Nell’ultimo rapporto dell’Inps emerge il vantaggio in busta paga per i lavoratori dipendenti derivante dal taglio del nucleo contributivo, iniziata dai governi precedenti e potenziata dall’esecutivo Meloni. Come è noto, fino al mese di dicembre è prevista una decurtazione di sei e sette punti per i redditi rispettivamente di 35 e 25mila euro all’anno.
Secondo la previsione dell’Inps, ‘la sforbiciata’ del governo Meloni porterà a un vantaggio in media di circa 98 euro e il 57% dei lavoratori beneficerebbe di importi superiori ai 100 euro mensili: ecco da quando.
Inps, 100 euro in più in busta paga
In occasione dei suoi 125 anni di vita, l’Inps ha presentato il suo XXII Rapporto Annuale introdotto con la relazione annuale del Commissario straordinario INPS Micaela Gelera presso la Sala della Regina di Montecitorio.
Molteplici i temi affrontati nelle oltre 400 pagine della relazione Inps. Tra questi, l’impatto del taglio del cuneo contributivo sulle buste paga dei lavoratori. Che, secondo l’istituto di previdenza ha determinato effettivamente un aumento delle buste paga, con una previsione di circa 100 euro in più in busta paga.
Inps, impatto inflazione sui risparmi
La Presidente del Consiglio ha più volte dichiarato l’intenzione del suo esecutivo di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, una misura cardine del suo programma di governo, volto essenzialmente a tutelare il potere di acquisto delle famiglie italiane sempre più minacciato dall’inflazione. Secondo l’Inps, l’impatto della drammatica spirale inflazionistica generatasi nel corso del 2022 “si è trasmesso quasi esclusivamente sui consumi delle famiglie italiane e non sui loro redditi. Ciò significa che, benché parte dei risparmi possano essere stati erosi per far fronte alle maggiori spese, le condizioni reddituali sono rimaste presumibilmente le stesse durante l’anno 2022”. Dati che tuttavia non cambiano molto su quello che è il risultato per gran parte degli italiani: un carrello della spesa sempre più difficile da riempire.
Le aliquote del taglio contributivo
L’analisi dell’Inps sull’effetto del taglio del cuneo contributivo iniziata dai governi precedenti e potenziata dal governo Meloni prevede l’ammontare dell’esonero contributivo per il 2023 per il mese di ottobre, realizzata tenendo conto delle modifiche normative introdotte dal luglio 2023.
Misure che prevedono un esonero:
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del 7% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fino a 1.923 euro mensili (25.000 euro su base annua):
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del 6% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fra 1.923 euro e 2.692 euro (35.000 euro su base annua).
La simulazione dell’Inps per il mese di ottobre
Secondo l’Inps, si assume che la distribuzione dei percettori per l’ottobre 2023 sia la stessa di quella osservata nel 2022. Di conseguenza, osserva l’ l’Istituto di Previdenza Sociale:
Applicando a tale insieme di beneficiari le regole della normativa per il 2023, la media dell’esonero arriva a 98 euro, con circa il 57% dei lavoratori che beneficerebbe di importi superiori ai 100 euro mensili; considerando, invece, solo i lavoratori full time e full month, l’ammontare dell’esonero arriverebbe a 123 euro. Solo circa il 2% dei beneficiari riceverebbe esoneri minori di 80 euro mentre circa il 90% avrebbe un lordo in busta paga superiore di 100 euro; importi superiori a 125 euro raggiungerebbero una platea di lavoratori pari al 48%, e l’8% avrebbe addirittura quote superiori a 150 euro. Sulla base di queste previsioni, considerando un imponibile me dio dei beneficiari di 1.500 euro, l’esonero può rappresentare un aumento cospicuo delle retribuzioni.