Informazione, questa sconosciuta

La situazione dell’informazione in Italia, ma direi senza dubbio, anche in tutto il resto del mondo occidentale.

La situazione dell’informazione in Italia, ma direi senza dubbio, anche in tutto il resto del mondo occidentale, ci induce a porci una domanda esistenziale, ossia:

E’ sempre stata così? E noi quindi non ce ne rendevamo conto.

Oppure è drammaticamente peggiorata negli ultimi decenni.

Ditemi, cari ascoltatori, è un bel dilemma, vero? Non è semplice dare una risposta.

Da un lato, infatti, verrebbe da rispondere che “è drammaticamente peggiorata negli ultimi decenni”, e quindi dovremmo ritenere che tempo fa, non diciamo che l’informazione fosse corretta, ma perlomeno era ad un livello migliore rispetto a quella che riscontriamo oggi.

Ma da un altro lato è anche plausibile dare l’altra risposta, ossia “è sempre stata così” e noi, o eravamo più ingenui, oppure non avevamo gli strumenti per accorgerci che ci stavano turlupinando.

Per il momento non mi sbilancio su l’una o l’altra delle due possibili risposte, ma mi pare doveroso fare perlomeno una considerazione che ritengo fondamentale.

Oggi abbiamo la rete, oggi abbiamo i social.

E’ veramente un fattore fondamentale, direi determinante.

Ad esempio, ci fosse stato internet, ci fossero stati i social alla fine degli anni ’60, sono certo che qualcuno mi avrebbe alimentato dei dubbi e delle perplessità sull’allunaggio e non avrei creduto così ciecamente a Tito Stagno ed il suo “Ha toccato!” per diversi anni, come invece mi è accaduto.

In effetti l’avvento di internet e dei social ha sconvolto il settore dell’informazione, da un lato in senso positivo, dall’altro in senso negativo.

Chiaramente in senso positivo perché ci dà la possibilità di conoscere l’opinione di persone che altrimenti non avrebbero voce, persone molto autorevoli che tuttavia senza la rete sarebbero rimasti in ambiti ristrettissimi, quindi il loro qualificato parere non poteva essere divulgato.

In senso negativo perché comunque la rete ed i social sono saldamente nelle mani del cosiddetto mainstream, si tratta quindi di un ristretto establishment in grado di indirizzare il cosiddetto pensiero unico.

Ho usato a proposito il termine establishment, termine con il quale, come tutti sanno, si intende indicare le istituzioni che detengono il potere in un certo Paese, forse però non tutti sanno che il termine deriva dal verbo to establish che significa “stabilizzare”.

Ed in effetti non c’è un termine più appropriato di “stabilizzare” ossia rendere stabile, impermeabile, refrattario a variazioni o cambiamenti.

Ciò che il mainstream vuole stabilizzare è l’ordinamento sociale, mantenendo saldamente la propria influenza, il proprio potere.

E per mantenere saldamente il proprio potere elitario l’uso improprio della rete e dei social diventa uno strumento essenziale.

Naturalmente quando dico uso improprio sto utilizzando un eufemismo, perché in molti casi è ben peggio di un uso improprio, visto che purtroppo la censura è una pratica … non dico usuale … ma … insomma avete capito.

Non voglio quindi né incensare, né demonizzare la rete, come ho detto vanno colti gli aspetti positivi, ma non vanno trascurati i limiti. Come in tutte le cose c’è sempre un’altra faccia della medaglia.

Certo chi usa la rete con perfidi scopi è da condannare, questo è ovvio, ma ci sono anche aspetti negativi dell’uso della rete diciamo … meno nefasti.

La rete infatti potremmo considerarla come un megafono, ed un megafono è uno strumento che, in mano a persone, magari in buona fede, ma tuttavia ignoranti, produce danni.

Questo avviene un po’ in tutti i campi, io tuttavia mi limito al campo economico e finanziario.

In rete si leggono e si ascoltano totali idiozie che tuttavia hanno anche un seguito, e questo è francamente avvilente.

In effetti non è la rete il luogo nel quale si possano trattare argomenti complessi, argomenti che per loro natura devono trovare una collocazione solo fra un numero ristrettissimo di persone.

La rete si rivolge proprio per sua natura ad un pubblico indistinto, quindi va utilizzata tenendo conto di questo fatto.

Attenzione però, ciò non autorizza nessuno a parlare di argomenti che non si conoscono, un conto è semplificare la divulgazione, tutta un’altra cosa è dire delle sciocchezze.

Ma adesso ho divagato un po’ in conclusione torno quindi sull’argomento del video odierno e, visto che io non mi sono sbilanciato chiedo a voi di rispondere alla domanda iniziale:

l’informazione è sempre stata così falsa e noi non ce ne accorgevamo … oppure è nettamente peggiorata soltanto negli ultimi decenni?

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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