Come aumentare la pensione se troppo bassa? Istruzioni INPS

I 3 trucchi che pochi sanno per aumentare la pensione bassa. Incremento importo pensione INPS 2022. Pensione bassa, rimedi, cause, integrazione maggiorazioni.

La pensione e il tempo sono due elementi che cammino di pari passo. È necessaria la presenza del secondo evento per riuscire a ottenere un assegno pensionistico adeguato alle necessità familiari. Ed è possibile che nella fase di un ricalcolo della pensione futura spunti una verità agghiacciante. Stai per andare in pensione con un assegno basso o, almeno, in si accosta minimamente a quanto avevi immaginato.

Fortunatamente la vita è ricca di opportunità, anche nel campo pensionistico. Si può rimediare a una pensione bassa? La risposta è decisamente sì. 

La brutta notizia è che quanto più sei sotto il pensionamento tanto più diventa difficile rimediare al danno. Non riusciresti a cambiare la situazione più di tanto, anche attivando le manovre pensionistiche più utilizzate, che portano a integrare la pensione con un fondo complementare.

La pensione integrativa è un ottimo strumento, se attivato anticipatamente. Ecco, perché, spesso sentiamo di colleghi che si sono agganciati a un fondo integrativo quasi subito, senza temporeggiare ottenendo un ottimo beneficio. In questo caso, più versamenti confluiscono nel fondo pensione, maggiori sono le possibilità di ottenere una pensione integrativa altamente rivalutata con un rapporto oneri ridotto al massimo. 

D’altra parte, l’INPS permette ai lavoratori di accedere ai versamenti volontari, specie nei casi di attività lavorativa part time o, ancora dove è assente del tutto. In sostanza, l’Istituto consente al lavoratore di poter mettere da parte un gruzzoletto contributivo anche senza il lavoro.  

Eppure, nonostante, la normativa contempli la presenza di una contribuzione volontaria, allo stesso tempo, non permette di aumentare lo stipendio medio. Ciò significa che, se il lavoratore percepisce una retribuzione bassa, agganciando dei versamenti volontari, comunque non può toccare una base imponibile annua di circa 100mila euro.

Seguendo questa logica, si comprende facilmente che la contribuzione da riscatto potrebbe risultare un’operazione molto più vantaggiosa. Tuttavia, anche in questo caso la presenza di un riscatto tardivo non produce un grosso risultato.

In sostanza, si avvia un’operazione costosa a favore dell’INPS per poi recuperare quell’importo in un processo rateale lento e spalmato su diversi anni. In questo conteso, appare chiaro che il riscatto acquisisce una maggior valenza quando il lavoratore intende anticipare la pensione. 

Se vuoi sapere quanto prenderai di pensione con 20 anni di contributi, ti consiglio di leggere quest’ultimo aggiornamento disponibile qui.

Come aumentare la pensione se troppo bassa? Istruzioni INPS

Il primo passo ci porta al riscatto non solo della Laurea ai fini pensionistici. In linea generale, quando si parla di riscatto spesso si ignora che il discorso è molto ampio. Iniziamo nel chiarire che parliamo di calcolo da cui si possono ottenere dei benefici.

Il lavoratore accede a questa operazione di riscatto per colmare i buchi previdenziali scoperti. L’onere del riscatto è completamente a carico del lavoratore. 

Esistono delle eccezioni e solitamente si riferiscono alla contribuzione figurativa, come ad esempio assenza per malattia, maternità, servizio militare e così via. C’è da dire che è possibile ottenere un regime fiscale agevolato.

È importante comprendere che i contributi da riscatto non vanno associati a quelli volontari, che fungono da complemento alla pensione. L’azione di riscatto contributiva può riguardare anche un periodo temporale molto lontano. 

 Come evidenziato da Pensione & Lavoro, il riscatto può essere richiesto in presenza di 3 situazioni, quali:

  • in presenza di periodi in cui non siano stati versati i contributi che allo stato di dei fatti risultano non solo omessi, ma anche prescritti
  • in presenza di periodi in cui la normativa non prevede alcun vincolo di contribuzione, come ad esempio il periodo della laurea e così via. 
  • in presenza di un periodo per cui si attivano specifiche condizioni legislative. 

In ogni caso, il lavoratore così come il pensionato o, anche i superstiti possono liberamente presentare la richiesta per il riscatto contributivo. L’istanza va inoltrata all’INPS secondo le modalità standard.

In linea generale, è un’operazione richiedibili dai lavoratori registrati presso l’A.G.O., Gestioni speciali, Gestione separata, autonomi e parasubordinati. 

Si può rimediare alla pensione bassa con i contributi figurativi?

Il lavoratore non deve riscattare tutti i periodi dove sono state registrate dell’assenza, in questo caso si attiva la contribuzione figurativa.

Ad esempio, nel periodo legato alla malattia, maternità, congedi, disoccupazione ordinaria, cassa integrazione sevizio militare e così via, l’INPS provvede a regolarizzare la contribuzione anche senza la presenza dell’attività lavorativa, ma soprattutto, non applica alcun onere al lavoratore. 

Tuttavia, esistono delle tempistiche diverse anche per i contributi figurativi, per cui possono scattare automaticamente d’ufficio o previa richiesta. In ogni caso, permettono non solo di anticipare il percorso pensionistico, ma in alcuni casi consentono di ottenere un aumento della pensione bassa. 

Si può rimediare alla pensione bassa con i contributi volontari?

Quando tutte le altre strade dal riscatto all’accredito sembrano sbarrate. Quando si esclude il riscatto e non si preannuncia un cambiamento della base imponibile annua, ovvero dell’aumento dello stipendio restano i contributi volontari.

Tuttavia, non si tratta di un’opzione utilizzabile per tutti, ma solo in presenza di una regolarità lavorativa a tempo parziale. In questo caso, il lavoratore può richiedere il versamento a proprie spese dei contributi volontari. 

Secondo quanto si legge da La Legge per Tutti, i lavoratori che hanno sottoscritto un contratto di lavoro in regime part – time, che risulti verticale, orizzontale o, ancora, ciclico possono richiedere all’INPS il versamento della contribuzione volontaria.

In particolare, occorre considerare che si tratta di un’occasione subordinata alla presenza di eventi bene definiti, quali:

  • è possibile richiedere il versamento della contribuzione volontaria per i periodi seguenti alla data del 31 dicembre 1996;
  • è possibile richiedere il versamento della contribuzione volontaria come base d’integrazione come opzione al riscatto ai sensi e per glie effetti dell’articolo 8, comma 1 decreto Legislativo n.  564/1996. In particolare, il riferimento legislativo precisa che i periodi di lavoro part time non devono risultare riscattati. 

Si, precisa altresì che l’INPS rilascia l’autorizzazione ai versamenti volontari dietro esplicita richiesta, se è presente un anno di versamenti rapportato agli ultimi 5 anni. 

In tutta tranquillità possiamo affermare che i versamenti volontari non incidono sulla retribuzione imponibile in modo significativo, il vantaggio si annulla quasi del tutto in prossimità della pensione.

Bisogna, considerare che i versamenti volontari richiesti come base d’integrazione vengono rapportati su una retribuzione settimanale media percepita dal lavoratore nel medesimo periodo.

In ogni caso, la retribuzione imponibile è fondamentale per quantificare l’assegno pensionistico, per questo motivo, ti consiglio di leggere l’articolo della collega Francesca Ciani sulle professioni più pagate del 2022.

Si può rimediare alla pensione bassa con la maggiorazione dei contributi?

La maggiorazione convenzionale permette di ottenere un incremento della pensione. In linea generale, si tratta di richiedere il rilascio dei contributi suppletivi che allo stato dei fatti non risultano versarti.

Tuttavia, possono essere richiesti quando risulta un periodo in cui il lavoratore ha lavorato molto di più rapportato al servizio. Si pensi, ad esempio, al sevizio reso sugli aerei, navi militari, a bordo di navi e così via. E, ancora in presenza di un’invalidità nella misura dal 75%. 

Si può rimediare alla pensione bassa con l’integrazione, maggiorazione e quattordicesima?

L’integrazione della pensione permette di ottenere una pensione più alta, se sono presenti altre condizioni reddituali riconducibili non solo al pensionato, ma all’intero nucleo familiare, in particolare: 

  • per richiedere l’integrazione occorre essere titolare di un trattamento previdenziale che prevede l’incremento. Eccezion fatta per coloro incollati con il sistema contributivo, che non possono richiedere l’integrazione al minimo;
  • per richiedere l’integrazione occorre rientrare in determinati limiti reddituali oltre che alla presenza di altre condizioni. 

Che cos’è l’integrazione al trattamento minimo? Un incremento della pensione su base mensile. In sostanza, il valore della pensione subisce un’integrazione sino a toccare la soglia di 515,58 euro al mese (2021).

L’Incremento al milione, più conosciuto come maggiorazione sociale, permette ai pensionati con un’età anagrafica superiore ai 70 anni o, ancora agli inabili dal compimento dei 18 anni di età di ottenere un aumento della pensione, sempre relazionato al reddito complessivo sia del richiedente che del coniuge sino al valore di 651,51 euro al mese (2021).

Che cos’è la maggiorazione sociale? Un incremento della pensione disciplinata dalla Legge 1988, in cui sono presenti le disposizioni sull’aumento dei trattamenti sociale, nonché sugli incrementi delle pensioni.

In alcuni casi, i pensionati possono ottenere tale beneficio anche prima del 70° compleanno, il discorso cade anche sulle disposizioni previste dalle diverse categorie di appartenenza. 

Pe quanto riguarda la quattordicesima, parliamo di un valore aggiuntivo all’importo dell’assegno pensionistico che muta in virtù del reddito prodotto annuo e dei versamenti contributivi. In ogni caso, il valore massimo non supera i 655 euro. 

E, ancora, è possibile aumentare la pensione richiedendo l’integrazione con la pensione di cittadinanza, se il nucleo familiare rientra nelle disposizioni previste dalla normativa. 

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