Pensione 2023, aumento busta paga 10% per chi rinvia l’uscita lavoro. Ecco perché conviene

Riforma delle pensioni in continuo studio. Spunta l’ipotesi aumento 10% in busta paga per chi rinvia l’uscita dal lavoro. Ecco perché conviene.

Riforma delle pensioni sotto la lente di ingrandimento del Governo Meloni. Trapelano alcune indiscrezioni sulla possibilità di offrire un incentivo in busta paga del 10% per chi rinvia l’uscita dal lavoro, oltre all’ipotesi di Quota 41. Ma a chi potrebbe interessare la proposta 2023 e perché conviene?

Il Governo Meloni prosegue la sua corsa contro il tempo per l’approvazione della nuova Legge di Bilancio 2023. Numerosi sono gli interventi e le misure previste, alcune già anticipate del decreto Aiuti Quater tra conferme e proroghe. 

L’obiettivo principale che il governo si pone con la nuova Manovra è l’aiuto alle famiglie italiane in questo momento di forte crisi. 

Ma sul tavolo dell’Esecutivo di centro destra spunta anche la Riforma delle pensioni. Numerose sono le ipotesi al vaglio per modificare la Legge Fornero, da Quota 41, fortemente spinta dalla Lega, a Opzione Uomo sponsorizzata dal partito della premier Meloni.

Al momento però l’unica cosa certa è, oltre alla riconferma di Opzione donna e Ape sociale, l’urgenza di reperire fondi per mettere mano alla riforma delle pensioni.

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, è al lavoro insieme al Ministro Giorgetti per studiare le misure migliori capaci di riformare il sistema pensionistico italiano

Vediamo nel dettaglio la nuova proposta allo studio del governo sulla possibilità di rinviare l’uscita dal lavoro di qualche anno, usufruendo di un aumento in busta paga del 10%.

Pensione 2023, aumento busta paga 10% per chi rinvia l’uscita lavoro. Ecco perchè conviene

Non è certamente un mistero che l’attuale Legge Fornero non piaccia al Governo Meloni. 

Il Governo di centro destra è al lavoro su più fronti per procedere il prima possibile alla riforma delle pensioni. Le ultime indiscrezioni spingevano verso l’adozione della cosiddetta Quota 41, che permetterebbe a coloro che hanno contributi elevati di andare in pensione prima dei 67 anni di età richiesti per la pensione di vecchiaia.

Per poter attuare Quota 41, bisognerà trovare i fondi e sicuramente non sarà slegata dell’età anagrafica.

Proprio la questione fondi sta facendo arrivare sul tavolo del Governo nuove proposte. Se è vero che si lavora per l’uscita anticipata e quindi all’ipotesi Quota 41, con uscita a 62 o 63 anni e un congruo numero di anni di contributi, rimane in ballo la possibilità per il lavoratore di decidere di prolungare la sua permanenza nel mondo del lavoro nel caso in cui fossero previsti degli incentivi.

Se si decidesse di continuare a lavorare, sia il datore di lavoro che il dipendente smetterebbero di pagare i contributi e quelle somme potrebbero entrare nelle tasche dei lavoratori, o meglio in busta paga come incentivi del 10% mentre il datore di lavoro avrebbe una riduzione del costo del lavoro.

Stiamo parlando quindi di un’opzione molto conveniente.

Non va dimenticata in questa analisi che il lavoratore che decide di rimane a lavoro accumulerà più contributi ottenendo perciò una pensione più alta.

Da pensione anticipata al sistema di incentivi per restare a lavoro nel 2023. Qual è la motivazione?

La Riforma delle Pensioni 2023 è sul tavolo del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, dal suo insediamento.

Lo stesso si è prefissato come obiettivo principale la riformulazione del sistema pensionistico senza però andare ad aggiungere altri costi rispetto a quelli già preventivati.

Oltre a questo, il Ministro vorrebbe evitare la fuoriuscita anticipata di personale qualificato di difficile reperimento ad oggi nel mercato del lavoro.

Ecco perché si stanno ipotizzando due binari paralleli. Uno prevede l’uscita dal lavoro prima dei 67 anni, l’altro sistema che preveda incentivi per chi decida di rimanere.

Sulla base dei costi già stimati, le uscite per il sistema pensionistico raggiungeranno nel 2025, i 58 miliardi con un aumento pari al 19,5% in tre anni. 

Costi troppo alti rispetto ai piani di crescita economica e di tutti le entrate tributarie.

Si stima infatti, che con la Legge Fornero pensioni costeranno tra 3 anni un punto di deficit su Pil in più all’anno. Queste le motivazioni che stanno spingendo il ministro Giorgetti a valutare il doppio binario.

Pensioni 2023, ecco i vantaggi in busta paga di un sistema ad incentivo

Se dovesse essere confermato il sistema ad incentivo per chi decide di rimanere a lavoro, il calcolo della maggiorazione in busta paga è risulta molto facile.

Con un sistema ad incentivo al 10% coloro che ricevono uno stipendio di 1.600 euro riceveranno mensilmente un aumento di 160 euro in busta paga, dal 2023. Se lo stipendio fosse di 1.800 euro, l’aumento mensile relativo al sistema di incentivo del 10% sarebbe di 180 euro mensili e cosi via via.

Achiropita Cicala
Achiropita Cicala
Collaboratore giornalistico, classe 1985.Ho una laurea magistrale in Economia Applicata, conseguita presso l'Università degli Studi della Calabria. A percorso universitario ultimato, ho approfondito sul campo le competenze acquisite in Finanza e Statistica presso alcuni studi commerciali. Attualmente, collaboro con diverse testate giornalistiche online per le quali scrivo, con flessibilità, di argomenti che spaziano dall'economia alla politica, dal mondo della scuola a quello dell'amministrazione pubblica. Passioni? La scrittura in primis, la grafica in secundis!
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