Quest’ultima seduta della settimana si è conclusa in netto calo per le utility che hanno mostrato maggiore debolezza relativa rispetto al Ftse Mib.
Utility sotto pressione sul Ftse Mib
Ad avere la peggio è stata che ha accusato la peggiore performance non solo nel settore di riferimento, ma nell’intero paniere delle blue chip, con un affondo del 3,95%.
A poca distanza troviamo Italgas che ha ceduto il 3,66%, mentre Terna ed Enel sono scesi rispettivamente del 2,62% e del 2,3%.
In rosso del 2,03% A2A, mentre Hera ed ERG hanno accusato una flessione dell’1,83% e dell’1,79%.
Utility penalizzate da andamento BTP
Le utility oggi hanno pagato pegno alle indicazioni arrivate dal mercato obbligazionario, dove lo Spread BTP-Bund si è fermato a 136,91 punti base, in frazionale calo dello 0,07%, mentre le vendite sui BTP hanno portato a un rialzo dei tassi, con il rendimento del titolo a 10 anni salito dell’1,17% al 3,749%.
Utility: andamento deflattore investimenti fissi lordi nel 2023
Le utility intanto sono finite sotto la lente dopo che Istat ha comunicato ad inizio marzo il deflatore degli investimenti fissi lordi per il quarto trimestre del 2023 e ha aggiustato in misura significativa anche alcuni dati dei trimestri precedenti.
Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, il deflatore degli investimenti fissi lordi (provvisorio) è pari a -1,8% e per quanto riguarda i trimestri precedenti il dato del primo trimestre 2023 è stato peggiorato da +2,8% a +1,4% e per il secondo trimestre dello scorso anno da +1,1% a -1,2%.
Il valore medio del deflatore sul 2023 ad oggi è pari a -0.7%, ma va sottolineato che ci potrebbero essere ulteriori aggiustamenti nei prossimi trimestri da parte di ISTAT. Il deflatore è costituito da diverse componenti (abitazioni; fabbricati; mezzi di trasporto; impianti; risorse biologiche coltivate; brevetti) ed il trend negativo è stato causato dall’andamento della componente impianti e della componente risorse biologiche coltivate in calo del 8% negli ultimi 3 trimestri.
Utility: focus su Terna e Snam
Il regolatore ha assegnato a Terna ed alla distribuzione elettrica un RAB deflator del 5,9% per le tariffe 2024, che include aggiustamenti cumulati positivi per gli anni precedenti al 2023 pari al 4.3% ed un valore stimato per il 2023 dell’1,6%, rispetto al -0,7% comunicato da ISTAT.
Anche Snam ha utilizzato nel piano industriale 2023-2027 un RAB deflator del 5,9% per le tariffe 2024.
Il Regolatore ha inoltre lanciato una consultazione per applicare gli stessi aggiustamenti positivi degli anni passati nel settore gas.
Secondo gli analisti di Equita SIM, andrà verificato quale sarà il valore consuntivo del RAB deflator assunto dal Regolatore per il calcolo del deflatore definitivo FY23 (probabilmente comunicato a fine anno).
Gli esperti ritengono molto verosimili ulteriori aggiustamenti da parte di ISTAT del deflatore degli investimenti fissi lordi 2023.
Secondo la SIM milanese è comunque anomalo l’andamento trimestrrale del deflatore degli investimenti fissi lordi che ha registrato un gap medio di -4,5% rispetto all’inflazione negli ultimi 2 anni, contro un differenziale medio di +0.1% nei 5 anni precedenti.
Il regolatore applicherà come conguaglio alle tariffe 2025 la differenza fra il deflatore previsto per il 2023 e quello definitivo.
A detta di Equita SIM, la sensitivity sulle stime 2025, applicando un aggiustamento del deflatore pari a -2,3%. che pare comunque lo scenario peggiore, può impattare nell’ordine di circa l’1,5-2% a livello di EBITDA per Terna e Snam e del 3-4% sulla bottom-line.