che non si osservava qualcosa del genere. Nel 2022 la questione sta nel provare a rientrare. A maggior ragione ora che il moto dei tassi di interesse va orientandosi verso l’alto. 

L’aumento del debito dilata le fragilità, particolarmente qualora i presupposti di investimento dovessero comprimersi. Questa la recente opinione del Fondo monetario internazionale.

L’attuazione non dovrà essere eccessivamente rapida. Il rischio sarebbe quello di arginare la ripresa. In ogni caso sarà indispensabile forgiare una nuova stabilità tra supporto allo sviluppo e rendiconti a repentaglio.

Economia, il riesame del patto di stabilità europeo

È qui che si concentra l’attuale dibattito sulla nuova valutazione del Patto di stabilità europeo. La pandemia ha obbligato all’interruzione delle disposizioni. Si pensi alla norma che pone al 3% la relazione tra deficit e Pil.

In ottobre è stato imbastito un consiglio pubblico, dalla commissione europea, proprio per riesaminarla. L’impegno è quello di munire delle direttive essenziali i vari Stati durante i primi tre mesi del 2022. In questo modo si potranno  programmare i bilanci in prospettiva del ritorno in vigore del Patto, in vista tra un anno.

Sono tanti i governi a chiedere una migliore elasticità nel restringimento della spesa, principalmente poiché il contrasto al cambiamento climatico avrà la necessità di smisurati finanziamenti. In molti avrebbero avanzato l’ipotesi di tagliare le spese di natura green dal conteggio del deficit.

Disputa che frammenta, per l’ennesima volta, i Ventisette. I così designati Paesi “frugali” del nord, tra cui Germania e Paesi Bassi, temono di sopperire economicamente alle ipotizzate eccedenze dei loro attigui meridionali. Il timore è l’abdicazione all’austerità

La tempesta pandemica ha sortito i suoi effetti più nefasti sugli Stati meridionali. Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, vittime per eccellenza. Si sono fomentate forbici di matrice economica già nitide nei ranghi dell’Unione europea.

Economia, la penuria delle materie prime

La penuria di materie prime, dotazioni e manovalanza ha influito in malo modo per l’intero 2021 sull’iter produttivo manifatturiero, spossando le attese a scadenza breve.

Malgrado le tempistiche inerenti le condizioni dell’offerta non concedano certezze, è veritiero pensare che ci accompagnino ancora per un po’. Il cambiamento avverrà gradualmente con lo scorrere del 2022. 

Nello specifico, le materie prime in questione e più a rischio sono rame, alluminio e nickel. Gli addetti ai lavori hanno intanto previsto come il prezzo del petrolio tornerà a cifre maggiormente accettabili entro la conclusione di quest’anno.  

Economia, il panorama internazionale e i suoi fermenti

Desta preoccupazione anche l’attuale scenario internazionale. Le tensioni abbracciano da un lato la Nato e la Russia per la questione lungo la frontiera Ucraina, dall’altro, comprendono Stati Uniti e Cina per Taiwan. 

La prima tensione ha già causato visibili conseguenze sul costo del gas. La seconda ha aggravato le problematiche relative la catena degli approvvigionamenti, fomentando per l’ennesima volta dissidi e lotte intorno ai dazi. 

Economia, l’obiettivo della trasformazione green 

La crisi pandemica ha rimodulato la metodologia di impresa e la maniera di immaginare il progresso. Il Green Deal europeo ha un obiettivo chiaro: accompagnare il continente verso un clima neutro entro il 2050.  Una sfida che varia i termini da luogo a luogo. 

Nel mirino (green) territori più soggetti ai combustibili fossili e alle industrie a elevato tasso di CO2. Il rischio è di fare i conti una intensa transizione economica, ambientale e sociale.

Economia, gli effetti del Pnrr (e i suoi benefici)

Quest’anno vedrà anche l’effettivo procedere del Pnrr, il Programma nazionale di ripresa e resilienza i cui finanziamenti provengono perlopiù con investimenti europei. Per le casse del nostro Paese varrebbe 235,1 miliardi di euro tra 2021 e 2026.

Un’occasione da non perdere per provare a tracciare nuovamente l’economia italiana. Un’opportunità che si pone come un colossale pass par tout per lo sviluppo, ovviamente, se adoperato con saggezza.

Importante il parere della Banca d’Italia. Le strategie di sussidio predisposte durante il 2021, quelle incluse nel disegno di legge di bilancio e il pacchetto Pnrr potrebbero elevare la stima del Pil. Si parla di circa 5 punti percentuali nel giro di un quadriennio, ossia 2021-24.

Economia, il tramonto della “grande moderazione

In quello che sarà il mondo dopo la pandemia, secondo le previsioni di Credit Suisse, lo sviluppo economico si presenterà con maggiore irregolarità e volatilità, sebbene non per forza minore o maggiore rispetto agli anni precedenti. 

Probabilmente le spesse destinate a normative sul clima, automazione, impianti e nuove tecnologie genereranno un importante ampliamento dei tassi di rendimento del lavoro.

Il comparto finanziario potrebbe essere soggetto a una rivoluzione. I gaicobini? La tecnologia blockchain e le valute digitali. Il 2022 vedrà il tramonto della “Grande Moderazione”.

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