Quanto guadagna una baby sitter: stipendi in base al livello e alla città

Se stai pensando di intraprendere la carriera ti starai anche chiedendo quanto guadagna una baby sitter. Gli stipendi in base al livello e alla città.

Se stai pensando di intraprendere la carriera, ti starai anche chiedendo quanto guadagna una baby sitter in Italia.

Lo stipendio varia in base a molti fattori. Non solo, come per molte altre professioni, in base ai livelli contrattuali o agli anni di esperienza maturati, ma anche alla posizione geografica. Ci sono città in cui la paga media oraria è aumentata, in particolare dopo il periodo pandemico, arrivando anche fino a 9,50 euro all’ora.

Gli aumenti possono verificarsi anche nelle occasioni in cui vengano richieste determinate mansioni o le responsabilità siano maggiori. In questi casi, è possibile chiedere anche fino al 20% in più.

Ma vediamo, passo dopo passo, quanto guadagna una baby sitter in Italia e tutti i fattori che vanno a incidere sullo stipendio orario.

Quanto guadagna una baby sitter in Italia e quali sono i livelli contrattuali

Benché siano ancora molte le famiglie che decidono di assumere una babysitter senza un regolare contratto, non va dimenticato che questo lavoro è regolamentato dal CCNL del lavoro domestico.

Il Contratto collettivo nazionale del lavoro domestico indica diversi livelli di contribuzione in relazione alle mansioni, alla responsabilità, alla formazione e agli anni di esperienza del lavoratore.

Secondo le nuove tabelle retributive, nel 2023 i compensi orari subiscono un aumento. Alle baby sitter di livello AS (in questo caso, si parla di meno responsabilità) il compenso orario è pari a 6,21 euro, sale a 9,11 euro per il livello BS, fino ad arrivare a 9,36 euro per il livello DS.

Quanto guadagna una baby sitter in Italia: i fattori che fanno aumentare lo stipendio

Oltre al recente aumento sugli stipendi dei lavoratori domestici, esistono comunque alcuni fattori che consentono di far aumentare la retribuzione.

Come abbiamo visto, fattori importanti sono senz’altro il tipo di formazione e gli anni di esperienza che si hanno alle spalle.

Come per molte altre professioni, più esperienza si è maturata nel tempo, più è possibile richiedere una tariffa più alta. Al contrario, chi ha appena cominciato a lavorare dovrà proporre una tariffa oraria più bassa rispetto alla media dello stipendio nella propria città (anche su questo, come vedremo, ci sono variazioni da tenere in conto).

 Ma non si tratta solo di questo.

Molto spesso, una baby sitter può chiedere una retribuzione più alta in merito alle responsabilità che deve sostenere. Benché il Contratto nazionale per il lavoro domestico non stabilisca cifre più alte quando c’è bisogno di occuparsi di due o più bambini, in questi casi rimane ragionevole chiedere un aumento del 10 o del 20% sulla retribuzione.

La stessa cosa vale qualora ci si debba occupare di bambini sotto i tre anni, per i quali aumentano responsabilità e mansioni per le quali baby sitter con esperienza possono chiedere uno stipendio più elevato.

Quanto guadagna una baby sitter in Italia: le retribuzioni a seconda della città

Non solo maggiori responsabilità o la richiesta di occuparsi di diverse mansioni che esulino dal semplice prendersi cura del bambino (in certi casi può essere richiesto anche di occuparsi, per esempio, delle pulizie di casa), a incidere su uno stipendio più elevato c’è anche lo stipendio medio in base alla città in cui si lavora.

In genere, infatti, per fissare il proprio prezzo è fondamentale conoscere lo stipendio medio della propria città, in modo da non chiedere troppo, né troppo poco.

Specialmente dopo la pandemia, la tariffa oraria delle baby sitter è aumentata nella maggior parte delle città, tra Nord e Sud. Per esempio, a Milano la media va dai 9 ai 9,50 euro, così come per altre città, tra cui Firenze e Bologna. A Roma, invece, la tariffa oraria è pari a 8,50 euro.

Tra le città in cui la tariffa oraria è più bassa ci sono Bari (7,47 euro), Campobasso e Potenza (7,50 euro), Catanzaro (7,63 euro) e Napoli (7,80 euro).

Tutti i vantaggi dell’assunzione con contratto

Non è raro che in Italia si scelga di assumere una baby sitter senza regolare contratto, così come talvolta può accadere che sia proprio il lavoratore a voler essere assunto in nero.

Oltre a una maggiore sicurezza in termini di retribuzione, però, un regolare contratto tutela anche i diritti del lavoratore e non fa correre rischi né a se stessi né al datore di lavoro, anche dal punto di vista economico. Qualora non venga presentata la dovuta comunicazione all’INPS, quest’ultimo può trovarsi a dover pagare una sanzione che va dai 200 ai 500 euro.

Dunque, anche se spesso si pensa che assumere una baby sitter in nero sia più conveniente in termini economici, in realtà non si dimostra essere la soluzione migliore.

Anche quando si ha bisogno dell’intervento della baby sitter solo occasionalmente, è sempre più conveniente stipulare un contratto. Per questi casi, inoltre, sono disponibili anche delle agevolazioni statali per le famiglie.

Leggi anche: Aumento busta paga per colf, badanti e baby-sitter

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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