Rivoluzione quarantena: perché non è più malattia

Ormai è rivoluzione in tema di quarantena che dal 1 gennaio 2022 non è più considerata malattia, e dunque tutelata e sostenuta da INPS.

Sono i primi giorni dell’anno 2022, eppure ieri, 10 Gennaio, è stata una giornata che ha segnato la svolta non solo per quello che riguarda gli eventi dell’anno in corso, ma anche la stessa lotta alla pandemia.

In effetti, le notizie riguardanti il Super Green Pass, l’introduzione dell’obbligo vaccinale per le persone di età superiore ai 50 anni e il caos scuola sono sotto gli occhi di tutti. Oltre a ciò, non poteva passare in sordina un’altra delle grande tematiche relative alla lotta al Covid: stiamo parlando del fatto che la quaratena a causa di contatto con persone positive al Covid non sarà più considerata alla stregua della malattia.

Per i lavoratori, tutto ciò rappresenta un cambiamento epocale di cui tenere senz’altro conto. C’è anche da dire, a dispetto di tutto, che per chi è vaccinato con tripla dose questo cambiamento non ha proprio effetto. D’altra parte, però, c’è tutta una schiera di soggetti fragili che possono essere pericolosamente dimenticati dall’entrata in vigore di tale normativa.

In questo articolo, cerchiamo di spiegare come cambieranno le regole nei prossimi giorni e come, di conseguenza, sarà necessario comportarsi in caso di contatto con persone positive.

Onde evitare fraintendimenti, precisiamo sin d’ora che le regole di cui parleremo si applicano ai soggetti che abbiano avuto contatti con positivi ma siano asintomatici, non ai soggetti risultati positivi da tampone. Per questi ultimi le regole rimangono infatti le stesse.

Non c’è la proroga per la quarantena come malattia nel 2022

Come detto in apertura, la quarantena a causa del contatto con un soggetto positivo quest’anno non sarà più considerata come malattia. Pertanto non sarà più pagata. Nonostante l’opposizione dei sindacati, protattasi anche nella giornata di ieri, il governo dice no alla quaratena come malattia, mancando di rifinanziare l’apposito fondo fino ad oggi previsto.

Vediamo come funziona nel dettaglio la normativa introdotta.

Dal 1° gennaio 2022 i lavoratori del settore privato in quarantena non ricevono più l’indennità di malattia da parte dell’Inps, scrive il Corriere della Sera.

Per non vedere ridotto il proprio stipendio, sarà necessario usare ferie e permessi.

Naturalmente si tratta di una guerra aperta a chi non abbia ancora deciso di farsi somministrare il vaccino. Una platea, però, che come si sa è sempre più piccola.

Secondo il sito del Governo sul report dei vaccini, infatti, quasi il 90% della popolazione italiana (over 12 anni) ha ricevuto la prima dose. Quasi il 87% ha invece completato il ciclo vaccinale. Se consideriamo la percentuale di persone protette da almeno 1 dose o che sono guariti da meno di 6 mesi, la percentuale è del 90,35%.

Si può insomma dire che la popolazione italiana stia gradatamente accettando l’invito (non obbligo, almeno fino a qualche giorno fa) a vaccinarsi. Le regole entrate in vigore dal 10 Gennaio e l’annullamento della possibilità di richiedere la malattia in caso di quarantena sono nuovi tentativi del governo di estendere ancor più la copertura vaccinale del Paese.

In effetti, i 5 o 10 giorni di quarantena sono ad oggi richiesti solo per coloro i quali non abbiano ancora completato il ciclo (2 dosi + booster).

Ad ogni buon conto, non si sa ancora se verrà rifinanziata la quarantena con nuove risorse in un prossimo decreto, dato che lo stato di emergenza è stato prorogato al 31 marzo 2022, scrive SkyTG24.

Sia chiaro che si tratta di una normativa che va a toccare i soggetti in quarantena a causa di contatto con soggetto positivo, non le persone che sono effettivamente positive al virus.

Cosa fare ora in caso di contatto con positivi

Nel 2021, la quarantena funzionava in maniera ben diversa rispetto ad ora.

Il Governo ha infatti attuato una serie di manovre volte a tutelare i cittadini che abbiano ricevuto le dosi di vaccino. Nella fattispecie, ha applicato 3 protocolli differenti.

Prima in effetti, chiunque entrasse in contatto con soggetto positivo, anche in assenza di sintomi, veniva equiparato nel trattamento al soggetto positivo stesso e gli era richiesta una quarantena (15 giorni, sostenuti da INPS).

Ad oggi, invece, le regole sono diverse.

Per chi non è vaccinato (nessuna dose e nessun certificato di guarigione da Covid negli ultimi 120 giorni, la quarantena è prevista della durata di 10 giorni, al termine della quale è richiesto un tampone. In caso di esito negativo, la quarantena può finire.

Per queste persone, si applica la regola entrata da poco in vigore: INPS non si occuperà di pagare la quarantena come se fosse malattia.

Ribadiamo che se il soggetto in questione fosse esso stesso positivo, funzionerebbe come prima, e la quarantena sarebbe considerata a tutti gli effetti malattia e dunque sostenuta e pagata da INPS.

La via è ben diversa (e più snella) per i cittadini che hanno scelto di vaccinarsi. Lo vediamo nel prossimo paragrafo.

Le nuove regole della quarantena per i vaccinati

In realtà, per i vaccinati, in molti casi, queste regole non si applicano e la quarantena non viene fatta.

In caso il soggetto sia entrato in contatto con un positivo ma non presenti alcun sintomo, le vie che si aprono sono due.

Se il soggetto abbia il Green Pass Rafforzato da oltre 120 giorni (quindi 4 mesi), la quarantena è ridotta a 5 giorni, anziché 7. Anche per costoro, al termine dei 5 giorni è necessario un tampone dall’esito negativo per poter uscire dalla quarantena.

Più leggera è la situazione per chi abbia il Green Pass Rafforzato da meno di 120 giorni oppure abbia già ricevuto la cosiddetta dose booster. Per questa categoria di persone, non è più prevista la quarantena. Infatti, da quest’anno, costoro dovranno semplicemente provvedere ad una forma di autosorveglianza ed uscire per almeno i 10 giorni successivi al contatto con il soggetto positivo muniti di mascherina FFP2.

Già al quinto giorno dal contatto, comunque, sarà possibile verificare il proprio stato attraverso un tampone dal cui esito dipenderanno i giorni successivi.

Ci preme sottolineare ancora una volta che queste norme si applicano soltanto a chi abbia avuto il contatto con un soggetto positivo ma risulti asintomatico!

Per tutti coloro, vaccinati e non, che siano invece positivi vigono le stesse regole pubblicate in precedenza.

Scrive INPS che il lavoratore è temporaneamente incapace al lavoro, con diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale, compensativa della perdita di guadagno.

Come funziona la quarantena per i più fragili

Se sulla carta la soluzione adottata dal governo sembra vincente (da ieri i titoli dei giornali sono pieni di notizie sul boom di richieste di vaccinazione da parte degli over 50), dall’altra, però, è doveroso ricordare anche la situazione in cui sono vessanti i cittadini cosiddetti più più fragili.

Quale forma di tutela è prevista per loro?

Scrive il sito dell’INPS: La nuova norma stabilisce che l’equiparazione a malattia del periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva dai lavoratori del settore privato è riconosciuta fino al 31 dicembre 2021, a fronte di apposito stanziamento.

Dal momento che le richieste sono sempre più pressanti, INPS non dispone più dei fondi necessari per coprire le domande di tutti.

Nel frattempo cosa accadrà dunque ai soggetti fragili? Non sono previste tutele particolari.

Per loro, come per tutti gli altri, l’assenza dal lavoro a causa del contatto con un soggetto positivo non sarà più equiparabile alla malattia e non darà dunque luogo alla relativa indennità INPS (nel caso non si sia vaccinati o non si sia guariti dal Covid).

Naturalmente, per chi non possa fare il vaccino il discorso è diverso e meriterebbe un capitolo a parte.

Per loro infatti è previsto che il medico curante oppure al medico vaccinatore certifichino l’impossibilità di somministrazione della dose. A causa delle linee guida poco precise, però, si noti ad esempio il caso del giocatore Novak Djokovic, le polemiche non sono poche. In quest’articolo, il Fatto Quotidiano parla delle diversità tra impossibilità di vaccino per controindicazione e precauzione, specificando però che ogni decisione va ponderata alla luce dello specifico caso (e dello specifico vaccino).

Il M5S si ribella alle regole sulla quarantena

Le proteste che si sono scatenate intorno a questi nuovi dettami riguardanti la quarantena non sono stati davvero pochi.

In primis il Movimento 5 Stelle che è recentemente intervenuto per richiedere non soltanto il rifinanziamento del fondo a sostegno dei lavoratori in quarantena (per contatto con positivi, ricordiamolo), ma anche il rifinanziamento della cassa integrazione, anch’essa bloccata la 2021.

Insomma, la situazione sembra essere precipitata nel caos e anche i sindacati stanno cercando di opporsi all’entrata in vigore di queste normative sulla quarantena.

Per il segretario della CISL, Maurizio Landini, la soluzione è una soltanto: prevedere l’obbligo di vaccino per tutti, indistintamente, e non soltanto per i lavoratori. 

Serve un atto di responsabilità da parte del governo, dichiara ai microfoni.

Il problema sussiste infatti un po’ ovunque, tra scuole, servizi pubblici e aziende dove manca il personale, a causa delle regole della quarantena.

Scrive però il Corriere che sembra assai difficile, nonostante il pressing dei sindacati, che il governo accetti di ripristinare l’equiparazione della quarantena alla malattia.

Ecco dunque che la soluzione per uscire da questo caos sembra una e una soltanto. Imporre l’obbligo vaccinale a tutti, tenendo in considerazione i casi dei soggetti più fragili che non possono accedere al vaccino.

Purtroppo la modifica continua delle regole e delle normativa (e non soltanto in tema di quarantena) sta dividendo sempre di più l’opinione pubblica, mettendo sotto gli occhi di tutti l’amara realtà dei fatti.

Non si tratta infatti più di una decisione legata alla salute e alla tutela del singolo cittadino e della collettività: si tratta soltanto di una decisione politica, legata al consenso. Possiamo uscirne in questi termini?

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