Errori da evitare ad un colloquio di lavoro: cosa non dire e cosa non fare

La formula magica per superarlo con successo non esiste ma certamente ci sono errori da evitare ad un colloquio di lavoro. Ecco quali.

La formula magica per superarlo con successo non esiste ma certamente ci sono errori da evitare ad un colloquio di lavoro, perché la bocciatura è assicurata.

Purtroppo i dati al riguardo non sono incoraggianti. Sembra infatti che ben il 65% dei selezionatori impieghi pochi minuti a decidere se un candidato va bene o no. Il 29% addirittura si ferma alla prima impressione.

Non si tratta di essere nelle mani di esaltati: ormai lo screening dei curricula avviene già online, tramite software e spesso si fissa già una call per approfondire le competenze tecniche.

Durante un colloquio di lavoro invece si valuta la persona, il carisma, le soft skills che possono -oppure no- renderlo adatto a ricoprire quel ruolo.

Ecco che allora la classica prima impressione riveste un ruolo determinante per arrivare all’assunzione.

Vediamo cosa evitare in fase di colloquio, a tu per tu con l’esaminatore.

Cosa non dire mai a un colloquio di lavoro: errori gravi

Veniamo subito all’elenco degli errori in grado di metterti in cattiva luce agli occhi di un responsabile della selezione del personale.

Arrivare in ritardo o troppo in anticipo

Per evitare contrattempi o ritardi vari, meglio arrivare in anticipo e magari restare nei pressi della sede del colloquio, per fare due passi o prendere un caffè, che non farsi annunciare mezz’ora prima.

Allo stesso modo, arrivare in ritardo è da sempre un pessimo biglietto da visita.

Mentire

Arrancare scuse e non assumersi le proprie responsabilità non è di certo una dote ricercata in un dipendente. Se ad esempio sei arrivato in ritardo, scusati e cerca di salvare il salvabile ma non arrancare scuse inventate in quel momento.

E soprattutto non mentire mai su competenze ed esperienze pregresse, il selezionatore non vedrebbe l’ora di smascherarti.

Non sapere nulla dell’azienda

Magari hai inviato 100 curricula ma senza prenderti la briga neppure di andare a visionare il sito web. Fin dai primi contatti invece è fondamentale cercare quante più informazioni possibili su quella realtà aziendale e sul profilo che vogliono assumere.

Non essere comunicativo

Anche se il ruolo da ricoprire non è a contatto con il pubblico, ricorda che un dipendente rispecchia sempre l’immagine dell’azienda e il selezionatore sta attento al tuo modo di esprimerti e comunicare. Niente strafalcioni nella coniugazione dei verbi, errori di grammatica, esitazioni perché non si trova la parola giusta o un linguaggio troppo povero e poco incisivo.

Essere logorroico

Anche parlare troppo è un atteggiamento che viene bocciato in fase di colloquio. Di solito è indice di grande insicurezza, si cerca di sovrastare l’altro con domande a raffica o “allungando il brodo” delle proprie risposte, così da far trascorrere il più velocemente possibile il tempo a disposizione.

Sbagliare su pregi e difetti

Tipica domanda del colloquio di lavoro: “Mi dica tre pregi e tre difetti che la caratterizzano“. Ormai tutti hanno imparato a costruire a tavolino le risposte, magari dicendo “sono troppo precisa”, quando il posto vacante è per una segretaria (dove invece la precisione è apprezzata).

I selezionatori non sopportano i finti difetti ma nemmeno quelli “troppo” veri, come quelli di chi ammette di essere sempre in ritardo, molto irascibile o smemorato.

Interrompere l’interlocutore

A ben vedere si tratta di un segnale di maleducazione che già irrita normalmente chi lo subisce, ma interrompere di continuo il selezionatore del personale, senza fargli concludere il pensiero o il discorso, è un errore che non verrà perdonato.

Parlare con arroganza o rabbia

Hai già sostenuto dei colloqui negli ultimi mesi, hai inviato forse 100 curricula, non ne puoi più di stare a chiacchierare, vuoi solo un lavoro e uno stipendio, per portare i soldi a casa!

Purtroppo se è questo il tuo pensiero durante il colloquio di lavoro, stai sicuro che le tue parole saranno piene di rabbia e frustrazione, magari ti lascerai andare anche alle lamentele e il selezionatore non apprezzerà.

A proposito: mai lamentarsi dell’ex datore di lavoro.

Infine cerca di fare una buona impressione alla reception, appena arrivi per il colloquio. Se tratti male la segretaria, sarà la prima cosa che riferirà al responsabile, quando sarai andato via.

Come si fa a sapere se un colloquio è andato male

Già nel momento in cui lasci l’ufficio del personale, sai già in cuor tuo se hai qualche possibilità o se il colloquio è stato un disastro.

Senza dubbio, il colloquio è andato male se mentre parlavi hai dimenticato il cellulare acceso e questo si è messo a squillare. Non nutrire speranze se ti sei presentato accompagnato dalla mamma o, se sei donna, da tuo marito che magari pretende pure di entrare e assistere al colloquio.

Se hai masticato per tutto il tempo una chewing gum oppure hai appoggiato i gomiti sulla scrivania del selezionatore, puoi dire addio a quel posto, così come se ti sei quasi sdraiato sulla sedia, magari con le gambe allargate.

Ricorda invece di stringere con vigore la mano per presentarti, portare con te un buon curriculum vitae, di fare una bella doccia al mattino, di guardare sempre dritto negli occhi l’interlocutore e sfoderare un bel sorriso. Se dici la verità, ti mostri interessato ed entusiasta e soprattutto non parli di soldi (avverrà in uno step successivo), non ci sono ragioni per non continuare il processo di selezione in tuo favore.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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