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Buoni spesa 2022: un grande ritorno! Scopri cosa cambia!

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Nuovo anno, nuovi bonus? 

Non sempre si parla di agevolazioni del tutto nuove. Infatti, i sussidi che hanno funzionato al meglio vengono riproposti, tra questi i buoni spesa. 

Infatti, in molti Comuni italiani sono stati emanati nuovi buoni spesa per l’acquisto di generi di prima necessità.

L’obiettivo? È molto semplice: aiutare tutte quelle famiglie che si trovano in una situazione di difficoltà a causa della pandemia da Covid-19.

Infatti, come purtroppo sappiamo, la situazione epidemiologica non accenna a migliorare. Nonostante gli esiti eccellenti della campagna vaccinale (che procede ancora oggi a pieno ritmo), i contagi stanno aumentando sempre di più, raggiungendo picchi da record, complice anche la variante Omicron

Ebbene, in questa situazione certamente non facile, il Governo ha deciso di intervenire stanziando dei fondi da dedicare ai Buoni spesa 2022. 

Attenzione però: si tratta di un’agevolazione che viene stanziata a livello comunale e, di conseguenza, per effettuare la domanda bisognerà rivolgersi al proprio Comune di residenza. 

Ma andiamo a fare chiarezza su quali requisiti sono necessari per poter ottenere questi voucher e come fare la richiesta. 

Buoni spesa 2022: chi sono i beneficiari?

Per prima cosa dobbiamo definire l’ambito di applicazione di questo sussidio, chiarendo chi sono i beneficiari della misura. 

Ebbene, in linea di massima possiamo affermare che la richiesta per i Buoni spesa 2022 può arrivare dai cittadini che abitano in quei Comuni dove i bandi risultano essere attivi. 

Ovviamente, in base al bando cambieranno anche i requisiti per poter ottenere questi sussidi. 

Questo significa che non ci sono dei requisiti uguali per tutti, ma che ogni Comune deciderà i suoi autonomamente. 

Infatti, il Governo Draghi ha lasciato ai singoli Comuni la scelta di quali requisiti utilizzare per scremare i cittadini e scegliere a chi erogare il sussidio economico. Proprio per questo motivo due famiglie che vivono in due Comuni diversi, a parità di reddito e di altre condizioni, potranno ricevere un importo differente. 

In linea di massima ci sono due parametri che sono presenti un po’ in tutti i bandi per ottenere i Buoni spesa 2022: il reddito ISEE e il numero dei componenti del nucleo familiare

Parlando di ISEE è bene ricordare che, essendo adesso nel mese di gennaio, è necessario richiedere al più presto il nuovo Indicatore della Situazione Economica Equivalente, in modo da non rimane tagliati fuori dall’erogazione dei principali sussidi. 

Ma andiamo a vedere la situazione dei Buoni spesa 2022 in alcuni Comuni italiani che, ad oggi, presentano il bando ancora attivo. 

Buoni spesa 2022: ecco i requisiti a Salerno!

Il Comune di Salerno ha attualmente all’attivo un bando per l’erogazione dei Buoni spesa 2022 alle famiglie che si trovano in difficoltà.

Infatti, non dobbiamo dimenticare che questo sussidio è stato messo a punto per sostenere tutte quelle famiglie che, a seguito della pandemia da Covid-19 si trovano in una situazione economica sfavorevole.

Ebbene, in seguito all’emergenza sanitaria ed all’estensione dello Stato di Emergenza il Comune di Salerno ha deciso di istituire un bando per l’erogazione dei Buoni spesa 2022.

Ma chi potrà beneficiare di questo sussidio? Andiamo a scoprire il bando più nel dettaglio. 

Ebbene, possono accedere a questo bando tutti i cittadini che presentano un ISEE fino a 10.000 euro a livello familiare. 

In questo caso la domanda può essere inviata direttamente sul portale telematico del Comune di Salerno, oppure rivolgendosi al CAF. 

Ma quali sono i limiti temporali? Ebbene, la domanda per ottenere i Buoni spesa 2022 a Salerno può essere inviata dal 12 gennaio al 14 febbraio 2022. 

In seguito, il Comune avrà il compito di comporre una graduatoria con tutti i beneficiari ammessi. Questo significa che i soldi inizieranno ad arrivare indicativamente alla metà di febbraio.

Parliamo un attimo di importi. Quando facciamo riferimento al Comune di Salerno parliamo di 150 per nuclei formati da un singolo individuo, fino a salire di 50 euro ad ogni componente aggiuntivo del nucleo familiare. In questo modo, una famiglia composta da tre soggetti riceverà un buono spesa di 250 euro. 

Per maggiori informazioni si rimanda al bando ufficiale del Comune di Salerno per ottenere i Buoni spesa 2022.

Buoni spesa 2022: non solo Salerno. Quali sono gli altri Comuni?

Abbiamo menzionato per primo il Comune di Salerno in quanto è importante sottolineare che si tratta dell’ultimo Comune in ordine temporale che ha istituito tale bando. 

Eppure, non si tratta dell’unica città nella quale è possibile avanzare la richiesta per ottenere l’accesso ai Buoni spesa 2022.

Tra i Comuni dove è ancora possibile richiedere l’accesso a tale agevolazione abbiamo il Comune di Cosenza, in Calabria. 

In questo caso, la limitazione ISEE è leggermente più bassa rispetto a Salerno. Infatti, possono avanzare la richiesta per i Buoni spesa 2022 coloro che hanno un ISEE al di sotto dei 9.360 euro. 

Anche in questo caso sarà possibile inviare la domanda online e ricevere un importo variabile tra i 50 ed i 300 euro a famiglia. 

Un altro Comune nel quale si può richiedere l’accesso ai Buoni spesa 2022 è quello di Sorrento

In questo caso parliamo di requisiti leggermente differenti. Infatti, sarà possibile inviare la domanda per accedere ai Buoni spesa 2022 solo se si possiede un ISEE inferiore a 15.000 euro e non si beneficia del Reddito di Cittadinanza

Ebbene, in questo caso, la domanda può essere inoltrata entro e non oltre la data dell’8 febbraio 2022. Per maggiori informazioni ti consiglio di leggere il bando ufficiale del Comune di Sorrento

Buoni spesa 2022: attenzione alle truffe!

Ovviamente non è tutto oro quello che luccica. Infatti, le possibili truffe sono all’ordine del giorno.

Qualche giorno fa abbiamo parlato di una truffa perpetrata nei confronti di coloro che sono in possesso della Postepay, ossia la carta di Poste Italiane. Per maggior informazioni ti consiglio di consultare il seguente articolo: Postepay: attenzione alla nuova truffa svuota-conto!

Ebbene, pare proprio che le truffe non siano finite e che riguardino anche i buoni spesa 2022. 

Dallo scorso venerdì alcuni cittadini stanno ricevendo degli strani sms sui loro telefoni che esortano a cliccare sul link per ottenere l’accesso ai bonus spesa nella Regione Lazio. 

Ovviamente, come ha spiegato la stessa regione, si tratta di una truffa vera e propria che ha come obiettivo, quello di sottrarre i dati degli utenti. 

Ebbene, la Regione Lazio ha già ribadito più volte che i cittadini non devono in alcun modo cliccare sul link presente all’interno del messaggio. 

Infatti, le comunicazioni ufficiali della Regione, arrivano direttamente dai canali ufficiali e non tramite SMS. 

Di conseguenza, tutti coloro che dovessero ricevere questo tipo di messaggio sono pregati di non cliccare sul link (in quanto è una vera e propria truffa) e di denunciare l’accaduto alle autorità competenti. 

Quale sarebbe l’accusa? Ebbene, si tratta di phishing, un’attività definita dalla Polizia Postale come una tipologia di truffa online che si concretizza principalmente attraverso messaggi di posta elettronica ingannevoli.

Si tratta del ricevere e-mail o sms che al primo sguardo sembrano essere inviati dall’ente o dalla banca di fiducia, ma che in realtà hanno il semplice obiettivo di rubare i dati personali dell’utente. 

Dunque, come ha sottolineato più volte la Regione Lazio, è quella di non aprire nessuna comunicazione proveniente da indirizzi sospetti o numeri sconosciuti ed, in particolare, evitare di cliccare su qualsiasi link!

Bonus Asilo Nido: non termina nel 2022! Come ottenerlo!

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Siamo in una situazione di grande cambiamento per quanto riguarda le misure a sostegno del reddito delle famiglie. 

In che senso? Te lo spiego immediatamente. 

Ebbene, a marzo 2022 entrerà in vigore l’Assegno Unico Universale che andrà a cancellare, o meglio, sostituire, tutte le precedenti misure legate ai bonus per i figli. 

Tutte tranne una. Infatti, il Bonus Asilo Nido rimarrà in vigore anche nel 2022!

Questo significa che anche nel corso del nuovo anno i genitori avranno la possibilità di richiedere questo bonus che copre il pagamento delle rette annuali dell’asilo, sia pubblico che privato. 

Nessuna grande novità per quanto riguarda l’invio della domanda all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale o per i requisiti ai quali bisogna sottostare per poter beneficiare del Bonus Asilo Nido anche nel 2022. 

Ancora non si può procedere con l’invio delle domande. Infatti, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ancora non ha comunicato una data ufficiale per l’invio delle domande. 

In questo articolo andiamo a sviscerare il Bonus Asilo Nido e a capire come ottenere questo importantissimo sostegno economico dedicato alle famiglie. 

Bonus Asilo Nido 2022: cos’è?

Non possiamo partire a spiegare come ottenere il Bonus Asilo Nido anche nel 2022, senza aver prima definito di cosa stiamo parlando. 

Ebbene, in base a quanto previsto dal decreto legge numero 232 del 2016, lo Stato è tenuto a dare un contributo economico per coprire le rate di asili nido, sia pubblici che privati. 

Inoltre, per i bambini minori di tre anni che sono affetti da patologie croniche, lo Stato deve intervenire e fornire il suo supporto economico anche in questo caso. 

Nella prima bozza di questa legge si pensava ad un Bonus Asilo Nido di importo massimo di 1.000 euro. Tuttavia, questa cifra è stata in seguito rivista e oggi sappiamo che il massimo che si può ottenere per mezzo del Bonus Asilo Nido è di 3.000 euro. 

Quindi, qual è l’importante novità?

Ebbene, erano in molti a pensare che con l’avvento dell’Assegno Unico Universale il Bonus Asilo Nido sarebbe stato ridotto, se non addirittura cancellato come sta per avvenire con il Bonus Bebè o il Bonus Mamma Domani

Siamo qui per tranquillizzarvi: niente di tutto questo sta per accadere! 

Infatti, in base a quanto affermato dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, il Bonus Asilo Nido risulta essere totalmente compatibile con l’Assegno Unico Universale. 

Infatti, come avremo capito in precedenza, l’Assegno Unico Universale andrà ad “assorbire” sia i premi per le nascite, previsti dal Bonus Mamma Domani, sia gli assegni di natalità, conosciuti come Bonus Bebè, sia gli assegni per il nucleo familiare. 

Ebbene, nessun problema in vista per il Bonus Asilo Nido che continuerà a rimanere in vigore anche nel corso del 2022! 

Andiamo a capire meglio chi sono i beneficiari che possono sfruttare il Bonus Asilo Nido anche nel corso di questo nuovo anno.

Bonus Asilo Nido 2022: a chi spetta?

Ebbene, ora che abbiamo capito cos’è il Bonus Asilo Nido, andiamo a capire a chi spetta. 

In poche parole possiamo affermare che questo bonus viene erogato nei confronti di coloro che devono effettuare il pagamento delle rette dell’asilo per i propri figli, sia nel caso di asili pubblici che di asili privati. L’importante è che l’asilo al quale il figlio sarà iscritto sia riconosciuto. 

In questi casi, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, dopo una richiesta da parte delle famiglie, si occuperà di rimborsare totalmente o in parte l’importo speso per il pagamento della retta. 

Ma cosa rientra nell’importo rimborsabile? Come sappiamo, non tutto può sempre essere rimborsato. 

Per capire cosa rientra nell’importo rimborsabile dobbiamo tenere in considerazione i costi di iscrizione all’asilo e le rette mensili. In poche parole, restano comunque esclusi i costi per i servizi integrativi, quali ludoteche o spazi gioco. 

Quando il genitore compila la domanda dovrà indicare quali sono i mesi relativi alla frequenza del bambino a scuola, in un periodo compreso tra il 1° gennaio 2022 ed il 31 dicembre 2022. 

Inoltre, sempre in sede di domanda, dovrà essere inviata anche la documentazione che attesta il pagamento delle rette. 

Infine, quando facciamo riferimento a delle spese che ancora non sono state sostenute, bisognerà presentare la domanda entro il mese di riferimento o, in linea di massima, entro aprile del 2023.

Bonus Asilo Nido 2022: di che importi stiamo parlando?

Abbiamo capito cos’è il Bonus Asilo Nido e chi può beneficiarne. Ora andiamo a toccare un aspetto che interessa molto a tutti, ossia il lato economico di questo sussidio. 

Ebbene, quando parliamo di Bonus Asilo Nido 2022 dobbiamo tenere a mente che gli importi sono identici a quelli che abbiamo conosciuto nel corso dello scorso anno.

  • Infatti, per coloro che presentano un ISEE inferiore o uguale a 20.000 euro, il Bonus Asilo Nido sarà di 3.000 euro;
  • Per coloro che hanno un ISEE fino a 40.000 euro, il Bonus Asilo Nido sarà di 2.500 euro;
  • Infine, per coloro che presentano un ISEE superiore a 40.000 euro, il Bonus Asilo Nido sarà di 1.500 euro

In questa sede è bene fare una precisazione importante. Infatti, come abbiamo affermato nel corso del precedente paragrafo, in sede di domanda viene richiesto il periodo di effettiva frequenza dell’asilo.

Questo perché il Bonus Asilo Nido viene riproporzionato in base alla frequenza effettiva. 

Un esempio? Beh, se una famiglia ha un ISEE al di sotto dei 20.000 euro avrà diritto a 3.000 euro di Bonus Asilo Nido, ma se iscrive il figlio a scuola a luglio avrà diritto solo al 50% del bonus, quindi a 1.500 euro. 

Bonus Asilo Nido 2022: posso averlo senza ISEE?

Altra domanda che viene posta molto spesso riguarda la possibilità di ottenere il Bonus Asilo Nido nel 2022 senza presentare alcun Indicatore della Situazione Economica Equivalente. 

Ebbene, la risposta è sì, il Bonus Asilo Nido si può ottenere anche senza ISEE. 

Tuttavia, parlando di questo tema, è doveroso fare alcune importanti precisazioni. 

Infatti, in base a quanto abbiamo visto nel precedente paragrafo dedicato agli importi del Bonus Asilo Nido, abbiamo visto che essi variano in base all’ISEE minorenni. 

Perfetto, ma questo non significa che tale documento è indispensabile per accedere al Bonus Asilo Nido. 

Infatti, è bene sottolineare che il Bonus Asilo Nido 2022 può essere ottenuto anche senza presentare l’ISEE. Tuttavia, in questo caso si potrà avere diritto solo all’importo minimo erogato dal bonus, quindi 1.500 euro, ovviamente rapportati al periodo di frequenza. 

Bonus Asilo Nido 2022: non finisce con l’Assegno Unico Universale!

In tanti pensavano che con l’avvento dell’Assegno Unico Universale avremmo dovuto dire addio alle misure a sostegno del reddito delle famiglie attualmente in vigore. 

Ebbene, non avevamo nemmeno tutti i torti in quanto il Bonus Mamma Domani o il Bonus Bebè spariranno per sempre a partire dal mese di marzo 2022. 

Tuttavia, come avremo intuito, rimane un unico grande superstite: il Bonus Asilo Nido. 

Ebbene, con l’Assegno Unico Universale, per il quale la domanda può già essere inviata, le famiglie con figli fino a 21 anni riusciranno ad accedere ad un’importante agevolazione economica. 

Eppure, tutto questo porterà a dire addio a numerose misure che ci hanno accompagnati in questi anni. 

Ebbene, le famiglie non dovranno però dire addio al Bonus Asilo Nido che si presenta al 100% compatibile con l’Assegno Unico Universale. 

Non solo compatibili, ma anche cumulabili. Infatti, le famiglie possono avanzare la richiesta di accesso ad entrambi i benefici contemporaneamente. 

PayPal Coin: stablecoin del colosso dei pagamenti digitali

Il colosso dei pagamenti digitali, PayPal ha annunciato che sta procedendo con lo studio di lancio di una propria stablecoin, chiamata PayPal Coin.

Si tratterebbe di una moneta virtuale privata il cui valore sarà ancorato a quello del dollaro americano. Al momento non è ancora prevista una data di pubblicazione, ma si pensa che questa avverrà nel corso dell’anno attuale, ossia nel 2022.

Come afferma BorsaInside:

C’è da dire che la notizia dello sviluppo di una stablecoin interna a PayPal non proviene da una fonte anonima, ma da ambienti interni allo stesso colosso dei pagamenti digitali. E’ stato lo sviluppatore Steve Moser ad avere individuato l’avvio di una fase di sviluppo analizzando il codice sorgente dell’app di PayPal per iPhone.

La notizia è stata resa nota grazie a una rivelazione legata al codice sorgente dell’applicazione di PayPal per i dispositivi iPhone.

Per un approfondimento sulla nuova moneta virtuale di PayPal, consigliamo vivamente la visione di questo video pubblicato sul canale YouTube di Paolo Pugliese:

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Vediamo ora qualche informazione in più su PayPal Coin iniziando da che cos’è una stablecoin e come funziona questa tipologia di moneta virtuale.

Che cos’è una stablecoin? Come funziona?

Le stablecoin sono criptovalute supportate da risorse del mondo reale come materie prime, valuta fiat (emessa dal governo), oro o altre criptovalute. Sono il risultato della necessità dei primi investitori in criptovalute, che hanno sperimentato un’estrema volatilità, di alternative digitali alla valuta fiat; qualcosa che potrebbe mantenere il valore nel tempo.

Il valore delle stablecoin non oscilla tanto quanto le altre criptovalute come Bitcoin o Ether e possono anche essere rese stabili utilizzando algoritmi informatici.

Le stablecoin sono risorse digitali che hanno una valutazione stabile come una valuta fiat, ma forniscono anche utilità e mobilità di una criptovaluta. In parole povere, possono essere viste come il ponte tra una criptovaluta volatile e una valuta fiat stabile.

Esistono essenzialmente quattro tipi di stablecoin differenziati in base a tre criteri:

  • c’è un emittente/custode responsabile per soddisfare qualsiasi reclamo allegato;
  • quanto è decentralizzato il processo decisionale sulla stablecoin;
  • il valore sottostante della stablecoin e la sua stabilità nella valuta di riferimento.

Fondi garantiti da Fiat o tokenizzati: il valore di queste stablecoin è ancorato alla garanzia che le sostiene. Ad esempio, se una stablecoin è supportata da una valuta fiat, come il dollaro USA, significa che ogni stablecoin è uguale a $ 1. Quindi, se l’emittente della stablecoin possiede tre milioni di dollari di riserva, può emettere solo tre milioni di stablecoin in cambio.

Tether è un esempio di stablecoin supportata da fiat.

Stablecoin criptate od on-chain: queste monete sono supportate da un altro asset, in genere altre criptovalute, come Ether o Bitcoin. Il valore della stablecoin è sempre proporzionale al valore della criptovaluta sottostante. Queste stablecoin supportate da criptovalute utilizzano contratti intelligenti e non hanno bisogno di un emittente o di un custode centrale.

Dai è un esempio di stablecoin on-chain supportata dalle unità di ether.

Stablecoin garantiti da titoli/commodity od off-chain: queste stablecoin sono garantite da altri asset tradizionali come titoli o materie prime. Possono essere garantiti contro metalli preziosi come oro, petrolio o immobili.

Gli investitori possono anche riscattare il loro investimento in stablecoin e ottenere la consegna fisica del collaterale. Pertanto, c’è bisogno di un custode. Tuttavia, il rimborso del token è possibile solo per misure fisse della garanzia.

Ad esempio, molti emittenti consegnano lingotti d’oro solo quando riscatti una stablecoin sostenuta da oro. Quindi, se un token della stablecoin è uguale a un grammo d’oro, il numero di unità di stablecoin richieste sarebbe proporzionale al peso del lingotto d’oro.

Tether Gold (XAUT) e Paxos Gold (PAXG) sono tra le stablecoin garantite dall’oro più liquide.

Stablecoin algoritmica: una stablecoin algoritmica non è supportata da alcuna garanzia, ma utilizza un algoritmo speciale per mantenere i prezzi della moneta. Se il prezzo delle stablecoin scende al di sotto del prezzo della valuta fiat che traccia, l’algoritmo riduce il numero di token in circolazione.

Mentre, se i prezzi della stablecoin salgono al di sopra della valuta fiat che traccia, l’algoritmo aumenta il numero di token in circolazione per aggiustare di conseguenza il valore della stablecoin. Non necessita di alcun custode per l’attività sottostante e le operazioni sono totalmente decentralizzate.

NuBits è una di queste stablecoin algoritmica che esiste dal 2014.

PayPal si apre alle monete virtuali con PayPal Coin

Il probabile sbarco di PayPal all’interno del mondo delle criptovalute è emerso nel momento in cui qualcuno ha effettuato la condivisione con i media di un logo di PayPal Coin che era apparso all’interno dell’applicazione per iPhone dell’azienda. Tale logo faceva parte di un test esplorativo sulla futura stablecoin.

Da quale tempo, PayPal permette, inoltre, la possibilità di effettuare l’acquisto o la vendita di alcune monete virtuali ai suoi clienti. La piattaforma prevede un deposito minimo di un dollaro e alcune delle principali criptovalute su cui investire sono Bitcoin, Bitcoin Cash, Litecoin ed Ethereum.

Altri big della tecnologia hanno già testato le proprie crypto monete

PayPal è l’ultima azienda tecnologica che ha iniziato ad esplorare la possibilità di creare una propria moneta crittografica.

Facebook/Meta, ad esempio, aveva iniziato un progetto ora in stallo con la valuta Libra/Diem.

Molte persone non sanno, però, che anche Amazon fa già parte da molto tempo del mondo delle monete digitali. Possiede, infatti, attualmente una propria criptovaluta che è già in circolazione da anni, chiamata AmazonCoins

Sebbene i token di Amazon, al momento, sono utilizzabili solamente per giochi e applicazioni ospitate direttamente dalla piattaforma, sono già presenti e attivi. Ciò non esclude la possibilità in un prossimo futuro che la moneta virtuale del colosso dell’e-commerce possa essere utilizzata per pagamenti e investimenti.

PayPal Coin sarebbe un buon investimento?

Non conoscendo ancora tutti i dettagli relativi alla nuova moneta virtuale PayPal Coin è abbastanza presto per fare delle valutazioni complete.

PayPal possiede un’infrastruttura di elaborazione dei pagamenti a livello mondiale e relazioni per la vendita al dettaglio: tutto ciò contribuisce a dare valore alla scelta del colosso finanziario di effettuare ulteriori investimenti sul mercato economico aprendosi al mondo delle criptovalute.

La società non ha ancora reso noto se PayPal Coin sarà reso disponibile per l’acquisto e l’investimento anche al di fuori della piattaforma proprietaria. Non è noto, quindi, se la moneta virtuale di PayPal potrà essere scambiata anche all’interno di broker online come Coinbase, Gemini o Kraken.

Il principale utilizzo delle stablecoin da parte degli investitori è quello di contenitore dei propri risparmi. Generalmente, le piattaforme in cambio di questi fondi, corrispondono all’investitore una certa percentuale di interessi.

Se PayPal dovesse offrire questa tipologia di investimento, PayPal Coin sarebbe sicuramente una moneta da considerare per chi è appassionato o semplicemente curioso del mondo delle criptovalute.

Cosa considerare prima di investire in PayPal Coin o altre criptovalute?

Non vedi l’ora di acquistare PayPal Coin o qualsiasi altra moneta virtuale, ma sai poco su come funzionano le criptovalute? Fermati subito e informati al fine di effettuare un’operazione di investimento oculata! 

Le valute digitali possono essere un’entusiasmante opportunità di investimento, ma i nuovi investitori potrebbero rischiare di perdere il loro capitale se vengono attirati da truffatori o sostengono una nuova criptovaluta senza un track record.

Le risorse digitali sono estremamente volatili e le criptovalute come Bitcoin ed Ethereum possono fluttuare in modo decisamente elevato sia in ribasso che in rialzo con poco o nessun preavviso. 

In generale, gli investitori in criptovalute cercano di “comprare il calo”, il che significa che acquisteranno più di un altcoin quando il loro prezzo è in discesa.

Gli scambi di criptovaluta come Coinbase e Binance sono fatti su misura per i nuovi investitori. Ti consentono di acquistare valute virtuali utilizzando la tua carta di debito, carta di credito e conto bancario. Anche istituzioni finanziarie come PayPal stanno pianificando di essere coinvolte e offrire delle proprie monete virtuali.

Sui social media, potresti vedere molto clamore attorno a una strategia di investimento che promette enormi rendimenti da oscure risorse crittografiche. Altri fanno affermazioni esagerate su come aumenterà il prezzo di Bitcoin. 

Purtroppo, ci sono alcuni attori disonesti nel mondo delle criptovalute e miliardi sono andati persi a causa degli schemi Ponzi e delle truffe di uscita. Stai attento a queste trappole e informati preventivamente su siti web e blog di rispetto, come il blog di CoinMarketCap, che prevede anche una breve guida su come evitare le truffe crittografiche e su come mantenere le tue criptovalute al sicuro.

Gli investitori di successo escogitano un piano per i loro asset di criptovaluta prima di effettuare le proprie operazioni. Ciò può comportare l’impostazione di un ordine limite che significa che le loro monete virtuali verranno automaticamente vendute quando i prezzi raggiungeranno un certo livello. Alcuni scambi di criptovalute, come per esempio eToro, ti consentono anche di copiare le mosse di trader affermati nel mercato delle criptovalute per replicare le loro stesse azioni di investimento.

I truffatori spesso prosperano creando un senso di FOMO, ossia la paura di perdersi. Pensa attentamente prima di fare un investimento in criptovaluta e ricorda: se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente lo è. Il settore delle criptovalute è pieno di recensioni imparziali e siti di notizie fieramente indipendenti che possono aiutarti a prendere una decisione attenta e ben informata.

Le offerte iniziali di monete, in cui le aziende creano e vendono nuove criptovalute, sono state molto popolari nel 2017. Sebbene il mercato si sia raffreddato, esistono ancora alcune opportunità di investimento. Questo può essere estremamente rischioso e se stai seguendo la strada dell’ICO, assicurati di leggere attentamente i white paper ed esaminare se la loro attività ha effettivamente bisogno della tecnologia blockchain. Resterai sorpreso di quante startup cercano di saltare sul carro.

In un mercato rialzista, le criptovalute popolari possono vedere i loro prezzi aumentare bruscamente e rapidamente. Procedi con cautela: l’acquisto di criptovalute a prezzi elevati potrebbe portare a brutte perdite, se viene corretto.

Cerca uno scambio di criptovalute con forti livelli di liquidità, una serie di risorse crittografiche, misure di sicurezza resilienti e affidabilità.

Ultimo ma non meno importante, ricorda che devi mantenere la tua criptovaluta al sicuro. Uno dei modi migliori per farlo è attraverso un portafoglio hardware, poiché ciò significa che le tue risorse crittografiche saranno conservate in modo sicuro e protetto, lontano da una connessione Internet.

Questi portafogli sono dei veri e propri dispositivi fisici su cui puoi salvare le tue monete virtuali, ma prevedono un costo abbastanza consistente.

Come alternative, è possibile avvalersi dei portafogli digitali basati su siti web e su app. Per questa seconda opzione assicurati di attivare l’autenticazione a due fattori per mantenere i tuoi investimenti al sicuro.

Ftse Mib in pericolo? ENI, Saipem e Tenaris, qual è meglio?

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Di seguito riportiamo l’intervista a Davide Biocchi, trader-Directa SIM, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’indice Ftse Mib e su alcune blue chips.

Il Ftse Mib sta tornato indietro verso i recenti minimi di periodo. C’è il rischio di ulteriori flessioni nel breve?

Il Ftse Mib secondo me si è inserito in una specie di tunnel e già dalla scorsa settimana è poco volatile.

Probabilmente l’indice ha bisogno di capire se riesce a caricare ancora la molla per andare verso l’alto e deve questo al fatto che ci sono le azioni value nel nostro listino.

Se si osserva un grafico del Ftse Mib su scala settimanale, si nota che la scorsa ottava e quella in corso sono inutili ai fini di determinare qualcosa.

Ci si aspetta quindi che sia tutto fermo, ma guardando i grafici appare in maniera evidente e marcata che la geografia all’interno dell’indice sta cambiando tantissimo.

Ci sono dei titoli con dei trend ribassisti feroci: tutti quelli che erano saliti tanti con il Covid, come ad esempio Amplifon, Campari Interpump e Diasorin, hanno dei grafici pessimi ora.

Ci sono poi dei titoli come i bancari, ma anche gli energetici, che sono in recupero, quindi è come dire che si toglie un chilo da un piatto e se ne mette uno sull’altro.

C’è quindi una grande rotazione settoriale, ma siccome Piazza Affari è ricca di titoli value, ce ne stiamo accorgendo poco come indice, ma si nota subito guardando i grafici dei titoli.

A mio avviso durerà ancora questa rotazione verso il value e questo significa che il mercato sta cambiando davvero tanto rispetto allo scorso anno.

Volendo dare dei numeri, se il Ftse Mib riuscirà a riportarsi sopra area 27.500 potrà tornare sui recenti top di periodo, ma al ribasso sarà importante la tenuta dei 27.250/27.200 per evitare ulteriori discese verso i 27.000 punti prima e in seguito in direzione dei 26.800 e dei 26.500 punti.

ENI, Saipem e Tenaris restano sotto la lente sulla scia del perdurante rialzo del petrolio. Cosa può dirci di questi tre titoli?

ENI, Saipem e Tenaris hanno tutti grafici molto belli e per questi tre titoli sarà fondamentale valutare cosa succederà una volta raggiunti gli 85 dollari del petrolio.  

In caso di superamento di questa soglia, si sbloccheranno resistenze importanti e si avrà una continuazione del trend in atto.

Se al contrario l’oro nero dovesse ricordarci che a 85 dollari è un doppio massimo, allora in quel caso ci sarebbe un movimento che potrebbe respingere i titoli oil verso il basso.

Segnalo in ogni caso che si tratta di 3 azioni in un contesto grafico differente: per Saipem lo scenario di lungo periodo è ribassista e l’attuale recupero per ora ha avuto solo i connotati del rimbalzo, senza escludere che possa trasformarsi in qualcos’altro.

Tenaris è ben impostato e potrebbe raggiungere gli 11 euro da cui è stato respinto nella seconda parte del 2021.

ENI è quello con il grafico decisamente migliore perchè il gruppo non è solo petrolio alla fine. Il titolo secondo me ha più prospettiva ed è meno impattato dal mark to market costante con il petrolio.

Molto interessante il grafico di ENI che dopo il breakout dei 12,8 euro sta rientrando attualmente in un range di oscillazione che può anche vedere un target in area 14/14,3 euro.

In caso contrario il titolo rischia di tornare poco sopra i 12 euro e precisamente verso l’area di supporto a 12,3 euro.

Cosa può dirci in merito al recente andamento di Leonardo e quali le attese nel breve?

A inizio anno ho inserito in una mia analisi anche Leonardo tra i titoli un po’ dimenticati dal mercato. Leonardo però ha rotto gli indugi e recentemente ha fatto un breakout molto importante in ara 6,6/6,65 euro.

Ora il titolo si dirige verso scenari nuovi e personalmente mi pongo un target a 7,15/7,2 euro, ma ovviamente non è detto che lo raggiunga.

Un altro titolo dimenticato dal mercato è Buzzi Unicem che viene da un secondo semestre del 2021 pessimo, ma già da dicembre ha reagito sui 18 euro e in qualche modo sta cercando di invertire la rotta.

Coronavirus: quali attività sono concesse in zona arancione?

Il decreto n. 105 del 23 luglio 2021, convertito con modificazioni dalla Legge n. 126 del 16 settembre 2021, ha sancito i parametri di riferimento per intervenire tempestivamente qualora dovessero registrarsi aumenti di contagi riguardanti la patologia infettiva scaturita dal virus Sars-CoV-2.

È un decreto che, per ovvie ragioni, verrà richiamato anche in seguito quando ci si soffermerà in dettaglio sugli ultimi dati riguardanti la malattia da coronavirus nei vari contesti regionali italiani.

In particolare, volendo anticipare sin da adesso uno dei criteri che si possono leggere sul documento ufficiale presente in Gazzetta ufficiale, si parla proprio dell’incidenza settimanale dei contagi che, per la zona arancione, non deve superare una certa soglia:

«”Zona arancione”: le regioni nei cui territori l’incidenza settimanale dei contagi è pari o superiore a 150 casi ogni  100.000 abitanti, salvo che ricorrano le condizioni  indicate  nelle  lettere a), b) e d)».

Purtroppo, è un numero che oggigiorno viene superato in molti contesti italiani. In merito si possono analizzare i dati relativi al contagio nel lasso di tempo che va dal 3 al 9 gennaio 2022.

Affidandosi alla Sintesi nazionale del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità si possono analizzare alcuni dati che risultano decisivi per le scelte assunte nell’ultimo periodo e per quelle che segneranno i prossimi giorni.

A essere specificato è soprattutto la situazione epidemiologica particolarmente preoccupante che riguarda la maggior parte del Paese.

È un aspetto che emerge a chiare lettere sin dai primi contenuti che caratterizzano il Report 87, in cui si legge:

«13 Regioni italiane sono classificate a rischio Alto (o equiparate a rischio Alto) di una epidemia non controllata e non gestibile e 5 Regioni/PA si collocano a rischio Moderato con alta probabilità di progressione a  rischio Alto, nel caso fosse mantenuta l’attuale trasmissibilità».

Per questo motivo, dato il fronteggiare di questa tendenza attraverso nuove limitazioni, occorre comprendere in maniera dettagliata quali sono le attività concesse e quali sono, al contrario, quelle non consentite nelle Regioni italiane che risultano in zona arancione.

Tutte le attività concesse in zona arancione

Sono molte le Regioni italiane che nel prossimo periodo rischiano di finire in zona arancione per il superamento dei criteri stabiliti dal Ministero della Salute.

Sebbene ci sia un rallentamento confortante registrato negli ultimi giorni, l’aumento dei contagi può far sì che nel contesto italiano ci si possa immaginare che molte Regioni si tingano di arancione nelle prossime settimane.

Si vedrà a conclusione di questa analisi come possa incidere enormemente la volontà mostrata da molte figure di cambiare i criteri vigenti, in particolare quelli riguardanti i conteggi delle persone contagiate.

Nel caso specifico, si parla di escludere gli asintomaticidai dati dei ricoveri che, come si vedrà, è uno dei criteri fondamentali che sancisce l’ingresso nelle fasce di colore in cui si applicano limitazioni più serrate.

Di sicuro, se così non dovesse accadere, la zona arancione – e in alcuni casi addirittura la zona rossa – sembra un approdo quasi inevitabile.

Per questo motivo, va da sé che l’interrogativo principale che si pongono praticamente tutti gli italiani riguarda le attività consentite o meno nelle varie classificazioni regionali in zone bianche, gialle, arancioni o rosse.

Intanto occorre chiarire che, anche qualora vigessero determinati divieti in un determinato territorio, le disposizioni nazionali chiariscono come gli eventuali spostamenti non consentiti nella propria Regione possono essere comunque permessi con alcune deroghe.

Infatti, in questi casi si può fare tranquillamente rientro nelle proprie residenze per motivi che rispondono a emergenze legate al lavoro, alla salute o per necessità di varia natura.

È chiaro che, in merito alle attività concesse, a fare la differenza è in molti casi il possesso o meno del Super green pass, come si avrà modo di chiarire in dettaglio tra non molto.

È un tema che ha suscitato una miriade di dibattiti nell’ultimo periodo, soprattutto dopo l’estensione dell’obbligo vaccinale agli over cinquanta e i nuovi obblighi da rispettare a scuola e sul luogo di lavoro.

Infatti, a guardar bene, tra i temi più delicati della nostra attualità, le regole in vigore toccano anche e soprattutto il mondo del lavoro.

In merito, si può analizzare un aspetto specifico discutendo del Greenpass50+, un’applicazione che consente di verificare in modo automatizzato chi risulta essere dotato del pass utile all’accesso nei posti di lavoro.

Per comprendere in dettaglio gli aspetti di questo nuovo servizio che è stato reso disponibile nell’ultimo periodo dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (Inps) è consigliata la visione di uno dei video presenti sul canale YouTube Mr LUL lepaghediale

I parametri da non superare per evitare la zona arancione

I parametri principali da non superare per far sì che una Regione italiana non finisca in zona arancione sono tre. Sono criteri di valutazione stabiliti col decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021 citato già in apertura.

Guardandoli in dettaglio si nota che il primo numero da considerare riguarda l’incidenza settimanale dei contagi. Infatti, per evitare la zona arancione non occorre superare i 150 casi ogni 100.000 abitanti.

A questo parametro si affiancano i posti letto occupati nei reparti ordinari e quelli occupati nelle terapie intensive.

Nello specifico, i primi non devono superare la soglia del 30%, mentre per i secondi la soglia si assesta al 20%.

Sono i tre aspetti che portano alle limitazioni che si sono evidenziate poc’anzi, spinte soprattutto dal diffondersi repentino delle varianti, in particolare Omicron.

Compreso che una volta superati questi parametri, inevitabilmente la propria Regione passa in zona gialla, arancione o rossa, occorre comprendere quali risultano essere le regioni italiane che oggigiorno rischiano maggiormente la zona aranzione.

Non solo: occorre chiedersi quali differenze intercorrono tra chi possiede il Green pass per aver concluso il ciclo vaccinale o per essere guarito dall’infezione e chi, al contrario, ne è sprovvisto.

Quali Regioni italiane rischiano la zona arancione

Il contenimento e la gestione dell’emergenza riguarda l’interno territorio nazionale. Il Ministro della salute Roberto Speranza ha da poco firmato due ordinanze su cui occorre soffermarsi poiché danno la visione complessiva delle difficoltà dell’ultimo periodo.

In base alla normativa vigente, la Campania è stata applicata la zona gialla per l’incidenza dei casi e per il tasso di occupazione dei reparti ordinari e delle terapie intensive. 

Per quanto riguarda la Valle D’Aosta, nell’articolo due della suddetta ordinanza si legge che per quindici giorni è stata applicata la zona arancione.

Sempre il 14 gennaio è stata firmata un’altra ordinanza che coinvolge altre numerose Regioni italiane in cui si rinnova la zona gialla stabilita in precedenza per la durata di quindici giorni.

Va da sè che le ordinanze appena segnalate potrebbero essere prontamente modificate in caso di variazioni che dovessero verificarsi nei prossimi giorni.

Cosa cambia per i vaccinati in zona arancione

Si è parlato in precedenza di determinate deroghe che riguardano i divieti che possono caratterizzare alcune fasce territoriali italiane.

Ulteriori e spesso decisive concessioni coinvolgono le persone che oggigiorno risultano possedere il Green pass.

Di conseguenza, questi aspetti riguardano tutti gli italiani che hanno ricevuto il vaccino contro il Sars-Cov-2, chi è guarito dall’infezione e chi è risultato negativo ai test antigernici e molecolari.

Di sicuro, si nota che, anche qualora dovesse subentrare la zona arancione, il modo d’agire risulterebbe essere sempre a doppio binario.

Da un lato, le persone che non posseggono il Super green pass e che, di conseguenza, non hanno iniziato il ciclo vaccinale; dall’altro lato le persone che hanno completato la vaccinazione o che risultano guarite dall’infezione.

È nei casi in cui non si possegga il Green pass che, nelle zone arancioni, gli spostamenti sia verso i comuni della propria Regione, sia verso quelli di altri contesti territoriali diventano possibili solo in casi di lavoro, salute o necessità.

Inoltre, a essere consentiti rimangono gli spostanti in comuni che presentano un numero di abitanti inferiore ai 5.000, in un raggio di chilometri non superiore ai trenta.

Anche per i negozi, per sport in cui si registra un contatto all’aperto ricorrono differenziazioni notevoli tra chi possiede il Green pass e chi, al contrario, ne è sprovvisto.

Così, si sarà ormai compreso che a a sancire la differenza più marcata tra le attività concesse e quelle invece che non è possibile effettuare è l’essere in possesso del certificato verde.

Quanto dura la zona arancione

È notizia recente la richiesta di numerosi governatori regionali di apportare alcune modifiche rilevanti in merito ai criteri riguardanti il contrasto al diffondersi del coronavirus.

Ad esempio, si è chiesto di rivedere il tampone richiesto ai positivi asintomatici alla fine del periodo di isolamento, al momento stabilito per sette giorni.

Molte riserve sono state spese anche per i criteri che sanciscono la divisione in zone territoriali di colori differenti.

In merito, anche il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli ha ammesso come si possano rivedere i criteri attuali poiché messi in pratica in un contesto differente rispetto a quello attuale.

Di conseguenza, il discorso in merito risulta sicuramente in divenire ed è probabile che nel prossimo periodo ci saranno cambiamenti anche radicali in merito alle disposizioni attualmente adottate.

È chiaro che il monitoraggio costante e certosino sarà l’elemento principale a cui si dovrà comunque sottostare.

Infatti, per ovvie ragioni, saranno i numeri legati alla pandemia e l’eventuale decrescita dei dati rilevati in merito a far sì che le misure da adottare si potranno alleggerire nel prossimo periodo.

Nuovi Ecobonus auto 2022: arrivano incentivi fino a 4.000 euro!

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Erano in tanti gli italiani che, grazie alla nuova Legge di Bilancio 2022, si aspettavano nuovi incentivi auto 2022, per il sostegno agli acquisti di automobili e veicoli sostenibili e poco inquinanti.

Effettivamente, gli ecoincentivi auto introdotti lo scorso anno sono stati un successo e, dato che il nostro Paese sembra intenzionato a promuovere delle forme di mobilità volte a garantire la sostenibilità, l’introduzione di nuovi incentivi per auto elettriche e ibride sembrava quasi scontata.

Eppure, il Governo Draghi ha sorpreso tutti sul finale: la nuova Manovra 2022, infatti, non ha al momento previsto una reintroduzione degli incentivi auto a basse emissioni di CO2.

Tuttavia, non tutti è perduto: l’esecutivo ha infatti in serbo nuove misure, da introdurre per sostenere il settore automobilistico e, più nel dettaglio, per incentivare l’acquisto di veicoli a basse emissioni inquinanti.

Dire poi che la Legge di Bilancio 2022 abbia tralasciato totalmente il settore mobilità non è del tutto corretto: sono infatti stati attivati degli Ecobonus 2022, che permetteranno l’acquisto di mezzi elettrici.

Nuovi ecobonus auto 2022? Si punta tutto sulle due ruote

In effetti, in data 13 gennaio 2022, sono stati concessi degli incentivi 2022 che consentiranno l’acquisto agevolato di mezzi sostenibili.

Purtroppo, non si tratta di nuovi incentivi auto, ma di un nuovo ecobonus pensato per le due ruote.

Grazie al bonus moto 2022, così è stata ribattezzata la misura, gli interessati potranno accedere all’acquisto agevolato di messi a due ruote che siano total electric o hybrid.

La piattaforma ufficiale per accedere all’ecobonus moto 2022 è già stata attivata giovedì 13 gennaio, e permette agli interessati di prenotare i propri incentivi.

La Legge di Bilancio 2022 ha stanziato un fondo pari a 20 milioni di euro per l’anno corrente, mentre per il triennio 2024-2026 le risorse annue verranno aumentate a 30 milioni.

I contributi, come già accaduto per quelli relativi agli incentivi auto 2022, saranno prenotabili sulla piattaforma ufficiale Ecobonus del MiSE.

Nuovi ecobonus 2022: come funziona il bonus moto

Cerchiamo adesso di capire come funziona esattamente l’ecobonus 2022 relativo ai veicoli a due ruote.

Il bonus moto potrà essere richiesto solamente sull’acquisto di veicoli nuovi (non dunque sull’usato), e concederà agli aventi diritto un contributo, che andrà calcolato sul prezzo di listino della nuova moto acquistata.

Due sono le percentuali concesse, a seconda che l’acquisto avvenga insieme ad una rottamazione o meno.

Coloro che acquisteranno un nuovo mezzo a basse emissioni potranno ottenere un ecobonus moto pari al 40% del prezzo di listino solo se provvederanno ad una preventiva rottamazione di un vecchio veicolo.

Nel caso in cui la rottamazione non venga effettuata o se per qualche motivazione essa non sia possibile, allora l’Ecobonus moto scenderà al 30% del prezzo del nuovo acquisto.

Stabilito anche un limite massimo, che varia a seconda dell’avvenuta rottamazione. L’Ecobonus moto ottenibile con rottamazione è infatti pari a ben 4.000 euro massimi.

Se invece non si procede con la rottamazione, il limite massimo di beneficio è fissato a 3.000 euro totali.

Tutti i prezzi sono ovviamente da intendersi come esclusi da IVA.

Nuovi ecobonus 2022 moto: per quali mezzi?

Ovviamente, per accedere ai nuovi ecobonus 2022 relativi a moto e mezzi a due ruote, sono previsti determinati requisiti da rispettare, requisiti relativi ai modelli scelti.

Come riporta il sito ufficiale degli Ecobonus MiSE, saranno oggetto di agevolazione i mezzi con “categorie L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e, L7e”.

Cerchiamo dunque di capire a quali veicoli corrispondono tali categorie, in modo da comprendere quali sono gli acquisti ammessi per poter accedere agli ecobonus 2022 moto.

Per quanto riguarda i veicoli L1e, si tratta delle moto la cui cilindrata non superi i 50 cc; gli L2e, invece, sono quelli a tre ruote che non superano i 50 cc di cilindrata.

Ammessi anche i mezzi L3e, L4e ed L5e, rispettivamente mezzi a due ruote, a tre ruote asimmetriche e a tre ruote simmetriche, con cilindrata superiore ai 50 cc.

Infine, potranno accedere all’Ecobonus 2022 anche mezzi L6e ed L7e, ossia quadricicli leggeri e microcar.

Come richiedere i nuovi ecobonus moto 2022?

Passiamo adesso alle modalità di richiesta dei nuovi Ecobonus 2022, almeno per quanto riguarda le agevolazioni per le moto e i veicoli leggeri a quattro ruote.

Per poter ottenere l’agevolazione, non dovrà essere il diretto interessato a presentare domanda.

La piattaforma Ecobonus 2022 veicoli è infatti accessibile a rivenditori e concessionarie, che dovranno avviare la procedura di prenotazione per poter ottenere il contributo.

L’avvio della procedura inizia con la registrazione del rivenditore, che dovrà poi prenotare tutti gli incentivi richiesti dai clienti nell’apposita area.

Se la procedura andrà a buon fine, il rivenditore dovrà effettuare la conferma entro e non oltre i 180 giorni dalla data di richiesta degli Ecobonus 2022.

La richiesta va infatti perfezionata con dati e targa dei nuovi mezzi venduti: solamente comunicando queste informazioni, i rivenditori potranno successivamente richiedere il rimborso totale dello sconto applicato al proprio cliente.

La restituzione degli Ecobonus 2022 ai rivenditori non prevede accredito diretto, ma verrà concessa come credito d’imposta.

Nuovi ecobonus auto 2022: contributi per concessionari

Anche se gli ecobonus auto 2022 non sono stati ufficialmente confermati, e nonostante gli automobilisti italiani debbano ancora attendere per ottenere ulteriori informazioni circa la possibile introduzione di nuove agevolazioni, sappiamo già che il settore automobilistico verrà comunque supportato.

La Legge di Bilancio 2022 ha infatti creato un nuovo fondo ad hoc, pensato per concessionari e rivenditori, che conta ben 150 milioni di euro.

Il settore automobilistico, così come quello del turismo e dello spettacolo, ha infatti sofferto ingenti perdite a causa dell’emergenza sanitaria.

Grazie a tale fondo, molto probabilmente, partiranno aiuti anche per i rivenditori e le concessionarie che si occupano della vendita di automobili. Siamo attualmente in attesa di un decreto attuativo che indichi modalità di assegnazione ed erogazione di questi nuovi sostegni.

Nuovi ecobonus auto 2022: e per gli automobilisti?

Prima di avviarci alla conclusione, cerchiamo di capire se e quando verranno concessi nuovi ecobonus auto 2022, prettamente pensati per l’acquisto di veicoli elettrici a quattro ruote, ibridi o elettrici.

Purtroppo, al momento, non si hanno novità in merito, nonostante nei mesi precedenti all’approvazione della Manovra 2022 si pensava addirittura all’introduzione di un ecobonus auto 2022 strutturale.

Il Governo è in effetti pienamente consapevole sia della necessità di potenziare il settore dell’automobile, sia dell’urgenza di provvedimenti che consentano di passare ad una mobilità più sostenibile.

Dunque, nei prossimi mesi, si attendono novità in merito a nuovi ecobonus per l’acquisto di auto green.

Al momento, gli automobilisti italiani potranno contare solamente sugli ecobonus 2022 legati alle moto di cui abbiamo ampiamente parlato, oltre che su una nuova introduzione legata alle automobili.

Stiamo parlando del bonus revisione, detto anche bonus veicoli sicuri, che per i prossimi tre anni consentirà di risparmiare sugli aumenti legati alle revisioni auto 2022.

Di tale agevolazione si è occupato il canale YouTube Aiuti dallo Stato, di cui consigliamo la visione per ottenere maggiori informazioni.

I segreti per una pubblicità Amazon di successo

Cos’è la pubblicità Amazon?

Prima di creare un annuncio Amazon, devi prima definire cos’è un annuncio. Un annuncio è un modo per raggiungere istantaneamente un pubblico più ampio pagando denaro. 

Ciò significa che i tuoi clienti abituali ottengono i loro prodotti altrettanto rapidamente senza costi aggiuntivi. Il modo più comune per farlo è tramite Prime. Se le persone sono disposte a pagare $ 99 all’anno per la spedizione gratuita, ci sono poche ragioni per cui non sarebbero disposte a pagare di più per la consegna garantita in due giorni su articoli selezionati. 

Gli annunci pubblicitari possono essere utilizzati anche per promuovere nuovi prodotti o informare i clienti su saldi e sconti. Avere buoni annunci ti offre tassi di conversione migliori che migliorano sia i dati di vendita che le recensioni dei clienti.

Tuttavia, sebbene gli annunci pubblicitari possano sembrare una buona idea, è necessario considerare molte cose prima di acquistare gli annunci; queste considerazioni influenzerebbero non solo il successo dei tuoi annunci, ma anche se dovessero esistere nella loro forma attuale. 

Queste domande includono se vuoi o meno che le persone al di fuori di Amazon li vedano, se si adattano a tutto il resto del messaggio del tuo marchio e se infastidirà le persone nel fare clic su di esso a causa della sua invadenza o dei difetti di progettazione.  

Il motivo per cui poniamo l’accento sulla risposta a queste domande è che gli annunci a volte possono incoraggiare i visitatori ad acquistare prodotti che in realtà non soddisfano i loro standard e le loro aspettative. 

Non vuoi che ciò accada soprattutto perché alcuni concorrenti vendono prodotti leggermente inferiori a prezzi leggermente inferiori (che alcuni clienti preferiscono). Un buon annuncio per alcuni prodotti può risultare fastidioso per altri. Detto questo, se fatto correttamente, il tuo annuncio potrebbe diventare una risorsa piuttosto che un ostacolo, anche se non ci sono garanzie qui perché eventuali miglioramenti devono venire di pari passo -in mano ai rischi assunti. 

Ricorda: anche se qui c’è del potenziale, il più delle volte otterresti risultati migliori concentrandoti invece su altre aree del marketing.

Perché hai bisogno di un annuncio Amazon?

Una pubblicità su Amazon è uno strumento estremamente utile per fare vendite. La parte migliore di fare pubblicità su Amazon non è solo promuovere il tuo prodotto o libro, ma anche aumentare la consapevolezza del tuo marchio tra i consumatori che navigano costantemente. 

Questo può essere utile se hai altri prodotti su cui stai lavorando. Una pubblicità ti aiuterà a ottenere maggiore visibilità con i clienti esistenti e a creare clamore attorno al tuo prossimo rilascio/prodotto/servizio. 

Indipendentemente da ciò che le persone ti dicono sulla vendita di prodotti online, non c’è nessun tipo di pubblicità che possa battere l’avere qualcosa di fronte a potenziali consumatori in ogni momento, motivo per cui una pubblicità su Amazon fa un ottimo lavoro per le aziende. 

Puoi persino tenere traccia di quante nuove visualizzazioni o clic ottiene il tuo annuncio tramite i rapporti Amazon. Se guadagni molti soldi dagli annunci Amazon, aspettati di vedere enormi aumenti di traffico sia su Amazon che su Google come oltre a fattori di ranking aumentati se la SEO viene utilizzata correttamente.

Come creare un annuncio che vende?

Se stai creando una pubblicità per un prodotto su Amazon, è importante che la tua pubblicità si distingua da tutti i suoi concorrenti. Usa questi cinque segreti per creare una pubblicità di prodotto unica e dinamica. 

Una pubblicità vincente attira potenziali clienti mostrando ciò che rende il tuo prodotto diverso dai suoi concorrenti. Ecco cinque modi per creare un gancio vincente 

Hook n. 1: utilizza qualificatori di prodotto

Le qualificazioni di prodotto sono parole usate per descrivere i prodotti che li distinguono dalla concorrenza. Indicano specifiche o modifiche che differenziano un prodotto da un altro. 

Esempio: includi colori nuovi, organici, o anche semplicemente colori come il verde o il rosso. Questi qualificatori aumentano la consapevolezza del marchio perché si rivolgono a consumatori con esigenze specifiche che hanno maggiori probabilità di acquistare i tuoi prodotti rispetto ad alternative simili. 

Noti anche come descrittori, queste parole spesso suscitano una risposta emotiva e rafforzano la fedeltà dei clienti. Quando scrivi il tuo hook, considera di includere qualificatori pertinenti per evidenziare come il tuo prodotto incontra le esigenze dei clienti.

Hook n. 2: usa confronti espliciti

Simile all’utilizzo dei qualificatori di prodotto, puoi anche utilizzare confronti espliciti tra marche diverse di un determinato articolo. 

Mostrando perché il tuo merchandising è in qualche modo superiore e, soprattutto, perché vale la pena pagare un extra per questo, non solo ne promuovi il valore, ma ti assicuri anche che i clienti non guardino in giro per versioni più economiche di ciò che vendi . 

I tipi di confronto esplicito includono il confronto dei prezzi e confronti qualità/sicurezza/salute.

Hook n. 3: usa le domande

Le domande sono strumenti persuasivi che convincono i consumatori incoraggiandoli ad agire d’impulso. E anche se le domande vengono utilizzate frequentemente dagli inserzionisti, sono spesso sottoutilizzate o implementate in modo improprio. 

Porre semplici domande sì o no non richiede alcun input da parte dei consumatori e fornisce poche informazioni sulle loro motivazioni per l’acquisto di un prodotto rispetto a un altro. 

Tuttavia, l’uso efficace delle domande negli annunci pubblicitari può essere molto utile per fornire contenuti pertinenti e allo stesso tempo indirizzare gli spettatori verso la canalizzazione di vendita desiderata. 

Gancio n. 4: mantienilo breve & dolce 

È importante non dilungarsi troppo durante la creazione di un annuncio pubblicitario per un articolo su Amazon o qualsiasi altra piattaforma per quella materia—perché rischi di perdere lettori a causa di annunci più lunghi. 

Mira a tre o quattro frasi al massimo includendo le parole chiave in modo strategico, in modo che i clienti che possono leggere solo brevi blurb non perdano interesse prima di scorrere oltre il tuo post. 

Hook n. 5: mostra la personalità e prometti un servizio di qualità! 

La tua pubblicità avrà successo se cattura sia la personalità del tuo marchio che ciò che lo rende unico rispetto ai concorrenti nel suo mercato di nicchia solo attraverso le immagini. 

Inoltre, è più probabile che i clienti si fidino dei prodotti che possono acquistare da commercianti specifici, quindi evidenzia anche questi fatti! Assicurati che i consumatori sappiano come e dove possono acquistare il tuo prodotto e dimostri un servizio di alta qualità con stime di spedizione accurate e semplici procedure di check-out. 

Ricorda: non devi mostrare ogni singolo aspetto del tuo prodotto, quel tanto che basta per far capire ai consumatori perché il tuo è migliore di altri articoli simili su Amazon!

Dove dovresti posizionare il pulsante di invito all’azione?

Molti esperti di marketing spesso si chiedono dove dovrebbero posizionare il pulsante di invito all’azione (CTA) sulla loro pagina di destinazione. A seconda dell’obiettivo della tua campagna, potresti voler inserire l’invito all’azione in due posizioni: sopra o sotto l’immagine o i contenuti. 

Se stai creando un annuncio esclusivamente per scopi di branding, ha senso inserire il tuo CTA sopra l’immagine. 

Tuttavia, se utilizzi gli annunci per la generazione di lead (in cui desideri che le persone si convertano), in genere si preferisce di seguito. Oltre a ciò, non dimenticare di testare quale funziona meglio per te e per il tuo pubblico di destinazione! 

In questo modo, puoi determinare se si ottengono più conversioni facendo clic in alto o in basso.

Ci sono differenze fondamentali nella posizione in cui dovrebbe essere posizionata la tua CTA. Questo torna al modo in cui vuoi che le persone rispondano quando vedono il tuo annuncio. Se è puramente per scopi di branding, mettere l’invito all’azione sopra ha senso perché più occhi lo vedranno. 

Tuttavia, se desideri che le persone facciano clic sul tuo annuncio in modo che acquistino un articolo o scarichino qualcosa (ad es. conversioni), è opportuno inserirlo di seguito perché più clic provengono dal basso.

Come scegliere le parole chiave per il tuo annuncio Amazon?

Le parole chiave sono parole o frasi che gli acquirenti inseriscono nei motori di ricerca quando cercano prodotti. 

Ad esempio, se vendi cibo per cani, potresti volere che le persone che cercano cani o cibo per cani vedano il tuo annuncio. Quindi le tue parole chiave sarebbero cibo per cani e forse anche qualcosa di più specifico come il gusto del cibo per cani selvatici. 

Ci sono molti fattori coinvolti nella scelta delle parole chiave da targetizzare con il tuo annuncio—la tua nicchia, quanto sono competitive queste parole chiave—quindi non le esamineremo tutte qui. Invece, pensa solo a cosa ha senso per la tua attività. 

Sii realistico: le persone non digitano cibo per cani nel proprio motore di ricerca ogni giorno, quindi non riceverà tanto traffico quanto qualcosa di più mirato come Cesar Millan Canned Dog Food. 

Ma se vendi già cibo per cani in scatola Cesar Millan su Amazon, allora è una buona idea fare un’offerta per quella parola chiave perché ti mostrerai naturalmente nelle ricerche ad essa correlate. 

Fai qualche ricerca: puoi sempre giocare con parole chiave diverse dopo aver impostato la tua campagna e aver iniziato a ricevere traffico da Google AdWords (ne parleremo più avanti), ma almeno inizia scegliendo tre o quattro termini generali relativi a ciò che stai vendendo.

Quali sono i tre tipi di formati di annunci Amazon?

Per pubblicare una campagna efficace, devi scegliere quali formati di annunci funzioneranno meglio per il tuo prodotto. 

Esistono tre tipi di annunci Amazon: Annunci Product Display (annunci di prodotto), Prodotti sponsorizzati (prodotti sponsorizzati) e Annunci di ricerca per titolo (ricerca per titolo).

Dovresti concentrarti sull’utilizzo di almeno un annuncio display di prodotto e un annuncio di prodotto sponsorizzato per ottenere la piena visibilità dei tuoi prodotti. Se vendi molti articoli simili, ti consigliamo di utilizzare gli annunci display dei prodotti. 

In alternativa, se stai cercando una maggiore visibilità nei risultati di ricerca, consigliamo di utilizzare gli annunci di ricerca per titolo perché ti consentono di scegliere come target parole chiave che gli acquirenti potrebbero cercare quando effettuano ricerche su Amazon. È possibile combinare questi formati.

Suggerimenti rapidi per la pubblicità su Amazon da ricordare

1. Ci sono migliaia di concorrenti che cercano di attirare l’attenzione usando ogni diversa strategia possibile.

2. La ricerca sui termini di ricerca è fondamentale poiché non si applica solo qui, ma praticamente ovunque quando si impostano le campagne. 

3. Imposta sempre un budget sufficientemente alto per ottenere impressioni decenti, idealmente 10.000+ al giorno. 

4. Concentra le parole chiave verso il basso in modo aggressivo in modo da non competere con centinaia o migliaia di termini pur essendo in grado di apparire sui dati del volume di ricerca. 

5. Non reinventare la ruota per ogni campagna senza motivo/dati perché eliminare le cose non necessarie aiuta a risparmiare tempo migliorando la percentuale di successo. 

6. Abbi sempre pazienza perché probabilmente non inizierai subito a vedere risultati ottimali.

Conclusione

Nell’economia odierna, molte piccole imprese sono entrate a far parte della vendita dei loro prodotti e servizi su siti Web di e-commerce come eBay e Amazon.

Mentre questi siti continuano a crescere, aumenta anche la loro popolarità. 

In effetti, l’e-commerce compenserà 22% delle vendite globali entro il 2023. Sempre più persone scelgono di acquistare prodotti online anziché nei negozi.

Quindi, se non vendi il tuo prodotto o servizio su un sito di e-commerce come eBay o Amazon, potresti perdere potenziali clienti che potrebbero benissimo acquistare da te online.  

Sapere come iniziare a pubblicizzare il tuo prodotto è uno degli aspetti più importanti della vendita di qualsiasi cosa su un sito di e-commerce

La guida definitiva all’ottimizzazione SEO di Amazon

Cos’è Amazon SEO?

Il motore di ricerca di Amazon è probabilmente più importante di Google per molti clienti perché, a differenza di Google, Amazon cerca solo articoli in vendita attraverso il loro sito web. Sapere come ottimizzare la tua scheda è fondamentale per massimizzare le vendite. 

Capire cosa cercano i clienti su Amazon può anche aiutarti a decidere quali prodotti vuoi vendere su Amazon. Questa guida ti guiderà attraverso tutto ciò che devi sapere sull’ottimizzazione delle tue inserzioni e delle tue parole chiave, il tutto con istruzioni dettagliate. Con queste tecniche imparerai come far trovare il tuo prodotto quando le persone cercano su Amazon.

Vantaggi dell’ottimizzazione SEO di Amazon

Uno dei maggiori vantaggi dell’ottimizzazione delle pagine dei prodotti per la ricerca è una maggiore visibilità su Amazon. Con oltre 310 milioni di utenti attivi e quasi 113,08 miliardi di dollari di vendite nel 2020, è sicuro affermare che se ottieni maggiore visibilità su Amazon, vedrai anche un enorme aumento del traffico e delle entrate.  

Come funziona l’ottimizzazione? 

In primo luogo, diamo un’occhiata a cosa succede quando i clienti cercano prodotti su Amazon. Usano parole chiave correlate a ciò che vogliono—e i titoli dei tuoi prodotti devono apparire nei risultati di ricerca quando i clienti cercano quei termini. 

Questo ti offre una grande opportunità per spiegare esattamente perché dovrebbero scegliere il tuo prodotto rispetto alla concorrenza. 

In secondo luogo, anche se un cliente fa prima clic sull’inserzione di un altro venditore, Amazon mostrerà loro articoli simili o consigliati in base alla cronologia delle ricerche e ai modelli di acquisto. Se hanno già fatto clic su una delle tue schede ottimizzate, ci sono buone probabilità che vedano la tua scheda come uno di questi consigli. 

Questo ti permette di rimanere in primo piano con gli acquirenti che non hanno ancora acquistato da te—ma forse pronti presto! In effetti, alcuni studi hanno dimostrato che fino alla metà di tutti gli acquisti su Amazon inizia con un cliente che va direttamente su Amazon invece di andare prima direttamente a un sito Web di un marchio specifico! Ciò significa che l’ottimizzazione può essere fondamentale non solo per gli acquisti attuali ma anche futuri. 

Mentre lavori per posizionarti più in alto rispetto ad altri venditori per le tue parole chiave target, considera quanto la persistenza potrebbe influire sulla tua crescita potenziale delle vendite. 

Dopotutto, le migliori classifiche organiche si ottengono con una media del 36% in più di vendite organiche rispetto ai prodotti non classificati in ciascuna categoria in tutti i principali rivenditori! Perché non importa quanto grande o piccola pensi che la tua azienda possa essere in questo momento, c’è sempre spazio per crescere. 

Come iniziare con Amazon SEO?

Iniziare con l’ottimizzazione delle schede di prodotto su Amazon può essere un processo complicato, soprattutto se sei un nuovo venditore. 

Seguendo questi semplici passaggi, aumenterai il traffico dai motori di ricerca, con conseguente aumento delle vendite. È importante notare che l’ottimizzazione delle parole chiave non è qualcosa che fai una volta: è un processo continuo di ricerca e test delle parole chiave.  

Capire quanto tempo ci vuole prima che le modifiche influiscano sulla tua classifica ti consentirà di apportare modifiche nel tempo in base a fattori in continua evoluzione come la concorrenza o la stagionalità.

Ricerca per parole chiave

Le parole chiave sono importanti. Più specifiche sono le tue parole chiave, in genere, più alto sarà il tuo posizionamento nei risultati di ricerca. Ti consigliamo di pensare a uno o due termini che sono sinonimi di ciò che vendi su Amazon—puoi ottenerli leggendo le recensioni del tuo prodotto e pensando a quali parole vengono fuori ancora e ancora.

Ci sono anche alcuni strumenti gratuiti online che ti consentono di sapere quante persone cercano determinate parole chiave ogni mese, il che può darti un’idea se vale la pena provare a classificarle. 

E se tutto il resto fallisce? Cercalo su Google! Ma qualunque siano le parole chiave che scegli, ricorda: devono essere utilizzate naturalmente all’interno dei tuoi contenuti. Quando inizi a vendere per la prima volta su Amazon, confida che agire ora ti aiuterà a migliorare il tuo successo futuro.

Ottimizzazione del tag del meta titolo

Ogni pagina del tuo sito ha bisogno di un tag meta title univoco. Il meta titolo è il modo in cui i motori di ricerca come Google e Bing descrivono la tua pagina, quindi è importante che tu sfrutti ogni opportunità che puoi per controllare esattamente ciò che le persone vedono del tuo prodotto o servizio.

Il meta tag del titolo si trova tra i tag. Dovrebbe esserci uno spazio dopo e due spazi prima. 

Ottimizzazione dei tag delle meta parole chiave

Per migliorare il tuo posizionamento, considera l’aggiunta di tag meta keyword alla tua scheda di prodotto. Questo è un altro modo per dire a Google di cosa tratta la tua scheda. La tua parola chiave o frase deve apparire all’interno di questi tag per essere considerata dai motori di ricerca. 

L’uso di più parole chiave e frasi ti aiuterà a migliorare le tue possibilità di apparire in più ricerche. Se utilizzi altre piattaforme di e-commerce, ricorda che possono anche influire sul tuo posizionamento su Google se non ottimizzate correttamente. 

Assicurati che la tua piattaforma sia configurata correttamente per ottenere i massimi risultati. Le prime tre parole contano di più, quindi usale con saggezza.

Struttura dei collegamenti interni

Uno dei tuoi compiti più importanti come venditore Amazon è assicurarti che le pagine dei tuoi prodotti siano ottimizzate per i motori di ricerca. Il processo può creare confusione, ma fortunatamente ci sono alcune semplici best practice che puoi implementare in ogni pagina. 

Quando si tratta di struttura dei link interni, nota anche come anchor text, ti consiglio di mantenere le cose semplici e di utilizzare parole chiave correlate ai tuoi prodotti. Ad esempio, se vendi un paio di scarpe, assicurati di includere una qualche forma di scarpe con la zeppa nella struttura dei link interni almeno una o due volte su ciascuna pagina. 

Ciò assicurerà che chiunque esegua una ricerca su Google di scarpe con plateau vedrà la tua scheda su Amazon.

Struttura dei link esterni 

Quando crei i tuoi contenuti, assicurati che siano collegati ad altri contenuti del tuo sito. La maggior parte dei siti di e-commerce tende ad essere profonda ed espansiva e alle persone piace perdersi in essi. 

Se ti colleghi, puoi assicurarti che se si perdono, finiscano di nuovo in un posto che offre loro ciò di cui hanno bisogno (ad esempio, una pagina di prodotto). 

Qui è dove il testo di ancoraggio esterno diventa importante; vogliamo assicurarci di utilizzare un testo che mostri ai nostri lettori esattamente dove andranno se fanno clic (l’ancora) sul nostro link (il testo). 

Ricorda: i link interni sono più potenti dei link esterni.

Ottimizzazione della scheda di prodotto

Per avere un buon posizionamento nei risultati di ricerca di Amazon, devi ottimizzare le schede di prodotto per le parole chiave. Ciò significa scegliere una categoria pertinente e un titolo dell’inserzione, aggiungere descrizioni dettagliate dei prodotti, allegare immagini di alta qualità e ottimizzazione dei punti elenco. 

Per farlo in modo efficace, è importante determinare quali parole chiave utilizzano i tuoi clienti quando effettuano ricerche su Amazon. La buona notizia è che ci sono una varietà di strumenti gratuiti là fuori che ti aiuteranno a fare proprio questo! Entrerò in ciascuno di seguito. ​ 

1. Strumento di pianificazione delle parole chiave di Google: questo strumento è ottimo perché è gratuito e fornisce informazioni rapide sulle frasi chiave a coda lunga. Inserisci semplicemente la tua parola chiave o frase insieme ad alcune informazioni sulla posizione (o lascala vuota) e ottieni dati immediati sulle ricerche mensili relative al tuo argomento di interesse. 

Questi dati provengono da due fonti: Google Trends, che estrae dati da tutto Google, non solo attività di ricerca; e Google AdWords, che tiene traccia di quante volte gli utenti fanno clic sui risultati sponsorizzati rispetto a quelli organici. Va notato che questi numeri non indicano esattamente quante persone cercano qualcosa ogni mese, ma forniscono stime generali. 

Anche se non è perfetto, l’utilizzo di queste metriche insieme può essere utile per trovare nuove idee da raggiungere suddividendo argomenti generali come le scuole di fisioterapia in termini più ristretti come le scuole di fisioterapia a New York City. 

2. Strumento di ricerca per parole chiave SellerApp: se desideri scorrere rapidamente elenchi di parole chiave, dai un’occhiata a Strumento di ricerca per parole chiave di SellerApp (è simile a Ubersuggest). Tutto quello che devi fare è inserire un’idea o un elemento e lasciare che il loro motore trovi altri suggerimenti in base ai modelli di ricerca di tendenza. Ottimo per semplici sessioni di brainstorming in cui non ti interessa necessariamente il volume di ricerca o la concorrenza. 

3. Strumento di suggerimento per le parole chiave di MerchantWords: a differenza degli strumenti di cui sopra, Merchantwords si concentra specificamente sull’indice di ricerca di Amazon. Non solo identifica le parole chiave suggerite da utilizzare nei titoli e nei punti elenco, ma evidenzia anche errori di ortografia comuni e problemi generali con titoli/punti elenco come un numero ridotto di parole, contenuti duplicati, ecc. 

4. Analisi di ricerca di SEMrush & Dati sulla concorrenza: un modo per comprendere il potenziale di una nicchia è guardare chi altro si posiziona già in alto per parole chiave specifiche.

Struttura dell’URL della pagina

Ogni prodotto su Amazon ha il proprio URL di pagina, generalmente strutturato come segue: Nome del marchio Numero modello Categoria. 

Ad esempio, se vendi una TV Sony con il tuo marchio, il tuo URL sarebbe sonytv42inchbluerosegold. 

Se vendi un Apple Macbook con il tuo marchio, il tuo URL sarebbe applemacbookpro12inchsilver. 

Per le pagine delle categorie di primo livello, queste seguono un formato simile con la categoria sostituita dalla categoria di primo livello, ad esempio laptop anziché solo computer o film anziché solo film in generale. 

Nota che non c’è bisogno di modificare più di 10–15 caratteri in ogni campo; a seconda della categoria del prodotto e della descrizione esatta dell’articolo, potrebbe non essere necessario modificare nulla. 

Se non sei interessato a modificare manualmente la struttura dell’URL titolo/prodotto/categoria tramite AWS, ti consigliamo di utilizzare strumenti gratuiti come Strumento ASIN di Helium 10 o strumento di recupero di MerchantWords, che estrae automaticamente le informazioni dalle aste eBay e le invia direttamente ad Amazon senza l’intervento umano.

Recensioni del prodotto

Come sito di e-commerce, vuoi che i tuoi prodotti vengano notati e uno dei modi migliori perché ciò avvenga è attraverso le recensioni dei prodotti. I prodotti con recensioni di qualità vengono messi in evidenza in modo più evidente sul tuo sito web, il che ti aiuta a vendere più prodotti. 

Uno studio ha rilevato che può aumentare i tassi di conversione fino all’88% per alcune aziende! Quindi, come chiedi ai clienti le recensioni? 

Ecco alcune strategie: fallo quando ordinano—Puoi scrivere una casella di controllo nel modulo d’ordine chiedendo se desiderano rivedere il loro acquisto dopo averlo ricevuto. Puoi persino limitare i tipi di clienti che vedranno la scatola in modo che solo coloro che hanno acquistato la vedranno.

Conclusione

In sostanza, i motori di ricerca come Google e Bing vogliono assicurarsi che chiunque digiti una query riceva rapidamente una risposta. Ecco perché il PageRank e altri fattori dell’algoritmo tengono conto della velocità di caricamento della pagina; le pagine lente vengono contrassegnate nelle classifiche. 

Lo stesso vale per i clic: i siti che richiedono passaggi aggiuntivi (come l’apertura di tre nuove finestre o il clic su otto livelli di link utili) tendono a non avere un buon posizionamento tra gli utenti e quindi non si posizionano bene con la ricerca motori. 

Per questo motivo, quando ottimizzi il tuo sito per Amazon, tieni presente la velocità. 

Sii conciso quando scrivi le descrizioni; link solo quando aiuta i motori di ricerca e gli utenti allo stesso modo e concentrati su tecniche di ottimizzazione all’avanguardia come il design ottimizzato per i dispositivi mobili e l’ottimizzazione SEO locale.

Stipendi PA: dal 2022 arrivano gli aumenti! Tutte le cifre

Alla fine si è giunti all’accordo tra le rappresentanze sindacali e l’Aran (l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni): dal 2022 arrivano gli aumenti per gli stipendi dei dipendenti della PA.

L’accordo raggiunto prevede al momento l’aumento per i dipendenti pubblici inseriti nel comparto Funzioni Centrali. Ovvero, come si legge sul sito della Cisl Funzione Pubblica, per tutti quei lavoratori e lavoratrici che fanno parte

«degli organi dello Stato e dei Ministeri; delle Agenzie che svolgono attività e funzioni tecnico-operative; degli Enti Pubblici non Economici e delle casse privatizzate

Ciò prelude, come di consueto, a una stagione di rinnovi contrattuali che coinvolgerà tutti i lavoratori della Pubblica Amministrazione. Vale a dire i dipendenti della scuola, degli enti locali e della sanità. Come del resto annunciato dallo stesso ministro, Renato Brunetta, nella Conferenza stampa di presentazione “Ri-formare la PA” (minuto 28′ 50″).

L’aumento medio previsto per gli stipendi della PA, a quanto si apprende dalla bozza approvata, dovrebbe attestarsi sui una media di 105 euro per tredici mensilità

Come si legge sul sito del Ministero della Pubblica Amministrazione, la preintesa siglata con i sindacati riguarderà 225.000 dipendenti pubblici.

«Questo traguardo, operativo e simbolico, dà concreta attuazione alla milestone del Pnrr sulla riforma del lavoro pubblico e mette al centro il capitale umano che muove la macchina amministrativa del Paese, e che è stato fondamentale nella gestione della pandemia.»

Nell’articolo spiegheremo nel dettaglio quali sono i contenuti dell’accordo siglato, e quali sono, in concreto gli aumenti previsti per gli stipendi della PA.

Aumenti Stipendi PA: l’accordo siglato tra Aran e le associazioni sindacali

L’ultima riunione, che ha sancito il raggiungimento dell’accordo, si è svolta in modalità videoconferenza il 21 dicembre 2021. Ad essa erano presenti il presidente di Aran, Antonio Naddeo, e i rappresentanti di Cisl, Cigl, Uil, Confsal, Cgs, Usb e Confintesa. Tutti, tranne la Usb, hanno dato parere positivo e hanno deciso di firmare il documento di preintesa.

Il contratto in oggetto si applicherà:

  • a tutto il personale che intrattiene un rapporto di lavoro con la PA, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, inserito nelle amministrazioni indicate dall’articolo 3 del CCNQ del 3 agosto 2021; a titolo di esempio si può citare il personale non dirigente di ministeri, Avvocatura generale dello Stato, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, delle agenzie fiscali (ad esempio l’Agenzia delle Entrate o l’Agenzia delle Dogane) e degli enti pubblici non economici (quale è l’INPS);
  • ai lavoratori dipendenti di nazionalità italiana, che intrattengono un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con il Ministero degli Affari Esteri, e che svolgono attività presso sedi diplomatiche e consolari, nonché negli Istituti italiani di cultura all’estero;
  • agli ufficiali giudiziari.

Aumenti degli Stipendi PA: il trattamento economico

Il titolo VII della bozza di contratto, stipulato tra Aran e associazioni sindacali, disciplina le modalità di calcolo e di erogazione del trattamento economico previsto per i dipendenti della PA. In particolare, viene definita la struttura della retribuzione per funzionari, assistenti e operatori, la quale si compone di:

  • stipendio (che consiste in stipendio tabellare e differenziale stipendiale);
  • retribuzione di anzianità;
  • compensi per prestazioni straordinarie;
  • retribuzione prevista per particolari performance e obiettivi raggiunti, sia a livello individuale che di organizzazione;
  • altri compensi previsti dal CCNL di riferimento;
  • compensi specifici derivanti da particolari disposizioni legislative.

Il titolo VII, inoltre, definisce anche la struttura della retribuzione per la cosiddetta “area EP”, ossia per i lavori a Elevata Professionalità. Si tratta di quei lavoratori i quali svolgono attività a elevato contenuto specialistico, oppure coordinano processi complessi e di estrema importanza, assicurando al contempo la qualità dei servizi e l’ottimizzazione delle risorse. La retribuzione, per questa particolare categoria di dipendenti della PA, è così strutturata:

  • stipendio tabellare;
  • retribuzione di anzianità;
  • retribuzione relativa alla particolare posizione del lavoratore;
  • retribuzione relativa all’entità dei risultati raggiunti;
  • retribuzione intesa quale incentivo alla mobilità territoriale;
  • compensi specifici derivanti da particolari disposizioni legislative.

Stipendi PA: a quanto ammontano gli aumenti?

Ma veniamo al dunque. Qual è l’entità degli aumenti previsti per gli stipendi della PA a seguito del nuovo accordo?

Rispondere in modo sintetico non è semplice, poiché la bozza di contratto prevede delle specifiche tabelle che stabiliscono in modo preciso e puntuale l’entità degli aumenti previsti per ognuna delle categorie di dipendenti della PA e in relazione alla posizione ricoperta all’interno dell’organizzazione.

Ciò che si può affermare, in linea generale, facendo riferimento alla Tabella 1, “Misura annua lorda e numero massimo dei differenziali stipendiali”, è che l’aumento loro degli stipendi della PA corrisponderà a

  • 2250 euro per i funzionari, i quali potranno accedere a 5 scatti di anzianità;
  • 1250 euro per gli assistenti, i quali anch’essi potranno accedere a 5 scatti di anzianità;
  • 800 euro per gli operatori, i quali potranno accedere soltanto a 2 scatti di anzianità.

Prendendo in considerazione diverse aree, gli aumenti previsti possono essere così riassunti:

  • ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici: da un minimo di 63 euro lordi mensili per lavoratori di livello F1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro) a un massimo di 117 euro lordi mensili per gli ispettori generali (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 34 mila euro);
  • Cnel: da un minimo di 63 euro lordi mensili per lavoratori di livello A1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro) a un massimo di 106 euro lordi mensili per lavoratori di livello C5 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro);
  • Enac, Ansfisa, Ansv: da un minimo di 62,30 euro lordi mensili per lavoratori di livello A1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 19 mila euro) a un massimo di 151,80 euro lordi mensili per lavoratori di livello PII 4 Super (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 40 mila euro);
  • Agid: da un minimo di 63 euro lordi mensili per lavoratori di livello F1 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 18 mila euro) a un massimo di 194,46 euro lordi mensili per lavoratori di livello F9 (per una retribuzione annua complessiva pari a circa 44 mila euro).

Stipendi PA: non solo aumenti, ma anche il diritto allo smart working

Uno degli elementi di maggiore rilevanza dell’accordo siglato tra Aran e associazioni sindacali per gli aumenti agli stipendi dei dipendenti della PA riguarda l’introduzione di una serie di novità che riguardano il lavoro a distanza. In particolare, nella bozza di contratto è previsto uno specifico capitolo dedicato al cosiddetto lavoro agile (smart working) e uno dedicato al lavoro da remoto.

Nella fattispecie, viene definito lavoro agile quella modalità di organizzazione delle attività tale da consentire una programmazione che non preveda vincoli di orario o di presenza presso il posto di lavoro. Come si legge all’articolo 36 della bozza di contratto:

«La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno dei locali dell’amministrazione e in parte all’esterno di questi, senza una postazione fissa e predefinita, entro i limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale.»

Naturalmente, questa possibilità viene prevista soltanto per coloro la cui attività sia compatibile con questa modalità di lavoro. Vengono infatti esplicitamente escluse tutte quelle attività che prevedono la turnazione o quelle per le quali è necessario disporre di strumentazione non remotizzabile.

Uno degli elementi più significativi, tesi a garantire non solo il miglioramento dei servizi garantiti dalla PA e dell’organizzazione delle sue attività, ma anche «l’equilibrio tra tempi di vita e di lavoro» è il cosiddetto diritto alla disconnessione. Con ciò si intende il diritto, per il lavoratore, di non essere connesso alla rete e di non essere contattabile nella fascia oraria che va dalle 22 alle 6, e durante il periodo di riposo corrispondente ad almeno 11 ore tra una giornata lavorativa e l’altra.

Stipendi PA: il lavoro da remoto (o telelavoro)

Come detto, l’accordo raggiunto prevede però anche la possibilità, per i dipendenti della PA di cui si è detto, di esercitare la propria professione da remoto. Questa modalità, anche definita “telelavoro”, differisce dallo smartworking per la presenza di un vincolo di orario, durante il quale il lavoratore esercita la propria attività in un luogo diverso dall’ufficio preposto, al quale il dipendente è assegnato.

In questa modalità di lavoro, dunque, il dipendente della PA è soggetto ai medesimi obblighi e ai medesimi diritti previsti per l’esercizio della propria attività presso la sede dell’ufficio al quale è assegnato. Vale a dire che, oltre al rispetto dell’orario di lavoro, sono previsti riposi, permesse e le pause all’interno della giornata lavorativa.

La stretta sulle regolamentazioni Covid in Svezia

La Svezia ha raggiunto un nuovo record giornaliero in quanto a numero di casi di Covid-19 giovedì scorso. Con cifre che è molto probabile continuino a crescere nelle prossime settimane fino a toccare il picco alla fine del gennaio, ha detto l’agenzia sanitaria nazionale.  

Il numero dei casi è arrivato infatti a più di 25mila nel mezzo di un aumento drammatico causato dalla variante Omicron e il Ministero della Salute svedese ha avvertito che le cifre potrebbero addirittura arrivare al doppio per la fine del mese nel peggiore degli scenari.    

Nuove restrizioni in Svezia                      

Qualche giorno prima, il primo ministro svedese Magdalena Andersson aveva annunciato una nuova serie di misure nazionali relative al coronavirus per riuscire a riprendere il controllo sulla situazione. Il paese, infatti, stava già avendo difficoltà con il carico sempre maggiore sul sistema sanitario.   

Insieme al ministro della salute Lena Hallengren e i direttori generali della Public Health Agency e della National Board of Health and Welfare in una conferenza stampa tenutasi a mezzogiorno, Andersson aveva annunciato numerose nuove restrizioni atte a smorzare “i numeri record della diffusione dell’infezione” in Svezia.   

Dal 14 gennaio, tutte le attività con licenza hanno un coprifuoco alle 11 di sera, con esclusivamente servizio al tavolo e un limite di 8 persone massimo per gruppo. Le restrizioni riguardano anche però gli eventi e gli incontri pubblici che andranno a colpire chiunque avesse preventivato di partecipare ad un evento in Svezia nelle prossime settimane.     

Un peso sul sistema sanitario svedese  

Proprio per via della curva crescente di casi che ha colpito la nazione nelle ultime settimane, le restrizioni si sono rese necessarie.   

Ad una conferenza stampa, Andersson ha dichiarato che la “situazione rende chiaro il bisogno di nuove misure”. Ha sottolineato poi la situazione non rosea delle strutture ospedaliere e ha cercato di spronare tutti a vaccinarsi. La settimana scorsa l’82.2% della popolazione svedese sopra i 12 anni era già vaccinata con due dosi.     

“Sono ben consapevole che le misure sono intrusive nella vita di tutti i giorni delle persone. Proprio per questo vorrei chiarire che saranno temporanee e che sia il governo che le autorità competenti valuteranno la necessità delle nuove misure su base continuativa,” ha detto Andersson.   

Ulteriori regole in Svezia  

Il primo ministro, oltre ad annunciare le nuove regole riguardanti i pubblici esercizi, ha anche sconsigliato fortemente agli adulti di avere contatto con altre persone in luoghi chiusi nelle prossime settimane. Altre regole riguardano anche il lavoro, eventi pubblici e privati e i viaggi.   

Dal 12 gennaio, infatti, lo stato raccomanda di passare allo smartworking per tutte quelle aziende e dipendenti che possono implementarlo. Gli eventi pubblici avranno un limite massimo di 50 persone e oltre questo numero sarà necessario presentare un certificato Covid-19 all’entrata.  

Altre misure che sono state proposte sono di diminuire anche il limite per eventi privati ma questi richiederanno degli emendamenti alle regolamentazioni già in atto e verranno quindi introdotte in un secondo momento.   

In aggiunta, le misure precedenti sono state rinnovate, quindi i viaggi di lunga durata sono stati limitati a quelli essenziali e con l’obbligo della mascherina quando molte persone transitano insieme.  

Andersson ha detto, come accennato precedentemente, che un “allmänt råd” sarà introdotto per tutti gli adulti, di modo che diminuiscano i contatti con altre persone al chiuso. “Allmänt råd” può essere tradotto come “raccomandazione generale/pubblica) ed è stato descritto dal Chief Legal Officer della Public Health Agency come “qualcosa tra una regolamentazione e una raccomandazione”.   

Generalmente non ci sono sanzioni per averla violata ma ha una base legale e non viene considerato come opzionale. Il Communicable Diseases Act del 2004 (la legge sulle malattie trasmissibili) richiede infatti uno sforzo da parte di tutti per “prendere delle precauzioni ragionevoli per evitare la diffusione di malattie infettive.”   

“Vorrei rendere chiaro che chiunque abbia la possibilità di lavorare da casa è incoraggiato a farlo,” ha aggiunto Andersson.     

Le università non saranno costrette a spostare tutte le lezioni online, ma potrebbero utilizzare la didattica a distanza “come uno strumento” per limitare gli assembramenti ha detto il primo ministro. Gli esami potranno continuare come prima ma sempre applicando le misure messe in atto precedentemente per limitare i rischi di infezione, secondo quindi le restrizioni della Public Health Agency.   

Restrizioni per i viaggi in Svezia   

Tutti i viaggiatori al di sopra dei 12 anni di età dovranno presentare un test negativo per il Covid-19 al loro arrivo in Svezia. Questa misura viene applicata indipendentemente dallo stato vaccinale del viaggiatore. Solamente test antigenici o molecolari verranno accettati a patto che siano stati effettuati nelle 48 ore precedenti l’ingresso in Svezia. Gli unici esenti da questa restrizione sono i cittadini e residenti in Svezia.   

Le autorità hanno specificato che l’obbligo del test sarà adesso esteso anche ai viaggiatori provenienti dagli altri paesi scandinavi, quindi Danimarca, Norvegia e Finlandia. La mossa ha colpito in particolare gli abitanti dei paesi nordici proprio perché prima dell’arrivo delle nuove restrizioni, danesi, norvegesi e finlandesi potevano ancora godere dei privilegi garantiti adesso solo a cittadini e residenti.      

Sembrerebbe quindi che il picco di casi dato anche dalla circolazione della variante Omicron abbia spinto la Svezia a stringere ancora di più le restrizioni nel tentativo di tutelare i suoi cittadini.    

In aggiunta al requisito di mostrare un test negativo, rimane anche il blocco a tutti i viaggi non di natura essenziale per coloro che provengono da fuori dell’Unione Europea o l’Area economica europea. Questo divieto rimarrà in vigore fino al 31 gennaio, anche se sussistono numerose esenzioni.  

Primo ministro della Svezia positivo 

Arriva poi la notizia il primo ministro stesso è risultata positiva al test per il coronavirus proprio venerdì scorso, solo pochi giorni dopo l’introduzione delle nuove restrizioni per l’intera Svezia.     

Un’addetta stampa del governo, Darina Agha, ha comunicato che il primo ministro “si sente bene nonostante le circostanze” e che avrebbe continuato a lavorare da casa mentre si sottoponeva ai necessari giorni di isolamento.  

Il primo ministro non è però la sola rappresentante delle istituzioni ad essere risultata positiva. Numerosi altri funzionari svedesi sono risultati positivi dopo l’incontro e dibattito parlamentare dello scorso mercoledì. Anche i membri della famiglia reale, tra cui il re, la regina e la principessa ereditaria hanno contratto il virus in questo mese.   

La Svezia, che si era distinta in Europa per la sua decisione di non imporre un lockdown totale all’inizio della pandemia, ha adesso una media di quasi 23mila casi al giorno secondo Our World in Data. Per di più, la scorsa settimana, la Swedish Health Agency ha riportato 124,211 casi, più del doppio dei casi della settimana precedente.   

“È indubbio che la situazione stia deteriorata gravemente. La diffusione del virus in Svezia sta toccando i livelli più alti di casi dall’inizio di questa crisi globale,” ha detto Andersson.   

Secondo il database del canale televisivo pubblico SVT, che raccoglie informazioni da fonti attendibili e sicure, il numero di pazienti affetti da Covid-19 in terapia intensiva sono diminuiti la scorsa settimana, da 121 a 101.   

Il numero di altri pazienti ospitalizzati che hanno contratto il Covid-19 ma che si trovano in altri reparti rispetto alle unità di terapia intensiva sta però aumentando. Alla fine della settimana ne sono stati contati 917, più di 200 pazienti in più rispetto ai 685 dell’inizio della settimana.