Governo, ok a nuovi ammortizzatori per imprese in difficoltà

Il Governo dà l'ok e con il decreto del 21 marzo stabilisce nuovi ammortizzatori per le imprese in difficoltà economica per la crisi che deriva dalla guerra.

Abbiamo già visto in questo articolo come alcune aziende, in particolar modo le acciaierie, siano state costrette a chiudere momentaneamente per il conflitto in corso tra Russia e Ucraina. 

Il Governo, come in ogni situazione di difficoltà, ha pensato ad ammortizzatori, con uno sconto, per i settori industriali italiani più colpiti dalla crisi economica e di materie prime che è in atto in tutta Europa. I cinque settori sono:

  • l’agroindustria
  • la siderurgia
  • il legno
  • la ceramica
  • le automotive

Il Governo guidato dall’ex capo della Banca Centrale Europea, con la pubblicazione del decreto-legge 21 marzo 2022, ha stabilito che tutte queste cinque categorie industriali, in caso di diminuzione del lavoro o di sospensione dell’attività, potranno sfruttare l’ammortizzatore sociale senza dover pagare alcun contributo addizionale. 

Governo, imprese e crisi economica: scarseggiano le materie prime

La guerra in Ucraina è scoppiata lo scorso 24 febbraio 2022 a seguito dell’attacco dell’esercito russo alle principali città ucraine. Il conflitto non ha scatenato unicamente una crisi umanitaria con la fuga di oltre tre milioni di cittadini ucraini, ma anche una crisi economica che ha avuto, e che ha, delle conseguenze preoccupanti per la nostra economia, già minata dalla crisi portata dalla pandemia di Covid-19.

Coldiretti nel suo articolo pubblicato lo scorso 26 marzo 2022 parla di quasi 100 mila aziende agricole in Italia che corrono il rischio di dover sospendere l’attività per un innalzamento smisurato dei costi per la produzione che sono di gran lunga superiori di quanto pagato dagli agricoltori per i loro prodotti. 

In questo modo, infatti, è stata – e si sta riducendo sempre più – l’autonomia alimentare del nostro Paese, oltre che la capacità di reazioni agli shock di approvvigionamento generati dalle tensioni internazionali.

Eravamo già di fronte a una vera e propria crisi delle materie prime a seguito dello scoppio della pandemia di Coronavirus che ha bloccato l’economia mondiale. Abbiamo assistito, e stiamo assistendo alla crisi del legno, con un ritardo nella consegna dei pezzi ed un aumento dei prezzi delle materie prime, ma anche un aumento smisurato dei costi di grano e benzina.

L’esperto Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, ha spiegato che proprio le prime chiusure generalizzate hanno dato una notevole spinta per l’acquisto di beni durevoli con una forte componente di materie prime:

“C’è stata una corsa all’acquisto di elettrodomestici, di smartphone, computer e tablet per lavorare da remoto. Si tratta di prodotti che hanno molte parti metalliche e sono pieni di semiconduttori. Ma da circa dieci anni sul lato della produzione si è investito poco, quindi, a fronte di una domanda crescente l’offerta si è trovata impreparata, si sono creati colli di bottiglia per arrivare alla situazione attuale.”

Governo, le nuove misure per aiutare le imprese in difficoltà 

Il nuovo decreto-legge pubblicato lo scorso 21 marzo 2022 in Gazzetta Ufficiale, denominato “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina” è già in vigore e, per le imprese operanti nei settori sopracitati (ceramica, legno, automotive, agroindustria e siderurgia) rimarrà attivo fino al 31 maggio 2022. 

I datori di lavoro di cinque settori che sospenderanno o che ridurranno notevolmente l’attività lavorativa, avranno la possibilità di attivare l’ammortizzatore sociale senza pagare alcun contributo addizionale

Per la Cassa Integrazione Guadagni pari al 9 %, 12 % e 15 %, secondo l’utilizzo del sussidio, mentre per il Fondo di Integrazione Salariale pari al 4 % della retribuzione persa.

Per aiutare le imprese in difficoltà economica a causa di questa nuova crisi, non più dovuta alla pandemia, ma alla guerra tra Russia e Ucraina, il Governo Draghi ha stanziato ulteriori 34.4 milioni di euro per l’anno corrente

In allegato al decreto-legge la relazione tecnica, in cui è stata stimata una richiesta di oltre 45 milioni di ore di ammortizzatore, per un tiraggio medio ipotizzato del 50 per cento.

Governo, ok alla CIG fino al 31 dicembre 2022. Le novità

Il decreto approvato lo scorso 21 marzo dal Governo per contrastare gli effetti negativi della crisi economica conseguente al conflitto russo-ucraino ha stabilitto ulteriori ventisei settimane di Cassa Integrazione guadagni, fino a fine anno, per tutte le imprese industriali e delle costruzioni. 

La CIG, però, potrà essere domandata solamente se le imprese avranno terminato i contatori di durata massima del sussidio, 24 mensilità nel quinquennio mobile. 

La disposizione approvata, inoltre, prevede un limite massimo di spesa pari a 150 milioni di euro, oltre i quali l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, non potrà più accogliere ulteriori richieste. 

Anche in questo caso, la relazione tecnica ha stimato oltre centosei mila lavoratori di tipo dipendente che potrebbero essere interessati da questa norma, con un’integrazione media di tre mensilità e 40 ore mensili godute, con una retribuzione pari a 12.70 € all’ora, e una prestazione oraria di 7.60 €.

La suddetta relazione tecnica ha poi ricordato come la normativa in vigore consenta di autorizzare in deroga ai limiti di durata periodi di cassa integrazione straordinaria per un totale di 150 milioni di €, stabiliti per entrambi gli anni del biennio 2022-2023. 

Governo, nel nuovo decreto-legge aiuti anche al settore terziario

Non viene abbandonato il settore terziario, non tutto, ma buona parte, in particolare l’aspetto riguardante il turismo, le attività ricreative e la ristorazione. 

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando ha, infatti, annunciato che tutte le imprese con un numero di dipendenti pari o inferiore a 15 dei settori del turismo, delle attività ricreative e della ristorazione, che non potranno far richiesta dell’assegno per l’integrazione salariale per il termine dei limiti di durata del FIS – fondo integrazione salariale – potranno ottenere altre 8 settimane di FIS.

Tali otto settimane potranno essere richieste, ed ottenute, fino al 31 dicembre 2022, fino ad un massimo di 77.5 milioni di € per l’anno corrente. 

Tenendo conto dei dati ottenuti dal biennio 2020 e 2021, per l’utilizzo del fondo, si stima che per quest’anno i settori sopracitati utilizzeranno 7.2 milioni di ore in deroga, con una retribuzione media all’ora di 11.70 €, con una prestazione media oraria di 6.90 €.   

Sempre per la crisi già presente, ma maggiormente aggravata dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina è stato stabilito che le imprese che provvederanno ad assumere, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, tutti i dipendenti licenziati nelle sei mensilità precedenti per la riduzione del personale, godranno dell’esonero dei contributi previdenziali.

Questa possibilità verrà data unicamente ad imprese per cui risulta essere attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale preso il Ministero dello Sviluppo Economico, oppure lavoratori impiegati in rami di azienda oggetto di trasferimento da parte delle imprese suddette.

Proprio sugli ammortizzatori si era espresso, la scorsa settimana, il segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici Roberto Benaglia, criticando la scelta del Governo di intervenire in superficie, ma non alla radice del problema. 

“Bisogna essere sempre consapevoli che la cassa fa male alle imprese come ai lavoratori, bisogna lavorare alla radice del problema, sulle filiere e sull’approvvigionamento delle materie prime.”

Secondo Benaglia, più che seguire la linea del Governo degli aiuti economici alle imprese in crisi, occorrerrebbe  andare alla radice del problema, agendo sulle politiche industriali, poiché “questo è quel che oggi serve maggiormente“.

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