Pensione anticipata, 3 vie per lasciare il lavoro prima e quando conviene

Per andare in pensione anticipata ci sono 3 vie che si possono seguire e che ti permettono di lasciare il lavoro prima. Anche se non tutte convengono

Se si è un lavoratore precoce l’INPS garantisce una serie di uscite anticipate, che permettono di andare in pensione prima, anche se con alcuni aggiustamenti per quanto riguarda l’assegno previdenziale.

Inoltre ci sono delle importanti novità per quanto riguardano le disposizioni del Governo Meloni in materia di pensioni, specie dopo il “fallimento” del progetto di modificare la Legge Fornero, e di prorogare alcune formule previdenziali tutt’ora attive.

Queste disposizioni hanno reso la pensione anticipata come la soluzione principale per quelli che non vogliono finire sotto Fornero, anche se questo ha reso alcune di queste vie non molto convenienti.

Pensione anticipata, tre vie per lasciare il lavoro prima

Precisiamo che 2 delle 3 vie in questione sono previste per chi ha diritto all’APE Sociale, ovvero all’Anticipo Pensionistico Sociale. Si tratta di una formula previdenziale che prevede l’uscita anticipata per tutti i lavoratori, purché aventi:

  • 63 anni di età,

  • 30 anni di anzianità contributiva per chi è disoccupato, invalido o con parenti di 1°grado con disabilità grave,

  • 36 anni di anzianità contributiva per chi ha svolto attività gravose.

Proprio nel caso dell’APE Sociale, se il soggetto ha cominciato a lavorare prima del 19esimo anno d’età per almeno 12 mesi anche in modo non continuativo, si potrà procedere all’accorpamento contributivo. Se si ha più di 30-36 anni di contributi, e si raggiunge almeno i 41 anni contributivi, si potrà richiedere l’uscita anticipata a prescindere dal requisito anagrafico.

In poche parole, a 60 anni si potrà uscire prima dal lavoro. Ma si dovrà presentare la domanda di pensione anticipata in corrispondenza delle tre scadenze fissate per l’APE Sociale: 31 marzo, 15 luglio e, comunque, non oltre il 30 novembre.

La terza via per uscire prima dal lavoro è con Opzione Donna, che prevede l’uscita anticipata per le lavoratrici aventi almeno 60 anni d’età e 35 anni di contributi versati, anche se limitata quest’anno ad alcune categorie sociali.

Pensione anticipata, quando conviene

Parlando di queste tre vie, la convenienza è garantita solo se si rientra nei casi citati, come ad esempio il lavoratore da APE Sociale avente più di 41 anni di contributi versati. Altrimenti tocca aspettare altri 3 anni d’età, o peggio aspettare la Fornero.

Va detto che l’APE Sociale, essendo una formula anticipata, non prevede l’assegno previdenziale ordinario, ma uno più contenuto, con un tetto massimo di 3 volte il trattamento minimo pensionistico, circa 1.500 euro. A conti fatti, potrebbe non convenire per chi ha versato più soldi e merita un assegno più ricco.

Nel caso dell’Opzione Donna, la formula è conveniente solo per chi rientra nelle citate categorie sociali, quali:

  • caregiver di coniuge o parente stretto da almeno 6 mesi,

  • inabile sul lavoro almeno al 74%,

  • lavoratrice licenziata o dipendente prezzo azienda in crisi.

Inoltre la Legge di Bilancio ha garantito delle riduzioni per chi lavora e ha figli:

  • 59 anni per chi ha un figlio,

  • 58 anni per chi ha due o più figli.

In poche parole, se non si ha figli e non si rientra nelle categorie precedenti, si rischia di dover uscire o con Quota 103 o con la Fornero.

Leggi anche: INPS, pensione anticipata: cambia tutto dal 2027. Nuovi requisiti per i lavoratori

Pensione anticipata, il problema della Fornero

Cavallo di battaglia durante le elezioni di settembre 2022, il Governo Meloni si ritrova a dover far fronte all’impossibilità odierna di poter sospendere la Fornero, ovvero la Legge del 2012 che regolamenta l’uscita previdenziale per vecchiaia o per anticipo. Ad oggi si potrà andare in pensione solo se compiuti almeno 67 anni d’età, ma con 20 anni di contributi versati.

E questo fin quando non ci sarà il ricalcolo dell’aspettativa di vita, che potrebbe portare ad un innalzamento dell’età pensionabile a 71 anni, come già si teme per il prossimo biennio.

Sebbene il tentativo sia andato fallito, la maggioranza di Governo vuole puntare comunque a rendere più disponibile per tutti alcune opzioni d’uscita, come Quota 41 e Quota 103, entrambe sostenute dalla Lega. Anche se, come ribadisce il sottosegretario al Lavoro, ClaudioDurigon:

“[…] la riforma delle pensioni è un tema che verrà visto nella prossima legge di Bilancio, con la sostenibilità che ci verrà indicata dal Mef […] continueremo il percorso iniziato l’anno scorso con Quota 103 e vedremo di migliorarlo”.

Leggi anche: Sei nato nel 1960? Ecco quando andrai in pensione: requisiti e contributi necessari

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